Sciacca spedizione 2012

Sciacca 2012

Pubblicato sul n. 59 di Progressione ano 2012

Ingresso delle Stufe: un gruppo misto tra CGEB e La Venta sta per entrare (arch. prog. Kronio)

Nel periodo dal 5 al 16 dicembre 2012 la Commissione Grotte “Eugenio Boegan” e l’Associazione geografica “La Venta” hanno effettuato un’ulteriore spedizione sul monte Kronio, a Sciacca. Gli scopi erano l’accompagnamento di un’archeologa della Soprintendenza Archeologica di Agrigento all’interno delle Stufe di San Calogero, per consentire un primo, sommario sopralluogo ai vasi presenti, e la continuazione dell’esplorazione della grotta stessa, sfruttando la tecnologia maturata in anni di esperienza nella permanenza in grotte calde. È stata esplorata, al di là del “pozzacchione”, la prosecuzione intravista anni orsono, da dove era stato accertato provenisse il vapore caldo. Nella grotta inoltre, giusta autorizzazione della stessa Soprintendenza, è stato allestito un set video-fotografico per riprendere delle immagini e delle scene per un primo reportage video documentaristico dell’eccezionale sito archeologico. Sono inoltre state eseguite ulteriori misurazioni fisico-ambientali e geologiche e installate nuove strumentazioni.

Come novità, tutte le attività degli speleologi sono state monitorate da una squadra specialistica composta da medici e biologi in collaborazione con la Struttura Complessa di Laboratorio Medico dell’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca.

La spedizione si è svolta in collaborazione e con il patrocinio di tutti gli enti interessati: il Comune di Sciacca, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e l’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca.

Hanno inoltre contribuito in maniera determinante al contenimento dei costi di una spedizione mai così tanto corposa (28 partecipanti) la Atlas Copco, che ci ha fornito in comodato d’uso gratuito 2 maxi compressori d’aria, la Cartubi di Trieste per la fornitura gratuita di tutti i tubi necessari al raffreddamento degli speleologi, il Verdura Golf & Spa Resort di Sciacca che ci ha gratuitamente ospitati in un ambiente confortevole, attorniati da uno splendido panorama di aranceti pronti per la raccolta.

Sono pure state collaudate nuove tecnologie per facilitare gli operatori (speleologi, archeologi e ricercatori) a muoversi in sicurezza nella grotta al fine di compiere le loro indagini.

L’eccezionalità del sito è documentata da una notevole mole di letteratura. Dalla prima discesa moderna del 1942 si sono succedute a cadenza regolare una ventina di spedizioni speleologiche ed archeologiche fino ai giorni nostri, che hanno visto partecipi nomi illustri della nostra nazione, nonché una notevole quantità di operatori e ricercatori del settore. Attualmente sono coinvolte alcune università italiane tra cui quelle di Torino, Trieste, Firenze e Bologna, e vari enti ed istituti di ricerca nazionali. La volontà e lo spirito dell’iniziativa erano di proseguire nell’iniziativa che si qualifica come un “unicum” mondiale sia come particolarità del sito archeologico, della sua eccezionale sequenza stratigrafica e dello stato di conservazione dei reperti (grandi vasi eneolotici), che della conoscenza del flusso vaporoso e delle implicazioni del suo sfruttamento a livello terapeutico, ma soprattutto per l’aspetto multidisciplinare che pongono ormai il “Progetto Kronio” a livelli di ricerca di eccellenza nel panorama internazionale.

Questi sforzi hanno visto impegnato un nutrito gruppo di speleologi-ricercatori. L’accesso al sito però, anche se facilitato dal nostro supporto tecnologico di nuova generazione, si è visto rallentato dal precario stato di conservazione di alcuni manufatti installati all’interno della grotta durante le precedenti spedizioni, in particolare la grande scala di accesso che, percorso il pozzo Medeot, arriva alle due gallerie dove sono conservati gli antichi vasi. Nello specifico la scala andrebbe sostituita con una più moderna onde consentire agli operatori di percorrerla nella massima sicurezza, anche per un controllo ordinario del sito.

RELAZIONE TECNICO ESPLORATIVA

La novità di quest’ultima spedizione sul Kronio è stato l’intervento diretto nelle Stufe –preannunciato da tempo– da parte di un’archeologa della Soprintendenza di Agrigento, la dott.ssa Nuccia Gullì.

Per consentire una sua agiata e sufficientemente lunga permanenza all’interno della grotta, si é deciso di ritornare ai vecchi, collaudati sistemi di raffreddamento mediante tute collegate a dei tubi, a loro volta allacciati a dei compressori esterni, che insufflavano aria esterna, più fresca e secca.

Per permettere un maggior abbassamento della temperatura sono stati inoltre collaudati dei piccoli raffreddatori portatili, sempre allacciati all’aria compressa, i quali però sono stati scarsamente utilizzati, in quanto creavano un divario termico troppo ampio. Il loro utilizzo si è invece dimostrato importante nella loro installazione all’interno di una piccola tenda installata dentro alle Stufe, dove la temperatura è stata così abbassata a circa 27°. Potrebbe senz’altro servire in situazioni di emergenza o anche solo per permettere di effettuare, in condizioni climatiche più favorevoli, delle ricerche circoscritte.

