Bruno Oio

 

Bruno OIO – Trieste 24 ott. 1921 – Trieste 14 lug. 2015

Marguareis 1955

Il 2015 si è caratterizzato come un anno particolarmente triste per la Commissione Grotte: in giugno è venuto a mancare Peppe Baldo, uomo di punta della Commissione degli anni ’60, il mese dopo un male incurabile ci ha portato via Maurizio Glavina a un’età in cui poteva dare ancora moltissimo. Il 14 luglio ci ha lasciato, alla bella età di 94 anni, Bruno Oio, socio della Commissione già dal 1951 e attivo in grotta sino ai primi anni ’60.
Dopo aver assolto le Commerciali trova impiego presso l’Amministrazione del Governo Militare Alleato – AMG-FTT. Nel 1954 viene assunto come addetto alla Segreteria dalla Società Alpina delle Giulie; vi rimarrà sino al 1959, anno in cui passa come contabile in una fabbrica ubicata nei Campi Elisi. Successivamente si trasferisce alla Pragotecna ove rimarrà, in qualità di magazziniere, sino al pensionamento avvenuto nei primi anni ’80. Si sposa nel 1962, ha il primo figlio nel maggio 1963, che nel dicembre dell’anno seguente viene raggiunto d

durante il recupero di Lucio Mersi

a una sorella.
Inizia a scendere in grotta, con la Commissione, già nel 1949 con il gruppo che accompagna W. Maucci, impegnato nel rilievo geomorfologico della Gr. Vittoria, 2744 VG. L’anno seguente lo vede attivo nei lavori alla Gr. Gigante, che la Commissione stava risistemando per la visita del pubblico, e quindi nel vicino Friuli ove la Boegan inizia le sue campagne esplorative. Nel 1951 è accolto nella Commissione, sodalizio di cui sarà fiero di far parte ed in cui rimarrà sino alla morte.
Nel 1952 assieme a Giorgio Coloni accompagna il vecchio socio della Commissione Antonio Berani, in via di trasferimento a Milano, nella sua ultima visita alla Gr. di Trebiciano, 17 VG: sarà l’occasione per un rapporto sullo stato di conservazione delle scale in legno che conducono alla grande caverna.
L’inizio delle campagne esplorative a Pradis, 1953, lo vede fra i partecipanti più assidui: è l’anno in cui scende con Coloni e Finocchiaro a La Val, 340 Fr, ed esplora la voragine dei Corvi, 201 Fr, sul Ciaorlecc.
Il 1955 è per lui un anno speleologicamente decisivo. La grotta di La Val viene affrontata per la prima volta con un campo interno e Oio fa parte della squadra di punta che passerà qualche notte.
Il 29 luglio 1955, alla notizia dell’incidente mortale all’abisso Gaché in cui perde la vita Lucio Mersi, in qualità di addetto alla Segreteria dell’Alpina ha l’incarico di convocare telefonicamente in sede i membri della Commissione che dovranno formare la squadra di soccorso. Il giorno dopo Oio parte con la squadra, su un autocarro dei Vigili del Fuoco, alla volta del Marguareis. Il giorno 31 è proprio lui a scendere con un compagno il pozzo di 130 metri in cui sono state calate nuove scale: purtroppo le informazioni fornite sono errate e le scale non arrivano sino al fondo: giunti a pochi metri dalla salma del giovane Mersi devono risalire, inzuppati d’acqua gelida e stremati dalla fatica. Di tutta la squadra all’esterno è disponibile a calarsi solo Tullio Tommasini che, una volta aggiunto un ulteriore spezzone di scale scenderà a raccogliere i resti del Mersi. Oio torna al Gaché il giorno dopo per aiutare nelle ultime fasi del recupero.
Nello stesso anno prende parte alla spedizione speleologica della Boegan in Sardegna (29 settembre – 10 agosto 1955) e, alla fine di questa, anche al 7° Congresso Nazionale di Speleologia, svoltosi nell’isola. Su quei giorni, ventott’anni dopo, scriverà – assieme a Giorgio Coloni – un articolo, in cui in tono faceto, ricordava il comportamento di uno speleo gesuita sardo (Scherzi da prete in Sardegna, Progressionecento, p. 82).
Gli strapazzi sofferti nella Gr. di La Val e forse anche al Gaché ne minano la fibra e gli costano un ricovero al Sanatorio di Aurisina: alla sua uscita dal nosocomio i giovani della Commissione avevano inserito, a ricordo dell’episodio, nel repertorio canoro della Commissione una canzoncina in vernacolo che lo rimembrava: “chi xe colpa del mio mal / le slavazzade, le slavazzade / chi xe colpa del mio mal / le slavazzade ciapade a La Val…”.
Dopo la malattia la sua presenza in grotta si riduce di molto ma non scompare: prosegue in forma ridotta la sua presenza sul Carso, partecipa nel 1961 alla prima spedizione all’Ab. Polidori, 579 Fr, è assiduo alle illuminazioni popolari alla Grotta Gigante, è presente al 9° Congresso che si svolge a Trieste nel 1963.
Anche se non scende più in grotta Oio ancora per molti anni, fino che la salute glielo consente, è presente in sede, alle Assemblee e alle cene sociali. Quando non può più farlo si affida alle notizie che gli portano gli amici. (PG)