2000 – Prime indagini faunistiche alla Grotta Lazzaro Jerko
La biospeologia (o biospeleologia), ovvero la scienza che si occupa dello studio della vita nelle grotte, affonda parte delle proprie radici proprio nella nostra città, dove presso il Museo di Storia Naturale operarono autentici pionieri in questo campo. Continuando questa lunga tradizione il nostro Museo ha recentemente costituito una Sezione di studi biocarsici, con l’intento di riunire i vari esperti biospeleologi (sia interni che esterni al museo) esistenti a Trieste.
Tale gruppo di lavoro si è già dimostrato in grado di operare anche in cavità impegnative come la Lazzaro Jerko presso Opicina, effettuando le prime ricerche metodiche sulla fauna della non facile grotta Lazzaro Jerko presso Opicina. A seguito di alcune segnalazioni e di alcuni esemplari dati in studio agli specialisti triestini da Marco Restaino della Soc.Alpina delle Giulie, hanno disceso i profondi pozzi verticali della Jerko i biospeleologi Dr. Sergio Dolce, direttore del Museo stesso, e Willy De Mattia, che intende fare dei molluschi delle grotte l’argomento della propria tesi di laurea, seguita dal Museo.
I reperti biologici così prelevati sono stati poi ripartiti tra gli stessi raccoglitori e gli altri gli specialisti del gruppo, secondo le rispettive competenze. Sono comunque già emersi i primi importanti risultati: in particolare, le ricerche faunistiche sembrerebbero per ora confermare l’ipotesi secondo cui il fiume che scorre nell’ ampia sala sul fondo della Lazzaro Jerko sarebbe un nuovo tratto del Timavo sotterraneo. Infatti nella cavità sono stati raccolti alcuni rappresentanti di due specie finora note solo di grotte percorse dal fiume in questione. Si tratta di una minutissima chiocciolina cavernicola scoperta nel lontano 1899 nell’Abisso di Trebiciano (per questo battezzata Zospeum trebicianum) Zospeum trebicianume mai più ritrovata fino ad ora, nonchè di un coleottero cieco di circa 6 mm (denominato per l’appunto Anophthalmus schmidti trebicianus),Anophthalmus shmidti finora ritenuto esclusivo dell’Abisso di Trebiciano e dell’Abisso dei Serpenti presso S. Canziano. Tali animaletti, come spiega l’entomologo del Museo, Andrea Colla , che ha studiato il coleottero, rappresenterebbero prove biologiche dell’esistenza di un collegamento diretto con l’Abisso di Trebiciano, distante in linea d’aria solo 3,5 km dalla Lazzaro Jerko. Anche l’analisi dei campioni di plancton, eseguita dal dr. F.Stoch mette in evidenza che la composizione risulta qualitativamente uguale a quella della Grotta di Trebiciano, anche se quantitativamente meno abbondante. Ciò senza peraltro escludere che il fiume scoperto nella Jerko riceva anche l’apporto di acque di diversa provenienza, che potrebbero spiegare la presenza di due specie di molluschi finora ritenute esclusive del reticolo idrico sotterraneo delle grotte slovene di Planina e Postumia. Da menzionare anche il ritrovamento di una ulteriore specie di mollusco (gen. Plagygeyeria) di cui finora era nota la sola conchiglia, osservato per la prima volta vivo nel proprio habitat sotterraneo.
L’impresa scientifica è stata possibile grazie all’appoggio offerto dalla Commissione Grotte “E. Boegan” della Società Alpina delle Giulie, ai cui speleologi si deve l’esplorazione della cavità. Visti i promettenti risultati, il Museo prevede di proseguire le ricerche in questo eccezionale ambiente ancora integro alle porte della città; tuttavia per le nuove indagini sarà necessario probabilmente attendere l’estate, poichè le piogge primaverili possono produrre improvvise e pericolose piene del fiume sotterraneo, con momentaneo depauperamento della fauna.
Testo e immagini a cura del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste