GINO MONAI (Smeraldo) – 1956- 2022
RICORDANDO GINO MONAI
Apprendo ora leggendo la rivista Sopra e sotto il Carso che a gennaio 2022 il Covid ci ha portato via l’amico Gino Monai, speleologo del CSIF e archeologo friulano, nonostante avesse fatto tre dosi di vaccino. L’ho conosciuto a fondo nel 1981, anno durante il quale faceva parte del Corpo Nazionale Soccorso Speleologico di Udine. Dopo aver partecipato invano ai tentativi di salvataggio di Alfredino nelle campagne di Vermicino, un mese dopo venne in mio aiuto quando rimasi intrappolato nella Risorgiva di Eolo Fr 658. Lo conobbi alla festa che organizzai per ringraziare “i mie salvatori” e subito scattò una innata simpatia che ci indusse ad organizzare una fruttuosa vacanza a Sella Nevea. In due settimane esplorammo assieme la parte iniziale della Gronda Pipote Fr 1950, cavità che avevo appena individuato tra il Poviz e il Col Lopic. Ricordo il grande entusiasmo provato assieme, dopo aver superato i meandri iniziali, nell’affrontare la discesa della prima grande verticale della cavità. Non fu l’unico risultato fruttuoso di questo breve, ma inteso, periodo passato assieme. Sopra Piani ci arrampichiamo su per un bosco ripidissimo, fino a raggiungere l’ingresso della Grotta Amelia Fr 2099 della quale rilevammo i primi 60 metri, portandola a catasto; sul Montasio trovammo una bella caverna con un laghetto ghiacciato presso l’attacco della via normale Fr 2106, mentre sulla via Amalia esplorammo la Voragine presso il bivacco Suringar Fr 547, uscendo in parete da un ingresso inferiore dopo una discesa di una sessantina di metri. Non sono mancate cavità minori, come ad es. diverse voragini sul Col Lopic e alcune cavità presso il canale Jama sotto Cima Mogenza Grande. Poi ci siamo persi di vista e immagino che i suoi interessi sia siano rivolti maggiormente all’archeologia effettuando diversi ritrovamenti di grande rilevanza con l’aiuto di un intuito eccezionale e arrivando a ricoprire pure la carica di Ispettore onorario presso la Soprintendenza nell’ambito territoriale delle valli del Natisone e del Cividalese.
Umberto Mikolic
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Tratto dalla rivista Sopra e Sotto il Carso Anno XI N. 1 pag. 35-36
Martedì 1 febbraio 2022 ho appreso la brutta notizia. Se ne è andato all’età di 66 anni, portato via dal Covid, l’amico Gino Monai. A distanza di anni ricordo che il mio primo incontro con Gino fu sicuramente prima degli anni ’80, non so più precisamente quando e in che occasione ma, probabilmente sarà stato nel corso di qualche convegno speleologico. Fu subito una reciproca stima che ci portò ad ; una proficua collaborazione, in campo speleologico e di ricerca archeologica. Da allora I restammo molto amici e per un periodo addirittura si iscrisse al Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”. Fu lui, all’epoca, ad intercedere presso la nobildonna Biasutti-Puicher proprietaria del Castello di Villafredda a Loneriacco per farci avere, in comodato d’uso, un fabbricato di sua proprietà, attiguo al suo castello, che il “Seppenhofer” utilizzò come rifugio speleologico per molti anni. Gino, che ultimamente aveva voluto cambia-1 re il suo nome in: Smeraldo o meglio nel suo I diminutivo Meraldo, negli anni ’80 faceva parte come tecnico della squadra di Udine F del Corpo Nazionale Soccorso Speleologico (oggi C.N.S.A.S.) e come tale aveva voluto intervenire, nel giugno del 1981, nelle operazioni di recupero e salvataggio del piccolo Alfredo Rampi caduto accidentalmente in un ‘ pozzo nelle campagne di Vermicino. Il suo intervento estremamente generoso purtroppo non servì a risolvere la situazione. Si sa come andarono a finire quelle tragiche operazioni, ma in quella occasione Gino si fece apprezzare per le sue capacità tecniche e per i consigli dati, anche se in quell’occasione, inascoltati.
