VALORI DELLA GLICEMIA RILEVATI DURANTE LE ESPLORAZIONI DELL’ABISSO LARICETTO

Tante volte, mentre salgo lentamente lungo le corde o lotto contro la gravità (al­quanto sgradita) in meandro mi domando cosa sta accadendo al nostro organismo. Mi fa quasi pena!
Viene portato in un posto buio, freddo e decisamente umido, anzi, spesso quasi bagnato. Viene costretto nell’imbrago e poi via! Sbattuto di qua e di là, fatto passare in posti più stretti di lui e con il solito peso aggiuntivo (sacco!l!I). A questo aggiun­giamo che gli viene dato meno cibo e acqua del solito, e non gli viene permesso sovente di dormire. Chissà come reagisce a tanta cattiveria e sadismo nei suoi confronti? Questa è una di quelle domande a cui ho sempre desiderato rispondere e, con la calma, un dato qui e un dato là, qualcosa sta vendendo fuori. Per ora una cosa sembra chiara: la speleologia è uno sport di tipo aerobico­anaerobico alternato con forte prevalenza del metabolismo aerobico su quello anae­robico (1). Bene… e allora? Semplice, se uno speleo è allenato (ovvero se riesce a sfruttare solo il metabolismo aerobico) e si nutre adeguatamente, teoricamente può muoversi all’infinito.
Detta così è di una semplicità quasi imbarazzante…
Nella realtà è utopico diventare delle macchine che lavorano all’infinito, ma sicu­ramente con un buon allenamento ed un’alimentazione attenta si può rendere al meglio delle proprie capacità. Vediamo un attimo il caso specifico della speleologia. Come per altri sport con caratteristiche affini dal punto di vista energetico, si è visto che, a parte i minuti iniziali, per ricavare energia viene sfruttato soprattutto il metabolismo dei lipidi e poiché questo è impossibile che si attui se non c’è un certo livello di catabolismo dei carboidrati (*) la soluzione sembra sia quella di dare un continuo apporto di carboidrati per permettere il catabolismo dei lipidi, sicuramente fonte migliore d’energia. Chiaro che, se non c’è ossigeno a disposizione per l’ossidazione dei lipidi (metabo­lismo anaerobico) anche con un sacco di glucosio a disposizione non accade nulla! Detto questo, mi è sembrato interessante monitorare la glicemia, con lo scopo di vedere, se vi sono, delle carenze alimentari tali da compromettere più o meno peri­colosamente la progressione in esplorazione.

Tab 1: misure antropometriche, indice di massa corporea

SPELEO	1	2	3	4	5	6	7
Statura (cm)	184	182	165	172	182		178
Peso (Kg)	78	79	62	72	79		71
IMC	23	23,8	22,77	24,33	23,84		22,4

Sono stati testati sette speleo di comprovata esperienza, 6 maschi ed una femmina di età compresa tra 20 ed i 45 anni, di cui sono state rilevate le principali misure antropometriche (TAB. 1)
Le caratteristiche della cavità (vedi l’articolo di Paolo de Curtis) nella quale sono state effettuate le prove si possono così riassumere: ingresso (punto A) — serie di pozzi uniti da brevi ma angusti tratti orizzontali che portano ad una profondità di 420 m (punto E) — lungo meandro (di diametro circa 0,5 m) che, dopo circa 500 m, sbocca in una sala di notevoli dimensioni (punto C) — lungo tratto sub-verticale che arriva al fondo della cavità a —770 m (punto D).
I vari livelli di difficoltà, riferibili non solo dalla valutazione personale dei singoli soggetti ma anche da una valutazione effettuata rilevando la P.C. mediante sport tester Polar, sono, per una scala di valori che va da O a 10:
tratto A-B: in discesa 4, in salita 7
tratto 8-C: in discesa 8, in salita 9
tratto C-D: in discesa 7, in salita 8
(*) L’acetil-coA, derivante dalla beta ossidazione dei Lipidi, che entra nel ciclo di Krebs, si combina con l’acido ossalacetico, derivante principalmente dal metabolismo glucidico, per formare acido citrico. Se la disponibilità degli zuccheri cala. cala anche quella dell’acido ossalacetico e ciò può limitare l’ossidazione dei grassi nonostante vi sia disponibilità d’ossigeno a livello tessutale (2). I deposili di glucidi (epatici e musco­lari) costituiscono, dunque, il principale fattore condizionante la disponibilità dei substrati ossidabili e quindi un fattore limitante la capacità aerobica
I sacchetti alimentari personali sono stati scelti dagli stessi spelo con il seguente criterio:
a)    usualità: il tipo di nutrienti e bevande che non hanno mai causato particolari cali di rendimento muscolare nè problemi gastro-intestinali;
b)    dimensioni: occupano poco spazio nel sacco e pesano poco;
c)    appetibilità.
I dati della glicemia sono stati rilevati una volta a digiuno di mattina e successiva­mente, in grotta, prima di consumare i pasti.
Le misurazioni sono state effettuate mediante un glucometro del tipo GLUCOCARD MEMORY PC, al campo base (E) nella sala terminale (C) e nuovamente al campo base dopo aver effettuato parte della risalita (E).
Non si è ritenuto necessario misurare la glicemia anche all’uscita per il fatto che si dormiva prima di uscire e, di conseguenza, uno sforzo di qualche ora eseguito da riposati non rientrava negli scopi.
Infine, si è preso nota degli alimenti ingeriti da ognuno, sono state calcolate le percentuali di carboidrati (complessi e semplici), proteine, lipidi e le Kcal totali.

