Gianni Cociani

GIANNI COCIANI – 07.2019

Tratto dalla rivista Sopra e Sotto il Carso Anno VIII N. 7 pag. 38-39

Il 2019 è davvero uno di quegli anni orribili, quegli anni che vorresti che finissero al più presto! In questi mesi ho visto la scomparsa di alcuni amici tra i più cari e Gianni era uno di questi.

Il mese di luglio è iniziato male, la notizia della dipartita dell’amico Gianni Cocianni ci ha colto tutti un po’ impreparati.

Avevamo iniziato l’avventura speleologica quasi assieme negli anni ’60, poi ci siamo ritrovati nel CAI di Gorizia a frequentare lo stesso gruppo speleologico: il “Bertarelli”. Gianni era di carattere schivo e riservato ma quando si metteva in testa qualche cosa o si impegnava in qualche iniziativa, andava fino in fondo con estrema generosità ed impegno. Ricordo che assieme avevamo dato vita ad un notiziario di gruppo che in comune accordo avevamo chiamato “Il Carso”. Erano tempi difficili, non esistevano fotoco-piatrici e la stampa del modesto notiziario veniva fatta con il ciclostile attraverso mille difficoltà. Alla redazione eravamo in tre lui, io e una giovane socia di nome Isabella (in seguito diventata mia moglie), lei era l’unica che sapeva scrivere a macchina e possedeva la favolosa “Lettera 32” della Olivetti. Noi organizzavamo gli articoli e raccoglievamo le eventuali relazioni dei soci e poi era lei che scriveva sulle matrici in cera prima di passarle al ciclostile. Ricor-do anche le sere e le notti passate a ciclostilare fogli su fogli per dare vita a quello che poi, molto più tardi, è diventato il notiziario a stampa ufficiale del gruppo.

Gianni però era anche uomo d’azione e assieme abbiamo fatto sia delle esplorazioni nelle grotte del M. Canin sia in altre grotte del cividalese. In particolare ricordo l’esplorazione di un nuovo ramo della Grotta Doviza, per fare la quale assieme abbiamo dovuto affrontare, con successo, per la prima volta la risalita di una grande colata calcitica posta lateralmente al salone terminale della grotta, la dove tutti corsi d’acqua interni si riuniscono. Una risalita che credo non sia stata mai più ripetuta. In seguito Gianni fu sempre più attratto dall’ambiente montano attirato dalla bellezza delle nostre alpi e quindi le nostre avventure presero strade diverse ma restammo sempre in ottima amicizia. Un sentimento che è poi maturato verso il figlio Lorenzo e la moglie Grazia, che conoscevo da sempre, e a cui esprimo la mia più sentita vicinanza.

Maurizio Tavagnutti