TAXUS BACCATA L. NEL «PIGNATON» DI GROPADA
Pubblicato sul n. 29 di PROGRESSIONE – Anno 1993
Il “Pignaton” (cosi è familiarmente chiamato dagli speleologi locali il Pozzo presso Gropada – 273 VG) rappresenta un esemplare ambiente speleobotanico ove la zonazione vegetazionale, in perfetto accordo con la situazione topoclimatica del sito, risulta molto significativa e relativamente completa.
La singolare presenza in esso di alcuni notevoli e rigogliosi esemplari di Tasso (Taxus baccata L,) lo valorizza ulteriormente e lo contraddistingue di conseguenza da tutti gli altri pozzi, voragini e baratri esistenti sull’altipiano carsico triestino.
Infatti, già affacciandosi e sporgendosi cautamente dai subdoli margini dello spettacolare pozzo, si notano alcuni tronchi di Tasso con le corrispondenti chiome sempreverdi abbondantemente espanse: si ergono verticalmente decisi lungo le pareti – soprattutto a nord ed a nord-ovest – sino a raggiungere, con l’apice dell’esemplare più sviluppato degli altri, il piano di campagna. Le particolari e favorevoli condizioni climatiche consentono dunque, nel tempo, il rigoglioso sviluppo della specie garantendone anzi un lusinghiero accrescimento ed una buona diffusione nel sito.
Il “Pignaton” di Gropada
localmente noto come “Jama pod Gajo”, si apre alla quota di 386 m in un ambiente a prevalente boscaglia carsica spesso molto fitta il suolo e particolarmnete ricco di emersioni calcaree, anche poderose, e spesso imprezlosito da esemplari vasche naturali di corrosione chimica.
La cavità è situata nelle immediate vicinanze del confine di Stato con la Slovenia (Il cippo confinario più vicino, n° 78/22, dista 115 m a NE). Essa è inoltre sfiorata al margine nord-orientale dall’Alta Via Carsica (sentiero n” 3) che, provenendo dal modesto monte Gaja di Gropada (m 434), tende al più rilevante monte Cocusso di Basovizza (m 672).
Le coordinate geografiche dell’imponente voragine, riferite alla Tavoletta IGM San Dorligo della Valle 1:25000, F° 53A I-NE, ed. 1959-62, sono le seguenti: lat. 45°39’37” N e long. 1°24’39” E da Monte Mario. Fu ufficialmente rilevata da Dario Marini e Angelo Zorn della Società Alpina delle Giulie il 5.10.1969. Il pozzo d’accesso è profondo m 41, quello interno m 7,40, con un dislivello complessivo di m 52. Il suo sviluppo totale è di m 25.
Le pareti appaiono generalmente svasate, mentre risultano di roccia coerente e strapiombanti a NW, denotano altrove qualche accentuato ripiano ed alcune nicchie, come a NNE, a NW ed a S. Ed è proprio sui gradoni e terrazzi formati da queste nicchie che si sviluppano gli esemplari più significativi di Taxus baccata.
Taxus baccata e la vegetazione nel pozzo
Taxus baccata L . (slov. Tisa; ted. Gemaine Eibe) appartiene alla Famiglia unica delle taxacea (Ord. Taxales) che comprende nel mondo tre generi con 13 specie, distribuite prevalentemente nell’emisfero boreale (Europa settentrionale e meridionale).
In Italia l’unica specie spontanea è rappresentata proprio da Taxus baccata. Quale forma biologica è una fanerofita arborea dioica, diffusa sia nei boschi submesofili a suolo oligotrofico relativamente umifero, sia nella fascia collinare a clima suboceanico, ove si comporta da specie di media sciafilita. Il PH varia da 5,5 ad 6.
Dal punto di vista morfologico, la specie presenta tronco con corteccia rosso-brna generalmente screpolantesi con l’età. Le foglie (velenose) sono sistemate in due file opposte e presentano lamina lineare o un po’ falciforme, acuta: superiormente sono di colore verde-scuro, al di sotto invece di colore verde giallastro. Le infiorescenze maschili sono riunite in amenti gialli, ovali ed ascellari, quelle femminili sono verdi, isolate e simili a gemme.
