RABDOMANZIA E GROTTE NEL TEMPO*)
Pubblicato sul n. 27 di PROGRESSIONE – Anno 1992
PREMESSA
E’ necessario ricordare che Progressione non fa proprie le idee e le convinzioni degli Autori, che restano sempre e comunque padroni e responsabili delle loro affermazioni. La Redazione ha inteso, ospitando questi articoli, avviare una serena e garbata disanima sulle pratiche speleo-rabdomantiche attualmente molto in auge a Trieste: ci si augura, anche se purtroppo non c’è peggior cieco di chi non vuol leggere, che altri risponderanno, illustrandoci le loro opinioni.
(Al.d.D.R.) Che cosa ci fanno degli speleologi con un bizzarro bastone tenuto orizzontalmente tra le mani? E’ probabile che alcuni perplessi gitanti triestini si siano posti recentemente questa domanda. Infatti non è raro, di questi tempi, osservare in alcune zone del nostro carso, e in special modo nei pressi di Borgo Grotta Gigante, dei nostrani grottisti muniti di una curiosa bacchetta foggiata, per lo più, a Y rovesciato e impugnata con le due mani. E’ ovvio che essi cercano sempre nuove cavità, solo che questa volta hanno messo momentaneamente in disparte le loro consuete attrezzature. Anche se ciò potrà sembrare strano, il mezzo utilizzato per tali ricerche è un semplice, apparentemente superfluo, oggetto, conosciuto, però, fin dai tempi antichi con il nome di “bacchetta del rabdomante”.
Mettendo da parte gli antecedenti storici più remoti ed ‘il significato esoterico della parola, la rabdomanzia ha assunto, già a partire dal XVI sec. un’accezione moderna; e cioè intesa come ricerca e ritrovamento di cose nascoste nel sottosuolo. Infatti l’uso della bacchetta come già l’Agricola (autore di un famoso trattato di arte mineraria e metallurgia) aveva segnalato nella sua fondamentale opera “De re metallica” – ebbe un largo utilizzo in Germania per la ricerca del carbone e delle falde acquifere. Successivamente questa tecnica fu introdotta anche in Francia e in Gran Bretagna.
Tralasciando i fondamentali studi operati dal Vallemont, dal Richter e dall’abate Richard e le osservazioni del nostro E. Boegan al riguardo, la pratica rabdomantica sembra ancora oggi ben lontana dall’essere spiegata in termini scientifici. Nonostante ciò, alcuni speleologi locali hanno recentemente rispolverato questa vecchia ma mai scomparsa tecnica. In poche parole, chi impugnasse la bacchetta e procedesse su di un terreno da esplorare, si accorgerebbe (in presenza di eventuali cavità ipogee, di corsi d’acqua sotterranei e di giacimenti minerari) di improvvisi ed inspiegabili movimenti delle mani, determinati da contrazioni involontarie dei muscoli degli avambracci.
Esoterismo? Magia? “No, nulla di tutto ciò” – afferma Luciano Russo, conosciuto ed apprezzato speleonauta triestino -. “Anche se in effetti la rabdomanzia affonda le radici in oscure pratiche di divinazione, oggi il termine sta ad indicare la ricerca di cose perfettamente naturali, nonostante che i metodi praticati siano ancora ben lungi dall’essere accettati dal mondo scientifico”.
Ma qual’è il meccanismo che sta alla base del fenomeno rabdomantico? Che cos’è a provocare le involontarie contrazioni muscolari avvertite grazie alla bacchetta? Ascoltando lo speleologo, si ha la netta sensazione di trovarsi nel bel mezzo di una lezione di fisica, con continui riferimenti ai campi magnetici ed elettrici terrestri. Da tutto ciò emerge che la nostra superficie è costantemente soggetta all’influsso sia di forze interne (energie telluriche) che esterne (energie cosmiche), le quali, incrociandosi tra loro, formano un immenso e complesso reticolato magnetico non avvertibile dai nostri sensi.
