INDICE GENERALE VOLUME XIII – 1973
Trieste 1974
MARIO MASOLI: Aspetti paleogeografici del carso Triestino
Viene esposta una ipotesi di ricostruzione paleogeografica, in parte già verifi-cata, per l’area del Carso Triestino, inteso come unità geologica, che tiene conto dei rapporti esistenti tra le facies carbonatiche cretaciche e terziarie.Le considerazioni svolte consentono di configurare nel Carso Triestino una scogliera avente funzione di soglia tra due bacini marini interessati da evoluzioni differenti.
FABIO FORTI: Considerazioni sui depositi di riempimento delle cavita’ carsiche nel carso Triestino
Vengono studiati i depositi di riempimento nelle cavità carsiche del Carso Triestino, in relazione alle condizioni genetico-morfologiche e climatiche, determinate da situazioni paleoambientali. Viene dimostrata la genesi pluviale di tali depositi, condizionata dagli eccessi pluviali pleistocenici, che nella zona carsica hanno dato luogo ad un regime fluviale epigeo, in un carsismo ormai maturo, in fase vadosa, per intasamento talora completo di inghiottitoi, grotte, doline, ecc.Sulla base dei risultati ottenuti, si sono potuti classificare detti depositi di riempimento suddividendoli in quattro gruppi diversi .
FULVIO GASPARO – RING SEMERARO: Considerazioni su una risorgiva temporanea della val Canzoi e su alcuni fenomeni carsici nel gruppo del monte Pizzocco (alpi Feltrine – Dolomiti orientali)
Nel lavoro vengono esaminati alcuni fenomeni carsici del gruppo del Monte Pizzocco (Alpi Feltrine – Dolomiti Orientali), che sono messi in relazione alla litologia ed alle condizioni di affioramento delle rocce carbonatiche.Nella zona considerata affiorano due formazioni: la «Dolomia Principale» (No-riano-Retiano), rappresentata da dolomie e calcari dolomitici massicci, ed i «Calcari Grigi» (Lias p.p.), dati da calcari ben stratificati. Nella «Dolomia Principale», che costituisce i versanti delle principali incisioni vallive, ai margini del gruppo montuoso, sono presenti fenomeni paracarsici (brevi caverne di crollo) ed eccezionalmente cavità carsiche («Bus del Cavron»), legate a particolari situazioni tettoniche e ad una circolazione profonda delle acque nella massa dolomitica. Il «Bus del Cavron» è formato da una serie di basse gallerie, impostate sul piano di una faglia inclinata di 45°; in periodi di piena la cavità funziona da risorgiva. I «Calcari Grigi» affiorano nelle zone più elevate del gruppo del Monte Pizzocco, modellate ad altopiano, dove sono stati osservati importanti fenomeni carsici superficiali (campi solcati e depressioni). Le grotte sono rare, date generalmente da pozzi profondi pochi metri. L’assenza di vere cavità carsiche nei «Calcari Grigi» si ritiene sia dovuta al limitato spessore degli strati ed alla densità della fratturazione, che condizionano una circolazione idrica profonda molto dispersa.
ALFREDO RIEDEL: I mammiferi domestici della grotta n. 1745/4558 v. g. e di faune oloceniche minori
I reperti studiati, rinvenuti nella provincia di Trieste, appartengono alla civiltà detta dei castellieri e sono attribuiti all’età del ferro ed all’inizio di quella romana. Il loro esame mette in evidenza un complesso faunistico di animali domestici, in particolare bue e cavallo, che sembra di influenza romana. E’ da notare pure la presenza del cinghiale.
BENNO BENUSSI – MAURO MELATO: Il leone speleo del carso triestino
Gli autori illustrano i reperti paleontologici relativi al felide pleistocenico, confrontando i fossili rinvenuti nella caverna Pocala con quelli risultanti dagli ultimi scavi a Bristie e a Slivia.
MAURO MELATO: Nota preliminare su una osservazione di «iperostosi vertebrale anchilosante» effettuata su resti ossei umani di epoca preromana
Durante lavori di ricerca di nuove cavità di interesse speleologico è stata rinvenuta in una piccola grotta sita in Val Rosandra (Trieste) una sepoltura risalente con molta probabilità alla civiltà dei Castellieri (fine dell’età del bronzo – tarda età del ferro). II merito della scoperta va al Signor Francesco Stradi, socio della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie presso la quale sono conservati i reperti in questione. Oltre a scarsi frammenti fittili — di cui lascio ad altri lo studio — sono stati rinvenuti frammenti ossei umani appartenenti a più individui sepolti in periodi verosimilmente diversi nella medesima grotta.
SERGIO ANDREOLOTTI – RENATO GERDOL: L’industria musteriana della grotta Cotariova (carso Triestino)
Nella dolina antistante la Grotta Cotariova (Carso Triestino) é stato individuato un deposito a breccia di età würmiana contenente un livello con industria litica di tipo musteriano. Risulta evidente che il deposito si é formato quando la cavità era molto più estesa di quella attuale. In tempi successivi una serie di crolli trasformarono la parte iniziale della grotta nella attuale dolina. L’industria, di tecnica non Levallois, é caratterizzata dall’abbondanza di raschiatoi, tra i quali sono presenti i tipi a ritocco scaglioso-scalariforme (Quinci e demi-Quina), quelli a dorso assottigliato e quelli a ritocco bifacciale (tra cui due «tranchoirs»). L’industria presenta notevoli affinità con i complessi charentiani del Veneto e particolarmente con quelli della Grotta Maggiore di San Bernardino, del Riparo Mez-zena e della Grotta del Broion. E’ possibile pertanto estendere l’area dei complessi charentiani dell’Italia settentrionale anche al Carso triestino.