1980 – ATTI DEL SYMPOSIUM INTERNAZIONALE «UTILIZZAZIONE DELLE AREE CARSICHE»
Pubblicato sul n. 8 di PROGRESSIONE – Anno 1981
E’ uscito con puntualità il volume degli atti del Simposio internazionale sull’utilizzazione delle aree carsiche tenutosi l’anno scorso a Trieste. Di tale incontro si è già parlato a suo tempo, ma ad un anno di distanza è utile riesaminare quanto è stato detto e discusso.
L’esigenza di utilizzare nel miglior modo possibile i territori carsici è sentita più che mai ora che ci si comincia a render conto dei pericoli insiti nello sfruttamento indiscriminato, il cui risultato è spesso una rottura d’equilibrio che si traduce nel migliore dei casi in una spesa aggiuntiva non prevista, a carico di tutta la comunità.
Così il lavoro del Caumartin mette in guardia contro l’inquinamento prodotto da insediamenti, impianti industriali e culture agricole intensive sul suolo calcareo, il cui potere depurante è minimo in confronto a quello dell’argilla e dell’humus; la relazione del Panos prospetta i problemi sorti a Cuba per l’impoverimento delle vaste aree a monocultura e gli esperimenti di riconversione dopo la riforma agraria; lo stesso Panos fa poi una panoramica sui pericoli dell’intervento umano senza una pianificazione che tenga conto di tutte le possibili conseguenze.
Grossi problemi sorgono nella costruzione di bacini idroelettrici: in alcuni casi il costo dell’impermeabilizzazione è ben più alto del costo della diga (raso). Nella vicina Austria più della metà degli abitanti beve acqua di sorgenti carsiche: importante quindi la preventiva valutazione di qualsiasi modifica ambientale, anche minima (Trimmel). L’incremento di insediamenti che negli ultimi anni si è verificato in molte aree carsiche del Mediterraneo, per varie ragioni tra cui turismo e Te nuove tecniche agricole, richiede urgenti misure per la protezione delle risorse idriche (Bardolf). Problemi di protezione si profilano anche nel Mezzogiorno italiano, dove lo spazio tradizionalmente dedicato ad agricoltura, silvicoltura, allevamento viene ridotto da attività connesse al turismo, agli sport invernali, ecc. raramente dovute all’iniziativa locale e spesso non sufficientemente controllate (Laureti). Caso limite quello segnalato da Paolo Forti: la discarica di rifiuti e di medicinali scaduti nell’Abisso Titano provoca l’inquinamento dell’acquedotto che serve gran parte della Repubblica di San Marino.
Poichè le aree carsiche non possono essere destinate solamente a parchi naturali come quelli descritti in una interessante relazione (Halliday) o a riserve d’acqua (Habe) ma talvolta sono occupate da grossi complessi industriali, è necessaria una serie di studi preventivi per evitare il ripetersi degli errori segnalati. Vengono perciò, illustrate le tecniche usate per stabilire se l’insediamento industriale è conveniente in una data zona: indagini geoelettriche (Mosetti) e sismiche (Zezza), ricognizioni sul Carso Triestino in previsione della sua parziale industrializzazione (Ukigrai), esami per determinare la portanza delle fondazioni (Ballarin ed altri), cartografia (Fink), controllo degli effetti dell’inquinamento atmosferico — dovuto al traffico automobilistico — sulle colture agricole in prossimità delle grandi arterie di comunicazione (Favretto ed altri), bilancio di impatto ambientale.
Quest’ultimo lavoro, presentato dalla Naturstudio di Trieste ed opera di quattro ricercatori (Goldstein, Perco, PichI, SauIi), tratta dei costi di ricostruzione e protezione ambientale conseguenti alla realizzazione del«Progetto Grande Viabilità della Provincia di Trieste». Contro valori medi europei del 2 – 4% (con un massimo del 10%) tali costi raggiungono sul Carso un valore del 18% del totale. Considerando poi che le opere di salvaguardia possono minimizzare i danni provocati dalla presenza fisica dell’infrastruttura, ma non proteggono l’ambiente dalla pressione esercitata in futuro tramite la infrastruttura stessa, si deve ritenere antieconomico destinare le aree carsiche all’uso industriale qualora vi sia la possibilità di scelte alternative.
In complesso, un volume di oltre duecento pagine, che pone in luce una serie di problemi non sempre risolvibili e comunque non trascurabili da chi deve prendere certe decisioni. Il Simposio sarà ripreso il prossimo anno a Bari, altra città che ha un vasto territorio carsico alle spalle. Nell’augurare il più vivo successo, sia consentito di esprimere una preghiera: venga dato più spazio, negli atti, ai riassunti, da redigere possibilmente nelle quattro lingue principali, così anche coloro che non sono poliglotti (e quanti lo sono?) potranno consultare il volume senza ricorrere continuamente al vocabolario.
Egizio Faraone