Quando si è però muniti di uno strumento anche rudimentale – come, ad esempio, una bacchetta – e trovandosi in prossimità di acque sotterranee, di vani ipogei e di filoni minerari (presenze, queste, che provocano variazioni nel campo magnetico di superficie), l’uomo può sentire qualche cosa. Per esempio, lo scorrere dell’acqua, che produce un’emanazione elettromagnetica, che può essere avvertita – grazie alla bacchetta – dal nostro sistema neuromuscolare.
A questo punto le domande e le perplessità da sollevare sarebbero numerose, ma sta di fatto che, al di là di questo misterioso fenomeno, tale tecnica dà risultati eccellenti. Basti pensare a quelli riscontrati recentemente da Stojan Sancin del “Gruppo Grotte dell’Associazione Alpina Slovena” di Bagnoli, il quale, grazie alle indicazioni fornite dalla bacchetta, ha operato sul fianco dell’Antro di Bagnoli una perforazione, scoprendo così un nuovo sistema idrico indipendente dall’altro.
Ma i geologi che cosa pensano di questa tecnica? Elio Padovan, attuale presidente delta Boegan, solleva comprensibili e motivate riserve: “Anche se non si può negare nulla a priori, è necessario comunque verificare e provare questa tecnica su grotte già note”. In conclusione, almeno per quanto riguarda il meccanismo, il fenomeno rabdomantice qui toccato solo marginalmente, sembra essere confermato nel suo valore dalle odierne ricerche anche strumentali e come tale oggi è fuori discussione. E’ probabile, quindi, che la rabdomanzia, almeno nella accezione qui analizzata, venga un giorno o l’altro strappata alla superstizione ed acquisita dalla scienza stessa.
Stefano Zucchi
*) L’articolo è apparso, in forma ridotta, sulle pagine del quotidiano “Il Piccolo” in data 26 ottobre 1991.
RABDOMANZIA E RADIOESTESIA
Sull’argomento sono stati stampati libri e libri, a cui ognuno può rivolgersi per approfondire le sue conoscenze, mentre poco o nulla si trova sui rapporti tra questa materia e la speleologia.
Una breve premessa che chiarisca l’argomento che stiamo trattando si impone, anche al fine di evitare che idee preconcette di persone disinformate – supportate soltanto dalla non conoscenza degli estremi del problema – possano essere motivo di sciocche quanto inutili polemiche.
La superficie terrestre è il punto d’incontro e di scambio di due gruppi di energie: le cosmiche e le telluriche.
Le energie cosmiche, di intensità variabile a seconda delle ore del giorno, raggiungono una lunghezza d’onda di 1/200 miliardesimo di millimetro e penetrando nella superficie terrestre determinano delle cause importanti per la stimolazione della vita.
Le energie telluriche sono forze terrestri di origine sconosciuta, probabilmente originate dal nucleo del pianeta. La fuoriuscita di tali energie viene influenzata dalle caratteristiche geologiche (faglie, corsi d’acqua sotterranei, presenza di metalli o minerali ecc.) che determinano in questi punti una loro concentrazione tale da generare un fenomeno di perturbazione elettromagnetica, misurabile anche con strumentazione modesta.
Gli esseri viventi sono costantemente immersi e condizionati da queste grandi forze. La salute, la malattia o lo stato d’animo dipendono da fattori che sfuggono al controllo cosciente. Il nostro subcosciente ed il duplice sistema nervoso – simpatico e parasimpatico, forza centrifuga e centripeta dell’uomo – registrano a livello inconscio queste variazioni elettromagnetiche, trasformandole (o scaricandole) in leggerissime contrazioni nervose degli avambracci. Questo movimento può venir evidenziato da uno strumento estremamente semplice: la bacchetta del rabdomante.
E’ stato scientificamente provato che le correnti d’acqua sotterranee con il loro moto generano energia elettrica misurabile in superficie; si può inoltre rilevare, in corrispondenza del corso d’acqua, una emissione di raggi gamma tre volte superiore al normale.
