POZZO DOPPIO AD OVEST DEL MONTE VOISTRI (JAMA NEMCEVA, 816 VG)

Pubblicato sul n. 31 di PROGRESSIONE – Anno 1994
GENERALITA
Per la sfavorevole struttura morfologica del terreno, rare sono le cavità esistenti nella zona del Monte Lanaro, a nord di Rupinpiccolo. Una di queste, il pittoresco “Pozzo doppio ad ovest del Monte Voistri”, presenta significativi aspetti speleobotanici. Ubicato a ridosso del confine di Stato con la Slovenia (il cippo confinario più vicino è il n. 73/43 e si trova a 95 metri in direzione nord) e di non proprio immediata individuazione, il pozzo è poco noto e di conseguenza scarsamente frequentato.
I relativamente lunghi periodi di isolamento in cui esso viene a trovarsi gli concedono cosi una notevole tranquillità ambientale che tende a favorire il regolare sviluppo delle più tipiche specie di carattere cavernicolo infatti, già affacciandosi ai margini della cavità o scendendo in essa con l’aiuto di una scala. si possono abbastanza agevolmente individuare e riconoscere sulle paretine sui ripiani tali caratteristiche specie che in dipendenza con le particolari condizioni topo e microclimatiche del sito. si integrano in un’armonica sequenza di complessi vegetazionali.
Le pressoché costanti condizioni di non disturbo hanno inoltre, già da parecchi anni, consentito nel pozzo un propizio insediamento dell’Allocco (Strix aluco aluco). La presenza di tale specie non è peraltro infrequente nelle cavità del Carso triestino, soprattutto in quelle recondite situate preferibilmente lungo la linea di confine di Stato o nelle sue immediate adiacenze; in esse il rapace può condurre un’esistenza relativamente tranquilla. Negli anfratti della volta ed in quelli delle pareti muscose del pozzo una ventina di anni or sono nidificava invece una cospicua popolazione di Colombi selvatici (Columba livia livia).
IL “POZZO DOPPIO AD OVEST DEL MONTE VOISTRI” (440/816 VG)
Questa cavità, conosciuta ed indicata tal volta anche come “Doppio pozzo sul Veliki Vrh e localmente come “Nemceva Jama”. si apre alla quota di 457 m in un ambiente a prevalente landa carsica (Carici-Centaureetum rupestris) che però, soprattutto in questi ultimi decenni si è rapidamente incespugliata. Le frequenti emersioni rocciose calcaree, un tempo molto evidenti sul terreno brullo, risultano ora in gran parte coperte dalle usuali specie arbustive ed arboree della boscaglia carsica illirica (Ostryo-Quercetum pubescentis), quali Ostrya carpinifolia (Carpino nero), Fraxinus ornus (Orniello), Quercus pubescens (Rove rella), Cornusmas (Corniolo), Prunus mahaleb (Ciliegio canino), Frangula rupe stris (Frangola triestina), Juniperus communis (Ginepro) e sporadico Pinus nigra (Pino nero austriaco).
La cavità. inclusa nel comune di Sgonico, è situata 140 m a NE del bivio di q 458 ed è sfiorata (80 m a SE) dal recente ed appartato sentiero “Skabar” che, provenendo dal versante settentrionale del Voistri ove s’accosta per un breve tratto alla linea confinaria punta in direzione del monte Coste (Kosten), 410 m. Circa 130 m a nord del Pozzo, in corrispondenza del cippo confinario 73/41, si apre improvvisamente un superbo panorama sulla sottostante ampia vallata di Pliscovizza della Madonna (Pliskovica), di Vallegrande (Veliki Dol) e di Comeno (Komen). Tale belvedere naturale spazia soprattutto nella stagione invernale con ridotta vegetazione sino ai più lontani rilievi della Selva di Tarnova, quali il M. Caven (1185 m), il Kucelj (1237 m), il Golak (1945 m) ed oltre (gruppo del Monte Nero e del Canin).
Le condizioni climatiche del sito in cui si trova il Pozzo appartengono alla 6^ zona: attenuatisi i caratteri marittimo-mediterranei, prevalgono qui, in tutte le stagioni, quelli marcati subalpini continentali. Il pozzo d’accesso è profondo complessivamente 12 metri e largo 4; un piccolo ponte naturale, coperto in buona parte dalla sciafila Hedera helix (Edera), separa asimmetricamente ad ovest l’ampia bocca principale dall’altra di dimensioni minori (m 2 x 3 circa). Dalla base del pozzo si diparte una ripida china detritica che, per 12 metri scoperta, s’immette quindi in un’alta galleria terminando dopo una ventina di metri di discesa con una nicchia concrezionata ed impreziosita da una singolare stalagmite.

LA VEGETAZIONE NEL POZZO
Sui margini del pozzo e nei suoi primi 2-3 metri di profondità (fascia “liminare”) si sviluppano alcune specie arbustive, quali il Carpino nero, la Roverella e I’Orniello, che appartengono ancora alla boscaglia illirica. Si aggiunge a SE di esse un ragguardevole esemplare di Tiglio (Tilia cordata) che emerge dalla superficie della cavità con le sue evidenti diramazioni fogliari.
Tra le specie erbacee di tale fascia è frequente Moehringia muscosa (Centonchio muscoso), mentre tra quelle rampicanti è dominante Hedera felix (Edera). Quest’ultima avvolge completamente a nord un esemplare di Ostrya carpinifolia.
