Giovanni Andrea Perko

GIOVANNI ANDREA PERKO (1876-1941)

Pubblicato sul n. 44 di Progressione anno 2001
Giovanni Andrea Perko nasce a Volosca, vicino ad Abbazia (Istria orientale), nel 1876. A Trieste compie gli studi medio-superiori alla Scuola ginnasiale di lingua tedesca, negli anni in cui si svolgeva un’animata gara tra i giovani triestini per l’esplorazione delle grotte del Carso.  Nella Trieste della seconda metà de11’800, in seno agli eterni contrasti etnicoculturali, furono costituiti i primi gruppi speleologici. Questi sorsero sulla scia emotiva delle grandi scoperte che ci si attendeva dall’esplorazione e dallo studio del mondo carsico, con le sue grotte e con i suoi grandiosi ed affascinanti problemi idrologici.  Un motivo ed un modello entusiasmava il pubblico ed interessava in particolare le società scientifiche e culturali della città: il problema del Fiume Timavo.
Videro così la luce delle associazioni nel cui seno furono costituiti degli appositi comitati per le indagini sotterranee, ma erano società formate da persone adulte, che per lo più appartenevano a dei particolari ceti sociali e culturali. Furono fondate tre di lingua italiana, due di lingua tedesca ed una “mista”, ossia di lingua italiana addirittura classicheggiante, ma di stretta osservanza asburgica, ciò avvenne a partire dal 1883.  Appena nel 1892 comparvero in forma associativa anche dei gruppi studenteschi, costituiti da giovani entusiasti per le importanti scoperte che furono fatte in quegli anni dagli “adulti” delle grandi società fondate quasi 10 anni prima, in particolare nell’esplorazione delle grandi gallerie del Timavo ipogeo nelle Grotte di San Canziano. Di osservanza italiana, fu fondato dai fratelli Boegan il “Club Alpino dei Sette” e l’anno dopo, ovviamente, da altri studenti, i fratelli Petritsch e Perko di “cultura” tedesca il “Hades Verein”.
L’attività molto intensa e coraggiosa di tutti questi giovani era però già iniziata a partire dal 1890. Per il Perko, professore di scienze fu quel Karl Moser entusiasta studioso del Carso e delle sue grotte, che seppe infondere ai giovani studenti, oltre alla passione per le esplorazioni, anche quella dello studio del mondo sotterraneo. Il loro “modello” era il noto speleologo Franz Krauss di Vienna ed il suo ancora oggi celebre volume: “Hohlenkunde”, libro che fu sempre consultato e riletto da questi giovani “Hohlenforscher”.  Il Perko in particolare divenne un vero e proprio studioso e cultore di speleologia. Nell’arco della sua vita pubblicò oltre 160 lavori, una parte in lingua tedesca, molti altri in italiano. Quando nel 1894 il loro circolo “Hades” ed anche il corrispondente “Club Alpino dei Sette” vennero sciolti dalla polizia austriaca, poiché a quei tempi gli studenti non potevano avere forme proprie di associazionismo, il suo “gruppo” chiese di aderire alla “Sektion Kustenland des Deutsches und Osterreichische Alpen Verein”, con l’appoggio del Marinitsch, il grande esploratore delle grotte di San Canziano.
Ma gli “anziani” non li vollero nelle loro file poiché non credevano a questi giovani ed al loro entusiasmo. Questi allora si rivolsero al Club Touristi Triestini, dove andarono a costituire il Comitato per le Grotte. L’attività del Perko nel mondo ipogeo fu davvero intensa, in particolare sul Carso e nell’lstria settentrionale, comprendente anche la Valsecca di Castelnuovo. Si deve proprio al Perko la prima vera esplorazione della Grotta Gigante, il suo rilievo ed i primi studi sulla cavità. Sembra che il termine Riesengrotte sia stato da lui coniato. Eseguì con grande attenzione e competenza studi e rilievi su di un centinaio di grotte tra le più interessanti e profonde. È il caso di ricordare oltre alla Gigante, il Hades Schlund (61 VG), il Pluton Schlund (23 VG), la Tropfsteingrotte von Lipiua (1 1 VG), I’Andreas Schlund (46 VG). Inoltre esplorò, rilevò, pubblicò studi e notizie sulla Grotta delllAlce, I’Abisso dei Serpenti, I’Abisso Martel di Prosecco, I’Abisso sopra Chiusa di Basovizza, la Grotta Ercole, la Grotta di Ternovizza, la Grotta Noè e tante altre importanti cavità. Nel 1905 esplorò ed eseguì un accurato rilievo della grotta del Fumo di Marcossina.