Le perturbazioni magnetiche che confluiscono in questi punti sono misurabili strumentalmente e consentono di localizzare un corso d’acqua ipogeo sino a trecento metri di profondità con quattro linee di perturbazione per ogni lato del fiume stesso. Il rabdomante riesce ad avvertire otto linee magnetiche per ogni lato, per un totale di sedici. La distanza tra la prima linea, che corrisponde all’alveo stesso, e l’ottava equivale alla profondità della vena d’acqua; il vuoto viene rilevato con lo stesso strumento, ma il segnale è diverso. Capire la differenza tra linee telluriche di diversa natura – acque sotterranee, vuoti e faglie – richiede una certa pratica.
Nel caso si tratti di aprire una cavità il problema per chi opera con questi metodi è di individuare esattamente il punto di minor resistenza, ossia la zona dove lo spessore del materiale è minore. La pratica acquisita ci fa rilevare che per il rabdomante è molto più facile seguire la pianta di una cavità – anche a profondità rilevante – che non la sua quota.
Le tecniche alternative alla rabdomanzia sono due, la ben nota radioestesia ed un altro sistema che non è qui il caso di illustrare perchè ancora è stato sperimentato da un numero troppo ristretto di persone.
La radioestesia, pur essendo sorella della rabdomanzia, si spiega con principi diversi basandosi più su fattori psichici che fisici. L’esperienza dell’operatore, abbinata ad una sensibiltà sviluppata, può dare dei risultati notevoli, ma essendo questa facoltà estremamente soggettiva, gli stessi possono differire notevolmente da una persona all’altra, risultando pertanto poco attendibili.
Prove fatte con la geoelettrica – laboriosa e di difficile interpretazione – hanno co munque confermato i dati ricavati nelle ricerche fatte con le bacchette.
Le prove e le conferme. Quanto sinora descritto è bello e interessante, ma senza dei risultati dimostrabili possono sembrare solo chiacchiere. Non è da molto tempo che si sta lavorando – e studiando – in questo campo, per cui non siamo in grado di presentare risultati eccezionali. Ma qualcosa è stato fatto, e penso possano interessare il lettore alcuni esempi.
- a) Durante un soggiorno per motivi di lavoro presso il villaggio di Asilah (Marocco) ho localizzato parecchie cavità artificiali di epoca medioevale e corsi d’acqua sotterranei. Uno di questi, individuato in aperta campagna, presso un’azienda agricola, è stato segnato con pietre per un percorso di un centinaio di metri e stimato profondo 15; i proprietari del terreno – dimostrando fiducia nelle ricerche – hanno provveduto a scavare un pozzo, trovando l’acqua esattamente a 15 metri di profondità.
- b) Con la tecnica delle bacchette a Trieste sono stati riscoperti numerosi ipogei artificiali, esplorati dalla Sezione di Speleourbana della S.A.S., fra cui ambienti nel Castello di San Giusto di cui si era persa memoria. In campo prettamente speleologico buoni risultati ha ottenuto Stojan Sancin, che ha individuato una cavità aperta proprio in base alle sue indicazioni – percorsa da un piccolo corso d’acqua.
- c) Agli inizi delle esplorazioni della grotta Gualtiero Savi, assieme al Fulvio Durnik ci siamo recati sul Monte Stena (nelle cui viscere si sviluppa la grotta) a fare delle prospezioni preliminari; ne abbiamo ricavato alcune indicazioni sulla presenza di cavernosità immediatamente a nord del complesso, al termine della Sala Taucer, ed altre – molto più vaste – parecchio più a NNW. Negli stessi giorni gli esploratori scoprivano oltre la Taucer dei rami che, rilevati, hanno preso il posto delle cavernosità da noi segnalate (sempre nella Grotta Gualtiero abbiamo dato delle indicazioni che attendono conferma da eventuali scavi).
