Pubblicato sul n. 68 di Progressione anno 2021
MONTE COSTE/KOSTEN E DELLA ZONA CIRCOSTANTE (CARSO TRIESTINO)
Premesse

Il Carso triestino include attualmente quasi 3000 cavità. Alcune di esse, ben conosciute, sono nel trascorrere del tempo costantemente frequentate sia dagli speleologi che da intraprendenti escursionisti e curiosi visitatori. Altre, per tutta una serie di circostanze di varia natura, dopo la loro scoperta ed il successivo rilievo, tendono a cadere nell’oblio venendo solo occasionalmente rivisitate, se non per eventuali aggiornamenti o per meri scopi scientifici. Una di queste cavità, negletta da vari decenni, è il “Pozzo dei Tronchi” (109/3824 VG), ubicato sul basso versante sud-ovest del Monte Coste/Kosten/Gradec.
Per raggiungere l’ipogeo conviene partire da Sale/Salež e seguire il sentiero N. 36 (tratto della “Via Gemina”) che tende verso il Coste. Immediatamente prima di un’amena e vasta dolina (quota del fondo 274 m) s’imbocca sulla destra una carrareccia, alquanto trascurata negli ultimi decenni, che sale con moderata pendenza verso nord-est, avendo sulla sinistra l’orlo sud-orientale della depressione ed una vasta distesa prativa, in ampio declivio, sulla destra. Dopo un centinaio di metri, superata una sorta d’antico ingresso con tabella arrugginita (Boršt), si continua a seguire la carrareccia – che piega nel contempo a destra – per ulteriori 120 m, mantenendosi praticamente in quota. S’abbandona allora il tracciato e ci si inoltra, sulla sinistra, nella fitta boscaglia. Percorsi una ventina di metri si perviene sul margine meridionale del marcato avvallamento che, alla quota di 305 m, include l’ampia bocca del pozzo, impostato su una frattura orientata NW-SE.
Il “Pozzo dei tronchi” (109/3824 VG)

Il “Pozzo dei Tronchi”, conosciuto anche come “Pozzo del Pino” e noto localmente quale Jama v Borstiču ed un tempo come Fichten schacht, è un ampia cavità baratroide esplorata, per la prima volta, il 31 maggio 1897, dal Club Touristi Triestini. La relativa relazione ne evidenziava la larghezza, dal profilo ellittico con asse, da SSE a NNO, di 6 metri e con la profondità di 27 m. La china detritica terminale, che si sviluppava alla base dell’ampia caverna conclusiva, era sorprendentemente colonizzata da una grande quantità di Troglophilus cavicola.
Il pozzo, circondato tempo addietro con filo spinato al fine d’evitare funeste cadute, presenta alla base un ammasso di ramaglie e di tronchi (da cui il nome attribuitogli), al di là del quale s’apre una stretta fessura che immette in una breve galleria. Sulla volta di quest’ultima esiste un passaggio cui s’accede, mediante una finestra, nella parete orientale del pozzo introduttivo. Mentre a metà della china detritica trae origine un cunicolo di modeste dimensioni, sul lato est del pozzo si diparte un meandro dall’accentuata tortuosità. L’ipogeo si conclude evidenziando un ammasso di materiale inzuppato e marcescente, oltre il quale sembra non sia più possibile proseguire.
Il primo rilievo ufficiale della cavità venne eseguito da Giuseppe Baldo (Comm. Grotte “E. Boegan”) il 29.11.1959; un successivo aggiornamento fu effettuato da Pino Guidi (autore della pianta e della sezione) e da Lorenzo Marini, pure della Commissione Grotte, il 23.12.1986. La profondità dell’ipogeo è di 24 m, lo sviluppo planimetrico di 19 m e con la quota del fondo posta a 281 m. La posizione topografica (sistema geodetico European Datum 50) è la seguente: lat. 45°45’16,2″ N; long. 13°44’07,4″ E. Il 4 aprile 2015 è stata apposta la targhetta, visibile su un affioramento calcareo, pochi metri a sud-ovest dall’ipogeo.