 RISULTATI

I risultati ottenuti rilevano che tutti gli speleo rientrano nel normopeso; di questi, cinque hanno una percentuale di massa grassa (5) paragonabile a quello dell’uomo e della donna standard, due, invece, hanno una percentuale di massa grassa tipica dell’uomo che fa un’intensa attività fisica.
I valori della glicemia a digiuno rientrano nella norma mentre i dati della glicemia registrati in grotta si discostano relativamente dal range di normalità in tutte le con­dizioni testate. Osservando, intatti, le tabelle qui di seguito presentate si nota che la media dei valori è poco sotto gli 80 mg/100 ml.
Le Kcal ingerite durante la permanenza ipogea sono mediamente 1095 con un range che va dalle 960 Kcal/gg alle 2400 Kcal/gg.
Tabella A1

GIORNO	TRATTO	TEMPO IMPIEGATO	SPELEO	GLICEMIA	CARBOIDRATI Cc (gr) CS		LIPIDI (gr)	PROTIDI (gr)	Kcal
30.12.01	A-B	18.00-22.00 6 ore	1	98 g/dI	0	1,2	70,4	59,2	670
			2	78 mg/dI	26	50.5	77.6	52,9	1223.5
			3	84 mg/dI	100,5	26	12.6	25	772.5
			4	61 mg/dI	100,5	26	49	55,7	1222.5
31.12.01	B-C	*8.00-14.00 6 ore	1	80mg/dI	27,5	49	11,9	9	430
			2	75 mg/dI	27,5	49	11.9	9	430
			3	68 mq/dI	21	56.5	8.3	5,5	397
			4	76 mg/dI </t d>	21	56.5	8.3	5.5	397
31.12.01	C-D-B	14.00-23.00 9 ore	1	78 mg/dI	1,3	25	43,4	26,4	640
			2	72 mg/dl	0	50,5	36,3	7.3	545
			3	66 mq/dl	30	32,6	22,6	23,6	533
			4	76 mg/dl	30	32,8	40.6	38,6	803
01.12.02	B-A	*18. 00 9.00-2.00 4 ore		La glicemia non è stata rilevata in uscita

(*)rappresenta l’ora nella quale è stata consumata la merenda. CC= carboidrati complessi; CS= solubili

Tabella A2

GIORNO	TRATTO	TEMPO IMPIEGATO	SPELEO	GLICEMIA	CARBOIDRATI CC (gr) CS (gr)		LIPIDI (gr)	PROTIDI	Kcal
05/01/02	A-B	14.00-18.00 4 ore	3	66 mg/dI	10	97,1	4,6	6,1	351
			4	77 mg/dI	40	98,1	13.8	27,4	830
			5	68  mg/dI	10	30.6	13.4	20,6	348
			6	41  mg/dI	55,9	2	18.5	33,6	543
5-6/01/02	B-C	I 9.00-*1.00 6 ore	3	73  mg/dI	25	90	4,5	7,1	386
			4	84  mg/dI	25	90	13,6	14.6	498.5
			5	68 mg/dI	30	27	22,6	26,7	518,5
			6	63 mg/dI	30	1I	9.2	21,3	279
06/01/02   06/01/02	B-D-B   B-A	1.00-7,00 6 ore *3.00 8,30 -13.00 4,5 ore	3	87 mg/dI	10	23	4,2	2,5	179
			4	74 mg/dI	0	56,5	0,2	2,5	137
			5	102 mg/dI	10	33	4,2	2,5	218
			6	85 mg/dI	0,5	1,0	16	3,5	163
				Glicemia non misurata in uscita

Tabella A3

GIORNO	TRATTO	TEMPO IMPIEGATO	SPELEO	GLICEMIA	CARBOIDRATI CC (gr) CS		LIPIDI (gr)	PROTIDI (gr)	KcaI
11/01/02	A-B	19.30- 22.30 3 ore	1	84 mg/d	61,4	4,2	2,6	20,9	379
			4	76 mg/d	61,4	4,2	2,6	20,9	379
			5	75 mg/d	61,4	4,2	2,6	20,9	379
			7	77 mg/d	90	3	37	43,7	450
12/01/02	B-C	8.00-12,00 4 ore	1	81 mg/d	45	22	13,8	7,2	429
			4	73 mg/d	22	23	16	5,3	350,2
			5	74 mg/d	22,2 < /td>	11,9	20,8	9	364,7
			7	85 mg/d	59.1	29,9	8,8	17	508
2/01/02     13/01/02	B-D-B     B-A	12.30-23.30 11 ore     9.00-12.00 4ore	1	93 mg/di	0	1,2	43,1	36,17	532.5
			4	62 mg/d	tracce	33,9	15,25	15,5	322,5
			5	61 mg/d	30,2	1,9	23	26,8	429,3
			7	103 mg/di	59,1	29.9	8,8	17	508
				Glicemia non misurata in uscita

