Josef-Giuseppe MÜLLER – Zara 24 aprile 1880 – Trieste 21 settembre 1964
Cenni biografici
Non è facile condensare in poche pagine la biografia di Giuseppe Müller, indubbiamente il più grande biospeleologo che Trieste abbia avuto, talmente vasta è stata la sua attività, tanti i campi della biologia a cui si è applicato, i territori indagati, i ruoli ricoperti nella società. Molto importante è stata pure l’influenza che ha avuto sullo sviluppo delle ricerche entomologiche nelle grotte della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia.
Nato a Zara da padre tedesco (Karl Müller era K. und K. Kanzleidirektor, direttore di cancelleria) e madre dalmata. Dopo un non riuscito tentativo al seminario (a dieci anni, insofferente per la vita che vi si conduceva, fugge e trova rifugio presso la nonna materna) frequenta il ginnasio nella città natale ove, alla conoscenza del tedesco, dell’italiano e del croato aggiunge quella delle lingue classiche. Lingue che impara così bene che per la descrizione delle nuove entità scoperte userà spesso il latino; a questo proposito vale la pena di ricordare che, ricevuta dal British Museum una serie di Histeridae per la determinazione, non conoscendo l’inglese spedisce a Londra il manoscritto in latino. Il testo viene poi pubblicato dal prestigioso museo integralmente nella lingua di Cicerone.
Si laurea in scienze naturali a Graz, nel 1902; l’anno seguente lascia Graz e la carriera universitaria per tornare a Trieste ove va ad insegnare scienze naturali al K. u. K. Gymnasium in qualità di “supplente abilitato”.
Entrato all’inizio del secolo nella Società Adriatica di Scienze Naturali, alla fine del 1902 gli entomologi triestini Carlo Czernolorsky, Edoardo Graffe, Candido de Mayer, Giuseppe Müller e Giuseppe Streinz decidono di tenere due volte al mese (primo e terzo lunedì) convegni regolari in cui riferire sulle ricerche, scambiarsi materiali, decidere su escursioni comuni.
Qualche anno dopo, è il 1910, questi convegni vengono formalizzati con la costituzione di una “Sezione Entomologica” in seno alla SASN, Sezione di cui Müller sarà l’animatore principale e che opererà moltissimo anche nelle grotte, sovente con la collaborazione degli speleologi dello Hadesverein, associazione di cui Müller era divenuto membro. Per più anni buona parte del Bollettino della SASN sarà occupata dalle ampie relazioni sull’attività della Sezione stilate dal giovane professore.
Nel 1914, dopo l’inizio della prima guerra mondiale (luglio 1914 – novembre 1918) il professore è mandato in Albania presso una stazione malariologica. Da qui viene chiamato a Vienna al Laboratorio Batteriologico Militare, ove rimane sino al 1918, occupandosi soprattutto dell’allora serio problema costituito dal tifo petecchiale. Nel corso dei suoi studi ed esperimenti con il materiale contagiato contrae l’infezione di tifo petecchiale; le osservazioni raccolte nei cinque anni di lavoro vengono quindi pubblicate (1918) in una monografia sul pidocchio delle vesti (Pediculus vestimenti) in cui mette in evidenza l’importanza di una stretta collaborazione, nel campo delle malattie contagiose, tra medici e zoologi.
Alla fine della guerra torna a Trieste ove per quasi un decennio (1920-1928) è “Curator” (Conservatore) presso il Museo Civico di Storia Naturale. Dal 1926 collabora con l’Istituto Sieroterapico di Milano nella raccolta, sul Carso e nell’Istria, di veleni di vipera a scopo terapeutico. Nel 1928 è nominato direttore del Museo e dell’annesso Orto Botanico, incarico che manterrà sino al 1945, anno del suo pensionamento per raggiunti limiti d’età.
Incapace di stare con le mani in mano dal 1946 al 1955 è Direttore del Centro Sperimentale Agrario (poi “Osservatorio fitopatologico”). Come Direttore del Museo realizza l’Acquario Marino (1932-1933) e organizza due spedizioni scientifiche nell’Africa Orientale Italiana. Nel 1938, in Etiopia durante una trasferta volta ad organizzare centri per la raccolta di veleni al fine della preparazione di sieri, non si perita di catturare a mani nude un cobra.
Fra le varie spedizioni all’estero merita ricordare quella ittiologica del 1933 nel Mar Rosso, da cui ritorna con una serie di pesci corallini per l’Acquario.
Fecondo autore, ha al suo attivo oltre 240 pubblicazioni scientifiche, fra cui fondamentali opere di sistematica dei coleotteri. Alla sua morte lascia al Comune di Trieste una voluminosa biblioteca, le raccolte entomologiche nonché alcuni edifici che avrebbero dovuto essere destinati a supportare borse di studio per giovani entomologi. Nel 1987 il Comune di Trieste gli dedica una breve via nel nuovo rione di Melara, fra la via Massimiliano Gortan e l’androna Almerigo D’Este.
