VELIKO SBREGO – CRONACA DI UNA SCOPERTA A MENO MILLE NEL CANIN
Pubblicato sul n. 23 di PROGRESSIONE Anno 1989
Come molti, abbiamo sognato di inesplorati altipiani carsici; come molti, abbiamo sofferto leggendo di fortunati predecessori che gettavano la «prima pietra» in quelli che ora sono tra i più grandi abissi del mondo; come molti, non ci possiamo permettere le lunghe ed onerose spedizioni extraeuropee. Anzi, in molti, siamo così esigenti che la Grande Scoperta Speleologica della nostra vita la vogliamo vicino a casa, a portata di week-end.
Così, nell’agosto ’88, Roberto ed io abbiamo pensato di varcare il confine e di andare a vedere cosa offriva il Massiccio del Canin dalla parte yugoslava.
Offre tantissimo: km2 di pozzi non siglati, dislivelli immani, distese infinite di possibili grotte. Solo una parte di tutto ciò è da poco oggetto di ricerca da parte degli speleologi sloveni, l’ampio catino calcareo che si stende sotto alle creste tra il Cergnala e il Rombon, ci appariva totalmente inesplorato. Speranzosi abbiamo contattato Gregor Pintar che, gentilissimo, ci ha fatto conoscere un altro po’ di Yugoslavia sotterranea e poi ci ha rilasciato l’agognato permesso! A dire la verità, l’attività iniziale è stata poco speleologica, la cosa più importante da fare era attrezzare un valido punto d’appoggio e perciò abbiamo incominciato il restauro di un bunker della 1.a guerra mondiale, che ha lasciato sull’altopiano evidentissime tracce, posto in posizione comoda e panoramica.
I lavori autunnali, svolti con l’aiuto di Fabio, Elena, Puntina e Tubo Longo e con il successivo intervento di Marco Marantoni e Daniela Frati, hanno dato piccoli risultati: le pietre da smobilitare per costruire un riparo decente erano tantissime, i buchi da scendere innumerevoli, alla fine però potevamo dormire e cucinare, non dico al caldo, ma per lo meno al coperto. Una bella galleria che traforava la cresta, Rom 1, era stata rilevata; qualche possibile futuro abisso individuato.
Il lavoro di ricerca si prospettava comunque lungo e complesso, mentre la compagnia si riduceva sempre più. Spesso soli, a volte con Puntina, abbiamo attaccato l’altopiano da ogni lato, sondato molti pozzi, rilevato alcune cavità e poi abbiamo deciso di aspettare la neve. Speravamo ci fosse alleata, coprendo adeguatamente la miriade di buchi, tappi e rivelando il fiato caldo degli ingressi alti.
Nel marzo ’89 le condizioni erano finalmente accettabili e, calzati gli sci, abbiamo iniziato una remunerativa ricognizione durata due giorni. I buchi soffianti c’erano, uno era anche molto netto: un profondo imbuto che dava su di un bel pozzetto, proprio sotto Cima Confine.
Quest’anno la neve è venuta tardi e se n’è andata presto, ma noi avremmo voluto anticipare ancor di più il disgelo. Già a giugno eravamo nuovamente sulle nostre precedenti tracce per individuare il pozzetto in mezzo alle ghiaie. Non era difficile ritrovarlo, la traccia del largo imbuto era ancora evidente nella poca neve rimasta, ma era impossibile scenderlo: dopo i primi sei metri lo stillicidio diventava già l’equivalente di un robusto e gelido temporale.
Per ingannare l’attesa di un agosto sufficientemente asciutto, abbiamo ripreso i giri di ricognizione, scarpinando abbondantemente, ed abbiamo terminato la sistemazione del bunker, faticando enormemente. Abbiamo anche iniziato una campagna pubblicitaria per trovare adepti e proseliti con cui dividere le ricerche estive, con risultati così scarsi che, all’inizio di agosto, assieme a noi due, saliva verso il Rombon solo il torinese Riccardo Pavia.
