CLAUDIO COCEVAR – 3.2.1946 – 1.10.1972
E’ sempre triste parlare di una persona morta molto prima del suo tempo per uno di quegli eventi che pongono fine con crudele subitaneità al decorso naturale della vita. Quando ciò accade ad uno di quelli assieme ai quali si vorrebbe invecchiare in una comunione di lieti ricordi, il compito è più duro e ravviva il dolore che si andava stemperando nel pietoso lenitivo del tempo.
La speleologia è attività che più di ogni altra affratella, ognuno ha bisogno dell’altro e solo aiutandosi vicendevolmente si riesce a superare certe difficili situazioni. Per questo le imprese solitarie qui non esistono, mentre possono nascere sincere amicizie.
Con Claudio per sei anni siamo andati in grotta sul Carso, non per puro diletto, come fanno tanti, ma sempre costruttivamente, con scopi meditati. Io dovevo rifare i rilievi del Catasto della Venezia Giulia e lui è stato quasi il solo ad aiutarmi, seguendomi in centinaia di grotte senza gloria, non di rado ridotte a immondezzai. Ore e ore di tediose misurazioni e accadeva chela mia pazienza finisse prima della sua, pur in altri momenti così labile. Claudio aveva capito il merito del nostro compito e certo era orgoglioso che fra tanti avevo scelto lui, prima per compagno e poi per amico, io, uno dei veci, che amici avevo pochi e tutti in gamba. Ci accomunava ancor più la passione per la ricerca di grotte nuove, dove poco importa se gli ambienti sono modesti, ma nelle quali si è i primi ed ogni raggio di lampada trae dall’oscurità forme mai viste da occhio umano. Molte volte si doveva scavare a lungo per entrare in questi templi silenziosi nascosti sottola superficie del Carso ed erano lavori faticosi e non privi di qualche pericolo, nei quali egli metteva un impegno ed una volontà tali da suscitare meraviglia. Quanti momenti di contenuta esaltazione davanti all’apparire di strani scenari creatisi nel millenario gemitìo della pietra, quali emozioni nell’inoltrarsi in passaggi appena aperti verso nuove scoperte. Sono esperienze e ricordi che fanno sorgere legami durevoli, almeno fin che la vita dura.
Per certe asperità di un carattere scontroso, che erano in realtà difese di una indubbia timidezza, Claudio era aperto verso pochi e non curava quasi rapporti al di fuori della Commissione Grotte, alla quale era pronto ad offrire in ogni momento le risorse di una intelligenza non comune; frequentava assiduamente la sede e tuttavia per la sua indole riservata non era conosciuto, avendo d’altronde per l’Alpina un attaccamento assai forte.
Dovrei dire ora della laurea col massimo suffragio, della carriera accademica appena agli inizi ma già ricca di promesse e pubblicazioni scientifiche, era istruttore nazionale di speleologia, dirigente della Commissione Grotte, ma tutto ciò non era il meglio di lui.
Claudio amava come me ogni manifestazione della natura e il Carso parlando a noi quel linguaggio che pochi sanno intendere ci aveva svelato molti suoi segreti, premio ad una dedizione quasi assoluta. Dopo il servizio militare avremmo ripreso con immutato entusiasmo le nostre ricerche, mentre la Commissione Grotte contava sulla sua preparazione professionale per indagini originali sugli aspetti chimici del fenomeno carsico; aveva già la regia di varie attività e certo in avvenire avrebbe assunto un ruolo importante in seno all’Alpina.
Ora il futuro si è chiuso per lui e la sua scomparsa segna anche il termine di un ciclo della mia vita, il ciclo dell’esplorazione del Carso sotterraneo, irripetibile e forse il più bello.
Qualche giorno dopo la morte ho trovato in Catasto una busta. Con un senso improvviso di vuoto ho riconosciuto la sua calligrafia: per Dario. Mi aveva lasciato le fotografie delle ultime grotte fatte assieme. Era come un estremo saluto, il commiato di un amico che parte sapendo di non tornare.
Testo di D. M. (Dario Marini) pubblicato su Alpi Giulie 67, Trieste 1972
E’ stato socio della Commissione Grotte dal 1964 al 1972.
Bibliografia speleologica
-1967: L’abisso 4401 VG (Diario di una esplorazione), Rass. Spel. It., 19 (4): 263-265
-1968 : V Corso della Scuola Nazionale di Speleologia, Alpi Giulie,63: 93-94
-1968 : II Corso Regionale di Speleologia, Alpi Giulie,63: 94-95
-1968 : Premio Eugenio Boegan, Alpi Giulie,63: 111
-1968 (con Guidi P.): Contributo alla conoscenza del fenomeno carsico sul M. Canin, Alpi Giulie,63: 65-72
-1968 : Premio Eugenio Boegan, Rass. Spel. It., 20 (3/4): 263-264
-1968 : Corso di Speleologia della Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste, Rass. Spel. It., 20 (3/4): 264
-1969 : Il 3° Corso locale di Speleologia, Alpi Giulie,64: 102
-1969 : Grotta del Monte Hermada, Rass. Spel. It., 21 (1/4): 64-66
-1970 : Alcune cavità dell’altipiano carsico del Monte Canin, Rass. Spel. It., 22 (1/4): 33-39
-1971 : Il 6° Corso sezionale di speleologia della Sezione di Trieste, Riv. Men. Del CAI, 92 (9): 444
-1972 : vi Corso sezionale di speleologi, Trieste 1971, Alpi Giulie, 67: 82
Ulteriori notizie su Claudio Cocevar si possono trovare in:
Finocchiaro C., 1973: Relazione dell’attività della Commissione Grotte “E. Boegan” nell’anno 1972, Atti e Memorie, 12: 7
Guidi P., 1972: Claudio Cocevar, un altro lutto per la C. G. Boegan, Not. Di Speleologia Emiliana, 2 4 (5): 3, Bologna 1972
Guidi P., 1972: Claudio Cocevar, Rass. Speleologica Italiana, 24 (4): 393, Como