BRASILE: SERRA DAS ARARAS
Pubblicato sul n. 28 di PROGRESSIONE – Anno 1993
La Serra das Araras è un altopiano di 50 chilometri di lunghezza per dieci di larghezza, con creste calcaree ai margini e valli arenacee al centro. Si trova a centocinquanta chilometri a N-NW di Cuiabà, la capitale del Mato Grosso. Un paleontologo francese ha riferito di una caverna sulla sierra, ricca di affreschi opera degli indios.
La foresta equatoriale, in gran parte vergine, occupa tutte le depressioni, mentre le creste sono di roccia affiorante o erbose. Il principale accesso all’altopiano è per una gola, al centro della bastionata nord-orientale, da cui fuoriesce un fiume che raccoglie la gran parte delle acque dell’altopiano.
A dieci minuti di cammino da dove si lasciano le macchine c’è uno splendido rifugio del Dipartimento do Meìo Ambiente, un ministero del Brasile.
Con Peter Slavez, Roberto Brandi e Luis Bernardino, del Clube Alpino Paulista di San Paolo, la seconda settimana di agosto del 1991, abbiamo fatto una ricognizione nella zona, guidati da personale dell’IBAMA, un’organizzazione del governo brasiliano che tutela l’ambiente, diretto da Josè Guillherme di Cuiabà.
Per tre giorni abbiamo risalito un torrente nella foresta vergine, nell’intento di attraversare la sierra per raggiungere delle pareti calcaree affioranti. La marcia nella foresta, tra fighere, palme e mogani giganteschi, brulicante di vita selvatica, è stata indubbiamente affascinante però, in sostanza, ci siamo persi, malgrado la guida di un vecchio caboclo che aveva abitato nella sierra per trent’anni.
Da quel poco che siamo riusciti a vedere, una volta emersi dalla vegetazione, la zona non sembra promettere granché dal punto di vista speleologico. Il calcare affiora solo sulle creste marginali dell’altopiano, alle quote più alte, per cui dubito si possano trovare inghiottitoi attivi, ma soltanto relitti di cavità. Ai margini della sierra abbiamo esplorato e rilevato alcune grottine, la più lunga e profonda è una galleria fortemente inclinata con il fondo ricoperto da guano secco di pipistrelli. Ad ogni passo il terreno frana, sollevando nuvole di polvere. La temperatura è infernale, più di 40 gradi. Sembra il posto ideale per prendersi l’istoplasmosi. I punti umidi brulicano di vermi.
Non abbiamo trovato un’area carsica da esplorare in diversi anni come speravamo, ma vista la grotta appena descritta, forse è meglio così.
Elio Padovan