- d) Un gruppo di soci della Commissione ha intrapreso uno scavo in una caverna sita sul fianco della vai Rosandra, nell’intento di giungere nella Grotta Gualtiero per una via più breve e diretta. Chiamati dagli stessi (ormai giunti a parecchi metri di profondità) per avere indicazioni sullo spessore di materiale ancora da scavare, abbiamo fatto delle ricerche con il pendolino che ha dato come risultato 3,50 metri di dislivello con m.7 di lunghezza. I calcoli fatti sulla base dei rilievi e delle poligonali esterne fra gli ingressi delle due grotte davano un dislivello di metri 3,40.
- e) Nei pressi di Momiano (Istria) sono in corso dei rilevamenti esterni su corsi d’acqua ipogei; dell’esistenza di uno di questi si è avuta conferma a seguito di un’esplorazione speleosub.
Riassumendo, posso affermare che da un punto di vista pratico la tecnica della rabdomanzia nella ricerca di vuoti o fiumi sotterranei può risultare quanto mai preziosa, data l’immediatezza delle risposte, con un 80% di risultati positivi (e controllati); il 20% di risultati negativi di norma è dovuto a sovrapposizioni di segnali diversi. Spero, a questo proposito, di trovare quanto prima conferma dell’esistenza della seconda caverna della Grotta Gigante, la cui planimetria è stata posizionata all’esterno con “Fufo” (attivo membro della squadra degli “speleorabdomanti”).
La sperimentazione e la pratica ci consentiranno di affinare ulteriormente questa disciplina, della quale abbiamo intravvisto interessanti sviluppi.
Siamo quanto mai coscienti dei nostri limiti, forse in parte accentuati da una educazione estremamente materiale e da un condizionamento a vivere lontano dalla natura: riscoprirsi parte di essa è una gioiosa sensazione che la pratica della moderna rabdomanzia può dare.
Luciano Russo
NOZIONI ELEMENTARI DI RABDOMANZIA PER GROTTISTI
Introduzione:
La ricerca di nuove cavità in zone già ampiamente esplorate occupa ormai una percentuale di tempo sempre maggiore rispetto alla più gratificante esplorazione delle stesse. La rabdomanzia o radiestesia offre uno strumento utile per farsi un’idea di ciò che si trova nel sottosuolo. L’utilizzo degli strumenti rabdomantici é in se stesso semplice. Notevoli difficoltà invece si incontrano nell’interpretare le indicazioni degli strumenti. L’esposizione dell’argomento non ha nessuna pretesa di completezza ma intende fornire alcune nozioni elementari che dovrebbero consentire a chi si interessa del problema di approfondire successivamente da solo l’argomento. Le teorie che cercano di spiegare il fenomeno rabdomantico sono numerose, come sono numerose anche le persone che negano l’esistenza del fenomeno stesso. Nessuna delle teorie però da una spiegazione completa del fenomeno. Dal momento che la conoscenza di queste teorie non è indispensabile per iniziare la pratica, l’argomento non viene affrontato.
Chi può fare il rabdomante ?
La rabdomanzia può essere praticata quasi da tutti. Le poche persone conosciute che non hanno avuto successo rientrano o tra coloro che già prima di provare negavano l’esistenza del fenomeno o tra coloro che si sono lasciati demoralizzare subito dalle inevitabili difficoltà iniziali. I giovani in genere incontrano all’inizio meno difficoltà degli anziani.
Gli strumenti
Gli strumenti usati dagli rabdomanti sono numerosi. Per semplicità ci si limita ad uno solo di essi: le bacchette ad L. Le bacchette ad L possono essere costruite in pochi minuti da due pezzi di filo di metallo. La qualità non ha nessuna importanza. Si ottengono semplicemente piegando un filo metallico ad angolo retto in modo da assomigliare ad un lettera L. La parte corta,che viene impugnata può essere lunga 10- 15 cm in modo da poter essere tenuta in mano con facilità. La lunghezza della parte lunga può essere arbitraria. All’inizio, per evitare pesi eccessivi si consiglia una lunghezza sui 30 cm.. Con la lunghezza diminuiscono la maneggiabililità e la precisione (la determinazione del punto in cui inizia o finisce il fenomeno rabdomantico) mentre aumenta la sensibilità.