Tabella A4

GIORNO	TRATTO	TEMPO IMPIEGATO	SPELEO	GLICEMIA	CARBOIDRATI		LIPIDI (gr)	PROTIDI (gr)	KcaI
22/03/02	A-B	18,00-*22.00 4 ore	3	82 mgtdl	10	23	13,2	19.5	313
			4	80 mg/dI	10	23	13,2	19,5	313
			5	78 mg/dI	0	0	9	17	134
23/03/02	B-C	*9.00,13.00 4 ore	3	69 mg/dI	10	40,6	4.4	3,1	249
			4	74 mg/dl	10	50,6	4.4	3.1	286
			5	70 mg/dl	22	11	7	3,5	214
23/03/02	C-D-B	13.30-23,30 10 ore *19,30	3	66 mg/dI	4,8	25,6	9,6	19.4	680
			4	72 mg/dI	0	0	15,1	23,7	225
			5	84 mg/dI	4,8	25,6	9,6	19,4	680
24/03/02	B-A	8.00-12.00 4 ore		Glicemia non misurata in uscita

CONCLUSIONI

Parlare di conclusioni generali, visto l’esiguo numero di dati raccolti, è impossibile. Possiamo fare però dei commenti sui dati che abbiamo in mano.
Innanzi tutto, I’apporto calorico, nonché la composizione degli alimenti ingeriti, non è di certo quella prevista su base teorica. Evidentemente vi sono delle carenze sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Del resto, l’impossibilità a portare dei sacchi enormi pieni di cibo e l’impossibilità a cucinare come si deve, rende alquanto difficile raggiungere io scopo.
Secondo, nonostante quanto detto sopra, sorprendentemente, nessuno degli spe­ieo è risultato ipoglicemico, se non altro non come si prevedeva in base all’impegno fisico svolto per così tante ore di seguito.
Questo fatto, che da un lato sicuramente ci consola, e molto curioso.
Una prima spiegazione plausibile potrebbe essere che gli speieo testati hanno tutti molti anni di esperienza, sono tutti abituati a permanenze ipogee piuttosto lunghe e faticose, per cui lo stress da soggiorno ipogeo è drasticamente ridotto così come il dispendio energetico (un ansioso consuma di più .. si sa !).
Un’altra spiegazione può venire dai fatto che più o meno tutti quelli che sono stati monitorati hanno un allenamento adeguato ed una precisione dei gesti atletici che porta ad un’economicità degli stessi: questi fattori, nuovamente, si quantificano in un notevole risparmio energetico (4).
Altro fattore, tra l’altro già in parte verificato, durante la permanenza ipogea, è dato da un rallentamento del metabolismo che si risolve quindi in un diminuito consumo energetico.
Tutto questo va bene ed ha una sua logica ma, e questo forse si può dire con una certa tranquillità, solo per coloro che hanno una certa esperienza. Molto probabilmen­te persone più giovani, o meno portate psicologicamente, subiscono in maniera diver­sa l’aggressione fisiologica alla quale sono sottoposti e perciò necessitano di un apporto di nutrienti più adeguato.
Purtroppo, non vi sono dati a sufficienza per dare delle conclusioni oggettive. L’unica cosa che resta da fare è continuare a raccogliere dati, possibilmente anche di qualche neofita, per controllo, e ricercare altri parametri ematochimici che possano dare una spiegazione a tale apparente incongruità tra apporti calorici insufficienti e valori della glicemia praticamente normali.
                                                                                                  Elisabetta Stenner

 BIBLIOGRAFIA

(I)  BRATINA E.. DCLRFLLC G., Sceusa R.. STENNER E. – Valutazione funzionale di atlete praticanti la speleologia -Atti e Memorie Commissione Grotte *E Boegan’, 37 (1999): 155-1 66, Trieste 2000.
BRATINA E.. BIZZARRINI E. DELBELLO G., Sceusa E., Stenner E., LAMBERTI V., PRINCI T. – Valutazioni funzionali su atlete praticanti la speleologia – Atti Congr. Naz. Medicina dello Sport, BussoLengo (Vr) 2000. pp, 323-325.
(2) MC ARDLE. KATCH, KATCH – Principi di fisiologia applicata allo sport – Casa Editrice Ambrosiana, 1997.
(3) BRATINA F., DELBELLO G., STENER E. – Sacchi alimentari. Seconda parte – Notizie del corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico – Anno 7, n. 19, settembre 2001. pp. 19-23.
(4) DURNN J., WOMERSLEY J. – Body fat assessed from totol bady density and its estimation from skinfold thickness measurement on 481  men arnd women from 16 to 72 years – Br. J. Nutr.. 32:77-97, 1974.
DAL MONTE A, FAINA M. – Valutazione dell’atleta – Utet.