IL POZZO DEL MONTE FRANCO (3224 VG)
Pubblicato sul n. 39 di PROGRESSIONE – Anno 1998
Nel 1935 un contadino di Trebiciano, avendo visto uscire una forte corrente d’aria da una piccola grotta sita sul fondo di una dolina di sua proprietà, ubicata al limite del bosco del monte Franco, iniziò ad asportare una grande quantità di detriti, fino ad aprire un pozzo.
Venne quindi avvisata la Commissione Grotte (Finocchiaro, Medeot) che iniziò l’esplorazione. Superato un saltino e una breve cavernetta, si riuscì a scendere il primo pozzo che fu trovato ostruito alla profondità di m 13. Levato del pietrame si scoprì una fessura che, allargata, permise di proseguire la discesa. Tre metri più sotto si apre un pozzo più largo che scende mantenendo una dimensione di quasi m 2 x 3, fino alla profondità di 28 metri. La grotta prosegue con un secondo pozzo di m 12 dalle dimensioni ridotte che facilmente si riempie alla sua base, raccogliendo tutto il materiale detri-tico che proviene dall’ingresso Già nel 1935 venne iniziata la disostruzione fino a toccare la roccia del fondo; qui constatata l’impossibilità di proseguire, iniziarono gli scavi verso una piccola finestra orizzontale, avente allora un diametro di appena 25 centimetri. I lavori però vennero interrotti in seguito al crollo del materiale asportato che per poco non costò la vita ad uno dei partecipanti; successivamente la grotta venne ostruita.
L’esplorazione venne ripresa sempre dalla Commissione Grotte (Elzeri) nel 1956. Si dovette allora disostruire l’ingresso nonché nuovamente il fondo del pozzo di m 12. Fu possibile così accertare l’effetto dell’ultima mina di vent’anni prima. La finestrella aveva assunto un diametro di cm 40 e si era un po’ allungata, ma ulteriori tentativi di scavo non diedero l’esito sperato.
Un’altra indagine venne fatta nel 1965 (Marini, Filipas), ma fu ostacolata dalla caduta di una lama. Durante questa visita s’individuò lo stretto ingresso di un pozzo, forse di una decina di metri.
Successivamente la Società Adriatica di Scienze (Florit) intraprese un decisivo lavoro, impiegando tra il 1965 e il 1966 ben 60 uscite di cui le prime 8 furono finalizzate a costruire delle dighe di contenimento per il materiale alla profondità di m 28, che tra l’altro ostruì completamente il pozzo suddetto. Venne allargata per bene la base del pozzo di 12 metri e s’iniziò ad allareagre la finestrella.
Accadde allora un fatto sorprendente: dopo l’allaragmento e mentre si era in prossimità dell’ingresso, si notò quasi all’improvviso la presenza di una forte corrente d’aria che successivamente non venne più sentita.
Furono necessarie ben otto giornate di lavoro per trasformare la finestrella in una piccola galleria di 3 metri ed accedere al pozzo successivo di quattro metri. Ancora oggi questo rimane il punto più impegnativo, soprattutto in salita. Occorre, infatti, superare una strettoia orizzontale a curva cui segue subito uno scivolo fangoso senza appigli. Una seconda strettoia, attualmente abbastanza semplice da superare, ma che nel 1965 richiese altre tre mine, immette in un pozzo finale di m. 6 che permette di giungere dall’alto in una cavernetta sormontata da un camino.
Sul suo fondo fu scavato un cunicolo che conduce ad un secondo camino invaso alla base da grossi blocchi pericolanti. Fu necessario ancora un lavoro di puntellamento al fine di evitare che un’eventuale loro caduta ostruisse lo sbocco del cunicolo.
Non vedendo altre possibilità di prosecuzione, i lavori della SAS si conclusero con la stesura di un rilievo sommario.
Nel corso del 1998 la Commissione Grotte (Florit, Bole, Filipas) decise di intraprendere ancora un’indagine. La base del secondo pozzo si era nuovamente riempita di materiale e fu necessario ancora una volta ripristinare le dighe alla profondità di m 28, recuperando circa due metri cubi di materiale per rendere nuovamente accessibile la finestrella.
L’aria era praticamente assente e s’iniziò ad approfondire la base del secondo pozzo, svuotando il materiale nel terzo. Tuttavia, durante un’uscita in una giornata di bora, l’aria all’improvviso riapparve, provenendo esclusivamente dalla finestrella e quindi si decise di interrompere tale indagine. Raggiunto il fondo si constatò che l’aria era di nuovo assente, provenendo probabilmente dal camino parallelo all’ultimo pozzo.
Per l’occasione venne steso un nuovo rilievo che è inedito per quanto riguarda la pianta del tratto successivo alla finestrella.
Umberto Mikolic
Dati catastali: Pozzo del Monte Franco – VG 3224/626, CTR 1:5000 Monte Franco 13°50’33″4 – 45°40’36″3, IGM 1:25.000 Monte dei Pini 1°23’22” – 45°40’30″3, quota ingresso m 398, sviluppo m 30, profondità m 54,5, profondità pozzo accesso m 1,5, pozzi interni m 25,21 12/ 4,3/ 6, rilievo Umberto Mikolic 18-10-1998.