POLYPODIUM INTERJECTUM SH. NELLE CAVITÀ DEL CARSO TRIESTINO

Pubblicato sul n. 49 di PROGRESSIONE – anno 2003
PREMESSE
Scopo essenziale del presente contributo è quello di fornire il quadro più aggiornato possibile della distribuzione di Polypodium interjectum negli ipogei del Carso triestino. Delle 2650 cavità sinora catastate sull’altipiano, 168 rivestono una significativa valenza speleobotanica (6,3 %). Di queste ultime, poco più di 50 (30 %) sono da considerarsi particolarmente interessanti per la varietà e rigogliosità delle specie che vi si sviluppano.
Alle 13 Filicales, rilevate negli ipogei carsici alla fine del 1999, se n’è aggiunta, proprio in tempi recenti, soltanto una sola, ma di notevole importanza ecologica. Si tratta di Dryopteris carthusiana, individuata nel Riparo Marchesetti (o “Kauska jama”, 79/413 VG), profonda dolina bara-troide ubicata nel cuore dell’abitato di Sistiana. È in fase di stesura una nota sul ritrovamento di questa specie.
La presenza di Polypodium interjectum è stata sinora accertata in 113 cavità del Carso triestino, sulle 168 d’interesse spele-obotanico, per un 67 %, valore questo che è secondo solo a quello relativo ad Asplenium trichomanes. Felce quest’ultima che, come già fatto notare in precedenti contributi speleobotanici, ma anche in seguito a normali osservazioni di campagna, è la Pteridofita più frequente, pressoché ubiquitaria, agli ingressi e nelle zone ancora esposte alle radiazioni luminose degli ipogei dell’altipiano carsico triestino.
Della distribuzione di Polypodium interjectum nelle cavità del Carso triestino sono già stati pubblicati alcuni contributi. Quasi sempre però, in essi, la felce è stata considerata nel contesto più ampio della distribuzione delle Pteridofite ( = “piante a forma d’ala”). In questo lavoro si cerca invece di fornire la specifica attuale situazione della felce stessa, alla luce delle più recenti ed aggiornate indagini spele-obotaniche condotte sull’altipiano.
CARATTERI MORFOLOGICI ED ECOLOGICI
Polypodium interjectum Shivas (= P. vulgare L. ssp. prionodes [Aschers.] Rothm.;= P. vulgare subsp. prionodes [Aschers.] Rothm.), con nome italiano di polipodio sottile, è una felce che appartiene alla Famiglia delle Polypodiaceae, comprendente oltre una sessantina di specie. Il nome generico deriva etimologicamente dal greco polys = molti e podòs = piedi.
Per quanto riguarda la forma biologica, si tratta di un’emicriptofita rosulata perenne a distribuzione paleotemperata ed a geoelemento eurimediterraneo. L’habitat è rappresentato da muri, emersioni rocciose e da pareti delle zone liminari di cavità. L’altitudine cui può giungere si aggira sui 1000 m.
È simile al più comune Polypodium vulgare (felce dolce), dal quale differisce sostanzialmente per le fronde a margine più sottile – da cui il nome italiano – e per le pinne quasi sempre acute, progressivamente rastremantisi verso la sommità della lamina e con le due basali che tendono ad incurvarsi anteriormente. Le fronde, che si rinnovano ad estate avanzata, sono provviste di picciolo e si presentano a contorno ovale-lanceolato. Sono lunghe dai 15 ai 50 cm e possono raggiungere al massimo i 60 cm.
Il rizoma è sottile, strisciante, con un diametro di 3-6 mm, ricoperto da squame molto allungate senza ciglia terminali.
I sori sono ellittici, disposti su due file, spesso confluenti a maturità, senza parafisi tra gli sporangi; l’anulus è pallido, con 7-9 cellule a parete ispessita contenenti le spore; queste sono d’aspetto granuloso o verrucoso, di dimensioni variabili fra i 75 ed i 90 millimicron, di grandezza maggiore rispetto a quelle di Polypodium vulgare. Maturano nell’avanzata stagione estiva, da agosto ad ottobre. Il numero cromosomico della specie, alloesaploide, è 2n = 222.
