Sotano De La Guacamaya

 

SOTANO DE LA GUACAMAYA (-283)

Pubblicato sul n. 16 di PROGRESSIONE – Anno 1986
A Ixtemalco, ritrovo di ubriaconi molesti, la gestrice della “tienda” ci rivelò l’esistenza di un pozzacchiotto dalle rilevanti dimensioni (in tutti i sensi) vicino ai ruderi di un aereoplano… circa un’ora di cammino dalle nostre tende. Non convinti, a parte Mario, di tutto ciò accet­tammo comunque il generoso invito e l’indo­mani la seguimmo in tre: Mario, il sottoscritto e Guidino alquanto felice di seguir la vecchietta non sospettando affatto che la medesima era la nonna di Bartali, poderosa scattista sugli acci­dentati terreni della Sierra. Fu di parola., dopo l’oretta pattuita eravamo al cospetto di un pozzo tutt’altro che infimo, si trattava di un bel “sotanito” di 150 metri di profondità con enor­me galleria al seguito; sul fondo inoltre si intrav­vedeva un enorme concrezione che a Mario ricordava una madonna….
Guido le cui qualità podistiche non erano eccellenti (problemi di telaio pare) appena ripreso dalla fatica fu spe­dito dai soci ad armare il tutto. Mentre fotogra­favo la scena, gongolavo nel sentir Mario che vociando in maniera baritonale incitava il bel giovine ad un armo garibaldino su dei rachitici alberozzi. Scendo per ragioni giornalistiche per secondo (eh eh … ) e a -90 non trovo nessuno, scrupolosamente ripulisco il terrazzo mentre una vocina lontana e confusa mi invitava a non farlo: il furbetto infatti era sceso in arrampicata armando poi in una zona friabile e mal sicura.
Il Papponcino iniziò subito a barrire indirizzando il nostro verso lidi più sicuri. La galleria sotto­stante era di dimensioni analoghe al pozzo pre­cedente peccato che poi dovesse finire tutto in frana, lasciandoci comunque uno spiraglio di speranza, un pozzo di 25 m rimaneva da scen­dere e noi non avevamo più corde. Rapida risa­lita, io e Mario per primi all’imbrunire, mentre Guido si attardava, facendoci rimembrar con i suoi mesti pigolii, che li vicino doveva esserci “il sotano dei vampiri”, forse lo stesso ambiente ipogeo data la rilevante quantità di graziosi ani­maletti volanti che volteggiavano sinistri attor­no al nostro incauto profanatore d’abissi.
L’in­domani, tralasciando al lettore la narrazione della penosa discesa a valle nel bosco fitto e spinoso dopo aver perso al buio il sentiero d’an­data., Guido cedeva volentieri il posto a Mauro bisognoso di una camminata “leggera” per ristabilire i piedi umidi e grassocci dalle copiose piaghe acquistate in altri pellegrinaggi. Mario mi lasciava cercar il sentiero percorso il giorno prima accorgendosi troppo tardi che avevo clamorosamente sbagliato strada! Le discussioni in merito si accavallavano mentre Mauro, trascinandosi sui gomiti inveiva nei nostri confronti con frasi tipo: “un oretta he! … brutti str…!
Ritrovammo il pozzo e a quel punto mi accorsi di aver dimenticato al campo il casco con relativo impianto sigh! Mario generosamente mi imprestava un suo sudicio berrettino come premio di consolazione. Curiosi scendemmo veloci sul P 25 dimenticando il materiale d’armo sul terrazzo a —90; ma niente paura due buoni nut e viaaaaa; scendiamo il tutto trovandoci così nel cuore della frana: di passar oltre neanche sognare a parte uno stretto pertugio; i due omoni corpulenti mi ghermirono dopo un rapido sguardo d’intesa introducendomi a mò di supposta nell’anfratto.
Passato lo stretto ostacolo scendevo un pozzo sui 10 metri ma purtroppo sotto non c’era nulla da fare: nessuna corrente d’aria ed inoltre tante pietre in precario equilibrio mi facevano desi­stere l’abbozzo di uno scavo suicida. Rapido rilievo e ritorniamo un pò delusi sui nostri passi; cOntenti almeno di continuare il nostro giro verso i lidi non troppo lontani di Acapulco Beach.
Partecipanti: M. Bianchetti, P. Pezzalato, M. Stacchi e G. Sollazzi, Paolo Pezzolato

Cueva de Haucalapa (Foto P. Pezzolato)