Noticine geologiche sull’Impossibile

 

Note geologiche sull’impossibile

pubblicato su ” PROGRESSIONE N 52 ” anno 2005

L’Impossibile si apre in calcari terziari puri e compatti. Si tratta dei calcari ad Alveoline e Nummuliti eocenici, recentemente definiti anche Calcari del Membro di Opicina. Sono dichiarati “mediamente carsificabili” ma in questo tipo di calcari si aprono anche altre interessanti e sviluppate cavità come quelle della Val Rosandra e parte della Skilan. Oltre che naturalmente tutte quelle gravitanti intorno alla cava Italcementi ed al Bosco Bazzoni.
Nell’area, gli strati calcarei si piegano a ginocchio e si suddividono più intensamente per formare il fianco meridionale dell’Anticlinale del Carso (qui orientato NW-SE) che a sua volta sovrascorre sulle marne ed arenarie carbonato-quarzoso feldispatiche del Flysch di Trieste. La cavità è ubicata a poche centinaia di metri dal contatto calcari-flysch, le grandi caverne si sviluppano a 45° rispetto il crinale (in direzione E-W quindi), il reticolo di gallerie minori è strutturato secondo direzioni NW-SE.
Sono probabilmente le aumentate capacità drenanti degli interstrati lungo l’asse della piega ad aver condizionato inizialmente la speleogenesi, anche se non vi è concordanza direzionale fra discontinuità oggi aperte e cavità.
La giacitura della stratificazione ha direzione variabile da 300° a 320°, inclinazione fra 20° e 35° verso SW. Galleria principale e grande caverna sono strutturate su discontinuità (solitamente lineamenti, talora faglie a minimo rigetto) subverticali (da 75° a 85° verso nord o NE) fra le quali prevalgono quelle orientate 60°-70° (NNE). Fratture molto inclinate (da 80° a 60°) trasversali (a direzione SSE) movimentano le pareti e le volte. Emblema della cavità è la grande caverna, la cui vastità si avvicina a quella della Grotta Gigante, che ha il pavimento ingombro di grandi massi crollati da soffitto e pareti. Su alcuni dei massi si ergono tozzi assemblaggi di stalagmiti: si riconoscono più generazioni, con molte delle più antichecrollate e riconcrezionate. La grande sala ha pianta ovoidale, con assi di 150×65 m, è alta fino a 75 m, e si raggiunge da una galleria lunga alcune centinaia di metri, larga una quindicina ed alta una trentina. Crolli e concrezionamenti mascherano il sicuro notevole approfondimento a grande forra di questo tratto di cavità: il fondo si stabilizza oggi su quote di 235 m s.l.m. circa, con uno spessore di roccia di 140-130 metri (le quote in superficie variano da 380 a 360 m s.l.m.).
Caratteristiche nettamente diverse hanno le gallerie e le sale minori, che si sviluppano verso nord, praticamente avviluppando la Grotta del Bosco dei Pini. Sono riccamente concrezionate, con depositi fisici e morfologie molto varie. Si tratta di forre anche profonde, ma spesso quasi completamente obliterate da concrezioni e depositi, che danno di quando in quando su pozzi e/o sale di crollo. Gli elementi condizionanti sono qui praticamente solo le fratture subverticali NW-SE immergenti di 70° circa verso NE. Le forre sono sicuramente più profonde di quanto non appaia ma non tanto quanto le grandi gallerie e la grande caverna, rispetto alle quali sono praticamente “pensili”.
L’Impossibile esce quindi in parte dal modello speleogenetico teorico per numerosi fattori (ecco perchè è stata denominata “impossibile”): la protocavità aveva direzione e quota non compatibili con le ipotesi di evoluzione idrogeologica attualmente in vigore; gli approfondimenti legati alle prime fasi speleogenetiche (probabilmente avvenuti durante il Messiniano, periodo durante il
quale, 6 milioni di anni fa, il Mediterraneo si disseccò) sembrano limitati solo ad alcune parti della cavità in quanto i grandi vani terminano bruscamente su pareti rocciose subverticali. Inoltre le gallerie “secondarie” si sviluppano a quote “anomale”, hanno subito condizionamenti speleogenetico-geologici diversi così come hanno morfologia diversa da quella delle caverne, immergono verso SE (invece che verso SW come gran parte delle altre cavità del Carso Triestino). I materiali crollati da pareti e soffitto che riempiono il fondo delle caverne sono veramente impressionanti e sono poco concrezionati, ma molte delle concrezioni che li coprono hanno almeno un milione di anni. Alcuni tratti sono molto concrezionati, altri non lo sono per niente. In superficie non c’è traccia di inghiottitoi, di doline significative, di punti di assorbimento: le forme carsiche sono poche, minute e banali, le doline sono poco profonde, predomina il bosco con un esiguo suolo pietroso, rarissimi sono gli affioramenti rocciosi, i karren, le kamenitze.
Dal punto di vista scientifico, la grotta è veramente molto interessante perché ha dimensioni, vastità e caratteristiche geomorfologiche decisamente particolari, oltre che significato speleogenetico di valore assoluto.
Luca Visintini*, Luca Zini**, Franco Cucchi***
* specializzando in Scienze Geologiche
** Dip. Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, Università di Trieste
*** DiSGAM-UniTs, Catasto Grotte FVG e CGEB