Per quanto riguarda in particolare i rapporti che il Perko ebbe con la Riesengrotte (Grotta Gigante), è doveroso ricordare che il 18 agosto 1890, giorno del genetliaco dell’lmperatore Francesco Giuseppe, (da ciò il nome che venne assegnato alla grande caverna: “Duomo dell’lmperatore”), Leo Petritsch e Andrea Perko del Circolo “Hades”, scendono nella grotta dal III ingresso (quello attuale, a quel tempo uno stretto pozzetto di 7 metri di profondità) e, nel 1894 da parte del Perko, viene pubblicato il rilievo ed una prima relazione. La successiva visita del 1897 è molto importante, il Perko compila infatti una perfetta relazione sulla grotta, come se ne sono viste ben poche non solo nella sua epoca, ma anche in seguito.  Eseguì un ottimo rilievo, e ci fornì con grande competenza delle ampie notizie sui ritrovamenti di culture umane rinvenute sul piazzale di fondo del “Duomo”. Il lavoro venne pubblicato in italiano sulla rivista “Il Tourista”. Analoga relazione, rilievo, descrizione dei ritrovamenti, questa volta tutto in tedesco, troviamo pubblicato sulla rivista “Globus” del 1906. Fino al 1908 pubblica sulla grotta altri 10 lavori, tutti con l’intenzione della valorizzazione turistica della Grotta Gigante. Nel 1909 lo troviamo sul Carso di Postumia ad esplorare le parti più recondite dell’Abisso della Maddalena, della Grotta Nera, dell’Abisso della Piuca, nella ricerca del corso sotterraneo della Piuca.
Con le sue notevoli esperienze fatte in tanti anni nel mondo delle grotte, diventa segretario nell’ufficio terriroriale della Commissione per l’amministrazione delle Grotte di Postumia.  La sua grande passione da quel momento la rivolse quasi esclusivamente a questo gioiello del “Krainer Karst”. Ben presto divenne amministratore del vasto complesso ipogeo ed iniziò un lungo ciclo di studi per la valorizzazione turistica delle grotte, per le ricerche scientifiche sulle stesse ed ebbe così numerosi contatti con la speleologia internazionale. La Grande Guerra (1 91 4-1918) non interruppe i suoi lavori per le Grotte di Postumia. E di quel periodo la costruzione di ponti e gallerie artificiali per collegare la Grotta del Paradiso, con il Calvario e con la costruenda galleria di comunicazione con la Grotta Nera. A questo scopo vennero utilizzati dei prigionieri di guerra russi.