Come si tengono in mano
Le braccia si piegano ad angolo retto. I gomiti si tengono aderenti al torace. Il palmo si chiude parzialmente a pugno. La parte corta delle bacchette si tiene all’interno del pugno in modo che tocchi lo stesso solo in due punti ed in modo che la parte lunga rimanga parallela al suolo senza toccare il palmo in nessun punto. L’attrito con il palmo deve essere il minimo possibile. Se tenute correttamente, in assenza di segnali rabdomantici, le bacchette si dispongono parallele tra di loro e parallele al suolo. La posizione delle mani e del corpo deve essere tale che le bacchette risultino sempre parallele al suolo.
Le braccia si possono tenere anche tese in avanti. Si tratta di una posizione più faticosa che si usa in genere solo quando le bacchette si girano fortemente verso il torace.
Le bacchette devono essere in contatto con la pelle delle mani. Con i guanti generalmente non funzionano.
Il vento disturba molto raramente, mentre il freddo riduce notevolmente la sensibilità. Notevoli disturbi si possono avere prima e durante i temporali.
Il segnale rabdomantico
Nelle spiegazioni che seguono si presuppone, per semplicità di esposizione, che i fenomeni e gli oggetti rilevati dalle bacchette emettano dei raggi rettilinei. Si parla di segnale, quando le bacchette ruotando indicano la presenza di questi raggi.
In presenza di questi raggi le bacchette generalmente si girano una verso l’altra. Per segnali deboli le bacchette si incrociano a X. Per segnali forti si girano ancora di più verso il torace e si dispongono parallele al torace o addirittura con le punte rivolte verso di esso. In presenza di segnali forti per permettere il libero movimento delle bacchette conviene tenere le braccia tese in avanti.
Più il segnale è forte maggiore è l’angolo di rotazione. In mano di alcune persone le bacchette invece di girare verso l’interno si girano verso l’esterno.
Prime prove
Per le prime prove conviene scegliere una linea elettrica di elevata tensione, su terreno pianeggiante sgombro di vegetazione (la vegetazione non dà alcun segnale ma rappresenta se densa un serio ostacolo al movimento), lontano dagli edifici, oggetti metallici, condotte d’acqua, fognature, gallerie, cunicoli, corsi d’acqua e cavità. Per evitare cavità conviene effettuare le prime prove su Flysch.
- Scelta la linea elettrica ci si dispone a qualche metro da essa con le spalle parallele e quindi le braccia e le bacchette perpendicolari con la direzione dei fili. Si avanza lentamente verso i fili. Quando ci si trova sotto di essi le bacchette se tenute correttamente dovrebbero ruotare. Se non ruotano quasi certamente sono tenute male. La probabilità che una persona non percepisca i segnali è molto scarsa. Si riprova finche non ruotano eventualmente a distanza di qualche giorno. Controllare che le spalle siano parallele e le braccia perpendicolari ai fili.
- Quando, ogni volta che arriviamo sotto i fili le bacchette girano passiamo all’esercizio successivo. Ci disponiamo sotto i fili e ci allontaniamo in direzione perpendicolare ad essi a passo lento. Giunti ad una distanza pari circa all’altezza dei fili, le bacchette ruotano di nuovo. Se continuiamo le prove vediamo che le bacchette ruotano quando ci troviamo sotto i fili e quando ci troviamo su uno dei due lati ad una distanza pari circa alla loro altezza. Il fenomeno si descrive nel modo più semplice dicendo che i fili percorsi da corrente elettrica emettono tre raggi diversi. Un raggio perpendicolare al suolo e due, uno per ogni lato, con un angolo di 45 gradi rispetto al suolo (se questo è pianeggiante ovviamente).
