Magicna Vrata.

Un sogno tra i due più grossi sistemi dell’altipiano del Canin.

P.80 foto G. Cergol

Pubblicato su Progressione 66

I nuovi rami del Gortani, o meglio alla luce della giunzione tra il complesso del Col delle Erbe e il Foran del Muss, del sistema del Canin, si estendono fin sotto alla pista agonistica. Dall’altra parte i rami più remoti dell’abisso Zeppelin si spingono fin sotto Sella Nevea.

In entrambi i casi per raggiungere le zone esplorative e tentare di trovare dei rami che colleghino il tutto si impiegano tante ore di progressione e sono necessari campi interni. Da qui l’idea di trovare un ingresso di cortesia è diventata sempre più un’esigenza. Negli anni passati con Cristina, con Tom e a volte da solo ho effettuato diverse battute di zona tracciando i percorsi con il gps e li ho salvati in modo da avere una mappa precisa dei luoghi già percorsi. A inizio giugno 2019, GPS in una mano, TABLET con la cartografia nell’altra, inizio a camminare scendendo dal Gilberti e percorro in superficie le poligonali delle grotte che si diramano sotto i boschi compresi tra le varianti della pista da sci.

galleria finale quota 1200 foto G. Cergol

Mi convinco di fare una minuziosa ricerca come con l’utilizzo dell’ARVA in valanga. Con lunghe “greche” intervallate da un piccolo spostamento verticale (meno di cinque metri) vado a cercare il violento flusso d’aria in uscita….da qualche parte c’è sicuro! A fine giornata, dopo cinque ore di battuta, a bordo pista trovo il regalo. A quota 1470m. slm, trovo un buco nella terra grande come il pugno di una mano con un violento sibilo d’aria. L’anemometro mi segna una velocità di venti km/h e una temperatura di 2°. Sposto le prime pietre e sento il sasso cadere. La settimana seguente, con un facile lavoro di scavo (solo pietre miste a terra) ne uscirà il pozzo di accesso di MAGICNA VRATA, un pozzo da trentacinque metri in frattura. Stessa direzione dei sottostanti rami del Gortani!!!

Da qui inizia una nuova avventura!! Sceso il pozzo di accesso, si arriva alla base in un ambiente più grande, lungo quindici metri e largo tre. Da qui verso Ovest la diaclasi prosegue ancora venti metri restringendosi senza lasciare possibilità di prosecuzione, mentre verso Est si arriva all’imbocco di un strettissimo e super ventilato meandro. La via logicamente è questa.

Il meandro è veramente stretto e si fa fatica a percorrerlo, per fare i primi cinquanta metri, durante la prima esplorazione, senza imbrago, ci abbiamo impiegato un ora e ci siamo fermati davanti ad un ulteriore restringimento. Ad oggi il meandro complessivamente è lungo cento metri e si affaccia alla partenza di un p.15m cui segue una sala abbastanza grande (venticinque metri lunga e larga dieci). Da qui, per proseguire bisogna riprendere la quota del meandro scavalcando la sala, ci riusciamo grazie ad un traverso su una comoda cengia che porta su un terrazzo. Segue un salto di cinque metri che superiamo senza corda anche se il passaggio non è banale e dopo un ulteriore strettoia incontriamo il primo grande pozzo profondo 80m. La sua forma è sempre impostata sulla frattura che condiziona l’andamento di tutta la cavità. Alla base dopo un comodo meandro di dieci metri segue un altro pozzo che inizia bello rotondo, (i primi trenta metri), per trasformarsi di nuovo in una struttura tettonica (P.90m) dove alla sua base si intercetta un livello orizzontale a quota 1270m. Con uno spostamento di quasi trecento metri, tra meandri, piccoli pozzi attivi (collettore?) e fessure bagnate, arriviamo come per magia, dopo l’ennesima stretta curva, su una grande galleria inclinata. Veramente una struttura grossa. Alta circa quattro metri e lunga oltre un centinaio. Questa ci porterà al punto più basso a 1190M slm, praticamente la quota del parcheggio di Sella. Dopo poco, ancora un pozzo da quaranta metri in fessura stretta a malapena cinquanta centimetri segna il fondo. Di qua non si passa più. Sono visibili depositi di sabbia su tutta la parete del pozzo. Gli stessi depositi che si trovano sul pavimento del ramo fossile nella vicina grotta: le Moelis.

galleria terminale quota1200 foto G. Cergol

Poco prima di arrivare alla partenza del pozzo finale, trasversalmente alla direzione della galleria principale, si trovano con direzione N/S due condotte. Quella che punta a Sud è lunga oltre cinquanta metri e termina su un sifone pensile; l’altra condotta, con direzione Nord, dopo trenta metri “chiude” tra blocchi di breccia. Ritorneremo a dare un’ occhiata più attenta.

Siamo invece ritornati nella galleria con direzione Sud, attrezzati per superare il sifone in apnea, ma non ci siamo riusciti. Abbiamo però visto che la struttura prosegue e dovrebbe mancare poco per riemergere…. Ritorneremo con le bombole da sub ancora più determinati!!!

Questo è il punto delle esplorazioni al momento della stesura di questo articolo, febbraio2019. L’estate ormai è vicina e ci fa ben sperare…nel proseguire con le esplorazioni. Ne sono ottimista!

Di certo, la posizione dove si trova l’ingresso, fa sognare in una “porta magica” tra il Gortani e lo Zeppelin anche se di strada ne manca ancora tanta.

A presto, per un nuovo aggiornamento, Giannetti.

Hanno partecipato alle esplorazioni: Gianni Cergol, Cristina Michieli con Luca Cergol, Spartaco Savio, Tom Kravanja, Patrizia Squassino.