All’esterno sono stati utilizzati 2 compressori da 10.500 l/min, allacciati in coppia non tanto per la quantità d’aria necessaria, quanto per la sicurezza nella continuità di fornitura d’aria nell’eventuale caso di guasto di uno di essi.

All’interno è stato steso un tubo di gomma da 3/4 di pollice per tutta la lunghezza della grotta, mentre ogni 20 metri circa sono state applicate delle derivazioni, con tubi da 3/8 che, collegati alle tute, sono serviti agli esploratori per muoversi fino all’allacciamento successivo.

In tal modo è stato possibile effettuare il percorso completo di tutta la galleria Di Milia rimanendo sempre riforniti di aria fresca e permettendo così una più lunga permanenza.

La parte archeologica, effettuata dalla dott.ssa Gullì, si è limitata ad uno studio sui primi vasi presenti all’inizio della galleria Bellitti, comprendendo anche il prelievo di campioni da analizzare, raccolti dentro ed in prossimità degli stessi. È stata inoltre accompagnata fino alla fine della galleria Di Milia, dove ha potuto di persona verificare la straordinaria quantità di vasi deposti ed anche la diversa tipologia degli stessi, cosa che dovrà essere in futuro catalogata e posizionata su un rilievo in 3D.

La stesura dei tubi è stata indispensabile, inoltre, per poter esplorare la prosecuzione vista nelle precedenti spedizioni, posta alla fine della galleria Di Milia. A tale scopo è stato deciso di utilizzare scalette speleo anziché la corda, per una migliore facilità di utilizzo. È stata così risalita una china fangosa di una decina di metri, oltre alla quale si apriva un pozzo di una ventina di metri, anch’esso estremamente fangoso (guano semi-liquido). La sua discesa, piuttosto complicata considerando che gli esploratori dovevano trascinarsi anche il tubo dell’aria, non ha purtroppo dato gli esiti sperati, cioè una continuazione transitabile. Anche una “finestra” posta sul camino sovrastante il pozzo, ha rivelato essere un cunicolo basso ed impraticabile, se non ampliato artificialmente.

Come spesso successo in passato, le cose più promettenti sono state però trovate nel momento di chiudere la spedizione, e ciò è accaduto anche questa volta.

Nella fase di recupero dei tubi, effettuato quindi senz’aria esterna, è stato infatti notato un pertugio laterale, finora tralasciato perché giudicato una delle tante fessure impraticabili presenti. Spostando invece alcune pietre che ne occludevano il passaggio (ci troviamo a fianco della china detritica presente all’ingresso della galleria Di Milia) è stato aperto un meandro abbastanza agevole, dove sono stati subito trovati una statuina in pietra ed una pietra incisa, sicuramente molto antiche. In prossimità inoltre, deposti a terra, si trovavano due piccoli oggetti in terracotta. Per poter proseguire nell’esplorazione senza provocare danni, sono stati spostati dal percorso ma, dopo pochi metri, è stato rinvenuto uno scheletro quasi totalmente immerso nel fango, dove l’esplorazione si è fermata sia per la mancanza dell’aria fresca, sia per evitare di contaminare il sito, ancora vergine e soggetto senz’altro a futuri studi. Questo nuovo ritrovamento apre nuovi, grandi orizzonti sia archeologici che esplorativi, in quanto il meandro prosegue e più avanti si allarga, sempre interessato dal movimento dell’aria calda.

Del ritrovamento è stata subito informata la dott.ssa Gullì che, con l’approvazione del Soprintendente arch. Meli, ci ha insistentemente richiesto, nonostante fossimo ormai in partenza, il recupero all’esterno dei nuovi reperti, apponendo dei segnalini nei punti dove gli stessi si trovavano in origine. Ciò è stato fatto con la loro presenza all’ingresso delle Stufe e tutto il materiale è stato consegnato a mani dell’arch. Meli per il successivo studio, che si presenta essere molto interessante.

 

Testimonianza del pozzo estremamente fangoso percorso in esplorazione (arch. prog. Kronio)

IL PROGETTO DOCUMENTARISTICO

Premessa

A oltre settanta anni dalle prime esplorazioni, lo sforzo umano e tecnologico prodotto nelle viscere del Monte Kronio, assieme ai misteri ancora custoditi nel suo caldissimo cuore, meritano di essere raccontati al mondo.

Le vicende esplorative e umane, le ricerche scientifiche multidisciplinari, i rischi, la storia ancora da ricostruire e sigillata dal calore, il contesto geografico stesso costituiscono un unicum a livello mondiale che non può rimanere tesoro di pochi.

Una delle forme di documentazione di maggiore impatto ed efficacia è la documentazione video, a maggior ragione ora che lo sviluppo di tecnologie sofisticate –e nel contempo semplici– di ripresa e illuminazione consente di ottenere risultati importanti.