Non sempre l’identificazione di Polypodium interjectum è immediata. Oltre a controllare, con l’uso del binoculare o del microscopio, alcuni minimi caratteri è necessario avere una buona conoscenza dell’ecologia in cui esso si sviluppa. Non è infatti infrequente incontrare delle popolazioni di polipodi con aspetti intermedi, di dubbia attribuzione e di possibile provenienza ibrida; in tal caso è opportuno inviare gli esemplari agli specialisti per stabilirne la sicura determinazione.
Negli ambienti in cui Polypodium interjectum convive, ad esempio, con P. cam-bricum, può dare luogo all’ibrido Polypodium x shivasiae Rothm.; qualora si trovi invece associato a Polypodium vulgare, può generare l’affine Polypodium x mantoniae Rothm. Si ricorda inoltre che Polypodium cambricum/cambricum x P. vulgare portano all’ibrido Polypodium fontqueri.
Nella Penisola italica, come del resto nel Friuli-Venezia Giulia e segnatamente nel Carso triestino, il genere Polypodium, oltre alla specie interjectum, ne comprende altre due: P. vulgare (2n = 148), ben diffuso in tutto l’ambito regionale ad esclusione di alcune aree di base della bassa pianura friulana, e P. cambricum/cambri-cum (=P. australe, 2n = 74), la cui distribuzione è centrata negli ipogei del basso Carso termofilo.
DISTRIBUZIONE GENERALE DI POLYPODIUM INTERJECTUM

Polypodium interjectum è presente, ma in modo discontinuo, nell’Europa occidentale e centrale (regioni mediterranee), ed il suo areale non sembra a tutt’oggi ancora ben definito. Si rarefà nelle regioni nordiche, riuscendo comunque a raggiungere, con alcune stazioni, la Scozia e la Danimarca. Anche nella Penisola italica la distribuzione della felce non risulta ancora completamente ben delineata. È stata comunque rilevata, pure sporadicamente, in quasi tutta la nazione, comprese le isole (ma i dati relativi alla Sardegna appaiono carenti), con maggior diffusione nel meridione. È in corso di avanzata stesura l’Atlante corologico delle Pteridofite, relativo alle Alpi sud-orientali italiane, che raggiunge, quale confine ad est, proprio il Carso triestino. I rilievi nei tre settori (occidentale, orientale e carsico), in cui è stato suddiviso il Friuli Venezia Giulia, possono considerarsi conclusi e ritenersi molto soddisfacenti. Le prolungate e minuziose indagini sul campo, effettuate da parte di un gruppo di appassionati e competenti studiosi in materia, hanno consentito di costituire una significativa banca dati, in grado di precisare al meglio la situazione di ogni singola Pteridofita accertata nel territorio preso in considerazione. Riferendosi più in particolare al Friuli-Venezia Giulia, Polypodium interjectum è presente su buona parte del territorio, mantenendosi comunque al di sotto dell’isopira 10° di continentalità igrica di Gams (Poldini & Toselli, 1982); è di conseguenza assente nella zona alpina. Risulta invece discretamente diffuso nelle aree di base – in cui è stata suddivisa anche la nostra Regione secondo il Progetto Cartografico Europeo (Ehrendorfer F. & Hamann U., 1965) – comprendenti tutta la provincia di Trieste ed in parte quella di Gorizia. Diviene più raro, o soltanto localizzato, in alcune zone del territorio prealpino friulano esterno, come ad esempio lungo i versanti sud-occidentali e meridionali dei monti Chiampon-Cuar-nan-Gran Monte. In questa fascia la felce non risulta tuttavia vincolata né a fenomeni carsici epigei né a quelli ipogei, prediligendo di norma gli ambienti umidi di forra e di fondo valle con boschi evoluti, nei quali sottolinea una particolare predisposizione per le stazioni rupestri calcaree. Si sviluppa infatti su