Pteridofite negli ipogei

 

POLYPODIUM INTERJECTUM SH. NELLE CAVITÀ DEL CARSO TRIESTINO

Stazione di Polypodium interjectum SH nei pressi dell’Abisso del Monte Gaia (2942 VG) di gropada (foto E.Polli)
Pubblicato sul n. 49 di PROGRESSIONE – anno 2003

PREMESSE
Scopo essenziale del presente contri­buto è quello di fornire il quadro più ag­giornato possibile della distribuzione di Polypodium interjectum negli ipogei del Carso triestino. Delle 2650 cavità sinora catastate sull’altipiano, 168 rivestono una significativa valenza speleobotanica (6,3 %). Di queste ultime, poco più di 50 (30 %) sono da considerarsi particolarmente interessanti per la varietà e rigogliosità delle specie che vi si sviluppano.
Alle 13 Filicales, rilevate negli ipogei carsici alla fine del 1999, se n’è aggiunta, proprio in tempi recenti, soltanto una sola, ma di notevole importanza ecologica. Si tratta di Dryopteris carthusiana, individua­ta nel Riparo Marchesetti (o “Kauska jama”, 79/413 VG), profonda dolina bara-troide ubicata nel cuore dell’abitato di Sistiana. È in fase di stesura una nota sul ritrovamento di questa specie.
La presenza di Polypodium interjectum è stata sinora accertata in 113 cavità del Carso triestino, sulle 168 d’interesse spele-obotanico, per un 67 %, valore questo che è secondo solo a quello relativo ad Asplenium trichomanes. Felce quest’ultima che, come già fatto notare in precedenti contri­buti speleobotanici, ma anche in seguito a normali osservazioni di campagna, è la Pteridofita più frequente, pressoché ubiqui­taria, agli ingressi e nelle zone ancora espo­ste alle radiazioni luminose degli ipogei dell’altipiano carsico triestino.
Della distribuzione di Polypodium in­terjectum nelle cavità del Carso triestino sono già stati pubblicati alcuni contributi. Quasi sempre però, in essi, la felce è stata considerata nel contesto più ampio della distribuzione delle Pteridofite ( = “piante a forma d’ala”). In questo lavoro si cerca invece di fornire la specifica attuale situa­zione della felce stessa, alla luce delle più recenti ed aggiornate indagini spele-obotaniche condotte sull’altipiano.
CARATTERI MORFOLOGICI ED ECOLOGICI
Polypodium interjectum Shivas (= P. vulgare L. ssp. prionodes [Aschers.] Rothm.;= P. vulgare subsp. prionodes [Aschers.] Rothm.), con nome italiano di polipodio sottile, è una felce che appartie­ne alla Famiglia delle Polypodiaceae, com­prendente oltre una sessantina di specie. Il nome generico deriva etimologicamente dal greco polys = molti e podòs = piedi.
