VELEBIT: L’ELDORADO

Pubblicato sul n. 38 di PROGRESSIONE – Anno 1998
Alla fine del mese di aprile siamo partiti da Trieste con l’idea di andare a rivedere l’abisso “Prez”, situato nei pressi del paese di Clana (Croazia). Dato che è stato ripetuto solamente in scala ed avendo una dubbia e controversa sala di fondo a -420, avevamo deciso che poteva essere interessante rivederlo. Senonchè, giunti all’ingresso un enorme portale triangolare con il greto di un fiume che vi entra abbiamo constatato che quell’abisso era stato prescelto come scarico della rete fognaria del vicino paese!
La sequenza di pozzi che ci attendeva ci ha fatto optare per una destinazione migliore da tempo nei nostri progetti: i Velebit, quella meravigliosa catena montuosa che si erge a ridosso delllAdriatico mo limite meridionale dell’lsola di Veglia fino a giungere all’altezza della città di Spalato. Sono quasi 500 i chilometri di calcare bianchissimo con spessore di oltre 1600 metri, quindi di potenziale. Lungo la costa dalmata si possono osservare le risorgive sottomarine, il mare sembra bollire dopo abbondanti piogge.
Le esplorazioni in questo territorio sono state condotte per lo più da gruppi locali. Gran parte di questi monti è stata minata durante la guerra e tale resterà essendo l’involucro delle mine in plastica, quindi non rilevabile. Già nel 1929 Premuzic, Krajac e Vukelic sono andati sui Rozanskj Kukovi (la zona più a nord dei Velebit) con intenti esplorativi.
I risultati più importanti si sono avuti dal ’93 negli Hajducki Kukovi (subito a fianco dei Rozanskj Kukovi) con I’esplo-razione della Ledena Jama fino a -451, successivamente portata a -51 4 nel ’96, e della Lukina Jama a -1350 nel ’93 e a 1392 con il sifone, tra l’altro una delle più profonde immersioni come dislivello dall’ingresso, ad opera della Commissione Speleologica della Federazione Alpina Croata con la partecipazione di 136 persone di cui 43 speleologi dai 18 ai 52 anni. Parallelamente è stato trovato un 582, il Manual II che entra in Lukina. Nel ’94 è stata trovata Xantipa (-313) sui Rozanskj Kukovi che si apre al fondo di una dolina profonda 150 metri e dalle dimensioni di 60×30 metri.
Nel ’95 è stata esplorata la Slovacka Jama fino a -516 e nel ’96 è stata raggiunta quota -1000. Infine nell’agosto ’97 il Patkov Gust è diventata la seconda verticale d’accesso del mondo (dopo Vertglavica) con ben 553 metri.
La nostra è stata una breve ricognizione che ci ha visti casualmente sui Rozanskj Kukovi. In una giornata abbiamo girato intorno ad una grossa dolina imbutiforme arrampicando continuamente su ripidi costoni calcarei, karren e massi instabili, nonchè fitte sterpaglie. Bisogna dimenticare l’assetto strutturale del Canin e la sua geomorfologia alla quale siamo abituati. L’area da noi vista ha probabilmente subito forti compressioni tettoniche. Sembra che il calcare sia stato smembrato in blocchi che si sono accavallati uno sull’altro, di conseguenza non esistono ingressi a cielo aperto anche di piccole dimensioni ma imponenti e rari sfondamenti, nel nostro caso tappati dalla neve tranne che per un -50 che chiude in frana.
Speleologicamente la zona è sicuramente interessante ma il lavoro di ricerca è piuttosto complicato a meno che non si abbia a disposizione un discreto numero di giorni. Per giungere in quota ci sono circa 30 chilometri di strada sterrata e I’appoggio logistico è scarso.
Ma il tramonto sulle isole dalmate osservato da lassù, nella neve, ripaga ogni fatica. Partecipanti: Massimiliano Palmieri (CGEB), Licoris Toncinich (SAG), Louis Torelli (CGEB), Riccardo Corazzi (GG AXXXO)
Licoris Toncinich