substrato ad elevata rocciosità, in boschi ad acero montano e frassino maggiore (Aceri-Tilie-tum, Phyllitido-Aceretum), sempre però a quote inferiori ai 600 m d’altitudine. Ma è pure presente su rupi e muri ombrosi, come ad esempio su quelli del Castello di Gemona. Anche per Polypodium interjectum, al pari di altri vari elementi sia endemici che termofili mediterranei, l’allineamento Monte Cumieli-Monte San Simeone rappresenta il limite settentrionale della diffusione in Regione. Nella Destra Tagliamento la specie è stata sinora segnalata soltanto in due aree di base (9941 e 9842). Globalmente, nell’ambito regionale, essa è presente in 16 aree di base sulle 83 prese in considerazione sul Novo Atlante Corologico delle Piante vascolari del Friuli-Venezia Giulia di Livio Poldini (2002). Oltre il confine di Stato, in Slovenia, la felce è per contro piuttosto infrequente, risultando segnalata soltanto in poco più di una decina di aree di base, tutte prossime al confine di Stato italiano, ed in poche altre interne allo stesso territorio. Nell’Istria P. interjectum è diffuso in modo discontinuo; lo si può rinvenire soprattutto in ambienti di forra nei quali scorre un corso d’acqua. A tal proposito, si ricorda la località di Caldier (Kaldir), presso Montona d’Istria (Motovun), ove la felce vegeta rigogliosissima sui massi e sulle rupi di un marcato solco (“Crog di Caldier”) torrentizio, a stretto contatto con una singolare associazione costituita da Taxus baccata e da Acer opalus (=A. obtusatum), cui s’associano Fagus sylvatica/sylvatica, Acer pseudoplatanus, Ti lia cordata e Ru-scus aculeatus, e che viene ulteriormente impreziosita da alcune nicchie stillicidiose nelle quali si sviluppa abbondantemente Adiantum capillus-veneris.
DISTRIBUZIONE DI POLYPODIUM INTERJECTUM NELLE CAVITÀ DEL CARSO TRIESTINO

Polypodium interjectum Shivas. (Ted.: Gesagter Tupfelfarn; Slov.: Srednja Sla-dka koreninica; Cr.: Srednja Oslad; Ingl.: Western Polypody, Intermediate polypo-dy; Franc.: Polypode intermediaire), oltre a colonizzare spesso i versanti di doline rocciose, meglio se a morfologia baratroide ed asimmetrica, è relativamente ben diffuso nelle cavità del Carso triestino, insediandosi di preferenza sulle pareti strapiombanti di numerose voragini e pozzi, in dipendenza di specifici fattori geomorfologici e microclimatici. In questi particolari ambienti la specie può manifestare molto bene la sua piena energia vegetativa e riproduttiva, sicuramente meglio di quella dimostrata dalle altre due specie di Polypodium (P. vulgare e P. cambricum), pure presenti nel territorio, come già precedentemente fatto notare (Poldini & Toselli, 1981).La specie è stata dunque rilevata in 113 ipogei sugli 168 presi in considerazione sotto il profilo speleobotanico, in questi ultimi decenni, sviluppandosi sempre su substrati nettamente calcifili. Nella seguente Tabella N. 1 si riportano, in ordine di catasto VG (e con accanto la relativa corrispondenza di Catasto Regionale), le 51 cavità, sulle 113 in cui Polypodium interjectum è stato sinora accertato, nelle quali la specie esprime la sua abbondante (**) o particolarmente abbondante (***) vigoria vegetativa.
