FEDERICO TIETZ (Trieste 14.11.1969 – 07.08.1999)
Pubblicato sul n. 41 di PROGRESSIONE – Anno 1999
Di solito quando un amico muore si sente un grande vuoto interiore soprattutto per l’improvvisa impossibilità di continuare o concludere dialoghi e discussioni rimaste in sospeso e per la consapevolezza di non poter più realizzare insieme qualcosa d’appagante in montagna.
Il tuo comportamento che a volte consideravo caotico e inconcludente, a posteriori e con rammarico mi fa capire, invece, che ti caratterizzavano volontà di riuscire e desiderio di apprendere sempre qualcosa di nuovo, per raggiungere alla fine l’attività ideale che più appaga chiunque di noi.
In un mondo di personaggi spesso artefatti o ben attenti a mascherare insuccessi o gaffes varie, ti distinguevi per l’approccio a volte un po’ confusionario, ma sempre entusiasta con cui affrontavi qualsiasi novità, senza tralasciare mai, però, la prudenza.
Nelle forre avevi trovato finalmente la tua dimensione, senza per questo sottovalutare la liquida signora, anzi ne avevi un rispettoso timore.
Purtroppo quel giorno l’imponderabile colpì ancora il nostro mondo di eterni bambini sognanti, portandoti in un’altra dimensione, dove già tanti amici prima di te sono giunti seguendo quel grande amore, anche per la natura, che da sempre ci spinge in montagna a percorrerne ogni sua dimensione, in qualsiasi stagione o condizione di tempo o umore.
Ultimamente avevamo preso strade diverse e proprio per questo, il non poterti più parlare per spiegarsi e ritornare in forra o a salire cascate di ghiaccio come avevamo iniziato tanti anni fa mi fa pesare ancor più questo vuoto.
Mancherà il tuo entusiasmo a volte molto comico che a sua volta generava situazioni spesso grottesche e di cui si parla ancora adesso ridendoci sopra, purtroppo ormai con un’inevitabile velo di tristezza.
Nel nostro mondo sempre più popolato di super eroi o formidabili atleti ci mancherai proprio perché alla fine tutti noi ne abbiamo combinate come te o più di te, solo che vittime dei nostri personaggi autocostruiti non potevamo di certo mostrare al mondo i nostri maldestri errori.
Con tristezza penso che almeno tu ora stai in un bel posto in allegra compagnia di chi ti ha preceduto lungo il cammino che prima o poi ci accomunerà tutti quanti, liberi finalmente della meschinità di essere uomini per ritornare nella luce infinita.
Amen
Zio Fox (Paolo Pezzolato)
ASPETTANDO IL SOLE
Sono passati alcuni anni, ma ricordo ancora il recupero del materiale alla Fiume-Vento (sulle pendici del Monte Povic, in Canin), una grotta trovata da Elio Padovan.
Salita bestiale per avvicinarsi, “agile arrampicata” per raggiungerla, una corda esterna da risalire per entrare e poi, una volta dentro, vento “spegnilampada” da cui il nome e una simpatica teoria di stretti e larghi per continuare.
Sul fondo una segnalazione in rosso, MODONUTTI-SAVOIA e una freccia, tracce visibili di un passaggio logico, poi la fatica del materiale da portare fuori.
Eravamo solo in due, all’uscita calati i sacchi e raggiunta una comoda pietra inclinata, il mio compagno si infila in sacco piuma e dorme come un sasso, io aspetto che il sole ci raggiunga per scaldarmi mentre scivolo inesorabilmente verso uno striminzito laricetto.
Non dormo, guardo la luce scivolare lentamente sulle pareti e ascolto il respiro regolare di Birillo.
Si sveglia dopo tanto, il sole adesso scalda e ancora infagottati sudiamo mentre ci prepariamo a scendere – “profumi di bresaola”, non me l’aveva mai detto nessuno, mentre cerco di rispondere per le rime mi viene da ridere e lo ringrazio per l’originale complimento.
Scendiamo carichi come muli, parlando di mille cose.
Federico adesso non c’è più, una piena improvvisa, il 7 agosto, ha fermato la sua vita. Aveva 29 anni, tanti progetti e qualche sogno; il caso ci ha fatto compagni in tante gite: estate e inverno, sole e neve, grotta e montagna andava bene tutto pur di andare.
Giorni di chiacchiere, risate e discussioni, c’è tanto silenzio adesso tra i suoi amici.
Manu