GIOVANNI MORNIG – (TRIESTE 22.11.1910 – TRIESTE 3-3-1981)
Testo pubblicato Progressione 7: 33-34, Trieste 1981
Il 3 marzo 1981 un altro vecchio speleologo triestino è venuto a mancare: Giovanni Mornig, detto il “Corsaro”. Aveva iniziato il colloquio con le grotte – come molti triestini – a 11 anni, visitando con i compagni delle scuole popolari, guidati da due insegnanti, la Grotta dell’Orso. Un paio di anni dopo un’escursione alle Grotte di S. Canziano lo entusiasmo a tal punto che fonda, con alcuni amici di cui prende la guida, un gruppo grotte (forse il Gruppo Aquila: nel Catasto c’è un rilievo della grotta del Cibic, da lui firmato, consegnato da questo gruppo), cosa che non gli impedisce di partecipare ad esplorazioni di altri gruppi, per lo più la XXX Ottobre con i cui giovani andava d’accordo. Con la riforma delle associazioni dopolavoristiche – attuata verso la fine degli anni ’20 – molti gruppi speleo si sciolgono: alcuni dei loro membri confluiscono in strutture più grosse, altri cambiano attività; Mornig continua ad andare in grotta da solo o con compagni occasionali, cosa che – assieme al fatto che girava per il Carso con un fazzolettone nero sulla testa – gli procura il soprannome di Corsaro. Si trasferisce quindi in Emilia Romagna dove esplora – sempre da solo o con qualche occasionale accompagnatore – numerose cavità, fra cui la Spipola, in cui resterà bloccato da un incidente, e l’abisso Fantini, di cui apre ed esplora il tratto finale. Passa poi in Africa (o Affrica, come da inguaribile romantico si ostinava a scrivere) Orientale Italiana ove rimane prima ad esplorare grotte, poi a combattere, indi in prigionia sino a ben dopo la fine della guerra.
Tornato a casa, dopo quasi un ventennio, lo troviamo socio del Gruppo Triestino Speleologi, membro del Comitato Organizzatore del II Congresso Nazionale di Speleologia (l’unico a cui ci risulta abbia partecipato, in sintonia con il suo carattere), più tardi membro della Sezione Geospeleologica della SASN, indi nuovamente – siamo ormai a metà degli anni’50 – in Romagna.
Di nuovo a casa, diventa consulente tecnico – per alcuni anni – del Gruppo Escursionisti Speleologi Triestini; qualche anno dopo lo si ritrova nel REST (Raggruppamento che si può definire erede spirituale del GEST) con l’incarico di Revisore dei conti.
Mornig faceva parte della generazioni di Berani, Prez, Cesca e come loro in attività sino alla fine. Il suo girovagare da un gruppo all’altro, senza trovare un collocamento fisso se non negli ultimi anni della sua vita, si potrà comprendere e interpretare giustamente leggendo “Fascino di abissi”, un libro di ricordi, scritto in “Sud Affrica” nel campo di prigionia speciale Zonderwater nel 1946, ed in particolare una frase: “Ecco, io credo che solo gl’individui rudi e selvatici, solo gl’individui solitari possono amare intensamente il Carso…”.
Nel corso della sua attività sul Carso ha rilevato molte cavità; nel Catasto storico della Commissione Grotte si trovano i rilievi delle seguenti grotte della Venezia Giulia: 58, 862, 864, 914, 915, 2641, 2642, 2643, 2644, 2645, 2646, 2647, 2648, 2649, 2650, 2651, 2748.
Bibliografia speleologica
– Fascino di abissi, Edizioni I.G.O.P.P., Trieste, s.d. (ma 1947), pp.96
– L’attività del Gruppo Triestino Speleologi, Centro Speleologico Italiano, Relazione sul Congresso Speleologico Nazionale di Asiago, 16-18 ottobre 1948: 7
– Grotte di Romagna, Bologna 1995
Ulteriori notizie su Giovanni Mornig si possono trovare in:
Bentini L., 1985: A Giovanni “Corsaro” Mornig (1910-1981) nel cinquantenario del Gruppo Speleologico Faentino, Ipogea 1981-1985: 27-34
Grimandi P., 1990: Giovanni Mornig, il Corsaro, Speleologia, 23: 51-52
Kraus M., 1981: Giovanni Mornig, una vita per la speleologia, La Nostra Speleologia, 2, 5: 4-5,, Trieste giu.-set. 1981
Kraus M., 1981: A caninical trilogy, La Nostra Speleologia, 2, 5: 10-15,, Trieste giu.-set. 1981
Spinella G., 1981: Ricordando Corsaro, La Nostra Speleologia, 2, 5: 3,, Trieste giu.-set. 1981