Gino, o meglio Meraldo come gli piaceva essere chiamato (si arrabbiava molto quando mi scappava inavvertitamente di chiamarlo Gino), era molto schivo e non amava mettersi in mostra, anche se autodidatta, era un esperto ricercatore di reperti archeologici del nostro Friuli. Era una sorta di archeologo ad honorem, profondo conoscitore della storia e delle evoluzioni del territorio nel corso dei secoli, esperto e con una capacità unica nella ricerca di antichi reperti, certamente anche, per i suoi accurati studi in materia, ma anche per una sorte di dote innata che, coltivata nel tempo con una passione rara. Non per nulla aveva ottenuto il titolo di ispettore onorario della Soprintendenza.
Molti ritrovamenti archeologici, anche importanti, li fece lui con metodi tutti suoi e con grandi intuizioni. Ricordo che, negli anni ’80 quando ci incontravamo più spesso, lui attraverso l’osservazione delle foto aeree riusciva ad individuare precisamente la posizione di eventuali manufatti o reperti occultati dal terreno. Gli bastava osservare qualche piccola increspatura del terreno e subito riusciva a capire se li sotto ci sarebbe stata la possibilità di trovare qualche vecchio muro, antiche fondamenta e o reperti di natura storica. Alle volte era stato aiutato anche dalla fortuna come quella volta, durante i lavori di ristrutturazione della chiesa di San Quirino (Cividale del Friuli) in cui dalla scoperta fortuita di alcune monete antiche intuitivamente prosegui le ricerche durante le quali emersero numerosi reperti, tutti facenti parte di corredi funebri di tombe ad inumazione risalenti al VI secolo d.c.
Altre volte invece i suoi ritrovamenti erano legati a qualcosa di misterioso non ricollegabile solo all’intuizione … ed erano cose eccezionali. Mah! Tutti i suoi ritrovamenti sono stati da lui segnalati e catalogati nel sito del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università degli Studi di Trieste (ora Dipartimento di Studi Umanistici) nell’ambito del programma Interreg Italia-Slovenia IIIA 2000-2006.
Dove troviamo ad esempio la descrizione: “… Tracce di frequentazione romana dell’area sottostante l’altura su cui sorge il castello di Guspergo sono osservabili in superficie in una vasta zona, sotto forma di affioramento disperso di frammenti laterizi. Le evidenze potrebbero essere in connessione con il percorso stradale UT CDF33 o con le vicine strutture romane individuate dal della Torre nello scavo del castello di Guspergo. -Sito segnalato da Gino Smeraldo Monai, il quale riferisce che dall’area ad est corrispondente al punto segnalato …”
Poi, come succede spesso nella vita, ci siamo persi di vista per un lungo periodo finché, nel 2013 di un caldo mese di maggio, ci siamo ritrovati quando io durante la campagna di salvaguardia della Grotta di Cladrecis avevo interpellato il Comune di Prepotto e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia per un sopralluogo per osservare le condizioni in cui si trovava la grotta. In quell’occasione mi sono ritrovato Gino che nel frattempo, con mia grande sorpresa, era diventato Ispettore Onorario al Patrimonio archeologico del Friuli Venezia Giulia. Siamo poi rimasti in contatto e recentemente, a fine 2021, ci siamo ritrovati a chiacchierare e a rimembrare vecchi ricordi di gioventù. In quell’occasione ricordo anche qualcosa che mi aveva profondamente turbato e cioè la sua convinzione nell’affermare la sua capacità di dialogare con anime ormai trapassate o su avvenimenti futuri, ne abbiamo parlato a lungo, perché io ero e sono profondamente agnostico e contrario alla psicomanzia, parapsicologia o discernimento degli spiriti che dir si voglia, ma quella volta un po’ Gino mi convinse visto che mi portava a conoscenza di alcuni fatti inspiegabili realmente accaduti. D’altronde alcuni ritrovamenti archeologici da lui fatti avevano davvero dell’incredibile!
Ciao Smeraldo … che la terra ti sia lieve!
Maurizio Tavagnutti