MESSICO E NUVOLE 14/1 2/01 – 09/01/02 15/12/01
Pubblicato sul N. 45 di “PROGRESSIONE” – Anno 2001
Città del Messico ore 00:30 c.ca, ci dirigiamo mestamente in taxi verso l’ostello della gioventù di Plaza de la Catedral, alleggeriti dei nostri 5 sacchi di materiale da spedizione che risultano dispersi da qualche parte tra Trieste e New York. L’acchito è pessimo ed il prosieguo, nei sei giorni a venire, anche peggio considerate le innumerevoli ore spese all’aeroporto della capitale, ospiti fissi dell’ufficio della Continental Airlines e del deposito bagagli. La speranza è l’ultima a morire, si dice, ed anche se la nostra è già in avanzato stato di decomposizione, la vita torna a sorriderci quando arriva l’ultimo sacco desaparecido, esattamente la sera prima del giorno fissato per la partenza verso il campo. A questo punto nulla, nemmeno un Montezuma particolarmente vendicativo, può più intaccare la nostra voglia di grotta e, dopo frenetici preparativi, siamo pronti a partire alla volta di Filo de 10s Caballos, posto nella Sierra Madre Occidentale ad una sessantina di km in direzione ovest dalla capitale dello stato del Guerrero Chilpancingo. Da qui, un altro paio d’ore di fuoristrada ci porta a Verderico, l’ultimo avamposto prima di sparire nella selva. Particolare interessante il fatto che ci stiamo inoltrando in una zona condivisa tra narcotrafficanti e policia judicial, i cui ruoli, ci fanno capire al villaggio, sono, purtroppo, talvolta interscambiabili. Ma il capo spedizione Ramon Espinasa, presidente della “Sociedad Mexicana de Exploraciones Subterràneas”, nonché vecchia conoscenza della C.G.E.B., ci awerte che non abbiamo di che preoccuparci, visto che conosce Don Flor, ricco “ bioagricoltore” della zona, e che ha con sé un documento firmato dal rettore della facoltà di geologia di Città del Messico che giustifica la nostra presenza nell’area. Così tra un controllo e l’altro, poco prima di mezzanotte del giorno 22/12, allestiamo il nostro campo sotto un cielo particolarmente stellato. La zona, non priva di fascino, è prevalentemente caratterizzata da enormi doline nel cui fondo, abbondantemente ricoperto da sfasciumi e vegetazione, speriamo di poter trovare l’accesso al Luna Park sotterraneo. Ci troviamo ad un’altitudine tra i 2000 – 2300 m s.l.m. e il clima in questo periodo è secco e relativamente mite, anche se una notevole escursione termica fa variare la temperatura dai 25 C° – 30 C° diurni, a temperature che si aggirano attorno allo zero durante la notte. Il nostro lavoro consisterà nell’aiutare i messicani ad esplorare e rilevare la maggior parte delle cavità possibili, incominciando proprio da alcuni ingressi particolarmente interessanti individuati dalla S.M.E.S. durante una pre-spedizione estiva. Qualche vaga indicazione, inerente la potenzialità della zona, sembra essere pervenuta a Ramon tramite un anonimo americano, ribattezzato “el gringo solitario”, che sembra aver già curiosato da queste parti pur non avendo lasciato alcunché di scritto. Le cavità esplorate si suddividono essenzialmente in due categorie: pozzi fossili ed inghiottitoi attivi; tra queste, soltanto quattro, raggiungono profondità che superano i cento metri.
Agua de las Golondrinas.
Sul fondo di un’importante dolina si apre l’ampio portale d’ingresso in cui si riversa un torrente attivo anche nei periodi di secca.
La cavità è ad andamento prevalentemen-te meandriforme alternato a piccole verticali di massimo 20 m. Unici ambienti particolarmente ampi sono due sale, di cui una posta a circa metà grotta è caratterizzata da imponenti fenomeni di concrezionamento, e l’altra costituisce il fondo stesso della cavità dove gli importanti fenomeni di crollo e di riempimento argilloso che la caratterizzano, precludono ogni possibile prosecuzione. Nonostante sia una grotta attiva, risulta notevolmente concrezionata nella parte alta dei meandri, particolare rilevatosi utile in fase d’armo.
Pozo de Puerto Fresno.
Questa cavità si apre sul fianco ovest di una dolina nei pressi dell’abitato di Puerto Fresno con un pozzo d’accesso di 99 m molto eroso, che ricorda molto le grandi verticali del Carso Triestino. A -70 m, tramite un terrazzo, s’accede ad una caverna di 5 m x 6 m col fondo ricoperto da ghiaia. Dalla base del pozzo parte un meandro discendente che va via via occludendosi tra detriti e depositi di piena ad una profondità di 1 16,8 m.
Agua del Pipistrello.
L’ingresso, posto sul fondo di una dolina, conduce tramite un breve meandro ad una sala impostata su un imponente diaclasi inclinata di 45°. Alla base, a -76 m, la cavità continua con un meandrino particolarmente labirintico (forzato a colpi di mazza e punta da Ciano) che porta ad un ampio vano da cui diparte un meandro attivo. Sfortunatamente l’esplorazione è stata interrotta per mancanza di tempo ad una profondità di 100 m circa, sopra una piccola verticale alla base della quale il meandro continua.
Agua del Carpintero.
Presenta una morfologia molto simile all’Agua de las Golondrinas fino a -100 m da dove tramite una strettoia in concrezione si accede ad un P 100 dalle caratteristiche tipiche di pozzo cascata, che ci ha illuso di poter raggiungere profondità ben più importanti dei 212 m raggiunti alla base del successivo P 11 terminante in un passaggio sifonante. In totale, durante i quindici giorni di campo, sono state rilevate, esplorate e posizionate tramite GPS trentasei cavità, per un massimo di -212 m di profondità raggiunto nella cavità Agua del Carpintero ed uno sviluppo planimetrico massimo di 634 m nella cavità Agua de las Golondrinas. I risultati conseguiti non sono stati all’altezza delle aspettative, considerando soprattutto l’elevato potenziale calcareo dell’area (900 m), ed i numerosi ingressi, apparentemente promettenti, localizzati durante la spedizione.
L’abbondante apporto di materiale terrigeno e vegetale durante il regime di “piena”, che interessa il sistema carsico nella stagione estiva, è probabilmente il fattore che maggiormente incide sulla potenzialità esplorativa dell’area; spesso, infatti, la progressione termina a causa di passaggi, anche sifonanti, completamente ostruiti dal materiale accumulato durante la stagione delle piogge.
Se la calata al Sotano de las Golondrinas ci è stata preclusa dall’indecente ritardo nella consegna dei bagagli, ci siamo in parte rifatti ritemprando le stanche membra nelle fresche acque della Perdida del Rio Chontalcoatlan, fiume con oltre 5.5 km di percorso sotterraneo mozzafiato, lungo gallerie e sale particolarmente imponenti (anche 50 m x 100 m), mentre Ciano visitava i rami fossili delle grotte di Cacahuamilpa a circa una ventina di chilometri da Taxco.
Paolo Bruno de Curtis, Marco Sticotti
Partecipanti (tutti della CGEB):
Luciano “Ciano” Filipas, Marco “Cavia” Sticotti, Paolo “Totò” Bruno de Curtis.