VIDONIS Flavio- Trieste 03.05.1938 – 21.01.2010
Nato nel 1938 aveva iniziato la sua attività di grottista, giovanissimo, negli anni ’50 con il Gruppo Grottisti delle Giulie. Poi le necessità della vita lo avevano allontanato dal mondo delle grotte sino ai primi anni ’90, allorché vi ritornò entrando nella Commissione Grotte E. Boegan. La sua capacità di operare in qualsiasi ruolo, la disinteressata disponibilità e l’entusiasmo giovanile che lo caratterizzavano fecero sì che gli venissero affidati vari incarichi, tutti assolti egregiamente.
Oltre ad essere stato eletto nel Direttivo della CGEB è stato anche Segretario di Redazione della Rivista Atti e Memorie, curatore della spedizione delle riviste sociali, Direttore della Grotta Gigante, Bibliotecario. In questi ultimi anni si era dedicato anima e corpo al Gruppo Cavità Artificiali dell’Alpina delle Giulie
Nei vent’anni di partecipazione attiva alla vita sociale è stato presente nelle campagne di scavi alla Grotta Martina, 5640 VG, alla Curta de Lucio, 5800 VG, alla Lazzaro Jerko, 4737 VG, alle grotte Karl e Zita, 5020 VG e 5441 VG, ma soprattutto alla Grotta Gualtiero, 5730 VG, cui ha dedicato una quarantina di uscite con la squadra di rilevamento e di cui ha curato la realizzazione delle tavole che corredano il libro “La Grotta dei Sogni” edito nel 2002 dalla Regione e da tempo esaurito.
Se è stato presente “sul campo” a lavorare con mazza e punta o con pala e piccone, lo è stato pure a tavolino realizzando – spesso in collaborazione con altri soci – una dozzina di pubblicazioni, fra cui si possono ricordare le trenta pagina di tavole della Grotta dei Sogni, la monografia sulle grotte di guerra del Monte Cocco ed il catalogo dei primi duecento ipogei di guerra rilevati sull’Ermada.
Aveva in progetto altre opere, ma la falce di nostra sorella morte, nel suo caso sensibilmente aiutata dall’amianto inalato nei cantieri in gioventù, ha stabilito diversamente.
Un grave lutto per la Commissione Grotte e per il Gruppo Cavità Artificiali
Alla fine del gennaio 2010 è venuto a mancare, stroncato dall’amianto, Flavio Vidonis. Nato nel 1938, nel 1958 è diplomato capitano di macchina, quindi fa vari lavori fra cui – per un periodo – la direzione di un panificio industriale, trovando infine impiego presso la Fincantieri ove si ferma per un trentennio.
Amante del Carso e della natura (al suo attivo ci sono la salita di tutte le Giulie e di alcune grandi montagne del continente americano), aveva iniziato ad andare in grotta giovanissimo frequentando per un periodo degli anni ’50 il Gruppo Grottisti delle Giulie. Riprese la sua attività negli anni ’90, ormai uomo maturo, con la Commissione Grotte E. Boegan, ove si distinse per la sua capacità di operare in qualsiasi ruolo con la disponibilità e l’entusiasmo giovanili che lo caratterizzavano. Per questo gli vennero affidati vari incarichi, tutti assolti egregiamente. Fu via via membro del Direttivo della CGEB, Segretario di Redazione della Rivista Atti e Memorie, curatore della spedizione delle riviste sociali, Direttore della Grotta Gigante (durante la sua gestione venne inaugurato il Sentiero Finocchiaro, effettuata la prima Cronotraversata del Maestro, acquistato e sistemato nell’Ingresso Alto il nuovo scheletro di Ursus Spelaeus, completata la palazzina servizi presso l’Ingresso Alto), Bibliotecario (mansione in cui ha provveduto a schedare e informatizzare un migliaio di libri, restaurandone – era anche bravo rilegatore – quelli più disastrati). In questi ultimi anni si era dedicato anima e corpo al Gruppo Cavità Artificiali dell’Alpina delle Giulie, di cui è stato fra i fondatori e primo Responsabile.
Nei vent’anni di partecipazione attiva alla vita sociale è stato presente nelle lunghe campagne di scavi alla Grotta Martina, 5640 VG, alla Curta de Lucio, 5800 VG, alla Lazzaro Jerko, 4737 VG, alle grotte Karl e Zita, 5020 VG e 5441 VG, ma soprattutto alla Grotta Gualtiero, 5730 VG, cui ha dedicato un centinaio di uscite con la squadra di rilevamento (soprattutto di quella specializzata nel rilevo con il tacheometro che ha operato nei due chilometri superiori) e di cui ha curato la realizzazione delle tavole che corredano il libro “La Grotta dei Sogni” edito nel 2002 dalla Regione Friuli Venezia-Giulia.
Se è stato presente “sul campo” a lavorare con mazza e punta o con pala e piccone, lo è stato pure a tavolino realizzando – spesso in collaborazione con altri soci – una dozzina di pubblicazioni, fra cui si possono ricordare le trenta pagina di tavole della Grotta dei Sogni, la monografia sulle grotte di guerra del Monte Cocco ed il catalogo dei primi duecento ipogei di guerra rilevati sull’Ermada.