Questa facoltà di utilizzare una mano d’opera praticamente a titolo gratuito, derivava dal fatto che nel corso della Grande Guerra il Comando della V Armata A.U. (Isonzo armee), aveva la sede proprio a Postumia. Con l’annessione di Postumia all’ltalia, Perko entrò a far parte di un’importante gruppo di lavoro, costituito dal Bertarelli, presidente del TCI, dal prof. Gradenigo, dal col. Gariboldi, delegati questi, per una completa valorizzazione ai fini turistici del grande sistema carsico. Sicuramente il periodo migliore per Postumia e per il Perko furono gli anni che vanno dal 1920 al 1938. Sotto la sua direzione furono eseguiti l’impianto elettrico, la costruzione della sontuosa palazzina all’ingresso delle grotte, la sistemazione del trenino, il completamento dei grandi collegamenti interni delle grotte, la creazione dell’lstituto Italiano di Speleologia, della Biblioteca, del Catasto nazionale delle grotte, la rivista “Grotte d’Italia”, la creazione del laboratorio sotterraneo di biospeleologia.  Nel 1930 al Perko venne affiancato il giovane Franco Anelli, che sostituirà il Perko dopo la sua morte. AII’Anelli dopo la guerra, perdute per I’ltalia le Grotte di Postumia, facendo tesoro della grande esperienza avuta dal Perko, sarà assegnata la direzione delle Grotte di Castellana di Bari, che da Lui furono chiamate anche “la Postumia italiana”, grotte queste che saranno valorizzate soprattutto dal suo entusiasmo.
L’Anelli ci lasciò nel 1977. Perko fu indubbiamente un grande speleologo, appassionato, scientificamente molto preparato, fu premiato con il massimo riconoscimento che qualsiasi speleologo di quel tempo potesse sognare, quello di diventare il Direttore delle Grotte di Postumia.  La somma di tre culture e lingue, slava, tedesca e italiana, lo pongono oggi in quel mondo mitteleuropeo, di cui il nostro Carso e le sue grotte fanno parte. Il ritorno del suo nome e del suo ricordo con una targa posta nella “Sala dell’Altare” della Grotta Gigante, costituiscono un passaggio importante per il futuro. Con I’integrazione europea anche le terre del Carso avranno un nuovo ruolo culturale, conoscitivo e scientifico non solo a livello europeo, ma mondiale. Facciamoci una promessa, che anche altri nomi di illustri speleologi che tanto hanno dato alla conoscenza di questo mondo carsico, possano tornare nelle loro grotte.
Da parte della speleologia italiana, mi riferisco a Eugenio Boegan per le Grotte di San Canziano ed a Franco Anelli per le Grotte di Postumia. È un auspicio, speriamo che seguano anche i fatti.
                                                                                         Fabio Forti  

Testo pubblicato da Franco Anelli su Grotte d’Italia, s. 2, 4 (1939-1940): 151-158

A poco più di un anno dalla scomparsa di Eugenio Boegan, un nuovo lutto ha colpito la speleologia italiana, un altro vuoto ha diradato le nostre file. Giovanni Andrea Perco, per oltre trent’anni Direttore delle RR. Grotte Demaniali di Postumia, Consigliere dell’Istituto Italiano di Speleologia, si è spento a Trieste il 16 dello scorso aprile. Dopo pochi mesi di sofferenze si è chiusa serenamene tutta un’esistenza laboriosa, una vita di intenso, proficuo lavoro.
Nato a Volosca da famiglia istriana nel 1876, il Perco si formò nelle scuole ginnasiali di Trieste negli anni in cui si svolgeva più animosa la gara fra i gruppi di giovani esploratori. E ben presto si affermò tra essi non solo per audacia e passione, ma anche per sagacia di osservatore e spirito di naturalista. A vent’anni aveva già pubblicato parecchi resoconti di esplorazioni ardite, con risultati notevoli non soltanto per le difficoltà superate, le profondità raggiunte, l’ampiezza dei vani e la varietà delle concrezioni osservate, ma anche dal punto di vista geologico, paleontologico e faunistico. Già si profila, da questi primi lavori, lo speleologo completo, che si verrà poi sempre meglio affermando nelle successive ricerche: speleologo completo, che unì sempre all’ardimento consapevole della difficile discesa o dell’ardua esplorazione, una volontà tenace, una intelligenza pronta a coordinare i frutti di un attento spirito indagatore.