La bacca (sfalecarpo di 6 mm) è rossa, monosperma: contiene il seme scuro – pure velenoso per la presenza del principio attivo “tassina” – avvolto da un cercine dolciastro carnoso, detto arillo; questo risulta invece edule e può quindi essere appetito purchè non masticato e digerito con il seme. L’altezza della specie varia da dai 5 ai 20 metri.
La presenza di Taxus baccata nel ‘”Pignaton” è nota da diversi decenni: recente- mente Poldini (1986), nell’adottare funzionali criteri di valutazione floro-vegetazionali, incluse la specie nel ristretto gruppo delle 6 rarità dendrologiche presenti allo stato naturale sull’altipiano carsico.
Nella nostra Regione la specie è caratteristica di ambienti di forra, quali ad esempio i canali di sbocco della Val Cellina e della Val Colvera, già studiati a fondo dal punto di vista vegetazionale dal Zenari (1955). La specie si rinviene, ma non molto frequentemente, anche negli ostrio-faggeti e nelle faggete submontane della cerchia prealpina ed alpina (sino ai 1600 m di altitudine), in prevalenza però nella plaga gravitante la Valle del Tagliamento.
Allo stato isolato il Tasso figura perfettamente quale pianta ornamentale in molti parchi, giardini (buona l’adattabilità all’inquinamento urbano) ed in qualche cimitero (secondo i popoli antichi rappresentava un simbolo di eternità e di resurrezione). In passato la specie è stata impiegata, tra le altre, per il rimboschimento del Carso triestino, senza peraltro raggiungere un proficuo beneficio.
Un’autentica singolarità è I’esemplare di Tasso (altezza 11 m, circonferenza alla base 4 m, età 150-200 anni), dalle numerose e contorte ramificazioni, che vegeta nel boschetto est del parco di Villa Manin a Passariano (Codroipo). Secondo Fornaciari esso rappresenterebbe addirittura la più longeva pianta del parco stesso, unica superstite dell’antico giardino classico.
Nel “Pignaton” gli esemplari più notevoli di Taxus baccata si ergono principalmente a NNE ed a NW, anche se qualcun altro, di consistenza meno rilevante, si può individuare a SW ed anche ad ENE, immediatamente sotto una vasta copertura di Edera. Molteplici sono pure le plantule di Tasso che si sviluppano su altri ripiani del baratro.
Accompagna Taxus baccata, nei primi metri della voragine (fascia “liminare”) una vegetazione costituita in prevalenza da Fanerogame appartenenti alla tipica boscaglia, quali Ostfya carpinifolia (Carpino nero), Fraxinus ornus (Orniello). Quercus pubescens (Roverella), Sorbus aria (Farinaccio), Acer monspessulanum (Acero trilobo), Crataegus monogyna (Biancospino) e Cornus mas (Corniolo).
Non mancano la Vitalba (Clematis Vitalba) e l’Edera (Hedera helix): quest’ultima tappezza copiosamente alcune sporgenze e superfici delle pareti orientale e nord-occidentale A 4-5 m di profondità, sulla parete NE, esiste una stazione di Ruscus aculeatus (Pungitopo), costituita da una decina scarsa di esemplari che sembrano però in precarie condizioni di sviluppo.
Scomparse tali specie, alcuni metri più in basso ancora (6-15 m) ne subentrano altre d’ambiente più fresco ed umido: Tilia coniata (Tiglio), vigoroso soprattutto a SSE, Corylus avellana (Nocciolo) ed Euonymus verrucosa (Fusaria rugosa) per ciò che riguarda lo strato arbustivo e Lamiastrum montanum (Ortica mora), Convallaria maialis (Mughetto), Mycelis muralis (Lattuga dei boschi), Lathyrus vernus (Orobo primaticcio), Dentarie enneaphyllos (Dentaria a nove foglie) e Cyclamen purpurascens (Ciclamino) per ciò che concerne quello erbaceo.
Ad ulteriore profondità (15-26 m) si evidenzia la fascia delle Pteridofite con I’abbondante presenza di Polypodium interjectum (Felce sottile) e di Phyllitis scolopendriurn (Lingua cervina) felci diffudiffuse soprattutto sulle pareti S e SSE in siti a microclima con caratteri ormai continentali.
