BUS D’AJAR – (MANICOMIO DI PIETRA)

Pubblicato sul n. 44 di Progressione anno 2001
E con piacere che vado a raccontare l’esplorazione della giunzione tra il complesso Vianello – Bus d’Ajar col Gortani – Davanzo, finalmente effettuata, dopo circa quattordici anni, dai “colleghi” bresciani, soci del Gruppo Grotte Brescia “C. Allegretti”.
Parto da Trieste il venerdì sera, dopo aver finito le mie ore lavorative settimanali, in direzione Udine, dove mi aspettano i compagni di esplorazione per recarci alla volta di Casera Goriuda. Dopo tre ore comode, giungiamo all’inizio del sentiero, prepariamo i pesanti armadi e ci incamminiamo sotto un cielo un po’ cupo, con passo di lepre, quasi minacciasse di piovere. Chi dopo un’oretta chi dopo un po’ di più, ci ritroviamo tutti in casera, pronti per la punta del giorno dopo.
Alla mattina arrivano altri due bresciani e ci si inizia a preparare così da poter entrare ad un’ora decente. Finalmente scocca l’ora “x”: siamo tutti davanti al budello iniziale del complesso, ma oggi non c’è neanche tanta aria rispetto alle volte precedenti, d’altronde siamo alla fine di ottobre e sta facendo inversione termica. Il budello per fortuna finisce presto, ed iniziamo le basse gallerie che, con ogni tanto qualche meandro e qualche traverso, ci portano all’inizio dell’~(Ossigeno~~. Rebechin, e presto sull’attenti, per continuare divisi in due squadre; una in giunzione, l’altra risistema gli armi sul meandro, abbastanza viscido ed aereo. Siamo rimasti soli, quindi via!!! Verso il Gortani, più veloci del vento (magari fosse così). Così inizia il tormentato meandro di seicento metri di sviluppo, tutto in salita, senza mai farci riposare da colpi ed urti. I primi duecento metri sono i più “comodi” in assoluto (con sacco in spalla, di traverso, grattandosi I’imbrago sulla parete).
Dopo aver oltrepassato un pozzo dasessanta metri, con modeste scariche di adrenalina, arriviamo ad uno slargo, ed iniziano le “rogne”. Quattrocento metri di meandro, praticamente in salita, con innalzamenti e sporadiche risalite in corda.
Qui, tempo addietro si erano fermati Fox, Pacia e Beccuccio, probabilmente colti da esaurimento nervoso!! Superati ancora cento metri di tormento, oltrepassiamo il limite massimo raggiunto nel lontano ‘87. Qui i bresciani hanno continuato a risalire il meandro principale, forzando ogni tanto qualche strettoia. Finalmente siamo ai livelli superiori del complesso, perdiamo ben presto gli ambienti stretti e le basse condotte freatiche. Le risalite ci fanno guadagnare velocemente la quota dei 1500, quella della giunzione. Arriviamo in un meandro largo, sotto ad un arrivo promettente (sarà de tornar, ma quando?). Intuiamo dalle tracce di essere in zone note e poco più avanti si è nel meandro principale della A12 e dopo quaranta metri sul pozzo da “54”, che ci collega al Ramo dei Bigoli con Marmitte del Gortani, in zona Meandro de Plucia. Per capire dove siamo arrivati, risaliamo venti metri e troviamo dei capisaldi di rilievo, con scritte in spray rosso. Ormai non ci resta che tornare indietro e rilevare il tratto appena esplorato (sigh, solo settanta battute! !).
Ci riposiamo un attimo, ma Matteo ha iniziato l’arrampicata del camino, riuscendo quasi a bypassare la frana finale del probabile vicino L33 (Abisso sotto il Col delle Erbe ed in mezzo allo Spric). Insistendo nella risalita e disostruendo a calci una franetta è arrivato nel primo dei due saloni, probabilmente gli ambienti terminali di L33.
E così dopo diversi tentativi e molti sogni, sono stati collegati i due importanti complessi del Col delle Erbe e Casera Goriuda, roba veramente entusiasmante in così poco tempo. Fortuna o altro??
Partecipanti alla giunzione: C. Castegnati, T. Fresu, M. Rivadossi (G.G. Brescia
“C. Allegretti” e Gruppo “I Tassi”) e, per la CGEB
Gianni Cergol