Dopo 5 giorni di campo, di cui 2 passati a trasportare da valle un’enormità di materiale, la grotta, neanche tanto grande, era solo a -80, non aveva ancora un nome, ma era già nera di spit, mentre la nebbia imperava e Riccardo doveva partire. Aleggiava un po’ di disperazione.
In nostro aiuto sono accorsi, inaspettati, Andrea Benvenuti da Pietrasantà e Giampaolo Cocheo da La Spezia, portando un po’ di corda e molto sole.
La grotta ha cominciato a filare verso il basso con pozzi sempre più profondi, il morale è salito alle stelle e fra grigliate, calcoli e abbozzi di rilievo il Veliko Sbrego è stato battezzato.
Con la complicità di Tolo, generoso magazziniere della Commissione, un’abbondante rifornimento di Edelrid ci ha consentito di arrivare fino a –520, poi la nostra fame di aiuti e materiale è diventata spasmodica, ma nel frattempo le avanguardie della CGEB si sono mobilitate e gli ultimi week-end di agosto sono diventati molto affollati.
L’abisso ha assorbito tutto, senza problemi, diventando sempre più lungo, più grande, più profondo, più bagnato.
Sono fioriti miti, leggende, soprannomi e speranze. L’ultima punta ottobrina (la tredicesima in poco più di 2 mesi) ha visto protagonisti gli ormai affezionati irriducibili 7: Jurghens (Roberto), Podrauka (Patrizia), Junz (Stefano), Pingo (Sergio), Giango (Fossile), Nanga (Spartaco) e Japa (Puntina) ed ha confermato le nostre più rosee speranze: menomille e continua.
Patrizia Squassino
SCHEDA TECNICA D’ARMO – prima parte
P.60 – Corda m 70, attacco I spit di corrimano + 2 spit attacco |
1 fraz.1 spit 6 m sotto su terrazzo |
2 fraz. I ponte naturale a -20 per inizio traverso su pozzo parallelo |
3 fraz. I ponte naturale dall’altra parte del pozzo |
4 fraz. I spit a 5 m sopra masso incastrato |
5 fraz.I ponte a 4 m usciti dal restringimento |
6 fraz. pendolo di 4 m fino ad una piccolo cengia con spit |
P.6 Attacco naturale + spti dopo la strettoia |
P.30 Attacco 1 spit prima e I spit dopo il budelletto |
1 fraz. sperone roccia a -4 |
2 fraz. I spit su terrazzo a -20 |
3 fraz. grosso ponte di roccia a 4 m dal fondo |
P.90 Corda 100 m. attacco I spit – rimando alla corda sopra |
1 fraz. I spit a -8 sulla sinistra |
1 devio 1 m sotto il I fraz. sulla parete opposta |
2 fraz. I spit sulla destra a fine scivolo |
3 fraz. I spit a -30 sulla sinistra 3 m sotto il terrazzo |
4 fraz. I spit a – 45 su terrazzino |
2 devio a -55 su ponte naturale |
5 fraz. I spit a -65 |
6 fraz. I spit a 6 m su sperone di roccia |
7 fraz. a 5 m dal fondo su ponte naturale. |
R.3 – Corda m 4. I spit attacco |
P.I5 – Corda m 20. I spit di corrimano spit attacco |
1 fraz.I spit a -5 sulla sinistra |
P.4 – Corda in 6. 2 spit di attacco |
P.60 Corda m 70, 2 spti di attacco |
1 fraz. I ponte naturale a -20 sulla sinistra |
2 fraz I spit su terrazza a – 80 |
P.I0 – Corda m 12. attacco I spit + sperone di roccia. |
1 deviatore a meta su sperone di destra |
P.70 Corda m 80. attacco I spit + rimando su corda sopra |