Aspetti vegetazionali e speleobotanici del pozzo
Il “Pozzo dei Tronchi” rientra nel novero delle 170 cavità del Carso triestino che evidenziano significativi connotati speleo-botanici. La vegetazione immediatamente circostante è rappresentata da una fitta boscaglia in cui prevalgono le consuete entità che la costituiscono, vale a dire Fraxinus ornus, Quercus pubescens ed, in minor misura, Ostrya carpinifolia. Sono pure presenti, nello strato cespuglioso-arbustivo, Corylus avellana, Cornus sanguinea, Cornus mas, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Lonicera etrusca, Ligustrum vulgare e, poco a sud-est, qualche sorprendente esemplare di Cotoneaster tomentosus. Vi si sviluppano, inoltre, numerosi e vetusti elementi arborei di Pinus nigra (compatti soprattutto nel sovrastante allungato promontorio a settentrione, localmente Boršt) e, in maniera del tutto inusuale, alcuni ragguardevoli abeti greci/ Abies cephalonica, molto probabilmente d’impianto. I numerosi affioramenti che costellano la zona circostante l’ipogeo sono prevalentemente ricoperti da Hedera helix e da nuclei nastriformi di Asplenium tricho-manes, oltre che da varie specie tipiche del sottobosco. Alla base di qualche esemplare di Ostrya carpinifolia si sviluppano alcune fronde di Polypodium vulgare. Rara è inoltre la presenza di Carpinus betulus, limitata a qualche marcato solco umbrofilo che decorre ad ovest e a sud-est dalla cima del Coste. La vegetazione che si sviluppa nei primi metri di profondità del pozzo è piuttosto interessante, evidenziando un’assortita varietà di Pteridofite. In seguito a due visite con discesa nella cavità baratroide, effettuate mediante l’utilizzo di scaletta, rispettivamente il 14.11.1986 ed il 23.12.1986, sono state individuate e rilevate le seguenti entità, tipiche di ambienti cavernicoli umidi, freschi ed ombrosi: Asplenium scolopendrium, Dryopteris filix-mas, Polypodium vulgare, Polypodium interjectum ed Asplenium trichomanes. Successive ricognizioni al Pozzo, l’ultima delle quali avvenuta in tempi recenti (02.11.2022), consente di confermare, a distanza di 36 anni,l a presenza delle stesse specie, seppur con una distribuzione più rarefatta, soprattutto per ciò che concerne la zona liminare.

Asplenium scolopendrium appare ancora localizzato nelle tre stazioni individuate nel 1986. E, più precisamente: sulla parete nord-est, a circa 5 m di profondità, in un unico raggruppamento nastriforme comprendente 6 fronde; sulla parete ovest e su quella nord-ovest, ma in questi due ambienti con una presenza sensibilmente ridotta, costituita solamente da 2-3 fronde. Si ricorda che la specie è attualmente presente in una quarantina di cavità carsiche, ma il numero di esse, che include la felce, tende a diminuire nel tempo.
- Dryopteris filix-mas, già in precedenza estremamente rara, è tuttora presente, a nord-nord-ovest, nel primo metro di profondità, ma con pochissime fronde.
- Polypodium vulgare, maggiormente distribuito, continua a ricoprire, seppur non più con la passata continuità, il margine sud-occidentale del pozzo.
- Polypodium interjectum colonizza variamente, ma in pochi esemplari, le pareti della primissima zona liminare, risultando pure occasionalmente presente su alcune notevoli rocce circostanti.
- Asplenium trichomanes appare, per contro, relativamente ben distribuito, sia nei primi metri del pozzo, sia all’esterno, colonizzando in buona misura gli affioramenti che costellano l’ambiente. A maggior profondità (zone subliminare e suboscura), tali specie scompaiono del tutto, sostituite da numerose Briofite, fra le quali si distingue, per la sua rigogliosità, Thamnobryum alopecurum (Neckeraceae). Qualche sporadico festone della sciafila Hedera helix, ben rigogliosa all’imboccatura, riesce a scendere ulteriormente nella penombra colonizzando qua e là le pareti provviste di numerose nicchie e rientranze.
Polypodium interjectum – 109/3824 VG – Pozzo dei tronchi – 02.11.2022 – (foto E. Polli)
Come già notato in precedenti contributi (1980, 1995, 1996), si può ribadire come la rarefazione delle Pteridofite nelle cavità carsiche si possa attribuire principalmente all’attuale variazione climatica che si materializza in una situazione meno umida e più secca, in conseguenza dell’uniformità nella distribuzione mensile delle precipitazioni consusseguente diminuzione dell’escursione annua.
Il versante sud-occidentale del Monte Coste annovera varie cavità, fra cui si segnalano opportunamente l’”Abisso del Monte Coste” (1155/4103 VG), la “Grotta presso l’Abisso del M. Coste” (5667/5950 VG), l’”Inghiottitoio a SE del Monte Coste” (2881/4956 VG) e la “Grotta a SW del Monte Coste” (1372/4316 VG).
