I sotterranei di Trieste

 

SPELEOLOGIA IN CAVITA ARTIFICIALI

Torrente coperto al di sotto nella via Giulia (Foto P.Guglia)

Pubblicato sul n. 23 di PROGRESSIONE – Anno 1990
Note sulle esplorazioni urbane a Trieste e sul Catasto Regionale C. A. del Friuli – Venezia Giulia.
Sono passati vari anni da quando alcu­ni speleologi iniziarono, a titolo personale ed in modo episodico, ad esplorare delle «grotte» molto particolari e cioè alcune del­le tante cavità artificiali poste nei centri sto­rici delle varie città.
Il fenomeno sembrava essere passeg­gero e comunque destinato ad estinguersi, ma il tempo ha riservato delle sorprese e la speleologia urbana si sta oggi rivelando co­me un’attività in piena espansione e con un sempre maggior numero di appassionati.
Le varie attività di studio ed esplora­zione svolte nelle singole città, infatti, non sono più affrontate in modo frammentario ed isolato, ma sono oggi coordinate dalla Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana, che raccoglie i rappresentanti di quasi tutte le regioni.
Le esperienze dei singoli appassionati si sono oramai confrontate in svariate oc­casioni e, a proposito, sono da ricordare vari congressi ad orientamento regionale (Narni 1981), ed a carattere nazionale (Todi 1982 – Napoli 1984).
É da segnalare inoltre la partecipazio­ne della Commissione C.A., con presenta­zione di lavori comuni, a due congressi in­ternazionale (Parigi 1989- Budapest 1989).
Il coronamento del lavoro della Com­missione è stato comunque l’ufficializza­zione e l’avvio operativo del Catasto Nazio­nale Cavità Artificiali che raccoglie, tramite i vari Catasti Regionali, i dati di tutte le C.A. italiane esplorate e studiate.

I sotterranei di Trieste

A Trieste, se si escludono alcune spo­radiche esperienze del passato, sono state intraprese ricerche sistematiche sulle cavi­tà artificiali solamente nel 1984, anno nel quale venne fondata la Sezione di Speleo­ logia Urbana della Società Adriatica di Speleologia.
Oggi, dopo più di sei anni di lavoro, sono in fase avanzata di presentazione al catasto ben 85 cavità ed i vuoti artificiali esplorati e rilevati ammontano a più di 10 km di sviluppo ed a oltre 100.000 mc di volume.
Interessante è constatare come tutte quelle pervietà ipogee che insistentemente venivano ricordate dalla «tradizione orale popolare» e dai quotidiani cittadini, non so­no state rintracciate, mentre altre tipologie di cavità ipogee sono state rinvenute in gran numero.
Sono stati infatti topografati e docu­mentati vari sotterranei di origine militare (rifugi, bunker, …) e molte cavità legate all’approvvigionamento idrico della città (cisterne, acquedotti, gallerie di captazio­ne, …) Sono stati sicuramente questi ultimi vani a destare più interesse e questo perchè, agli occhi dello speleologo, essi sono più vicini, sia per aspetto che per caratteristiche, alle grotte naturali del vicino Carso. Molteplici sono ancora le prospettive per il futuro, sia per quanto riguarda la quantità di cavità inedite da esplorare e studiare, sia per le possibilità di ulteriori collaborazioni con istituzioni pubbliche e private interessate in vario modo all’argomento.

Il CATASTO CAVITÀ ARTIFICIALI DEL FRIULI – VENEZIA GIULIA

La nostra regione non poteva non es­sere rappresentata all’interno della Com­missione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana e quindi è già operati­vo il Catasto Regionale.
Per la raccolta dei dati viene usata una apposita scheda, adottata a livello naziona­le, che nasce dalle esperienze maturate in più anni di lavoro nella regione Umbria.
Inizialmente era prevalsa l’idea di crea­re una nuova scheda, diversa dalle prece­denti e specificatamente studiata per l’ar­gomento Cavità Artificiali, ma poi venne semplicemente modificata ed adattata la scheda usata dalla Società Spelologica Ita­liana, già abbastanza diffusa in molti catasti per le cavità naturali.
Il formulario impiegato è formato prin­cipalmente da una «scheda base», che rac­coglie i dati fondamentali per l’identifica­zione ed il posizionamento della cavità.
Questo modello, oltre a comprendere i normali dati descrittivi (coordinate e quota ingresso, sviluppo spaziale, dislivello, …) prevede anche la precisazione di ulteriori elementi caratteristici delle C.A. (tipologia originale, utilizzo attuale, presenza inqui­namento, livello documentazione, …), ed è realizzato in colore celeste scuro.
Assieme alla «scheda base», in casi particolari, è necessaria anche la compila­zione di ulteriori formulari aggiuntivi.
La «scheda complementare» è prevista nel caso di cavità artificiali con più ingressi. La «scheda base», infatti, è da riferire sola­mente all’ingresso principale, mentre per ogni altro eventuale accesso bisogna riem­pire una «scheda complemantare» di colore grigio.
L’ultimo modello previsto è la «scheda anomalie» di colore giallo. Questa deve ve­nir compilata solamente in particolari casi (cavità solo parzialmente artificiale, cavità attualmente ostruita …), ed è da riferire alla C.A. nel suo complesso.
Come nel caso delle cavità naturali, le schede devono essere redatte in triplice co­pia: la prima rimane al gruppo compilatore, la seconda verrà inserita nel Catasto Regio­nale, mentre l’ultima verrà inviata al Cata­sto Nazionale C.A., presso la sede regiona­le dell’Umbria.
Non vi sono limiti temporali o spaziali per catastare una C.A., è compito del sin­golo presentatore valutare quando sia più o meno opportuno procedere a tale opera­zione. Un limite temporale indicativo può essere dato considerando catastabili le ca­vità realizzate entro l’anno 1940.
Nel caso di grotte naturali, queste po­tranno essere catastate come C.A. quando un’eventuale successiva opera di scavo ar­tificiale le abbia modificate, interessando più del 51% dell’ambiente.
Può essere catastata, inoltre, anche una C.A. attualmente ostruita o distrutta, della quale si abbia però una documenta­zione certa, sia recente che storica.
Per notizie più dettagliate sulle proce­dure di catastamento e per informazioni sul lavoro della Commissione Nazionale Cavi­tà Artificiali della Società Speleologica Ita­liana, si può contattare il responsabile re­gionale Paolo Guglia, presso la Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia.
                                                                                                            Paolo Guglia