La zona “liminare”
La zona “liminare”, detta anche “zona eufotica”, “zona delle Spermatofite” e “zona fotovariabile”, raggiunge, in un pozzo carsico, dall’imboccatura mediamente i 15 m di profondità, sino ad una luminosità di circa 1/200 rispetto a quella esterna. Sia la temperatura che l’umidità relativa denotano sensibili variazioni, sia annuali che giornaliere. Vi dominano le Fanerogame sciàfile (tendenti a vivere in ambienti ombreggiati, dal greco skià=ombra e -–filo=amante, cultore), caratterizzate da copioso sviluppo fogliare e che possono presentare talvolta notevoli modificazioni, come ad esempio riduzione dei cloroplasti sparsi nel parenchima del caule, diminuzione del numero degli stomi, rarefazione dei peli, allungamento e successivo assottigliamento dei fusti, rimpicciolimento delle foglie e riduzione dei fiori, sino alla sterilità. Si osserva come le piante, per un miglior rendimento, tendano qui già a protendersi, con il fusto e con i rami, verso l’apertura dalla quale proviene la luce e dispongano le foglie secondo un piano pressochè perpendicolare ai raggi luminosi. Con 1/800 di luminosità esse cessano di fiorire. Se esiste una superficie a mite declivio oppure a gradini su cui possa costituirsi un suolo, si possono allora individuare in tale fascia, nello strato arboreo-arbustivo, le più rappresentative specie della boscaglia carsica, quali il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), la Roverella (Quercus pubescens) e l’Orniello (Fraxinus ornus). Esse sono spesso accompagnate, a seconda del sito in cui si apre la relativa cavità, dal Tiglio selvatico (Tilia cordata), dal Nocciòlo (Corylus avellana), dall’Acero campestre (Acer campestre), dall’Acero di monte (Acer seudoplatanus) e da quelli Trilobo e Riccio (Acer monspessulanum e A. platanoides). A volte scendono in essa il Carpino bianco (Carpinus betulus) e così pure il Farinaccio (Sorbus aria), il Sambuco (Sambucus nigra), le Fusaggini (Euonymus europaea ed E. verrucosa), il Biancospino (Crataegus monogyna) ed il Corniolo (Cornus mas). Del tutto eccezionale è la presenza del Tasso (Taxus baccata, nel “Pignaton” di Gropada, 273 VG e nella Cavernetta a Sud Ovest di Basovizza, 3474 VG, ma qui probabilmente introdotto).
Nello strato erbaceo, generalmente abbarbicate sulle rocce o inserite nelle fessure, sulle cenge e nelle anfrattuosità delle pareti, si possono sviluppare numerose delle specie dolinari, fra cui frequentemente il Bucaneve (Galanthus nivalis), l’Elleboro (Helleborus odorus var. istriacus), l’Erba trinità (Hepatica nobilis), l’Anemolo aquilegino (Isopyrum thalictroides), la Falsa ortica (Lamium orvala f. Wettsteinii), la Dentaria a nove foglie (Dentaria enneaphyllos), l’Ortica mora montana (Lamiastrum montanum) dagli stoloni aerei non radicanti, la Lattuga selvatica (Mycelis muralis), la Moehringia muscosa (Moehringia muscosa), la Cimbalaria (Cymbalaria muralis), l’Erba cimicina (Geranium robertianum), il Ciclamino (Cyclamen purpurascens) e la Renella (Asarum europaeum).
Non manca, quasi mai, l’Edera (Hedera helix), a volte in coperture continuative ed a volte con lunghi e pittoreschi festoni pendenti, brillanti nell’oscurità di fondo. Spesso questa Araliacea sempreverde presenta, in modo molto evidente, il fenomeno dell’eterofillia.
Più raramente, o del tutto eccezionalmente, possono colonizzare tale fascia l’Actea (Actaea spicata), l’Elabro nero (Veratrum nigrum), il Giglio martagone (Lilium martagon), la Moehringia a tre nervi (Moehringia trinervia) ed addirittura il Giglio carniolico (Lilium carniolicum).