1 raz. I spit a sinistra sul primo terrazzo |
1 devio 1 spit al secondo terrazzo sulla parete oppo¬sta |
2 fraz. I spit + deviatore al 3° terrazzo |
3 fraz. I spit dopo 20 m sulla destra |
4 fraz. I spit dopo 7 m sopra la cengia. 1 deviatore a fine scivolo su sperone di roccia, inizio traverso con attacco su ponte I |
5 fraz su grosso sperone di roccia a fine traverso |
P.170 Corda m 200. attacco scivolo 1 spit + corda sopra. attacco pozzo 2 spit |
1 fraz I spit dopo 3 m |
2 fraz. pendolo di 6 m I spit a 15 sopra una piccola cengia |
3 fraz.dopo 15 m. I spit sotto il bordo del terrazzo sulla parete stretta |
4 fraz. dopo 10 m. I spit |
5 fraz.2 spit dopo 7 m a fine cengia |
6 fraz.a 15 m. 1 spit sotto grosso ponte |
7 fraz.dopo 20 m, I spit sulla destra |
8 fraz. a 10 m. I spit |
9 fraz. dopo 35 m. pendolando sulle parete opposta. l spit su terrazzo |
10 fraz. a 10 m 1 spit su spigolo a destra |
11 fraz.) dopo 7 m sulla destra |
P.40 Corda 45 m, attacco su masso I spiT |
I fraz .dopo 4 m sulla destra. pendolare 6 mt fino alla finestra. 1 spit a fine pendolo |
2 fraz.I spit per il tiro nei vuoto |
3 fraz. spit a 15 mt sulla sinistra |
P.35 (Pozzo a Mandorla) Corda m 40. attacco 2 spit |
1 fraz. I spit dopo 4 m a fine scivolo |
P.18 Pozzo cascata – Corda m 24. 2 spit attacco corrimano. 1 spit avanti e I dietro la lama per attac¬co pozzo |
1 fraz. 1 spit a -10 sulla destra parete opposta |
1 Traverso – Corda m 10. attacco: l ponte I spit – arrivo: I sperone – 1 spit |
Lago Tripoli – Corda m 15. 2 spit attacco. 2 spit |
arrivo – 1 spit per Scivolo |
P.10 (Canyon) – Corda m15. attacco I ponte + I spit |
1 fraz.a fine scivolo sulla destra |
Traversino – Corda m 6. i spit + l ponte di roccia |
P.18 Corda mt 20. attacco su masso + I spit |
1 fraz. 1 spit in fondo allo scivolo sulla sinistra |
P.20 Corda m 25, attacco corrimano spuntone+ I |
spit; attacco pozzo: 1 spit sulla destra del terrazzino |
1 fraz.1 spit dopo 4 m a sinistra |
2 fraz. I spit dopo 5 m a sinistra |
Scivolo da 15 – Corda m 17, attacco su lama: 1 spit di frazionamento a metà del soffitto |
Risalita 50 – Corda m 60 |
I fraz. I spit a 20 m dal fondo sullo spuntone del terrazzino |
2 fraz. dopo altri 10 m. I spit a sinistra all’inizio della cengia |
3 .fraz.1 spit a fine cengia dopo 4 mt. Attacco dopo 15 m su 2 spit |
SCHEDA TECNICA D’ARMO – seconda parte
P.65 Galaxica – Corda m 75. attacco su masso – I spit. |
I fraz. 2 spit o fine scivolo sulla destra |
2 fraz. I spit dopo 15 m sulla destra |
3 fraz. I spit a 15 m |
P.15 – Corda m 20, attacco su spit + I spuntone di roccia |
I fraz. I spit a fine cengia sulla sinistra |
Traversino sopra sala Kugy Corda m 3,1 spit + 1 ponte roccia |
P.60 (Sala Kugy) Corda m 80, attacco sperone + 1 spit sul soffitto |
1 fraz. 1 spit dopo 6 m sulla destra a fine cengia |
2 fraz. 1 spit dopo 25 m su cengia a sinistra |
3 fraz. 1 spit sulla sinistra all’inizio della cengia degli Dei |
4 fraz. I spit a metà cengia |