Per quanto riguarda la forma biologi­ca, si tratta di un’emicriptofita rosulata perenne a distribuzione paleotemperata ed a geoelemento eurimediterraneo. L’ha­bitat è rappresentato da muri, emersioni rocciose e da pareti delle zone liminari di cavità. L’altitudine cui può giungere si aggira sui 1000 m.
È simile al più comune Polypodium vul­gare (felce dolce), dal quale differisce so­stanzialmente per le fronde a margine più sottile – da cui il nome italiano – e per le pinne quasi sempre acute, progressiva­mente rastremantisi verso la sommità della lamina e con le due basali che tendono ad incurvarsi anteriormente. Le fronde, che si rinnovano ad estate avanzata, sono provviste di picciolo e si presentano a contorno ovale-lanceolato. Sono lunghe dai 15 ai 50 cm e possono raggiungere al massimo i 60 cm.
Il rizoma è sottile, strisciante, con un diametro di 3-6 mm, ricoperto da squame molto allungate senza ciglia terminali.
I sori sono ellittici, disposti su due file, spesso confluenti a maturità, senza parafisi tra gli sporangi; l’anulus è pallido, con 7-9 cellule a parete ispessita contenenti le spo­re; queste sono d’aspetto granuloso o ver­rucoso, di dimensioni variabili fra i 75 ed i 90 millimicron, di grandezza maggiore ri­spetto a quelle di Polypodium vulgare. Maturano nell’avanzata stagione estiva, da agosto ad ottobre. Il numero cromosomico della specie, alloesaploide, è 2n = 222.
Non sempre l’identificazione di Polypo­dium interjectum è immediata. Oltre a controllare, con l’uso del binoculare o del microscopio, alcuni minimi caratteri è necessario avere una buona conoscenza dell’ecologia in cui esso si sviluppa. Non è infatti infrequente incontrare delle po­polazioni di polipodi con aspetti interme­di, di dubbia attribuzione e di possibile provenienza ibrida; in tal caso è opportu­no inviare gli esemplari agli specialisti per stabilirne la sicura determinazione.
Negli ambienti in cui Polypodium inte­rjectum convive, ad esempio, con P. cam-bricum, può dare luogo all’ibrido Polypo­dium x shivasiae Rothm.; qualora si trovi invece associato a Polypodium vulgare, può generare l’affine Polypodium x mantoniae Rothm. Si ricorda inoltre che Polypodium cambricum/cambricum x P. vulgare porta­no all’ibrido Polypodium fontqueri.
Nella Penisola italica, come del resto nel Friuli-Venezia Giulia e segnatamente nel Carso triestino, il genere Polypodium, oltre alla specie interjectum, ne compren­de altre due: P. vulgare (2n = 148), ben diffuso in tutto l’ambito regionale ad esclu­sione di alcune aree di base della bassa pianura friulana, e P. cambricum/cambri-cum (=P. australe, 2n = 74), la cui distri­buzione è centrata negli ipogei del basso Carso termofilo.

