Davorjevo Brezno, qualche aggiustamento qua e là…
Presentiamo su questo numero della rivista alcuni dati topografici settoriali del “Davorjevo Brezno” (Rodik, Slovenia) che sono stati desunti da alcune indagini svolte nel corso del 2017. Non sono state raggiunte fasi esplorative di particolare estensione o profondità, ma si è certificato che tutte quelle parti temporaneamente lasciate al “vedremo un’altra volta” sono state comunque foriere di nuovi spazi incontaminati e in alcuni casi hanno segnato la via per una facilitazione delle esplorazioni e una rinfrescata alle squadre esplorative alternatesi nei lavori.
Zona fossile retroversa nel meandro “Marco Aurelio”
Qualche decina di metri dopo il bivio che conduce al primo grande camino attivo (ricordiamo risalito nel 2016 e purtroppo chiuso da una fessura dalla quale prorompe un attivo) del meandro “Marco Aurelio”, si esce a carponi da una condotta: riacquisita la posizione eretta (galleria in salita alla propria dx, da tralasciare), invece di proseguire nella galleria frontale, ci si gira di 180° e si entra in una terza galleria-laminatoio bassa e larga, che sembra chiudere dopo una decina di metri. Ci si arrampica, invece, una decina di metri su enormi massi di frana (senza corda, valutarsi) sinchè si esce in una piccola galleria con pavimento a breccia fine che prosegue in salita: al termine, si entra in un vasto ambiente fossile, in parte concrezionato. Il margine W è aperto sul tetto da un grosso camino-caverna che attende di essere risalito, mentre il lato N è formato da uno scivolo in discesa su sassi di medio-piccole dimensioni alternate a fango e crostello calcitico. Scendendo dallo scivolo in arrampicata (ri-valutarsi), si arriva in una sala con consistenti depositi di fango al suolo: il lato WSW conduce ad una galleria senza pavimento che riporta sull’attivo sottostante, mentre il margine N porta ad affacciarsi su una finestrone che guarda la partenza del camino attivo risalito nel 2016. Un meandro fangoso arrampicato in salita (nella pianta sul lato dx del caposaldo 1.10 del rilievo) guida verso un ambiente attivo che non è stato raggiunto, ma che facilmente potrebbe essere il medesimo del 2016.
Sviluppo planimetrico 79 m – Sviluppo spaziale 96 m – Dislivello +27 m
Explo e rilievo: Riccardo Corazzi e Riccardo Ostoich, 06.03.2017
By-pass all’ultimo meandro del “Marco Aurelio”
L’asse principale del ramo “Marco Aurelio”, che si estende per oltre 2km di sviluppo, presenta alcuni tratti finali morfologicamente similari alla strutture meandriformi ipogee alpine, quindi lunghi passaggi orizzontali stretti e senza pavimento, in cui la via più agevole va trovata metro dopo metro: qui s’ipotizza, in questo settore della cavità, da una prima osservazione, pure un cambio litologico dai calcari eocenici ad Alveoline-Nummuliti ai calcari paleocenici-maastrichtiani del Liburnico. L’ultimo meandro era particolarmente ostico e nel percorso terminale, prima di riemergere in ambienti vasti, presentava una risalita esposta e molto franosa, solo da poco attrezzata con corda. A fine 2017 si è ritornati ad esplorare una galleria franosa che si estendeva verso E dal punto in cui si usciva dal meandro descritto. Dopo un percorso lineare di una dozzina di metri disseminato di massi di frana e breccia, con aperture sul meandro sottostante, un’innalzamento in arrampicata di un paio di metri affaccia su una galleria discendente compatta e concrezionata (si tralascia una bassa condotta chiusa in discesa dopo pochi metri con direzione S). La galleria dopo un paio di metri diviene una forra fossile che si dirige decisamente verso S, e dopo una quindicina di metri fà affacciare ad un pozzo verticale di 13m, molto levigato e compatto, eroso: la base del pozzo è la piccola caverna da dove parte il meandro stretto e franoso dal quale si è pervenuti. Una bel regalo di by-pass, ad evitare l’ultima zona stretta e franosa della grotta.
Sviluppo planimetrico 38 m – Sviluppo spaziale 50m – Dislivello -18 m
Explo e rilievo: Riccardo Corazzi, Spartaco Savio, Marco Armocida 27.12.2017
Risalita nel primo tratto post I sifone
Dopo aver passato il primo tratto semi-allagato a -158m e percorso i primi 60m di galleria sabbiosa, già nel 2010 l’attenzione era stata posta ad una struttura fossile a settentrione che sembrava occhieggiare a circa 30m d’altezza. Ulteriori indagini profonde nel sistema avevano sempre rimandato il raggiungimento di questo obiettivo. Nel 2017, con due giornate di risalita, una totalmente “free” e la seconda ed ultima in protezione artificiale e su attacchi naturali, si è raggiunto un bel portale a circa 35m d’altezza, riccamente adornato di formazioni intonse. Dal finestrone si è discesi un pozzo sempre riccamente concrezionato di 25m, che però è ricaduto nel “meandro dei Carbonari”, circa un centinaio di metri a monte dalla sua partenza. La zona non è stata rilevata per la minima estensione riportata. La risalita è stata disarmata.
Explo: Riccardo Corazzi, Louis Torelii, Aldo Fedel
Sifone terminale amonte del “meandro dei Carbonari
Il primo perenne arrivo d’acqua al “Davorjevo Brezno” è costituito dal meandro denominato “dei Carbonari”, che ospita un torrente interno (ca. 5 l/s in media) che s’innesta alla struttura principale in asse E-W e dopo circa 60m si torce decisamente in direzione N-S per altri 150m: la diramazione pura N di tale ramo (insiste un bivio che di dirama in direzione ESE che chiude in concrezionamento) si arresta a fronte di un abbassamento della volta in roccia, dalla quale sgorga il torrente. Uno spazio libero tra roccia ed acqua lascia filtrare corrente d’aria e suoni di ambienti liberi e transitabili. Due punte nel 2017 hanno nuovamente raggiunto la zona, recuperato e riarmato materiali di progressione e iniziato uno scavo di abbassamento detritico. Che purtroppo è risultato più impegnativo del previsto e non ha ancora reso transitabile il passaggio.
Explo: Gianni Cergol, Tom Kravanja.
Riccardo Corazzi