5 fraz. I spit a fine cengia sulla sinistra |
P.6 – Corda m 10, 1 spit di corrimano + I spit di attacco |
P. del Freezer – Corda m 80, attacco: sperone di roccia + l spit su grosso masso |
1 fraz. 1 spit a fine scivolo |
2 fraz. 1 spit dopo 5 m dietro lo spuntone a sinistra. Corrimano a base pozzo su spuntone |
3 fraz. 1 spit in fondo alla cengia per attacco del salto |
P.24 – Corda m 28, attacco su masso + I spit a sinistra |
1 fraz.) I spit dopo 4 m |
2 fraz.) I spit a 12 m P.4 – Corda m 6, attacco su 2 ponti di roccia + 1 spit |
Pozzo della finestra – Corda m 40, attacco I spit + ponte di roccia |
I fraz. I spit sulla destra a fine cengia |
2 fraz. 1 spit dopo 5 m dietro il bordo del pozzo |
3 fraz. 1 spit a destra dopo 3 m. Pendolare 5 m fino alla finestra di destra e attaccare la corda su grosso sperone |
P.18 – Corda m 20, attacco su masso + 1 spit |
1 fraz.) I spit su fessura a 10 m |
P35 – Corda m 40. attacco su grosso ponte di roccia |
1 fraz. I spit a —10 |
2 fraz. 1 spit dopo 10 m a sinistra dietro uno sperone di roccia |
3 fraz. dopo 10 m su sperone |
Scivolo + traverso – Corda m 15, attacco su spero¬ne + ponte naturale. |
1 spit inizio traverso sulla parete sinistro. |
1 spit oltre il canyon per terra |
Traverso su Canyon – Corda m 15, attacco: 1 spit; arrivo: traverso con l spit + I nut medio |
Risalita m 4 – Corda m 8, I spit di attacco |
I fraz. I spit a metà tiro |
P.30 – Corda m 35, l spit per corrimano in alto a sinistra. Attacco: 1l chiodo + 1 spit |
1 fraz. 1 spit a fine scivolo sulla destra |
2 fraz. 1 spit dopo 1 m dietro Io spigolo. |
Planimetria del Veliko Sbrego
VELIKO SBREGO: GEOLOGIA E CARSISMO DELLA ZONA
L’altopiano del Rombon è uno dei tanti altipiani carsici che caratterizzano il bacino dell’lsonzo, la sua estensione è di circa 6 Km2 ed è delimitato a Nord dalle pareti a picco sulla Val Mogenza, a Est dalla Val Coritenza, a Ovest dal Vallone di Prevala ed infine a Sud dalla Valle dell’Isonzo.
L’altitudine varia dai 2300 metri della zona del Monte Cergnala ai 1300 metri di Planina Goricica, dato che degrada dolcemente verso Sud accentuando la sua inclinazione, nelle vicinanze del Cukija precipitando così in pareti e canaloni scoscesi alle spalle dell’abitato di Bovec.
Le rocce che lo costituiscono vanno dal Triassico superiore al Giurassico inferiore: il basamento è infatti rappresentato dalla «Dolomia principale» su cui poggiano in successione stratigrafica i calcari del Dachstein. La morfologia superficiale è assai ricca di fenomeni carsici d’alta quota: testate e piani di strato fortemente incarsiti (con Karren di tutti i tipi), vaschette di corrosione, pozzi, meandri e tratti di vere e proprie grotte scoperchiate e troncate dall’azione dei ghiacciai. Data la complessa storia tettonica che ha interessato tutta l’area (più fasi dell’orogenesi Alpino-Dinarica) il massiccio del Canin, di cui fa parte l’altopiano, é caratterizzato dal punto di vista strutturale dalla scomposizione in blocchi di un’ampia anticlinale.
