Alberto Lazzarini

 

ALBERTO LAZZARINI (1961 -2001)

Irian Jaya 1999. (Foto U. Tognolli)

Pubblicato sul n. 44 di Progressione anno 2001
“La mia gioiosa e fortunata reincarnazione comincia in un mercato di schiavi, dove vengo venduto ad un nutrito gruppo di pirati dalla terribile fama e dalla sinistra sigla C.G.E.B. Vengo subito preso in custodia dall’Orso Paponcio e da Glavu ed immediatamente istruito a svolgere i compiti più umili e gravosi. Il mio esile fisico, sottoposto a delle incredibili piene in grotta e a terribili tormente di neve (con tanto di bivacchi all’addiaccio) è vestito solo di miseri cenci”.
           Lazzaro (Lo schiavo di Casere Goriuda, Progressione 33)
Gli amici hanno voluto ricordare Lazi (Alberto Lazzarini) non con un arido elenco delle sue imprese, ma con parole che sono venute dal cuore, nella certezza che questa sarebbe stata la cosa che gli avrebbe fatto più piacere. È sicuramente vero, ma per i colleghi di tutt’ltalia che ci leggono – e che non hanno avuto la ventura di conoscerlo – sono necessarie almeno alcune righe che ne illustrino la vita.  Approdato giovanissimo alla speleologia, ha preso parte a numerose spedizioni in Italia (Canin) e all’estero (Spagna, Messico, Albania, Irian Jaya), trovando pure il tempo per farsi dei grossi giri sulle montagne di mezzo mondo (Chimborazo, Nepal, vulcano Lascar, vulcano Sairecabur). Dal 1987 socio della “Boegan”, è presente in moltissime delle cronache pubblicate su Progressione (che ha avuto anche il piacere di pubblicare alcuni suoi scritti). Un grave incidente sul lavoro, che gli aveva seriamente compromesso la deambulazione, non era stato sufficiente ad impedirgli di continuare a fare una notevole attività esplorativa, in grotta e in montagna. Nato a Trieste, nel 1961, è stato stroncato da un malore il 24 aprile 2001 durante la risalita del Pozzo Milic nella Grotta Lazzaro Jerko.
                                                                                               La Redazione

  ALBERTO LAZZARINI

Lo conoscevo da tempo, ma lo frequentavo da soli quattro anni, i l tempo di crescere per andare in grotta. Siamo andati tantissimo in montagna ed in grotta assieme, ma grazie a lui eravamo tutti molto più legati al gruppo. Ricordo la mia prima esplorazione a Rotule Spezzate, quattro anni fa, allora esisteva solo l’ingresso basso, perché l’altro era ancora in fase di disostruzione. Un’esplorazione massacrante per me, ma grazie agli altri partecipanti, mi sentivo più gasato. Sarà forse perché era un elemento trainante,sereno, che infondeva calma e coraggio, oltre ad essere un amico di famiglia. Sono trascorsi un paio d’anni, io ero diventato un po’ più esperto, quindi ci frequentavamo di più e partecipai così a diverse esplorazioni, soprattutto nella zona di casera Goriuda. Ho un ricordo vivissimo di quel budello distante qualche centinaio di metri dalla casera, (di nuovo insieme per vincere) completamente invaso dal fango nero. Ero in compagnia di Marina, Paolo, e naturalmente Lazzi. Una uscita sfigata ma, grazie a lui, si riusciva ad apprezzare anche un’esplorazione faticosa, incasinata. Ultimamente partecipammo assieme a tantissime esplorazioni, dal Gortani (zone remote degli ungheresi), al Laricetto, a Rotule Spezzate. L’ultima di modesto interesse, fu in un ramo adiacente all’ingresso vecchio di Rotule. Continuammo a girare assieme dalle grotte in Canin alle battute di zona, alle gite domenicali. L’ultima alle sorgenti dell’lsonzo, un’uscita di ripiego, dato che già a Caporetto nevicavano fiocchi grandi come 100 lire. Un ultimo progetto in sede, prima di andare con Spartaco e Guido alla Lazzaro Jerko. Entrarono verso le 14.00, dovevano uscire alle 21.00, ma invece … Guido telefonò a casa, riferendomi che su un frazionamento Lazzi era morto a causa di un infarto. Non realizzai subito, ma quando Guido mi ripetè più volte l’accaduto, allora capii. Tuttora non mi spiego!!! In certi passaggi critici in grotta, o in sede, sento accanto a me la sua presenza. Mentre scrivo quest’articolo mi sembra di sentire il suo familiare joo-plop, che spesso ripeteva quando arrivava di sera in sede. Ora di lui non mi resta che una cassetta di “de Andrè” prestatami giorni prima, ed un berretto in pile blu. Dal tuo ultimo Gamel: ciao Lazzi.   Giannetti
Gianni Cergol

