GIANFRANCO BERTINI (TS 1941 – 2002)
Testo di Mario Bussani, già prima guida speleologica d’Italia, pubblicato su Il Piccolo del 25 febbraio 2002
A metà febbraio è morto Gianfranco Bertini. Con lui se ne è andato uno degli ultimi esponenti, se non proprio l’ultimo, del vivace mondo “grotti stico” della Trieste del dopoguerra, un mondo composto da dozzine di gruppi grotte formati da frotte di giovani e ragazzini aggregati attorno ad un capo carismatico e a qualche rotolo di scalette con cavi d’acciaio (diametro 6/8 millimetri) e gradini in legno (qualche volta corgnàl, più spesso faggio evaporato).
Bertini, classe 1941, era uno di questi leader, alla testa di un gruppo – il GEST: Gruppo escursionisti speleologi triestini – in attività dal 1953. Il Gest di Bertini aveva nel mondo speleologico degli anni ’50 un ruolo ben preciso: la capacità e l’esperienza dei suoi ragazzi lo indirizzarono alla ricerca di salme di infoibati, attività che si estrinsecò oltre che sul nostro Carso – ove tutte le prospezioni in grotta erano finalizzate alla ricerca di resti umani – anche nel Veneto, nelle cui cavità furono condotti sondaggi e recuperi. L’idea di andar per grotte con lo scopo di cercare e quindi recuperare i resti delle vittime degli sconvolgimenti degli ultimi mesi della seconda guerra mondiale non sorrideva a tutti. Chi politicamente non era troppo lontano dall’area di riferimento del Gest faceva finta di ignorare la sua attività, chi la pensava diversamente, si appigliava a ogni scusa per denigrarlo.
Incurante dello scherno e dell’ostilità, proseguì sempre per la sua strada, a testa alta, con la consapevolezza di fare qualcosa di utile e doveroso.
Generoso e dotato di un coraggio notevole, cui si aggiungeva una buona forza fisica, era un “grottista” perfetto. Fornito da madre natura anche di una bella voce tenorile, era l’anima del coro del gruppo in cui si svolgeva la sua attività.
Ulteriori notizie su Gianfranco Bertini si possono trovare in:
P G (Guidi P.), 2002: Addio all’ultimo grottista, La Gazzetta dello speleologo, n. 63, Trieste feb. 2002