GUIDO SILVIO TEVINI Trieste 14 settembre 1899 – Lugano 1 ottobre 1979
Socio della Società Alpina delle Giulie – Commissione Grotte E.Boegan dal 1923 al 1933, prima come esploratore e rilevatore di numerose cavità poi anche con mansioni amministrative e organizzative.
Negli anni 1924 e 1925 ricopre la carica di “Conservatore” della Commissione; nel 1925 fa parte della squadra di punta nell’esplorazione dell’abisso Bertarelli, culminata con la “tragedia di Raspo” del 24 agosto; in quel frangente rimase bloccato da una cospicua cascata d’acqua per 30 ore assieme a Rodolfo Battelini, Guerrino Redivo, Vittorio Malusà, Gianni Cesca e Giovanni Jenull (Duemila grotte, pag. 447). Nel 1926 viene eletto “Delegato” assieme ad Eugenio Boegan; l’anno seguente è nominato “Ispettore” per la grotta di San Canziano e nel 1929, assieme a Saverio Culot e Guerrino Redivo, ha il compito di sovraintendere alla Festa di San Canziano (attendamento, illuminazione della grotta e posa della corona alla targa di Luigi Vittorio Bertarelli, già apprezzato socio della Commissione Grotte, deceduto nel 1926). Partecipa alle esplorazioni e alle spedizioni in Istria, nella Selva di Ternova, sul Pian del Cansiglio (Bus de la Lum, foto di gruppo a pag. 38 di Progressionecento) e sugli altipiani carsici e dell’Istria, tra cui San Pietro del Carso, nella Venezia Giulia degli anni ‘20, contribuendo nel 1925 a raggiungere il record mondiale di profondità a -450 metri, nell’abisso Bertarelli.
Guido Tevini è presente, sul Duemila Grotte, in più foto: a pagina 347, assieme al colonnello Italo Gariboldi, ad Eugenio Boegan e Antonio Beram (nella didascalia è definito come uno degli “instancabili e arditissimi” della Commissione Grotte) e quindi alle pagine 446 e 447 in due momenti dell’esplorazione dell’Abisso Bertarelli. Il suo nome appare anche sul giornale locale “Il Piccolo” del 6 settembre 1923 in occasione della seconda campagna speleologica dell’Alpina delle Giulie ed infine nella presentazione delle grotte di San Canziano al Prefetto di Trieste, il 26 giugno 1924.
Di famiglia benestante, carattere volitivo, fiero ed esuberante, si appassiona anche allo sci da montagna, quando ancora si risaliva a piedi e si scendeva, in massima parte, su piste improvvisate e, stante l’ardire della giovinezza, con l’amico Vittorio Malusà sente il fascino della camicia nera (ma a quei tempi buona parte della Commissione la portava, con un pipistrello ricamato); circostanza che probabilmente determinerà, nell’immediato dopoguerra, l’allontanamento dalla sua amata città.
Proprio a San Canziano conosce Maria Milloch (poi italianizzato Millo), quella che sarebbe divenuta la sua prima moglie, che sposa nel 1929 e che gli darà, nel 1932, la figlia Silva. Dopo un periodo di attività come dipendente della raffineria Aquila a Muggia (1938-1945) e poi a Valvasone, chiede la cittadinanza Svizzera, che ottiene il 13 febbraio 1946, anno in cui lascia la moglie. Si trasferisce a Lugano, iscrivendo la figlia alla Theresianum Schule a Ingenbohl (CH) ove questa studia sino al 1949 tornando in seguito a Trieste, dalla madre. Lavora poi a Lugano e successivamente a Zurigo, a Rho (1953) e quindi sino al 1963 a Bellinzona. Solo dalla fine degli anni ’40 rientra saltuariamente a Trieste per far visita alla figlia, oltreché agli amici dell’Alpina delle Giulie, tra cui, se la memoria non mi inganna, Guerrino Redivo, Rodolfo Battelini, Vittorio Malusà, Gianni Cesca e Antonio Beram, con ritrovo al Diana a Opicina, come ai vecchi tempi, dopo le esplorazioni sul nostro Carso. In quelle occasioni contatta anche il fratello a Trieste con l’intento di aprire un’attività in comune in Italia, ma la cosa non avrà seguito.
Dopo un secondo matrimonio nel 1950, non riuscito, si stabilizza definitivamente a Lugano dove lavora sin dal 1965 presso un orefice e dove muore a soli 80 anni, il 1 ottobre 1979. “…..al nostro arrivo a “Viganello” fummo informati che aveva organizzato e saldato anche il suo funerale”.
Resta di lui l’immagine dell’uomo fiero, composto, altruista, amante della musica sinfonica (la Nona Sinfonia di Beethoven, la sua preferita), che non rinnega il passato e che soleva dire … di tutto osare, di nulla abusare. Le sue ceneri riposano nella tomba di famiglia nel cimitero di Sant’Anna a Trieste.
A mio nonno (Fabio Vatore)
Notizie su Guido Tevini si trovano anche su:
- – – , 1923: Campagna speleologica nella Selva di Tarnova, Soc. Alpina delle Giulie, Comunicato mensile ai soci, 3 (8): 2-3, Trieste ago. 1923 (Apollonio M., Ceron A., Malusà V., Mavricich E., Steffè A., Steffè E., Tevini G.; (200 metri di scale di corda, 60 metri di scale d’acciaio, 400 metri di funi, telefoni ecc.: 31 nuove grotte max -120)
- – – , 1923: Un’interessante campagna speleologica nella Selva di Tarnova, Ultime Notizie, 1 ago 1923 (A. Ceron, V. Malusà, E.Mavricich, A. ed E. Steffè, G. Tevini)
- – – , 1924: L’audacissimo tentativo di discesa nell’abisso più vertiginoso del mondo, Gazzetta del Popolo, 8 ago. 1924, p. 3 (Caprin G., Cesca G., Comici E., De Vecchi A., Feruglio E., Geniram A., Jenull G., Mahorsich G., Malusà V., Ravasini G., Tarabochia , Tevini G.)
Grotte rilevate da G. Tevini:
- Numero Prof. Lungh. Data rilievo
- 0948 VG 45,5 24 28.08.1923
- 1336 VG 25 62 26.08.1923
- 1338 VG 63,5 51 27.08.1923
- 1341 VG 50,5 18 29.08.1923
- 1343 VG 18 12 30.08.1923
- 1347 VG 22 16 30.08.1923
- 1352 VG — 26 31.08.1923
- 1458 VG 175 40 22.06.1924
- 1461 VG 35 14 29.06.1924
- 1463 VG 44 41 29.06.1924
- 1605 VG 28 10 08.06.1914
- 1606 VG 111 — 08.06.1924
- 1613 VG 17 22 09.06.1924
- 1621 VG 19 25 15.06.1925
- 1653 VG 24 40 08.03.1925
- 1654 VG 45 13 08.03.1925
- 1947 VG 13 6
- 0269 Fr 61 60 ago. 1924