La felce è pure presente, anche se in misura minore o con poche stazioni nastriformi, in alcune cavità classiche e molto note, quali ad esempio la Grotta dell’Orso (33/7 VG), la Grotta Plutone (59/ 23 VG), la Grotta dell’Alce (89/62 VG), la Grotta dell’Acqua (125/135 VG), la Caverna Caterina (146/239 VG), la Grotta Tripoli (241 VG) la Grotta di Tarnovizza (78/ 242 VG), la Grotta del Pettirosso (148/260 VG), la Caverna Cotariova (151/264 VG), la “Berlova jama” (444/823 VG) e la Grotta della Fornace (731/3913 VG). In molti casi, essa risulta l’unica Pteridofita, oltre al comunissimo Asplenium trichomanes, a colonizzare la cavità od i massi posti nelle immediate adiacenze. L’entità è stata pure spesso osservata, epifita, generalmente su Sambucus nigra, come ad esempio nella Grotta ad Est di Percedol (Grotta fra Poggioreale e Monrupino, 1167/4101 VG) e nella Fovèa Persefone (119/185 VG). Per avere il quadro completo delle cavità nelle quali Polypodium interjectum è stato a tutt’oggi rilevato, si rimanda ai contributi: “Distribuzione delle Filicales nelle cavità del Carso triestino” (Polli E., 1997) e “Filicales negli ipogei del Carso triestino: ulteriori 24 cavità”, (Polli E., in corso di stampa). Unitamente ad Asplenium scolopen-drium la felce colonizza normalmente la zona delle Pteridofite (fascia subliminare), caratterizzata da ambienti ombrosi e freschi. P. interjectum ed Asplenium scolopendrium, pur trovandosi all’interno della stessa regione, esprimono due opposte tendenze: P. interjectum preferisce risalire i versanti freschi della regione delle Spermatofite, Asplenium scolopendrium propende invece per la discesa nella regione delle Brio-fite, accentuando la sua sciafilìa a tal punto da raggiungere profondità tali da perdere alcuni stadi del proprio ciclo biologico (Pol-dini & Toselli, 1979). Le due specie, che però non si rinvengono soltanto alle imboccature di voragini e pozzi, potrebbero venire definite “criptofile”, in quanto sono in grado di colonizzare speleositi nei quali la luminosità media risulta di 1/700 di quella esterna (Poldini & Toselli, 1984). Anche le più recenti indagini speleobotaniche, effettuate in ulteriori cavità dell’altipiano, hanno confermato quanto appena sopra esposto. È pure possibile rinvenire Polypodium interjectum in altri particolari siti della provincia di Trieste, non legati a cavità. Così, ad esempio una buona stazione della felce colonizza ormai da parecchio tempo la forra che il torrente Rosandra percorre poco a valle del grande vascone (“Veliki Plavnik”), a poche decine di metri dall’ingresso dell’Antro delle Ninfe (2687 VG). Analogamente, un’altra folta rappresentanza della felce è ubicata sulla strapiombante parete del “Baratro dei cavalli” nei pressi di Sgonico. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Con il presente studio, che riguarda la specifica presenza di Polypodium interjectum negli ambienti cavernicoli del Carso triestino, si è ulteriormente cercato di perfezionare il quadro della distribuzione delle Filicales negli ipogei che si aprono sull’altipiano. L’entità qui presa in considerazione risulta dunque variamente ed abbondantemente diffusa su tutto il pur ristretto territorio situato alle spalle di Trieste, colonizzando, come si è potuto constatare, un gran numero di cavità (ben oltre il centinaio). In ciò la felce è sicuramente agevolata dalle particolari condizioni geomorfologiche e microclimatiche dei substrati su cui si è insediata, evidenziando di norma un’attiva vigorìa vegetativa.
CAT. | CAT. | quota | denominazione | Località | Pres. |
VG | REG. | m | Cavità | prossima | |
0006 | 0031 | 228 | Grotta Ercole | Gabrovizza | ** |
0039 | 0022 | 114 | Grotta delle Torri di Slivia | Slivia | ** |
0046 | 0049 | 412 | Abisso I di Gropada (“Cvinska jama”) | Gropada | *** |
0054 | 0045 | 392 | Pozzo di Gropada (“Perinoga”) | Gropada | ** |
0056 | 0117 | 451 | Abisso del Diavolo | Basovizza | ** |
0061 | 0088 | 367 | Abisso di Padriciano (“Staerka jama”) | Padriciano | ** |
0083 | 0041 | 350 | Grotta presso Trebiciano | Trebiciano | ** |