Risultano in particolare ben sviluppate sia le fronde elegantemente appuntite di Polypo- dium interjectum, sia quelle più larghe ed arricciate di Phyllitis scolopendrum (50-60 cm di lunghezza). Non mancano qui, come del resto un pò dappertutto, Asplenium trichomanes (Erba rugginina) ed Asplenium Rota-murarie (Ruta di muro); il Geranium roberiianum (Erba cimicina) trova in tale fascia le sue più profonde stazioni.
Più in basso ancora, dai 26- 28 m di profondità sino alla base del pozzo, la vegetazione dominante e costituita da vari generi di muschi, tra cui spiccano il genere Mnium con varie specie ed il comunissimo Thamnium alopecurum. Sul fondo della cavità sono sempre presenti numerosi detriti ricoperti molto spesso da rami spezzati di Taxus beccata.
L’aspetto climatico
La cavità rappresenta per gran parte dell’anno un ampio e gelido serbatoio d’aria che, fluita al fondo a causa della maggiore densità, vi permane più o meno stratificata per tempi relativamente lunghi. In seguito a precipitazioni nevose, la neve persiste sui ripiani e sul fondo del baratro, ove può suggestivamente ricoprire le preesistenti stalagmiti di ghiaccio. È stato possibile osservare tale evento anche durante la recente cospicua nevicata del 19 novembre 1993.
Il fenomeno dell’inversione termica risulta sempre molto evidente nella cavità, specialmente in giornate con notti serene e calme e con atmosfera molto trasparente. Per la forte irradiazione notturna, la superficie delle pareti ed il fondo del pozzo si raffreddano notevolmente e la mancanza di movimenti dell’atmosfera impedisce il mescolamento attraverso i vari strati, per cui le masse d’aria fredda rimangono in prossimità del suolo, favorendone il ristagno (S. Polli. 1961).
L’inversione termica, anche se a volte in minor misura, si fa dunque sentire nella cavità durante tutto l’anno: ad esempio, durante una visita con discesa nel pozzo, effettuata il 1/11/1985 in una giornata d’aria calma con sprazzi di sole, la temperatura alle ore 9.00 era. all’esterno, di 13,6″C e quella al fondo, misurata una ventina di minuti dopo, presso l’enigmatica fessura situata alla base della parete NE, era di soli 6,9°C.
Quale logica conseguenza del fenomeno dell’inversione termica, la fioritura di Taxus baccata nella cavità avviene, con un sensibile ritardo, appena in maggio-giugno. La particolare situazione topoclimatica nel pozzo, come già inizialmente detto, favorisce l’accrescimento di Taxus baccata. Vigoroso risulta soprattutto il Tasso sviluppantesi dal ripiano posto ad un terzo circa, dall’alto, della parete settentrionale: il suo tronco si erge verticale per circa 15 m, presentando la sempreverde e rigogliosa chioma espansa e protesa a sud, essendone impedita dalla parte opposta dall’immediata retrostante parete. L’apice dell’esemplare giunge attualmente al livello di campagna. A stretto contatto si sviluppa una seconda pianta di Tasso, ma di altezza sensibilmente inferiore. Un altro albero della specie, alto circa 8 m, si trova nell’accentuato solco che s’immette nella cavità a NW. Una stazione di quattro discreti esemplari si è inoltre ben ambientata sulla parete NE, In posizione non facilmente identificabile dall’esterno, a poca distanza da una larga fessura.
Da periodiche visite effettuate alla cavità per un adeguato periodo di tempo, si è potuto notare come Taxus baccata si sia sempre trovato a suo agio in tale ambiente e come abbia continuato a riprodursi in modo piuttosto soddisfacente. È sorprendente rilevare, a proposito, come le cavità carsiche tendano molto spesso a differenziarsi tra di loro, oltre che dal punto di vista morfologico, anche da quello vegetazionale.
Ed infatti il “Pignaton” di Gropada (se si eccettua la “Caverna a SW I di Basovizza” – 3474 VG ove si registra pure la presenza del Tasso, però quasi sicuramente introdottovi) rappresenta l’unica stazione nota sul Carso triestino in cui Taxus baccata si è spontaneamente e mirabilmente integrato nel caratteristico e complesso ambiente.
Elio Polli