La Redazione
Addio Flavio, amico del tramonto
Era la fine del 1998 e partecipavo con il gruppo che si dedicava alla disostruzione della grotta Lazzaro Jerko, allorché cominciai a frequentare Flavio; anche se lo conoscevo da diversi anni nella sua veste di segretario di redazione di Atti e Memorie, non c’era fra noi quell’amicizia che si instaura fra le persone che condividono le fatiche di una giornata di lavoro in grotta, fra fango ed acqua, e che durante le pause per riprendere fiato si scambiano magari la merenda o un sorso d’acqua.
Le cose cambiarono alla fine dei lavori alla Lazzaro; si era formato da alcuni anni in seno alla CGEB un nuovo gruppo, il Gruppo Cavità Artificiali che aveva come principale scopo lo studio e la valorizzazione delle opere della guerra ‘15-‘18 del nostro territorio, in particolare i Monti Ermada e Cocco.
Flavio ne era uno dei fondatori; ci siamo così ritrovati nuovamente a stretto contatto, e la nostra amicizia da casuale incominciò ad approfondirsi ed a consolidarsi. Era il trascinatore del gruppo, il più entusiasta ad iniziare un nuovo lavoro, il primo ad “armarsi” per sistemare le tabelle di riconoscimento delle tante “tane di volpe“; era un bravo disegnatore e un rilevatore capace (tutti i rilievi della Grotta Gualtiero Savi, conosciuta anche come Grotta dei Sogni, sono opera della sua mano); per questo abbiamo passato assieme tante ore a rilevare le grotte di guerra che poi a casa metteva in bella copia, per non parlare poi dei tanti giorni, mesi ed anni passati insieme a svuotare le tane di volpe ed in particolare la n. 52 e la n. 54. E quale è il miglior modo per cementare un’amicizia se non durante le soste-merenda, dove ognuno scaricava con un buon panino ed un bicchiere di vino la fatica accumulata, oppure quando per i suoi compleanni invitava parenti ed amici al casello Modugno in Val Rosandra per una serata da trascorrere in allegra compagnia, oppure alla sera dopo la cena in cima al Pal Piccolo a cantare con gli amici dei “Dolomiten Freunde”.
Un anno fa sei venuto a mancare, ed a Te voglio dedicare questo pensiero: A Te che con coraggio hai affrontato la vita, la malattia e la morte con una dignità sconosciuta alle persone comuni; la tua ironia – a volte beffarda, a volte pungente, la tua sensibilità e la disponibilità fuori dal comune hanno fatto di te un persona veramente speciale. E’ stato un onore per me poter essere stato tuo amico, aver potuto dialogare scambiandoci pensieri, riflessioni e idee.
Addio Flavio.
Edi
L’ultimo addio ad un amico
Flavio ci ha lasciato. Se ne è andato dopo una lunga malattia, lasciando in noi tutti un senso d’incredulità e di rifiuto al pensiero che il nostro vulcanico amico, così pieno di vita e d’interessi e da sembrare indistruttibile, non fosse più tra noi. Con il passare del tempo l’amarezza per questa perdita si è lentamente attenuata ed ora possiamo ricordare con serenità tutto ciò che abbiamo realizzato assieme.
Ci siamo conosciuti in Commissione Grotte al tempo in cui si lavorava alla Lazzaro Jerko, ma è dal 1998, quando abbiamo scoperto di avere una comune passione per la storia e le opere militari della prima guerra mondiale, che abbiamo iniziato a frequentarci assiduamente.
Per sviluppare al meglio questa attività abbiamo formato in seno alla Società Alpina delle Giulie, il “Gruppo Cavità Artificiali” del quale Flavio è stato nominato reggente. Carica che ricoprirà sino alla fine.
Per più di un decennio abbiamo ripercorso assieme il Carso triestino alla ricerca di fortificazioni abbandonate ripulendole e liberandole da tutto quello che il tempo e l’azione dell’uomo avevano accumulato.
Mi ricordo delle lunghe discussioni, alla fine della giornata, sul come realizzare i lavori. Talvolta ci accaloravamo tanto nella discussione che i presenti, che non ci conoscevano, pensavano che stessimo litigando, ma tutto finiva davanti ad un buon spritz e con un arrivederci alla prossima volta.
Tutto questo è proseguito per più di un decennio, con centinaia di uscite. Siccome il Carso a lungo andare ci stava stretto abbiamo pensato, giusto per cambiare, di partecipare alle campagne di scavi sui monti della Carnia assieme ai Dolomitenfreunde; così per alcuni anni abbiamo scavato e sudato con loro sulla cima del Pal Piccolo riportando alla luce quelle trincee in cui – novant’anni prima – i nostri ed i loro progenitori avevano combattuto e sofferto.
Tutti questi anni di continue frequentazioni, di progetti e di fatiche comuni hanno creato nel gruppo una solida amicizia che nessun evento funesto potrà cancellare.
Se è vero che nessuno muore finché il suo ricordo rimane nella mente e nel cuore di chi lo ha conosciuto, Flavio sarà sempre presente tra noi.
Claudio