Scendendo ulteriormente (fascia “subliminare”. 3-6 m) si nota la comparsa di forme appartenenti a zone più fresche ed umide, quali Lamium orvala f. wettsteinii (Falsa ortica), Geranium robertianum (Erba cimicina), Lamiastrum montanum (Ortica mora, inclusa nel complesso ciclo di Lamiastrum galeobdolon) e Mycelis muralis, (Lattuga dei boschi), tutte specie che trovano di norma il loro habitat naturale nell’ambiente di dolina.
A profondità maggiore (6-9 m) subentra la fascia delle Felci (o “Fascia delle Pteridofite”), specie definite spesso “criptofile” in quanto si possono rinvenire anche in altri citi carsici. quali doline di crollo, baratri, antri ed ingressi di caverne.
Diffusi risultano qui sia Phyllitis scolopendrium(L ingua cervina), ben evidente soprattutto sulla parete meridionale del pozzo, sia Polypodium interjectum (Polipodio sottile). abbastanza copioso specialmente su un marcato ripiano situato ad ESE del pozzo stesso. Non manca Asplenium trichomanes (Erba rugginina), distribuito un po’ dappertutto e più densamente, in abito nastriforme, sull’arcata del ponte naturale.
Oltre alle Felci, preponderanti in tale fascia soprattutto per i valori ottimali dell’umidità, si possono individuare frammisti alcuni Muschi. tra i quali il più esuberante è Thamnium alopecurum, molto comune peraltro in tantissimi altri pozzi, voragini e baratri carsici e che può considerarsi a ragione la specie che di più fa risaltare la sua peculiarità troglofila nelle cavità del Carso triestino. Tra gli altri Muschi qui presenti si possono individuare Neckera crispa, qualche specie del genere Mnium e l’elegante Plagiochila asplenioides f. cavernarum.
Quest’ultima, una briofita a simmetria dorsoventrale appartenente alla classe delle Hepaticae,simboleggià anzi la specie caratteristica dell’associazione Phyllitido-Plagiochiletum cavemarum Tomazic 46 (Razza carsico-litoranea) presente nel pozzo. In tale cenosi Phyllitis scolopendrium, Polypodium interjectum e Moehringià muscosa vi concorrono quali specie caratteristiche di alleanza, mentre Asplenium trichomanes vi figura quale specie caratteristica d’ordine (Potentilletalia) e di classe (Potentilletea); tra quelle compagne si segnalano, in particolar modo, Lamiastrum montanum, Hedera helix, Thamnium alopecurum, Neckera crispa e Lamium orvala f. weffsteinii. La parete più rappresentativa nella quale I’associazione della Lingua di cervo e della Plagiochila delle caverne è ben presente in modo relativamente completo, e quindi abbastanza ben rilevabile, è quella sud-occidentale.
Dai 9 ai 13 metri di profondità (base del pozzo) l’intensità luminosa risulta sensibilmente diminuita: si possono qui osservare alcune fronde sterili di Phyllitis scolopendrium e di Polypodium interjectum, ancora diffuse le specie di Muschi già individuati Ala base della china detritica più sopra e qualche Epatica.
La china detritica non presenta particolari forme di vegetazione se non qualche raro e stentato esemplare fogliare di Edera emergente dal brecciame instabile. Sia l’aria fredda delle notti estive, sia quella gelida invernale, scese nel pozzo e fluite lungo la china, accentuano nelle stagioni il fenomeno dell’inversione termica. Esso risulta più marcato in inverno (gennaio) mentre appare meno evidente, seppur non di molto, d’estate (luglio).
Si viene cosi a determinare nel pozzo stesso un significativo regime termoigrometrico. A tale proposito, quale esempio indicativo. si riportano alcuni dati relativi ad una serie di misurazioni termometriche effettuate nel corso di una normale giornata autunnale (1.11.1986) nella cavità. Mentre alle ore 11.05 la temperatura sull’orlo SE era di 14.2°C, alle ore 11.15 essa risultava di 11.3°C alla base del pozzo stesso (-13 m) ed era di appena 8.2°C al termine della china detritica nei pressi della nicchia (-29.5 m) alle ore 11.20. Una differenza quindi di 6.0°C per un dislivello di quasi 30 m, con gradiente. in quell’occasione, di 0,203°C/m. È questo un dato isolato ma pur sempre molto interessante anche se, evidentemente, esso non può dare il quadro esatto della situazione topoclimatica della cavità; per la quale sarebbero necessarie regolari serie di misurazioni da effettuarsi in un adeguato e prolungato periodo di tempo.
Come si è potuto comunque notare. ad un’accentuata inversione termica nella cavità corrisponde una marcata inversione vegetazionale.
E interessante infine osservare come il Pozzo. pur non possedendo le notevoli profondità e dimensioni di altre voragini e fovee carsiche (come ad esempio la Grotta Noè, il “Pignatòn” di Gropada, la Fovea Maledetta, la Fovea Persefone, la Berlova Jama, la Grotta Plutone e la Grotta Nemez, costituisce peraltro un particolare ambiente vegetazionale, del tutto diverso da quello circostante esterno, nel quale le specie si sviluppano in precisi siti che di pendono rigorosamente dalle specifiche condizioni climatiche presenti nella cavità.
Elio Polli