Lo “Zafferano di Welden”/Crocus weldenii, rara entità botanica presente nei dintorni del “Pozzo dei tronchi”
Tutta la zona circostante l’abitato di Sales, ed in particolar modo gli ariosi prativi che s’estendono a soli 220 m a sud-ovest del “Pozzo dei Tronchi” – e che costeggiano la carrareccia che tende al monte Coste (Sentiero Segnavie N. 36 – “Via Gemina”) – presentano, già alla fine di gennaio ed all’inizio di febbraio, una rigogliosa popolazione d’una rara entità, lo “Zafferano di Welden”/ Crocus weldenii.

Si tratta d’una candida specie a distribuzione sud-est europea, caratteristica di pascoli sassosi, che sul Carso triestino segna il trapasso fra la stagione invernale e quella pre-primaverile, preannunciandone l’imminente arrivo. Venne segnalata, alla fine dell’800, come Crocus biflorus sia dal Mar-chesetti che dal Pospichal, che la citavano sia per la zona di Gabrovizza/Gabrovec che per quella di Sales/Salež, ove tuttora appare relativamente ben diffusa. La prima attribuzione delle popolazioni carsiche a questa entità geofita-bulbosa risale a Carlo Zirnich (1885-1978), che la raccolse il 15.03.1940 nel Vallone di Gorizia, fra le località di Pàlchisce/ Palkišče e di Devetachi/Devetaki, nei pressi del “Km 10” della S. S. dell’Isonzo (N. 55). Le stazioni goriziane e triestine di quest’entità, che s’estende in maniera incostante sino ai confini con l’Albania, sono le uniche attualmente esistenti nella Penisola Italica. Ed in effetti la specie ricompare puntualmente, già alla fine di gennaio o ai primi di febbraio, sul Carso triestino, negli ormai classici prativi di Sales e di Gabrovizza, ma anche di Bristie. La pianta ricorda il barone Franz Ludwig von Welden (Laupheim, 1782-Graz, 1853), tenente-generale al comando di truppe austriache in Balcania, evento questo che gli consentì d’erborizzare in queste zone. Raggiunse infatti nel 1829 Trieste, nei cui dintorni ebbe modo di compiere alcune escursioni a scopo botanico. Qualche anno prima fu inviato in Dalmazia con il grado di generale, ove rimase per tre anni. A Zara promosse, attorno alla città, un giardino pubblico aperto sia ai militari che ai civili. Esplorò attivamente la flora della Penisola balcanica, spingendosi anche in Montenegro ed in Albania. Molto attivo, pubblicò numerosi contributi a carattere botanico e, addirittura, una monografia sul Monte Rosa.
Elio Polli
Bibliografia essenziale
- 109/3824 VG – SCHEDA CATASTO REGIONALE DELLE GROTTE 3824 VG – CATASTO STORICO della Commissione Grotte “E. Boegan”, Trieste.
- CLUB TOURISTI TRIESTINI, 1897 – Il Tourista – Anno IV, 1897, N. 7: 57-58.
- Guidi P., 1996 – Toponomastica delle grotte della Venezia Giulia – Quad. Catasto Reg. Grotte Friuli Venezia Giulia, N. 6: 1-279.
- Lausi D., 1965 – Crocus weldenii Hoppe nel Triestino – Giorn. Bot. Ital., 71: 640.
- Mezzena R., 1986 – L’erbario di Carlo Zirnich (Ziri) – Atti Mus. Civico Storia Nat. Trieste, 38 (1): 244.
- Pignatti S., 2017 – Flora d’Italia – Edagricole: 280-281.
- Poldini L., 1991 – Atlante corologico delle Piante Vascolari nel Friuli-Venezia Giulia: 809.
- Polli E., 1995 – La lingua di cervo [Phyllitis scolopendrium (l.) Newm.] sul Carso triestino – Progressione 33, 18 (2), dic. 1995: 38-43.
- Polli E., Guidi P., 1996 – Variazioni vegetazio-nali in un sessantennio (1935-1995) nella dolina della Grotta Ercole, 6 VG (Carso triestino) – Atti e Memorie Comm. Gr. “E. Boegan”, 33: 55-69.
- Polli E., 1997 – Distribuzione delle Filicales nelle Cavità del Carso triestino – Atti e Memorie Comm. Gr. E. Boegan”, 34: 101-117.
- Polli S., 1980 – L’attuale variazione climatica nella Regione Friuli-Venezia Giulia – Atti Accad. Sc, Lett. e Arti, Udine, 73:123-131.
- Wolf B., 1934/7 – AnimaliumCavernorumCa-talogus – Gravenhage 1934-1938, Verlag für Naturwissenschaften, 1: 1-108, 2: 1-616, 3: 1-918.