- Torniamo sotto i fili. Le bacchette girano. Ci fermiamo e lentamente giriamo su noi stessi. Quando le spalle sono perpendicolari ai fili e le braccia parallele ad essi le bacchette ritornano nella posizione di partenza come se non ci fosse nessun segnale. Proviamo a girarci nella posizione di partenza. Quando le braccia sono di nuovo perpendicolare con la direzione dei fili le bacchette tornano a ruotare. Ripetiamo la prova più volte. Ogni volta che le braccia sono perpendicolari ai fili le bacchette ruotano. Quando invece le braccia sono parallele con i fili le bacchette ritornano nella posizione di partenza come se non ci fosse alcun segnale.
- Distinzione dei raggi perpendicolari da quelli a 45 gradi. Torniamo sotto la nostra linea elettrica ed allontaniamoci lentamente da essa. Quando entriamo in una delle fascie a 45 gradi le bacchette girano. Ci allontaniamo ancora lentamente dai fili. Le bacchette tornano in posizione di partenza. Appena questo succede ci fermiamo. Flettendo le ginocchia ci abbassiamo. Le bacchette tornano a girare. Ritorniamo nella fascia e ci dirigiamo lentamente verso i fili. Le bacchette ritornano nella posizione di partenza. Ci fermiamo ed alziamo le braccia. Le bacchette tornano a girare. Il motivo lo avete già compreso. Se immaginiamo un raggio che collega i fili con la fascia laterale vediamo che quando usciamo dalla fascia laterale allontanandoci dai fili ad un certo punto il raggio si trova sotto il livello della testa e delle braccia. In quel momento le bacchette ritornano nella posizione di partenza. Se ci abbassiamo la testa e le braccia ritornano sotto il raggio e girano. Analogamente quando ci avviciniamo solo che il raggio viene a trovarsi sopra di noi e perciò bisogna alzare le mani per incrociarlo di nuovo. Presso la fascia sotto i fili invece le flessioni o le alzate di braccia non sortiscono alcun effetto essendo i rag gi perpendicolari.
- Corsi d’acqua superficiali (attraversando un ponte), corsi d’acqua sotterranei in terreni non carsici e condotte idriche in pressione danno segnali analoghi a quelli descritti sopra per le linee elettriche. Corsi d’acqua sotterranei in terreni carsici sono trattati al punto successivo.
Cavità: tipo del segnale
Le prime prove conviene farle su qualche strada di periferia su flysch percorsa da una rete fognaria evidenziata dai tombini. Con facilità individuiamo le tre fascie e quindi la profondità approssimata. Ci portiamo sopra la condotta e giriamo lentamente su se stessi. Rispetto alle prove sotto i fili osserviamo una differenza: le bacchette rimangono girate tutto il tempo. Solo in casi eccezionali, quando la condotta in seguito a piogge si riempie completamente il comportamento delle bacchette è analogo a quello sotto i fili elettrici. Con il metodo descritto non è quindi possibile distinguere tra una condotta completamente secca ed una percorsa da un corso d’acqua a pelo libero. Si può distinguere una condotta in pressione da una vuota o a pelo libero. Non si riesce invece distinguere una condotta piena di acqua stagnante da una vuota o a pelo libero.
Conclusione:
sopra le cavità vuote (piene d’aria), percorse da un corso d’acqua a pelo libero o piene di acqua stagnante le bacchette ruotano indipendentemente dalla nostra direzione e rimangono ruotate anche se ruotiamo su se stessi. Un comportamento analogo si riscontra su cavità carsiche piene d’argilla. In questo caso la rotazione è di solito più debole. Cavità carsiche piene di pietrisco danno di solito un segnale, che a seconda dell’intasamento varia tra quelle vuote e quelle piene d’argilla.
Cavità: determinazione della profondità
In caso di gallerie prevalentemente rettilinee, con una sezione modesta e regolare la situazione e analoga a quella descritta per una condotta fognaria secca o a pelo libero. Per cavità di notevoli dimensioni anche a sezione regolare, come le gallerie ferroviarie nel flysch i raggi sembrano provenire da un piano situato ad una certa distanza tra il suolo ed il soffitto della cavità. Nelle cavità carsiche di una certa dimensione la presenza quasi certa di diramazioni e cavità vicine rende ardua l’interpretazione dei dati che nel caso di cavità prevalentemente verticali diventa quasi impossibile.
