INDICE GENERALE VOLUME VI – 1966
Trieste 1966
FERRUCCIO MOSETTI – CARLO D’AMBROSI – CENNI SULLE VICISSITUDINI COSTIERE DELL’ALTO ADRIATICO DEDOTTE DALLA ATTUALE MORFOLOGIA DEL FONDO MARINO
Lavoro eseguito con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Vengono presentati alcuni quadri che riportano la situazione costiera dell’Adriatico settentrionale in diverse fasi del Quaternario più recente, tra l’avanzato Catawurm III e l’Attuale. Queste ricostruzioni sono ideali, però fondate sui risultati di un rilievo ecometrico continuo, nonché di alcune perforazioni in mare presso le coste.
CARLO D’AMBROSI – LE RICERCHE SPELEOLOGICHE ED IDROLOGICHE NELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA NEI LORO NUOVI INDIRIZZI
Lavoro eseguito con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Lo scrivente, dopo aver accennato alla grande diffusione dei territori carsici presenti nell’ambito della Regione Friuli-Venezia Giulia e alle notevoli differenze riscontratevi, rende noto nelle sue grandi linee, il programma di studio in corso di svolgimento per incarico affidatogli dal C.N.R. Egli si sofferma quindi a illustrare in succinto le caratteristiche essenziali di un nuovo metodo di ricerca sull’origine ed evoluzione dei fenomeni carsici, adottato da lui e dai suoi collaboratóri, dando notizia dei primi risultati ottenuti.
FABIO FORTI – TULLIO TOMMASINI – UNA SEZIONE GEOLOGICA DEL CARSO TRIESTINO
Osservazioni di geomorfologia carsica in rapporto con la lifostratigrafia e la tettonica eseguite lungo una sezione trasversale all’andamento assiale del Carso Triestino, dal Monte Lanaro alla località Cedas.
Lavoro eseguirò con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Nel presente lavoro vengono esaminati gli elementi litostratigrafici e tettonici rilevati lungo una sezione trasversale all’«allineamento Dinarico» del Carso Triestino, al fine di porre in evidenza le correlazioni esistenti tra i fenomeni paleogeografici, paleocarsici e carsici sia epigei che ipogei e la struttura geologica del Carso Triestino stesso. Le osservazioni di carattere litostratigrafico e tettonico vengono poste a confronto con i fenomeni di geomorfologia carsica rilevabili nella stretta fascia di territorio considerato. La sezione, che va dal confine Italo-Jugoslavo, nei pressi del Monte Lanaro, fino al mare in località Cedas (Trieste), comprende una vasta gamma di rocce più o meno carsificabili, dall’Aptiano – Albiano (Cretacico inferiore) all’Eocene medio (Terziario). Il lavoro vuoi essere un contributo ad una migliore conoscenza della genesi e della evoluzione dei fenomeni carsici nel quadro degli studi di geomorfologia carsica in generale. La riproduzione del riassunto è autorizzata, citando gli autori ed il periodico. Esprimiamo il nostro ringraziamento vivissimo al prof. Carlo D’AMBROSI per l’appoggio ed i preziosi consigli prestati durante lo svolgimento del presente lavoro. Ringraziamo inoltre il dott. M. MASOLI, il dott. S. STEFANINI, il dott. E. ULCIGRAI e la dott. M. ZUCCHI dell’Istituto di Geologia dell’Università degli Studi di Trieste diretto dal chiarissimo prof. G. A. VENZO, per gli aiuti e le analisi fornite nel corso delle ricerche litologiche e stratigrafiche.
SILVIO POLLI – METEOROLOGIA IPOGEA NELLA GROTTA SPERIMENTALE V. G. 1 2 DEL CARSO DI TRIESTE
Lavoro eseguito con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
La grotta V.G. 12 del Carso di Trieste, profonda 226 m e lunga 600 m, è stata adattata, nella sua prima parte, a grotta sperimentale. Nella stazione ipogea sono eseguite ogni due settimane sistematiche misure dei principali elementi meteorici e geofisici. Per l’anno 1966 si presentano i valori mensili medi ed estremi delle temperature dell’aria, della tensione del vapore, dell’umidità relativa e assoluta e delle correnti d’aria entrante e uscente. Per il confronto si danno pure i corrispondenti valori mensili rilevati esternamente, nella vicina stazione meteorologica di Basovizza.
MARINO VIANELLO – NUOVO CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA GRAVA DEL FUMO
Nel presente lavoro viene descritta la Grava del Fumo, una cavità situata sul massiccio calcareo dell’Alburno (Appennino Meridionale). La cavità consta di due parti distinte: un inghiottitoio di recente formazione percorso da un torrente temporaneo che si innesta in una galleria profonda, di formazione più antica, percorsa da un modesto corso d’acqua perenne. Seguono brevi notizie sulla portata, temperatura e composizione dell’acqua.
SERGIO ANDREOLOTTI – FRANCESCO STRADI – STAZIONI ALL’APERTO DELLA CIVILTÀ’ APPENNINICA E SUBAPPENNINICA NELLA ZONA MERIDIONALE DEL MONTE ALBURNO (SALERNO)
Si comunica il rinvenimento di tre stazioni all’aperto dell’età del Bronzo sul Monte Alburno presso Salerno. Si descrivono inoltre gli insediamenti che, in base ai resti ceramici recuperati, vengono assegnati alla civiltà appenninica e subappenninica della Italia meridionale.