RICCARDO TEDESCHI 1960 + 19.12.1979
Il silenzio c’è nel cielo
Il silenzio c’è sulla montagna Il silenzio c’è nel sentiero
Il silenzio c’è nelle valli
Il silenzio c’è nel tuo cuore L’anima tua vaga per i monti aspettando l’eterna primavera del tuo risveglio
Gioia di vivere
Gioia di vivere
Vivere
ENNIO TEDESCHI
Ricorderò sempre quel mercoledì 19 dicembre quando Ricki partì con il suo nuovo zaino per la montagna.
Ricorderò sempre quella sera quando lo incontrai frettolosamente in sede, perchè quella fu l’ultima volta che lo vidi, fu l’ultima volta che udii le sue stentate parole.
Durante quell’escursione solitaria sulla Vetta Bella nelle Alpi Giulie Occidentali qualcosa fermò il suo giovane destino. Il suo sacco a pelo in un rifugio, dei moschettoni in una fettuccia tra la neve, furono le sue uniche cose trovate: di lui più nessuna traccia.
Fu spontanea ma vana la !unga e difficile ricerca in quel mare bianco e profondo solcato da innumerevoli slavine.
I nostri occhi andavano cercando ovunque, le nostre grida si alzavano alte tra quelle cime, ma lui non poteva sentire. Tutto era diventato un enigma; dubbi e domande alle quali non sapevamo dare una risposta, e che ancora oggi rimangono tali. Disperati e difficili furono quei giorni per coloro che speravano. Tremendi per qualcuno che a casa aspettava. Era il 19 quel mese di dicembre, erano 19 i tuoi anni, ma nessuno potrà ridarteli, nessuno potrà più cogliere quel tuo impenetrabile dolce melanconico sorriso infinitamente buono. Perchè perdere un amico? Perchè staccarci da tutto ciò che amiamo? Umano è lamentarsi, umano è non capire, umano è piangere con chi piange. Ed è questo il nostro dolore e la nostra rabbia impotente.
Immobili ci troviamo di fronte al tuo vuoto, ma con tanta voglia di soffrire da soli, con tanta voglia di rimanere seduti di fronte ai nostri pensieri che parlano di passato fatto di troppi ricordi difficili da contenere nel presente.
Impassibili e schernevoli rimangono le montagne, che come giganteschi Buddha ascoltano fredde i nostri silenziosi lamenti.
A volte il pianto, amaro in se stesso, può darci la dolcezza delle cose rapite troppo presto. Ma per molti di noi il tuo ricordo non sarà possibile comunicano a parole, o colmano con le tue imprese o con le tue gesta, perchè la vera storia della tua giovane vita rimarrà sempre di chi ti ha conosciuto; di chi assieme a te ha vissuto insieme tra gioie e dolori la comune ricerca del vivere reale.
Stefano Zucchi
Domenica 13 aprile 1980, due escursionisti friulani rinvenivano, ancora semisepolto dalla neve di 4 mesi, il corpo di Riccardo, caduto da solo nei camini della Vetta Bella tra il 19 e il 21 dicembre 1979.