Una solida preparazione culturale e tecnica gli aveva potuto dare la consuetudine di lavoro con speleologi di larga fama nel campo scientifico e di consumata esperienza. L’ultimo decennio dell’Ottocento raccoglieva infatti a Trieste, fra gli altri, C. Marchesetti, G. Marinitsch, F. e G. Müller, cui poco dopo di aggiungevano il Krebs e il Mühlhofer; mentre le fortunate campagne del Martel, le scoperte del Circolo Antron a Postumia e quelle della Società Alpina delle Giulie nel Carso Triestino e Istriano, sotto l’impulso di E. Boegan, animavano la nobile gara fra i valorosi pionieri del mondo sotterraneo.
Fin dal 1909 l’attività speleologica del Perco si svolse nel Triestino e nell’Istria settentrionale, esplorando gran numero di grotte e di profonde voragini, tra cui più notevoli le grotte: Gigante, Noè, di Basovizza, dell’Alce (o Tilde), dei Serpenti, la grotta del Fumo di Matteria, l’Abisso Martel di Prosecco, l’Abisso sopra Chiusa di Basovizza. Esplorazioni che avevano tutto un programma di indagini svariate, dal rilievo topografico alle osservazioni geomorfologiche, alle misere termiche, alle raccolte biologiche, e, quando ne era il caso, alle ricerche paletnologiche e paleontologiche e all’idrologia; come risulta dalla serie di scritti pubblicati in tale periodo, serie conclusa brillantemente con la memoria “Zur oesterreichische Karsthöhlenforschung” del 1910.
Così vasta esperienza personale dei molteplici aspetti del sottosuolo carsico, le attive relazioni con centri speleologici di tutto il mondo, la diretta conoscenza con quelli di Europa, la ferrea memoria, conservata fino agli ultimi giorni, avevano conferito a Giovanni Andrea Perco una cultura speleologica veramente non comune.
Tale la rinomanza assicurata al Perco dalla sua multiforme attività, che meritatamente viene a lui affidata, quand’era poco più che trentenne, la direzione delle Grotte di Postumia. E da allora, come ben disse il Bertarelli, Egli “ha vissuto di passione per questa meraviglia: amante esigente che gli prende tutta la vita”. Alle “sue” grotte Egli dedica ormai esclusivamente l’energia volitiva e capace dello speleologo di gran classe e il frutto della lunga esperienza; e investiga il bacino morfologico e il bacino idrologico dell’intero sistema carsico cui esse appartengono. Ma sente anche, fin dal primo momento, che tale continuazione della sua attività di studioso e di esploratore è solo uno dei compiti che il nuovo ufficio gli assegna. E inizia immediatamente, col 1909, la divulgazione e la propaganda. La padronanza di più lingue e una innata abilità di pubblicista, che via via perfeziona e duttilmente modifica secondo i progressi della tecnica e le esigenze del pubblico di ogni paese, presto lo rendono anche in quest’arte maestro. Gran numero delle sue pubblicazioni, sparse in riviste di tutto il mondo, sono descrizioni con finalità divulgative del fiabesco regno sotterraneo di Postumia. E un altro compito assolve, di prima importanza esso pure, rivelandosi organizzatore lungimirante e capace. Non bastava, infatti, dare a coteste grotte la fama di una fra le più meravigliose creazioni naturali e richiamare ad esse folle di visitatori, ma occorreva provvedere in modo efficiente e concreto alle necessarie attrezzature turistiche.
Tutto questo prende magnifico impulso dopo il passaggio di Postumia all’Italia, mercé l’avvento da Lui invocato dell’Amministrazione Statale per la tutela di una così grandiosa e singolare bellezza. Il “colossale e geniale progetto di trasformazione delle Grotte” elaborato dal Perco – diceva bene anche qui il Bertarelli – si è attuato “grazie alla sua personale magnifica attività, e costituirà una sua gloria perenne”.
