RICERCHE NELLA ZONA DI MORANO CALABRO
Pubblicato sul n. 7 di PROGRESSIONE – Anno 1981
Nell’ottobre 1980, al ritorno della spedizione effettuata nella zona di Cassano allo Jonio, alcuni membri della Commissione si sono recati a Morano Calabro, dietro invito del Sindaco, per effettuare un’esplorazione di alcune cavità site presso il paese. Calorosa è stata l’accoglienza da parte delle autorità comunali, che hanno provveduto ad offrire vitto ed alloggio ed a mettere a disposizione un gruppo di giovani interessati ai problemi speleologici, da cui abbiamo raccolto delle notizie utili circa l’ubicazione di alcune nuove cavità. Ma la parte più interessante del soggiorno a Morano Calabro è stata l’esplorazione ed il rilievo di una cavità sita sul lato sinistro di una valle carsica, il Vallone di San Paolo, cavità già conosciuta ed esplorata, ma a quanto risulta non rilevata, da vari gruppi. Ancora nel 1961 fu visitata — probabilmente dall’ingresso più basso — dal G.S.P., come viene riportato in un vecchio numero di Grotte (a. IV, n. 20, pag. 23); i piemontesi sono stati poi seguiti, negli anni successivi, da vari gruppi speleologici.
La grotta, conosciuta in loco con il nome di Grotta di San Paolo, si apre al versante sud del monte «Il Cappellazzo» (q. 1210) nei calcari mesozoici ben stratificati, non lungi da una doppia linea elettrica, con tre ingressi, tutti collegati fra di loro da alcune piccole gallerie che sboccano sul pozzo di 20 metri, piuttosto franoso. Alla sua base si apre un’ampia caverna, con il fondo ricoperto da grossi massi di frana, dove scorre un torrente di modesta portata proveniente da una galleria che si interna nel monte verso Sud divenendo dopo una decina di metri impraticabile. Il ramo in discesa, largo in media m 5 ed alto altrettanti, continua in direzione NNE e N sempre percorso dal fiume, che con varie cascatelle si getta in una serie di fessure piuttosto malagevoli che conducono ad una seconda caverna, ricca di concrezioni biancastre, che si sdoppia in due rami sovrapposti, fra di loro comunicanti per il tramite di due pozzetti. La parte accessibile della grotta termina in una piccola cavernetta, molto concrezionata, dove le acque del torrente si perdono in un sifone.
Hanno partecipato all’esplorazione G. Torelli e S. Zucchi.
Fulvio Forti