DISTRIBUZIONE GENERALE DI POLYPODIUM INTERJECTUM

Polypodium interjectum (Disegno di M.Polli)

Polypodium interjectum è presente, ma in modo discontinuo, nell’Europa occiden­tale e centrale (regioni mediterranee), ed il suo areale non sembra a tutt’oggi an­cora ben definito. Si rarefà nelle regioni nordiche, riuscendo comunque a raggiun­gere, con alcune stazioni, la Scozia e la Danimarca. Anche nella Penisola italica la distri­buzione della felce non risulta ancora completamente ben delineata. È stata comunque rilevata, pure sporadicamente, in quasi tutta la nazione, comprese le isole (ma i dati relativi alla Sardegna appaiono carenti), con maggior diffusione nel meri­dione. È in corso di avanzata stesura l’Atlan­te corologico delle Pteridofite, relativo alle Alpi sud-orientali italiane, che raggiunge, quale confine ad est, proprio il Carso triestino. I rilievi nei tre settori (occidentale, orientale e carsico), in cui è stato suddi­viso il Friuli Venezia Giulia, possono con­siderarsi conclusi e ritenersi molto soddi­sfacenti. Le prolungate e minuziose indagini sul campo, effettuate da parte di un gruppo di appassionati e competenti studiosi in materia, hanno consentito di costituire una significativa banca dati, in grado di precisare al meglio la situazione di ogni singola Pteridofita accertata nel territorio preso in considerazione. Riferendosi più in particolare al Friuli-Venezia Giulia, Polypodium interjectum è presente su buona parte del territorio, mantenendosi comunque al di sotto dell’isopira 10° di continentalità igrica di Gams (Poldini & Toselli, 1982); è di con­seguenza assente nella zona alpina. Risulta invece discretamente diffuso nelle aree di base – in cui è stata suddivisa anche la nostra Regione secondo il Pro­getto Cartografico Europeo (Ehrendorfer F. & Hamann U., 1965) – comprendenti tutta la provincia di Trieste ed in parte quella di Gorizia. Diviene più raro, o sol­tanto localizzato, in alcune zone del terri­torio prealpino friulano esterno, come ad esempio lungo i versanti sud-occidentali e meridionali dei monti Chiampon-Cuar-nan-Gran Monte. In questa fascia la felce non risulta tuttavia vincolata né a feno­meni carsici epigei né a quelli ipogei, prediligendo di norma gli ambienti umidi di forra e di fondo valle con boschi evo­luti, nei quali sottolinea una particolare predisposizione per le stazioni rupestri calcaree. Si sviluppa infatti su substrato ad elevata rocciosità, in boschi ad acero montano e frassino maggiore (Aceri-Tilie-tum, Phyllitido-Aceretum), sempre però a quote inferiori ai 600 m d’altitudine. Ma è pure presente su rupi e muri ombrosi, come ad esempio su quelli del Castello di Gemona. Anche per Polypodium interjectum, al pari di altri vari elementi sia endemici che termofili mediterranei, l’allineamento Mon­te Cumieli-Monte San Simeone rappresen­ta il limite settentrionale della diffusione in Regione. Nella Destra Tagliamento la specie è stata sinora segnalata soltanto in due aree di base (9941 e 9842). Globalmente, nel­l’ambito regionale, essa è presente in 16 aree di base sulle 83 prese in considera­zione sul Novo Atlante Corologico delle Piante vascolari del Friuli-Venezia Giulia di Livio Poldini (2002). Oltre il confine di Stato, in Slovenia, la felce è per contro piuttosto infrequente, risultando segnalata soltanto in poco più di una decina di aree di base, tutte pros­sime al confine di Stato italiano, ed in poche altre interne allo stesso territorio. Nell’Istria P. interjectum è diffuso in modo discontinuo; lo si può rinvenire so­prattutto in ambienti di forra nei quali scor­re un corso d’acqua. A tal proposito, si ricorda la località di Caldier (Kaldir), presso Montona d’Istria (Motovun), ove la felce vegeta rigogliosissima sui massi e sulle rupi di un marcato solco (“Crog di Caldier”) torrentizio, a stretto contatto con una sin­golare associazione costituita da Taxus baccata e da Acer opalus (=A. obtusatum), cui s’associano Fagus sylvatica/sylvatica, Acer pseudoplatanus, Ti lia cordata e Ru-scus aculeatus, e che viene ulteriormente impreziosita da alcune nicchie stillicidiose nelle quali si sviluppa abbondantemente Adiantum capillus-veneris.

DISTRIBUZIONE DI POLYPODIUM INTERJECTUM NELLE CAVITÀ DEL CARSO TRIESTINO

Polypodium interjectum nella zona subliminare del Burrone presso Basovizza 118 VG ( Foto E. Polli)