A LAZZARO, FRATELLI NELLA NOTTE

Parole pesanti come i passi che per tante volte ci hanno visto salire insieme, indivisibili in grotta e nella vita. Fratelli nella notte. Lacrime sorde e calde, calde come gli abbracci complici di due vecchi amanti. Sguardi disperati alla ricerca dello stesso dolore per affondarvi insieme, come per esorcizzarlo. Fratelli nella notte nessun ritegno, pianti disperati, baci strazianti su labbra ormai fredde, abbracci a un corpo che ormai non ci appartiene più. Vecchi amanti nella vita, in montagna, sul Canin, un cordone ombelicale ci legava indissolubilmente dalla gioventù a quei posti. Le immagini scorrono veloci, bestemmie orrende contro un dio o un destino che, come un ladro nella notte, l’ha portato via. Fratelli nella notte, ormai è finita, nessuna cosa potrà essere uguale; continueremo a vivere, piangere e gioire, ma in quella maledetta dolina abbiamo perso parte della nostra vita. Eppure dobbiamo essere gelosi del nostro dolore, perché privilegiati da questa amicizia cristallina che conserveremo nel nostro cuore per sempre, ricordandola e centellinandola, come un buon bicchiere di vino nel tempo che manca alla fine del sentiero, dove Tu ci aspetterai sorridente. Ciao, Amico mio. Per tutti noi, Fratelli nella notte.
                                                                                              Mario Bianchetti

  PER LAZZARO

Sono da molti anni in questo ambiente ed ancora non ho trovato un uomo grande come Lazi, non per le sue capacità, ma per il suo essere: non si costruisce un uomo così, bisogna esserlo dalla nascita. Ho dovuto accettare, come tutti gli altri, la sua assenza, ma sono convinto che colui che manca ci stia guardando sorridendo come ha sempre fatto. Ora viviamo il sogno che esista qualcosa di più, qualcosa che ci assicuri che lui ci sia ancora vicino, con il suo sorriso e la sua testardaggine. Ora so che arriverà il momento in cui ci ritroveremo al casello come dopo una bellissima gita, alla fine di un’autostrada.
                                                                                          Mandriol Roberto Tomè

  NOI CON LAZI ABBIAMO …

Noi con Lazi abbiamo trascorso giorni e notti navigando su una piccola barca a vela in mezzo al mare guardando la luna riflessa sull’acqua. Noi con Lazi abbiamo passato notti intere di discussioni senza fine su argomenti assurdi davanti ad un bicchiere. Noi con Lazi abbiamo fatto vie su un monte sopra l’alba. Noi con Lazi abbiamo trascorso notti insonni tra rocce fredde. Noi con Lazi abbiamo trascorso calde serate vicino al fuoco in tutte le malghe. Noi con Lazi abbiamo fatto lontane spedizioni dell’incognito. Noi con Lazi abbiamo trascorso serate in antiche amicizie. Noi con Lazi abbiamo fatto conoscenza con la fiducia e la lealtà. Noi con Lazi abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare nell’estrema amicizia.
                                                                                                     Gli Amici   

IN MEMORIA DI LAZZARO
ALLA VITA
Vita, amica di sempre,
generosa e fragile,
fedele ai sorrisi
fedele alle lacrime,
solamente chiedi
silenzioso amore.
Amarti,
amare chi con noi
ti ama:
questo il tuo sommesso segreto.
Vita mia,
tenera e forte compagna,
gioia che al mio sorriso
sorridi.
Ancora il tuo profondo sguardo
mi parlerà piangendo.
E allora, ancora,
ti sfiorerò con forza la mano
con la mia
accarezzando lungamente,
ancora,
quel tuo nuovo dolore.
Lo cullerò con queste mie
per sempre
spalancate braccia,
mai stanche di stringersi
in lunghissimi,
appassionati
abbracci.
Ancora
ti darà calore
quella scintilla di sole,
prezioso dono
del nostro primo incontro.
E
non avrà più freddo
quel tuo dolce sorriso.

       Roberta Soldà