0089 | 0075 | 148 | Grotta Nemez | Aurisina | ** |
0090 | 0023 | 200 | Grotta Noè | Bristie | *** |
0097 | 0202 | 105 | Grotta dei Cacciatori (“Na Hrbci”) | Slivia | *** |
0118 | 0069 | 372 | Burr. presso Basovizza (“Fovèa Zaganghe”) | Basovizza | *** |
0139 | 0054 | 155 | Pozzo dei Colombi di Aurisina | Aurisina | ** |
0155 | 0100 | < span>275 | Abisso della Volpe | Fernetti | *** |
0156 | 0210 | 310 | Pozzo del Frate | Fernetti | ** |
0157 | 0101 | 326 | Abisso fra Fernetti e Orle | Fernetti | *** |
0162 | 0211 | 253 | Pozzo tra Gabrovizza e Sgonico (Jablenza n. 2) | Gabrovizza | ** |
0163 | 0106 | 260 | Grotta Jablenza | Gabrovizza | *** |
0185 | 0119 | 307 | Ab. pr. Opicina Campagna (Fovèa Persefone) | Opicina Campagna | *** |
0273 | 0219 | 386 | Pozzo presso Gropada (“Pignatòn”di Gropada) | Gropada | *** |
0276 | 0163 | 188 | Abisso di Santa Croce | Santa Croce | *** |
0294 | 0159 | 380 | Voragine di San Lorenzo (“Oslinka jama”) | San Lorenzo | *** |
0816 | 0440 | 457 | Gr. ad Ovest del m. Voistri (“Nemceva jama”) | Sgonico | ** |
0822 | 0346 | 210 | “Fovèa Maledetta” (“Dovrebi jama”) | Bristie | ** |
0823 | 0444 | 224 | Pozzo di Gabrovizza (“Berlova jama”) | Gabrovizza | *** |
0827 | 0448 | 293 | P.zo a NE di Villa Opicina (“Jesenova Dolina”) | Opicina Campagna | ** |
0834 | 0378 | 326 | Pozzo del Guardiano | Fernetti | ** |
0844 | 0382 | 244 | Pozzo a N di Prosecco (“Grotta Luksa”) | Scalo Prosecco | ** |
0863 | 0463 | 352 | Grotta del Pittore | Samatorza | *** |
1097 | 0477 | 320 | Grotta di Sgonico | Sgonico | ** |
1216 | 0370 | 322 | Grotta a Sud di Monrupino | Monrupino | ** |
1272 | 0375 | 315 | Grotta presso Trebiciano (“Pocle”) | Trebiciano | ** |
2432 | 0500 | 324 | Grotta del Frassino | Fernetti | ** |
2453 | 0609 | 326 | Pozzo a NO di Fernetti (“Pozzo Alfa”) | Fernetti | ** |
2696 | 0542 | 310 | Grotta dell’Elmo (“Drženca”) | Zolla di Monrupino | *** |
2699 | 0569 | 325 | Grotta I a SE di Monrupino (Gr. delle “Perle”) | Zolla di Monrupino | ** |
2710 | 0564 | 192 | Pozzo di Precenico | Precenico | ** |
3763 | 0686 | 236 | Baratro a Nord di Bristie (“Phyllitis”) | Bristie | ** |
3824 | 0109 | 315 | Pozzo dei Tronchi | Sales | ** |
3884 | 0711 | 233 | Grotta a Sud Sud Ovest di Baita | Baita | ** |
3900 | 1017 | 282 | Pozzo del Ghiro | Le Girandole | *** |
3921 | 0979 | 232 | Antro presso Prosecco | Prosecco-Campo Sacro | *** |
4101 | 1167 | 317 | Grotta ad Est di Percedol | Opicina Campagna | *** |
4184 | 1134 | 255 | Grotta a S di Sales (Pozzo del Turco) | Sales | ** |
4203 | 1264 | 322 | Caverna a NO di Fernetti (Grotta “Perle Due”) | Fernetti | *** |
4304 | 1355 | 323 | Pozzo presso Fernetti | Fernetti | ** |
4328 | 1382 | 235 | Baratro a Nord Ovest di Baita | Baita | ** |
4398 | 1502 | 326 | Pozzo ad Ovest di Fernetti | Fernetti | ** |
4444 | 1544 | 317 | Baratro presso Monrupino | Monrupino | ** |
4989 | 2670 | 310 | Baratro del Casello ferrov. Opicina Campagna | Opicina Campagna | ** |
5430 | 4471 | 294 | Baratro di Capodanno | Villa Carsia | ** |
6075 | 6095 | 245 | Baratro a N dei Campi Sportivi | Prosecco | ** |
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Schede catasto/archivio della commissione grotte “E. Boegan”.
Schede catasto regionale delle grotte del friuli-venezia giulia.
BONA E., 1994 – Felci ed altre Pteridofite del Bacino Superiore del Fiume Oglio (Lombardia Orientale. Pre-senza-Distribuzione-Iconografia) – Edit. T. E.: 1-68 + 58 Tav. iconografiche.
GUIDI P.,1996 – Toponomastica delle Grotte della Venezia Giulia – Quaderni del Cat. Reg. delle Grotte del Friuli-Venezia Giulia, N. 6, Centralgrafica, Trieste 1996: 1-279.