Altri segnali rabdomantici
I rabdomanti, anche i principianti, percepiscono i segnali con notevole sicurezza e riproducibilità (persone diverse percepiscono all’insaputa una dall’altra segnali analoghi nello stesso luogo). Ciò che di solito induce il rabdomante in errore non è la rilevazione del segnale ma la sua interpretazione. Oltre a quelli trattati finora esiste infatti tutta una serie di fenomeni che danno segnali analoghi.
- Variazioni del campo magnetico terrestre: qualsiasi fenomeno che produce variazioni anche molto piccole nel campo magnetico terrestre viene rilevato come un segnale. Tipico è l’Effetto falesia che si verifica in presenza di murature massicce come moli o murature lunghe e massicce o i loro equivalenti naturali come scarpate e pareti. In questi casi una distribuzione non omogenea della massa provoca una piccola variazione del campo magnetico. Un comportamento analogo viene provocato dalle faglie.
- Linee di drago. La superficie della Terra sembra attraversata da una serie di linee o meglio fascie sottili, quasi rettilinee in media distanti tra di loro alcuni chilometri. Su queste linee e specialmente sui loro incroci si trovano le maggiori cattedrali ed altri monumenti del lontano passato. Il loro segnale è molto forte. Alla loro presenza viene attribuito un effetto benefico.
- Acquastati e fascie concentriche. Acquastati sono delle fascie a forma di spirale che danno un segnale simile all’acqua. Da ciò deriva il loro nome. Nel punto da cui partono i bracci della spirale si trova generalmente un antico monumento come una chiesa, castelliere, castello ecc. Lungo i bracci della spirale si snoda spesso la strada che porta al centro. Nel sottosuolo ovviamente non si trova. Le fascie concentriche sono simili agli acquastati. Anche qui in profondità non abbiamo nè cavità nè acqua.
- Buchi di respirazione. Si tratta di porzioni circolari di terreno generalmente col diametro di qualche metro che emettono un forte segnale su tutta la loro superficie. Si trovano spesso in corrispondenza di antiche costruzioni.
- Linee di Hartmann. I fenomeni sopra descritti emettono di solito un segnale abbastanza forte e possono essere rilevati anche quando si cammina. Se invece ci spostiamo molto lentamente, ad esempio 10 cm alla volta per poi fermarci di nuovo osserviamo, specialmente se ci spostiamo nelle direzioni nord-sud o est-ovest che ogni due metri circa rileviamo un debole segnale proveniente da una fascia larga circa 20 cm. Si tratta delle linee di Hartmann che coprono con regolarità tutta la superficie terrestre. Queste linee vengono considerate dannose per la salute, specialmente i loro incroci. In Germania molto spesso vengono rilevate prima di progettare le case. Emettendo queste linee un segnale debole riusciamo ad evitare la loro interferenza spostandoci con una certa velocità.
Note bibliografiche
Attualmente si trovano in vendita nelle biblioteche due libri corredati da una ampia bibliografia:
– Guida alla Radioestesia di Michel Moine, Armenia Editore. Un vero e proprio manuale di introduzione alla pratica della radioestesia. Nei primi due capitoli tratta la storia e le concezioni sulla natura della radioestesia per passare poi alla pratica concreta della stessa. A differenza di opere analoghe l’esposizione è molto chiara anche per coloro che affrontano per la prima volta l’argomento.
– la scienza e i rabdomanti di lves Rocard, Longanesi Editore affronta le basi scientifiche della rabdomanzia e spiega quasi tutti i fenomeni rabdomantici con variazioni di campo magnetico. Mette in dubbio l’esistenza dei fenomeni non spiegabili per questa via. La lettura delle parti più tecniche richiede la conoscenza dei concetti elementari dell’elettromagnetismo.
Stojan Sancin (J.O.SPDT GG – AAS)