Polypodium interjectum Shivas. (Ted.: Gesagter Tupfelfarn; Slov.: Srednja Sla-dka koreninica; Cr.: Srednja Oslad; Ingl.: Western Polypody, Intermediate polypo-dy; Franc.: Polypode intermediaire), oltre a colonizzare spesso i versanti di doline rocciose, meglio se a morfologia baratroide ed asimmetrica, è relativamente ben diffuso nelle cavità del Carso triestino, insediandosi di preferenza sulle pareti strapiombanti di numerose voragini e pozzi, in dipendenza di specifici fattori geomorfologici e microclimatici. In questi particolari ambienti la specie può manife­stare molto bene la sua piena energia vegetativa e riproduttiva, sicuramente meglio di quella dimostrata dalle altre due specie di Polypodium (P. vulgare e P. cambricum), pure presenti nel territorio, come già precedentemente fatto notare (Poldini & Toselli, 1981).La specie è stata dunque rilevata in 113 ipogei sugli 168 presi in considera­zione sotto il profilo speleobotanico, in questi ultimi decenni, sviluppandosi sem­pre su substrati nettamente calcifili. Nella seguente Tabella N. 1 si riporta­no, in ordine di catasto VG (e con accan­to la relativa corrispondenza di Catasto Regionale), le 51 cavità, sulle 113 in cui Polypodium interjectum è stato sinora accertato, nelle quali la specie esprime la sua abbondante (**) o particolarmente abbondante (***) vigoria vegetativa.
La felce è pure presente, anche se in misura minore o con poche stazioni na­striformi, in alcune cavità classiche e molto note, quali ad esempio la Grotta dell’Orso (33/7 VG), la Grotta Plutone (59/ 23 VG), la Grotta dell’Alce (89/62 VG), la Grotta dell’Acqua (125/135 VG), la Caver­na Caterina (146/239 VG), la Grotta Tri­poli (241 VG) la Grotta di Tarnovizza (78/ 242 VG), la Grotta del Pettirosso (148/260 VG), la Caverna Cotariova (151/264 VG), la “Berlova jama” (444/823 VG) e la Grot­ta della Fornace (731/3913 VG). In molti casi, essa risulta l’unica Pteridofita, oltre al comunissimo Asplenium trichomanes, a colonizzare la cavità od i massi posti nelle immediate adiacenze. L’entità è stata pure spesso osserva­ta, epifita, generalmente su Sambucus nigra, come ad esempio nella Grotta ad Est di Percedol (Grotta fra Poggioreale e Monrupino, 1167/4101 VG) e nella Fovèa Persefone (119/185 VG). Per avere il qua­dro completo delle cavità nelle quali Polypodium interjectum è stato a tutt’oggi rilevato, si rimanda ai contributi: “Distribuzione delle Filicales nelle cavità del Carso triestino” (Polli E., 1997) e “Filicales negli ipogei del Carso triestino: ulteriori 24 cavità”, (Polli E., in corso di stampa). Unitamente ad Asplenium scolopen-drium la felce colonizza normalmente la zona delle Pteridofite (fascia subliminare), caratterizzata da ambienti ombrosi e freschi. P. interjectum ed Asplenium scolopendrium, pur trovandosi all’interno della stessa re­gione, esprimono due opposte tendenze: P. interjectum preferisce risalire i versanti freschi della regione delle Spermatofite, Asplenium scolopendrium propende inve­ce per la discesa nella regione delle Brio-fite, accentuando la sua sciafilìa a tal punto da raggiungere profondità tali da perdere alcuni stadi del proprio ciclo biologico (Pol-dini & Toselli, 1979). Le due specie, che però non si rinvengono soltanto alle imboc­cature di voragini e pozzi, potrebbero veni­re definite “criptofile”, in quanto sono in grado di colonizzare speleositi nei quali la luminosità media risulta di 1/700 di quella esterna (Poldini & Toselli, 1984). Anche le più recenti indagini speleobotaniche, effet­tuate in ulteriori cavità dell’altipiano, hanno confermato quanto appena sopra esposto. È pure possibile rinvenire Polypodium interjectum in altri particolari siti della provincia di Trieste, non legati a cavità. Così, ad esempio una buona stazione della felce colonizza ormai da parecchio tempo la forra che il torrente Rosandra percorre poco a valle del grande vascone (“Veliki Plavnik”), a poche decine di metri dall’ingresso dell’Antro delle Ninfe (2687 VG). Analogamente, un’altra folta rappre­sentanza della felce è ubicata sulla stra­piombante parete del “Baratro dei caval­li” nei pressi di Sgonico. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Con il presente studio, che riguarda la specifica presenza di Polypodium interjectum negli ambienti cavernicoli del Carso triestino, si è ulteriormente cercato di perfezionare il quadro della distribuzione delle Filicales negli ipogei che si aprono sull’al­tipiano. L’entità qui presa in considerazio­ne risulta dunque variamente ed abbondan­temente diffusa su tutto il pur ristretto territorio situato alle spalle di Trieste, colo­nizzando, come si è potuto constatare, un gran numero di cavità (ben oltre il centina­io). In ciò la felce è sicuramente agevolata dalle particolari condizioni geomorfologiche e microclimatiche dei substrati su cui si è insediata, evidenziando di norma un’attiva vigorìa vegetativa.