Il versante settentrionale risulta così impostato su di una serie di faglie inverse a forte rigetto anche molto inclinate mentre quello meridionale è interessato da tutta una serie di faglie subverticali dirette ed inverse.
Sono presenti famiglie di fratturazione conseguenti alle spinte ad asse alpino e a quelle ad asse dinarico: dal punto di vista speleogenetico sembra che mentre nel versante italiano il carsismo si sviluppi preferenzialmente lungo direzioni E-W (di origine alpina) nel versante opposto ed in particolare nell’altopiano del Rombon esso sia condizionato dalla fratturazione a direzione NW-SE (di origine dinarica).
Questa osservazione emerge dallo studio della morfologia dell’abisso Veliko Sbrego esplorato durante l’estate ’89, il cui ingresso si apre alla base delle pareti di Cima Confine, uno dei contraffarti dell’altopiano, a 2080 metri di quota.
A differenza del complesso sotterraneo del Col delle Erbe, caratterizzato da un’insieme di abissi che portano a vari livelli di gallerie freatiche, il Veliko Sbrego ricorda molto più i grandi complessi carsici dei Pirenei (BU 56, Pierre Saint-Martin) formati da lunghi sistemi di gallerie nelle quali il fiume scorre sul basamento impermeabile ed il cui accesso è costituito da una successione ininterrotta di pozzi che, attraversando tutta la serie calcarea, portano rapidamente in profondità.
Anche il nuovo abisso da noi trovato ha, per ora, un’unica via di accesso prevalentemente verticale che si sviluppa su di una faglia ad asse NNW-SSE ben visibile anche all’esterno, sulle pareti sovrastanti l’ingresso e che conduce a 520 metri di profondità attraversando i calcari del Dachstein.
Questo secondo tratto porta sul canyon principale che cambia direzione e la cui zona a monte è stata solo in parte esplorata.
Da qui l’inclinazione della grotta diminuisce bruscamente, appare una struttura meandriforme intervallata da brevi pozzi, ancora impostata sul medesimo piano di faglia.
Il canyon nella parte iniziale è attivo ma in corrispondenza di un incrocio di faglie l’acqua si butta in un pozzo sondato per 80 metri circa e quindi la sua prosecuzione in orizzontale diviene fossile e a tratti franosa.
La parte finale del canyon ritorna ad incrociare una via attiva la cui direzione è nuovamente quella delle grandi fratture (visibili anche all’esterno) ad asse dinarico.
Nella zona sono presenti numerose gallerie freatiche, la più grande delle quali rappresenta la via di prosecuzione e deve essere risalita per un dislivello di circa 30 metri.
La presenza di queste morfologie a pieno carico che scompaiono dopo poco per poi riapparire più a valle (verso i 900 metri di profondità) può essere facilmente spiegata se si suppone che lo scorrimento idrico della grotta avvenga su di un basamento dolomitico, che funge da livello poco carsificabile. A tratti questo è stato dislocato per faglia, creando degli sbarramenti superati poi da successivi fatti corrosivo-erosivi più lenti.
Per questo motivo non sempre è possibile percorrere la cavità lungo il fondo, l’acqua spesso si infila in stretti passaggi di natura erosiva che occorre by-passare risalendo le gallerie freatiche ora fossili resti di antiche falde sospese.
La presenza di uno scalino di dolomia può spiegare anche la formazione di pozzi come il Galaxica posto alla fine delle condotte a quota —690 ed è un fenomeno che probabilmente si ripete verso i 1000 metri di profondità.
La prosecuzione dell’esplorazione e delle osservazioni geo-morfologiche potrà ulteriormente spiegare la formazione di un abisso così dissimile da quelli che finora caratterizzavano il massiccio del Monte Canin.
Roberto Antonini