Sempre più accentuata, in questi ultimi decenni, risulta in questa fascia la presenza del Pungitopo (Ruscus aculeatus) che predilige per l’insediamento nicchie, ripiani ed anfratti esposti generalmente a meridione. Questa sua progressiva maggior diffusione, accompagnata da una migliore acclimatazione, potrebbe essere legata alle condizioni climatiche dell’altipiano, divenute più termofile e ciò particolarmente in dipendenza con la diminuzione delle precipitazioni. Tra le Felci, vi si sviluppano la Felce dolce (Polipodium vulgare), la comunissima Erba rugginina (Asplenium trichomanes), di grande valenza ecologica, ed il non frequente Polipodio meridionale (Polypodium cambricum ssp. serrulatum = P. australe), oltre alla Ruta di muro (Asplenium ruta-muraria), all’Adianto nero (Asplenium adiantum-nigrum) ed all’Erba ruggine (Ceterach officinarum), proprie peraltro di cavità carsiche maggiormente soleggiate e termofile. Asplenium ruta-muraria in particolare, quale specie dalle spiccate caratteristiche lucifile, denota una netta preferenza per gli ingressi di grotte con esposizione sud.
La Felce maschio (Dryopteris filix-mas) e quella femmina (Athyrium filix-foemina), già rare negli ambienti carsici triestini ombrosi ed umidi, soltanto raramente sono state individuate, comunque in pochi esemplari e scarsi di fronde, in cavità dell’altipiano e quasi sempre all’imboccatura di caverne o all’ingresso di cavità dall’andamento suborizzontale.
In questi ultimi due decenni hanno fatto la loro comparsa, nella fascia “liminare” di alcune grotte, tre ulteriori Pteridofite: la Felce aculeata (Polystichum aculeatum), la Felcetta fragile (Cystopteris fragilis) e la Felce dilatata (Dryopteris dilatata).
L’ecologia di Polystichum aculeatum evidenzia per lo più stazioni a carattere rifugiale, potendosi sviluppare anche in pozzi di ridotte dimensioni (Pozzo II del monte Lanaro, 1140 VG, Grotta della Targa, 5181 VG), a distanze variabili fra gli 80 cm ed i 5-6 m dall’imboccatura in esposizioni fresche (NW-E). I popolamenti sono inoltre limitati a pochi esemplari (talora uno solo), dotati di fronde superanti di rado i 40 cm (Martini & Polli, 1992). Cystopteris fragilis, piuttosto rara attualmente sull’altipiano carsico ma in via di progressiva diffusione, si insedia generalmente su muretti a secco e in stazioni rupicole di doline di crollo. E’ stata sinora individuata soltanto in un’unica cavità del distretto carsico (Antro tra Gabrovizza e Sgonico, 1273 VG), ove occupa peraltro vigorosamente le umide fessure pietrose di un fresco muretto a secco antistante l’ingresso dell’antro stesso.
Dryopteris dilatata, specie pure essa estremamente rara sull’altipiano, è stata sinora individuata in tre sole cavità, nella Fovèa del Masso (1204 VG), nell’adiacente Fovèa Rocciosa (1205 VG) e nel Baratro di San Lorenzo (5583 VG). In tutte queste stazioni la felce si presenta tutt’ora in condizioni molto rigogliose, con le fronde emergenti da uno strato di materiale organico marcescente quasi continuo e piuttosto spesso, costituito soprattutto da foglie aghiformi di Pino nero (Pinus nigra), ambiente ottimale di sviluppo della specie con tutte le rispettive specifiche caratteristiche.
Infine, nella zona “liminare”, si possono ancora già notare il Polipodio sottile (Polypodium interjectum) e la Lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium). Queste due felci prediligono tuttavia, per il loro ciclo vegetativo, la sottostante zona “subliminare”.
Infine, quale curiosità, si ricorda come sul margine settentrionale del “Burrone a Nord Ovest di Trebiciano” (4384 VG) sia stata individuata, nel 1991, un’inaspettata stazione di Pero corvino (Amelanchier ovalis), Rosacea che trova il suo tipico ed usuale habitat nella Val Rosandra od anche, più raramente, sulle pendici meridionali del Monte Cocusso (672 m).