CAT. CAT. quota denominazione Località Pres.
VG REG. m Cavità prossima  
0006 0031 228 Grotta Ercole Gabrovizza **
0039 0022 114 Grotta delle Torri di Slivia Slivia **
0046 0049 412 Abisso I di Gropada (“Cvinska jama”) Gropada ***
0054 0045 392 Pozzo di Gropada (“Perinoga”) Gropada **
0056 0117 451 Abisso del Diavolo Basovizza **
0061 0088 367 Abisso di Padriciano (“Staerka jama”) Padriciano **
0083 0041 350 Grotta presso Trebiciano Trebiciano **
0089 0075 148 Grotta Nemez Aurisina **
0090 0023 200 Grotta Noè Bristie ***
0097 0202 105 Grotta dei Cacciatori (“Na Hrbci”) Slivia ***
0118 0069 372 Burr. presso Basovizza (“Fovèa Zaganghe”) Basovizza ***
0139 0054 155 Pozzo dei Colombi di Aurisina Aurisina **
0155 0100 < span>275 Abisso della Volpe Fernetti ***
0156 0210 310 Pozzo del Frate Fernetti **
0157 0101 326 Abisso fra Fernetti e Orle Fernetti ***
0162 0211 253 Pozzo tra Gabrovizza e Sgonico (Jablenza n. 2) Gabrovizza **
0163 0106 260 Grotta Jablenza Gabrovizza ***
0185 0119 307 Ab. pr. Opicina Campagna (Fovèa Persefone) Opicina Campagna ***
0273 0219 386 Pozzo presso Gropada (“Pignatòn”di Gropada) Gropada ***
0276 0163 188 Abisso di Santa Croce Santa Croce ***
0294 0159 380 Voragine di San Lorenzo (“Oslinka jama”) San Lorenzo ***
0816 0440 457 Gr. ad Ovest del m. Voistri (“Nemceva jama”) Sgonico **
0822 0346 210 “Fovèa Maledetta” (“Dovrebi jama”) Bristie **
0823 0444 224 Pozzo di Gabrovizza (“Berlova jama”) Gabrovizza ***
0827 0448 293 P.zo a NE di Villa Opicina (“Jesenova Dolina”) Opicina Campagna **
0834 0378 326 Pozzo del Guardiano Fernetti **
0844 0382 244 Pozzo a N di Prosecco (“Grotta Luksa”) Scalo Prosecco **
0863 0463 352 Grotta del Pittore Samatorza ***
1097 0477 320 Grotta di Sgonico Sgonico **
1216 0370 322 Grotta a Sud di Monrupino Monrupino **
1272 0375 315 Grotta presso Trebiciano (“Pocle”) Trebiciano **
2432 0500 324 Grotta del Frassino Fernetti **
2453 0609 326 Pozzo a NO di Fernetti (“Pozzo Alfa”) Fernetti **
2696 0542 310 Grotta dell’Elmo (“Drženca”) Zolla di Monrupino ***
2699 0569 325 Grotta I a SE di Monrupino (Gr. delle “Perle”) Zolla di Monrupino **
2710 0564 192 Pozzo di Precenico Precenico **
3763 0686 236 Baratro a Nord di Bristie (“Phyllitis”) Bristie **
3824 0109 315 Pozzo dei Tronchi Sales **
3884 0711 233 Grotta a Sud Sud Ovest di Baita Baita **
3900 1017 282 Pozzo del Ghiro Le Girandole ***
3921 0979 232 Antro presso Prosecco Prosecco-Campo Sacro ***
4101 1167 317 Grotta ad Est di Percedol Opicina Campagna ***
4184 1134 255 Grotta a S di Sales (Pozzo del Turco) Sales **
4203 1264 322 Caverna a NO di Fernetti (Grotta “Perle Due”) Fernetti ***
4304 1355 323 Pozzo presso Fernetti Fernetti **
4328 1382 235 Baratro a Nord Ovest di Baita Baita **
4398 1502 326 Pozzo ad Ovest di Fernetti Fernetti **
4444 1544 317 Baratro presso Monrupino Monrupino **
4989 2670 310 Baratro del Casello ferrov. Opicina Campagna Opicina Campagna **
5430 4471 294 Baratro di Capodanno Villa Carsia **
6075 6095 245 Baratro a N dei Campi Sportivi Prosecco **

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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                                                   Elio Polli