JOGAN N., 2001 – Gradivo za Atlas flore Slovenije (Materials for the Atlas of Flora of Slovenia) – Center za Kartografijo Favne in Flore: 292. MAINARDIS G., SIMONETTI G., 1990 – Flora delle Prealpi Giulie Nord-Occidentali tra il fiume Tagliamen-to ed il Gruppo del Monte Canin – Gortania, Atti Museo Friul. Storia Nat., 12 (‘90), Udine: 65.
MAINARDIS G., 2002 – Atlante illustrato della Flora del Parco delle Prealpi Giulie – Reg. Aut. Friuli-Ven. Giulia – Parco Naturale delle Prealpi Giulie: 8. MARCHESETTI C., 1896-1897 – Flora di Trieste e de’suoi dintorni – Atti Mus. civ. Stor. nat. di Trieste, 10, 38, (1): 673.
NARDI E. & TOMMEI A., 1976 – Osservazioni biosistematiche sul genere “Polypodium” L. in Italia –Webbia, 30 (2): 219-256.
OBERDORFER E., 1983 – Pflanzensoziologische Excursions Flora – Ulmer, 1983. PIGNATTI S., 1982 – Flora d’Italia – Edagricole, 3 Voll., Bologna.
POLDINI L., TOSELLI E., 1979 – Osservazioni ecocli-matiche e floristiche in alcune cavità carsiche – Atti del IV Conv. di Spel. del Friuli-Ven. Giulia, Pordeno-ne, nov. 1979: 229-242.
POLDINI L., TOSELLI E., 1981 – Note preliminari allo studio dei complessi Polypodium vulgare L. nell’area carsica – Atti 1° Conv. sull’Ecologia dei Territori Carsici. Sagrado d’Isonzo, aprile 1979. Tip. La Grafica, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), 1981: 239-245. POLDINI L., TOSELLI E., 1982 – La distribuzione dell’aggregato Polypodium vulgare L. s. l. nel Friuli-Ven. Giulia alla luce di uno studio ecoclimatico – Estr. da: “Lavori della Soc. It. di Biogeografia”, n. s., 7 (1978). Tipo Lito Valbonesi, Forlì 1982: 771-794. POLDINI L., 1989 – La vegetazione del Carso isonti-no e triestino – Ed. Lint, Trieste: 1-315. POLDINI L., 1991 – Atlante corologico delle piante vascolari nel Friuli-Venezia Giulia. Inventario floristico regionale – Reg. Aut. Friuli-Venezia Giulia e Univ. degli Studi di Trieste, Udine, 899 pp. POLDINI L., 2002 – Nuovo Atlante corologico delle piante vascolari nel Friuli Venezia Giulia – Arti Graf. Friul., Tavagnacco: pp. 529.
POLLI E., 1993 – Polipodio sottile (Polypodium interjectum Sh.) nella 4101 VG – Progressione 28, Anno XVI, N. 1 – giugno 1993: 8-11. POLLI E., POLLI S., 1989 – Stratificazione microclimatica e vegetazionale in un tipico baratro (Caverna a NW di Fernetti 4203 VG) del Carso triestino – Atti e Mem. Comm. Gr. “E. Boegan”, Vol. 28: 39-49. POLLI E., 1996 – Aspetti vegetazionali del pozzo d’ingresso. In: La Grotta delle Torri di Slivia sul Carso triestino – Federaz. Spel. Triest., Spring Ediz., Trieste 1996: 21-30.
POLLI E., 1997 – Distribuzione delle Filicales nelle cavità del Carso triestino – Atti e Mem. Comm. Gr. “E. Boegan”, Vol. 34, Trieste. 101-117. POLLI E., 2001 – Ricerche speleobotaniche sul Carso triestino e classico: il punto sulle attuali conoscenze – Atti Bora 2000, Incontro Internaz. di Spel., Trieste, Baia di Sistiana, 1/5 Nov. 2000, Federaz. Spel. Triest.: 41-56.
POLLI E., (in corso di pubbl.) – Filicales negli ipogei del Carso triestino: ulteriori 24 cavità. POSPICHAL E., 1897-1899 – Flora des Oesterreichi-schen Küstenlandes – 2 voll., Deuticke, Leipzig u. Wien: 12-13.
SOSTER M., 2001 – Identikit delle Felci d’Italia. Guida al riconoscimento delle Pteridofite italiane -Valsesia Editr. Tipolitogr. Borgosesia, pp. 304.
Elio Polli