In quest’ambito il Progetto Kronio è in grado di mettere in campo un team di tecnici tra i più preparati al mondo, sia tecnicamente sia fisicamente, con all’attivo lavori effettuati per i maggiori broadcaster televisivi mondiali, equipaggiati con le migliori tecnologie sviluppate per resistere al calore (sia il personale umano che le attrezzature), sull’esempio di quanto fatto nella caldissima Grotta dei Cristalli di Naica, Messico, dove si è operato con temperature superiori ai 47°C e umidità vicina al 100%.

Raccolta di campioni geologici da analizzare (arch. prog. Kronio)

Il Progetto

Da quanto sopra deriva l’intenzione, sarebbe meglio dire il dovere, di realizzare una documentazione video completa di tutte le attività, con particolare riferimento a studi archeologici, esplorazioni speleologiche, ricerche su clima sotterraneo e paleoclima, geologia, mineralogia e studi sulla fisiologia dello sforzo in ambienti estremi.

Nella realizzazione delle riprese saranno utilizzate tecnologie di ultima generazione, cioè HD progressivo (alta definizione) e tutti gli strumenti necessari per raggiungere un’altissima qualità. Del resto la complessità dell’ambiente e i rischi che esso presenta rendono uniche e difficilissime le riprese, che per questo devono essere realizzate al meglio, laddove spesso non ci può essere una seconda possibilità. La temperatura superiore ai 38°C e l’umidità relativa prossima al 100% rendono critiche le condizioni operative delle attrezzature, portandole al limite. Nello stesso tempo la concentrazione e l’impegno richiesti ai tecnici (cameraman, assistente, fonico), che operano nelle stesse condizioni estreme, ne pongono a rischio l’incolumità fisica e psicologica.

La documentazione dovrebbe seguire lo svolgersi delle varie attività nelle differenti tappe programmate nel progetto generale, arricchendole con interviste specifiche e con alcune scene e ricostruzioni realizzate ad hoc. In fase di montaggio delle immagini il racconto sarà arricchito da contributi di computer grafica che dovranno illustrare in modo semplice il sistema di grotte contenuto all’interno della montagna e la sua origine.

I prodotti finali di tale produzione video saranno, nelle nostre intenzioni:

  1. un documentario scientifico e divulgativo di alta qualità, finalizzato alla diffusione nazionale e internazionale, della durata di 50’, che racconterà l’intera storia archeologica ed esplorativa passata e presente;
  2. una serie di brevi documentari specifici sulle differenti attività, ad uso scientifico e didattico, a disposizione delle istituzioni coinvolte nel progetto generale, delle scuole e per la promozione culturale locale.

Risorse economiche e sfruttamento deI diritti

Le risorse necessarie a realizzare le riprese video e la successiva postproduzione (montaggio video e audio, musiche, voce di commento, computer grafica ecc…) dovranno essere messe a disposizione dal Progetto Kronio e/o da contributi esterni da individuare. La possibilità di ottenere delle risorse sia per la produzione della documentazione video che per lo svolgimento delle attività di ricerca, dipende anche dalla possibilità di veicolare il documentario su televisioni nazionali e internazionali: aspetto che da un lato soddisferebbe le necessità di divulgazione e dall’altro consentirebbe l’acquisizione di fondi utili agli obiettivi del Progetto.

In quest’ottica è necessario definire con le autorità competenti un accordo che definisca, nell’ambito di questa importante operazione di documentazione e divulgazione culturale, anche l’aspetto dello sfruttamento dei diritti. La nostra proposta è mettere a disposizione della Soprintendenza ai Beni Archeologici e dell’Assessorato alla Cultura tutti i prodotti video, e nello specifico quelli elencati al punto 2, in vari formati sia fisici (DVD) che digitali, ricevendo in cambio il benestare all’uso dei diritti commerciali al fine del finanziamento della ricerca e del documentario stesso.

Hanno partecipato per la CGEB: Roberto Prelli, Louis Torelli, Lucio Comello, Riccardo Corazzi, Federico Deponte, Maurizio Glavina, Spartaco Savio, Paolo de Curtis, Piero Gherbaz, Elisabetta Stenner, Marino Viviani, Eugenio Dreolin, Dario Riavini.

Per l’Associazione La Venta: Giovanni Badino, Tullio Bernabei, Carla Corongiu, Vittorio Crobu, Gianni Del Maschio, Umberto Del Vecchio, Tono De Vivo, Beppe Giovine, Luca Imperio, Francesco Lo Mastro, Luca Massa, Leonardo Piccini, Giuseppe Savino.

Ha collaborato fattivamente inoltre l’amico Giuseppe Bono.

Roberto Prelli

P.S.: nel frenetico accavallarsi di ricerca, esplorazione, interviste e contatti con le autorità locali non siamo riusciti a trovare il tempo per commemorare degnamente la targa posta all’esterno delle Stufe, dedicata a chi più di tutti noi ha profuso tempo e denaro per lo studio e la conoscenza del fenomeno del monte Kronio: Giulio Perotti.

Sono certo che di ciò ci perdonerà e –chissà– forse da lassù ci avrà indicato proprio lui la nuova via.