Menzione speciale, tra le sue benemerenze, merita il contributo da Lui dato perché sorgesse a Postumia un centro di studi speleologici a largo respiro. Del nostro Istituto Egli fu tra i propugnatori, e poi sin dall’inizio collaboratore solerte, consigliere autorevole, fervido sostenitore ed animatore. E molto di ciò che si è fatto è opera sua: in riguardo al Museo delle Grotte, alla Stazione biologica sotterranea, alla biblioteca e all’archivio, nonché alla vasta rete di proficue relazioni intessute con studiosi e con enti culturali d’Italia e di molti paesi d’Europa. Relazioni che si sarebbero dovute intensificare nell’attuazione dell’ultimo suo vasto progetto, in occasione dell’Esposizione Universale di Roma, per la quale aveva predisposto, ed era anche riuscito a far approvare, un grandioso programma di Mostra della Speleologia, dove riproduzioni e motivi tratti da ogni parte del mondo avrebbero fatto corona a quelli del Carso di Postumia e di Trieste.
Una grave malattia stroncò inesorabilmente due anni or sono la Sua attività operosa. Per parecchi mesi dovette lasciare il suo posto di lavoro, le assidue cure per decenni prodigate alle Grotte di Postumia; e noi che Gli fummo vicini vedemmo il doloroso tormento del forzato riposo: traspariva dai Suoi occhi bonari la penosa tristezza della tregua alla quale si era adattato sorretto dalla speranza, dall’ostinata volontà, di riprendere le energie di un tempo. E vi riuscì in parte, poiché ritornò ancora con noi nelle “sue” Grotte per rivivere in esse i giorni trascorsi nelle grandi opere da Lui ideate e compiute. Ma fu un breve ritorno e quando una crudele ripresa del male lo costrinse a letto, allora ci volle sovente vicini a Lui perché almeno ci sentisse parlare delle Grotte, perché ancora potesse impartirci le ultime Sue istruzioni per il domani, illustrarci i Suoi progetti per l’avvenire.
Solo quando lasciò la piccola “città delle Grotte” per essere accolto in una casa di cura, sentì veramente di accomiatarsi per sempre da una vita di intensa azione.
Nei giorni che seguirono la nostra vittoria alle frontiere di oriente ritornò fra noi il Suo corpo senza vita per il riposo eterno nella pace serena di Postumia. Ma il Suo spirito non si è spento, non lasciò di un sol giorno la grande creazione naturale per la quale aveva vissuto i Suoi giorni migliori e nella quale vivrà sempre nel ricordo perenne delle Sue opere geniali.

 Ulteriori notizie su Giovanni Perko si possono trovare in:

– – , 1937: Personalien, Mitt. Über Höhlen-und Karstforschung, Gravenhagen 1937 (4): 144
– – , 1938: Personalien, Mitt. Über Höhlen -und Karstforschung, Gravenhagen 1938 (2): 61
– – , 1938: Personalien, Mitt. Über Höhlen -und Karstforschung, Gravenhagen 1938 (4): 148
– – , 1941: Necrologi. Giovanni Andrea Perco, Alpi Giulie, 43 (4/6): 14
– – , 1990: Slovenskega Planinskega Drustva Trst. Jamarski Odsek, Rassegna della Fed. Spel. Triestina, n. spec. 1990: 12-13
Balazs d., 1992: Some oustanding persons of the speleological and karstological research in the Alps, Carpathian and Dinaric regions before 1914, Proc. ALCADI’92, Budapest 1992: 125-129
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Derossi Rinaldo, 1981: Un pioniere istriano della speleologia. Giovanni Andrea Perco, Voce Giuliana, 16 giugno 1981
Forti F., 2001: Giovanni Andrea Perko. Speleologo 1876-1941, Progressione 44: 54.56
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Galli M., 2000: La ricerca del Timavo sotterraneo, Museo Civico di St. Nat., Trieste 2000, pp. 174
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Medeot L. S., 1968: Documenti inediti e biografie per una “Storia della speleologia” (Friuli Venezia Giulia), Mondo Sotterraneo, n. u. 1967: 55-90
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Novak D. et al.., 1988: Gradivo za slovensko speleolosko biografijo z bibliografijo, , Nase Jame 30, suppl.: 1-192
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