Lo speleologo
La sua attività quale entomologo, iniziata da giovanissimo, trova il suo primo riscontro ufficiale nel 1901 con la descrizione di un nuovo genere di coleotteri leoiodidi, lo Spelaeobates della Dalmazia centrale. Una volta stabilitosi a Trieste entra nel Club dei Touristi Triestini – C..T.T., associazione escursionistica che raccoglieva soci fra i triestini di sentimenti fedeli all’Austria e in cui da qualche anno opera un gruppo grotte. L’anno seguente il giovane professore viene eletto presidente del C.T.T. con 69 voti su 69 votanti; rimarrà in carica sino al 1906, anno in cui rassegna le dimissioni “a causa delle troppe occupazioni di studio”. Durante la sua presidenza il Club ottiene dalla Direzione delle Ferrovie di Vienna l’autorizzazione ad esplorare le grotte che venissero scoperte durante gli scavi delle gallerie sul Carso.
Ogni anno, approfittando delle vacanze, Müller torna sui monti e nelle isole della natia Dalmazia per continuare le sue ricerche entomologiche. Nei mesi di agosto e settembre 1903 esplora sull’isola di Brazza (Brač) la Dobra jama, la Cinjadra, la grotta Bazdovača e la Fovea dei Colombi; nella Dobra jama cattura lo Spelaeobates kraussi, una nuova specie di leiodidae. Successivamente si sposta a Sebenico nei cui pressi visita tre spelonche e quindi a Gjevrske (località sita ad una dozzina di chilometri da Kistanje) nei cui dintorni esplora otto cavità fra cui la jama na Rovanjci. Nella stessa campagna cattura pure lo Spelaeobates peneckei.
L’estate del 1904 Müller è nuovamente in Dalmazia a condurre ricerche entomologiche, questa volta dapprima a Traù, ove esplora la Spelonca del Monastero e la grotta di Bossolina, e quindi poi sull’isola di Lagosta in cui scende in varie caverne fra le quali la Rača Spila. Nell’agosto dell’anno seguente è nuovamente in Dalmazia ove visita, tra Sign e Spalato, la Vekova jama e la Kuliča Pecina, quindi ai piedi del Mosor la Grotta Kotlenice e nei dintorni di Lovreč la caverna Čagalj, la grotta presso Oluič ed una presso Opanci. Nel 1906 conduce una breve campagna di ricerca nell’isola di Arbe (Rab).
L’attività svolta in grotta in questo periodo dal Müller è, a dir poco, notevole. Solo nel 1910 sono oltre quaranta le cavità visitate di cui ha lasciato traccia scritta:
– in gennaio la Peč. na Videz, la Gr. Clementina, due grotte fra Sgonico e Colludrozza, una cavità sul Volnik, la Columba Spalte, la Gr. delle Torri di Slivia;
– in febbraio un pozzo presso Gabrovizza, la Gr. Dramana presso Kaslo, la Gr. presso il Viadotto ferroviario di Aurisina, in marzo due pozzi presso Sgonico e in aprile la Gr. di S. Canziano, spelonche a Podgorje e la Jelenca jama;
– in maggio la Perhavja jama, la jama na Ogradi, lo Zajelpni dol presso Novavas, la Perhaovnik jama di Sesana, Koblarka, la Gr. presso Fernetti, la Gr. Noè e il pozzo a Sud della Pecinka;
– in giugno visita la Martinova jama mentre in settembre scende nella Snieznica presso S. Peter, nel Podmolj na Prevali, Srebotov podmolj e Likcev podmolj;
– in ottobre visita la Volarija presso Auber, la Cebarnica, il Marceu dol, la Dramarca e la Draga di Ponique, in novembre torna nella Jelenza jama mentre in dicembre esplora quattro spelonche verticali.
Un’attività veramente degna di uno stacanovista delle grotte, soprattutto se si tengono presenti i mezzi di trasporto di quei tempi ed il peso del materiale (scale di canapa con grossi gradini in legno più i cordoni di manilla per la sicura).) da utilizzare. Non è da meno l’attività degli anni seguenti: nel 1911 una campagna speleologica a Mune porta all’esplorazione di tredici cavità (di cui sette verticali), un’altra nel tarnovano conduce alla scoperta ed esplorazione di nove grotte (fra cui un pozzo profondo 82 metri). Nel luglio 1912 in una campagna a Mosor scende e raccoglie in una decina di cavità fra cui la Ledenica. Dell’attività svolta in grotta dà costante ampio resoconto sia sul Bollettino della Società Adriatica di Scienze Naturali, sia sullo Jahres-Bericht der Sektion Küstenland des D.Ö.A.V.
