Rilevamento geomorfologico in grotta: sperimentazione di una nuova metodologia

Pubblicato sul n. 70 di PROGRESSIONE

LE SFIDE DEL RILEVAMENTO GEOMORFOLOGICO IPOGEO

Il rilevamento geomorfologico ipogeo consiste nell’osservare e registrare le carat­teristiche morfologiche di una cavità. Que­sto include, per esempio, le forme create dai flussi d’acqua (come scallops e canali), le concrezioni di particolare significato (per esempio, le mensole residuali) e i depositi di sedimento. Tali osservazioni sono fondamentali per comprendere le fasi speleogenetiche ed evolutive della cavità, nonché per indirizzare correttamente le attività esplora­tive.

La principale difficoltà nel condurre un rilevamento geomorfologico ipogeo è ave­re la disponibilità di un geologo che possa scendere in profondità. Per superare questa sfida, la Commissione Grotte Eugenio Boe­gan (CGEB) ha sviluppato una metodologia di rilevamento geomorfologico destinata a “speleologi non geologi”.

STRUMENTI E METODOLOGIA

Fig. 1 – Le icone delle due app utilizzate

Lo strumento principale che viene uti­lizzato è un dispositivo mobile (telefono o tablet, sia Android che iPhone) su cui instal­lare due applicazioni gratuite: QField (esten­sione mobile di QGis) e Clino (per misurare facilmente la direzione e l’inclinazione di una discontinuità nella roccia). Vediamo ora un riassunto dei passi da fare per preparare e utilizzare il dispositivo.

La prima attività da fare è esportare la pianta del rilievo in un formato leggibile da QGis (preferibilmente TIF senza compres­sione, per avere la massima leggibilità); se si importa in QGis un DXF bisognerà poi tra­sformarlo in un raster. Si ottiene, così, un layer raster zoomabile con la pianta della grotta che servirà da base cartografica per il rilevamento ipogeo. Data l’assenza del segnale GPS in grotta non è necessario preoccuparsi di definire il corret­to CRS (coordinate reference system).

Fig. 2 – Schermata di QField configurato per il rileva¬mento in grotta; le stelle rappresentano i punti rilevati; la metà bassa della schermata mostra una parte dei campi disponibile per la rilevazione

A questo punto, si dovrà creare un layer vettoriale (di tipo “point”) oppure un Geo Package e definire i dati che si vogliono re­gistrare per ogni punto che verrà istanziato sulla mappa della grotta. Tali dati potrebbero essere dei campi testuali o numerici, delle spunte oppure degli allegati (per esempio una foto). La creazione di questo tracciato record viene operata da interfaccia, senza che ci sia la necessità di scrivere codice software.

A questo punto, il progetto è pronto per essere caricato sul dispositivo mobile attra­verso QField.

Una volta giunto in cavità, il rilevatore do­vrà identificare sul rilievo il punto in cui si tro­va in quel momento, dovrà inserire un punto sul rilievo e registrare i dati geomorfologici richiesti dalla finestra di dialogo. Configuran­do correttamente il layer vettoriale nel pro­getto, per ogni punto sarà possibile allegare una foto scattata direttamente da QField. Riguardo le osservazioni strutturali (pia­ni di strato o discontinuità), le misurazioni dovranno essere effettuate con CLINO. Tale app prevede una minima configurazione ini­ziale ben descritta nel suo help; per effettuare la misura basta appoggiare il dispositivo sul piano da misurare e registrare i dati con un clic (non è necessario orientare il dispositivo in maniera particolare, fare però attenzione ai campi magnetici, come per il DistoX). Bisognerà, però, inserire manualmente nel layer vettoriale in QField i valori dell’in­clinazione e della direzione sul punto corri­spondente alla posizione in cui viene effet­tuata la misura. Grazie a QField, una volta usciti dalla ca­vità, i dati registrati vengono caricati nel suo cloud e resi scaricabili su QGis da PC, di­ventando subito disponibili per chi deve uti­lizzarli, comprese le foto e gli appunti vocali. Le misurazioni successive si aggiungeranno a quelle già effettuate, creando un database GIS relativo alle morfologie della grotta in­dagata. Un ulteriore vantaggio di questo tipo di rilevamento è che le app – oltre il fatto di es­sere gratuite – possono risiedere sullo stes­so dispositivo utilizzato per il rilevamento

CONCLUSIONI

Questa metodologia, quindi, semplifica il rilevamento geomorfologico per speleologi non geologi (ma anche per i geologi), garan­tendo dati accurati e facilmente registrabili e accessibili per la comprensione delle cavità ipogee. Naturalmente, all’inizio sarà neces­sario effettuare un po’ di formazione agli speleologi, allo scopo di insegnare loro come riconoscere le morfologie che interessano quel particolare progetto di rilevamento. Attualmente, questa modalità operati­va è in fase di sperimentazione nella cavità Davorjevo Brezno; appena terminata questa attività e quindi dopo aver consolidato il me­todo, provvederemo a rilasciare un articolo che illustri tutti i dettagli per poter operare in autonomia.

Alberto Giorgi