Rientrato a Trieste alla fine della guerra oltre a proseguire a far parte della Società Adriatica di Scienze Naturali aderisce alla Società Alpina delle Giulie con i cui speleologi collabora (anche se non entrerà mai nella sua Commissione Grotte); dai verbali di quegli anni della Commissione Grotte risulta essere stato interpellato al fine di interessarsi, in via privata, presso i responsabili del Club dei Touristi Triestini per sapere a quali condizioni intendono cedere la Grotta Gigante.
Nel ventennio fra le due guerre mondiali (1918-1939) Giuseppe Müller è uno dei punti di riferimento della biospeleologia italiana. Senza scendere ad elencare tutte le pubblicazioni di questo periodo è illuminante la citazione degli scritti di biospeleologia di carattere più generale e di interesse nazionale. L’elenco può iniziare con il Secondo contributo alla conoscenza della fauna cavernicola italiana (Atti Acc. Scient. Veneto-Trentina-Istriana, 1922), seguito da La fauna delle caverne, l’ampio saggio sulla vita nelle caverne pubblicato nel Duemila Grotte di Bertarelli & Boegan (1926), con I coleotteri cavernicoli italiani (Le Grotte d’Italia, 1930) e con La biospeleologia in Italia. Sguardo retrospettivo e problemi da risolvere (Atti del 1° Congresso Speleologico Italiano, 1933). La riprova del ruolo ricoperto in quel periodo non solo in Italia è data anche dalle numerose determinazioni di materiali provenienti sia da tutta la penisola come da varie parti del mondo.
Se il pensionamento lo ha allontanato dalle stanze del museo che aveva diretto per tanti anni, non lo ha staccato dal mondo della biospeleologia: dopo il 1946 sono molte le pubblicazioni in cui descrive nuovi taxa e ancora nei primi anni ’60 è a lui che si rivolgono i giovani entomologi per consigli e determinazioni. L’ultimo lavoro, pubblicato postumo, riguarda, la descrizione di due nuovi Orotrechus, O. fortii. e O. venetianus cellinae, raccolti da Livio Forti nell’Inghiottitoio della Val dei Pai, 469 Fr, in Valcellina. un paio di anni prima. (PG)
Ulteriori notizie su Giuseppe Müller si possono trovare in:
- – – , 1964: E’ morto il prof. Müller fondatore del nostro Acquario, Il Piccolo, 23 sett. 1964
- Benasso G., 1984: La Zoologia nel Friuli Venezia Giulia da Giovanni Antonio Scopoli a oggi, Ist. Enc. del Friuli-Venezia Giulia, XXXIII: 343-428, Pordenone 1984
- Die Schriftleitung, 1955: Geleitwort, Koleopterol. Rundschau 33 (1-6): 1, Wien 1955
- Guidi P., 2014: Ricordo di Giuseppe Miller (Josef Müller), a cinquant’anni dalla morte, Cronache ipogee, 9/2014: 2 Trieste set. 2014
- Ferrari R., 2016: Scorpioni, bacoli, zimisi e pulisi…: Il Gruppo Entomologico Triestino “Giuseppe Müller” – Trieste, Cronache ipogee, 5/2016: 4-9
- Hadzi J., 1955: Dr. Giuseppe Muller – sedemdesetletnik, Proteus, 18 (1): 19-20, Ljubljana 1955
- Mezzena R., 1964: Ricordo di Giuseppe Müller illuminata figura di uomo e scienziato, Natura – Riv. di Sc. Naturali, 55, Milano dic. 1964
- Millo B., De Monte T., Pilleri G., 1973: Giuseppe Müller (1880-1964) Attraverso gli Aneddoti raccolti dai suoi allievi di Trieste B. Millo, T. De Monte, G. Pilleri, Editi da G. Pilleri, Verlag Hirnanatomisches Institut Waldau-Bern, 1973, pp. 48
- Pilleri G., 1955: Dieci lustri al servizio della scienza. I 75 anni del Prof. Müller, Il Piccolo, Trieste 24 aprile 1955
- Pilleri G., 1955: Prof. Josef Müller – 75 Jahre alt, Koleopterol. Rundschau 33 (1-6): 2-14, Wien 1955
- Pilleri G., 1972: Zur Geschichte des Naturhistorischen Museum in Triest, Verlag Hirnanatomisches Institut, Waldau-Bern 1972, pp. 16
- Pittoni A., 1956: Nacque da un castigo la vocazione di Giuseppe Müller, Il Piccolo, Trieste 7 luglio 1956
- R. A., 1955; I 75 anni del prof. Müller, Rinascita Agricola, 3 (38), Trieste 1 maggio 1955
- Radovanovich R., 1965: Provodom prve godisnjice smrti professora d.ra Josifa Müllera zadranina i entomologa, Biol. Glasnik, 18 (anexes): 1-6