RESUMIDERO DE IXTEMALCO (FRA GLI SPELEO ED IL GROTTAL NON CI METTERE IL MESCÀL)
Pubblicato sul n. 16 di PROGRESSIONE – Anno 1986
Tutto ebbe inizio quando si decise di andarsene da Huacalapa e di spostarsi più in basso, ad Ixtemalco: montato il campo due baldi membri della spedizione vanno alla tendita a prendere qualcosa da bere. Il tempo passa ma le bevande non arrivano: che sia successo l’inevitabile? Non resta che andarlo a scoprire. Ci vado io e alla tendita trovo Elio e Mauro che conversano allegramente con due camionisti, bevendo a «tuto alè» del mescal (malefico liquido, probabile incrocio tra grappa e benzina a 100 ottani). Vista la situazione mi intorto anch’io, cosa che segna la nostra fine in quanto siamo andati avanti sino all’esaurimento delle nostre facoltà mentali (sostituite da ubriachezza e rumori molesti…).
Il dì seguente, dopo un’abbondante colazione e quasi cento litri di coca cola (chissà come mai,..) formiamo le squadre per le esplorazioni del giorno. Tullio, Ramon, Elio ed io andiamo al Resumidero, gli altri vanno al Seitarlo de las Guacamaya. Un paio di corde e via verso l’ingresso della grotta. Due torrenti di notevoli dimensioni (per fortuna ora in secca) che si congiungono ci annunciano che siamo vicini alla cavità: infatti dopo un piccolo salto ed una curva ecco il grande ingresso (e soprattutto grandi tronchi incastrati ad una decina di metri d’altezza). Grandi anche le marmitte colme d’acqua che non si potevano superare se non a nuoto. Beh, niente male come ingresso, un bel tuffo e via verso l’ignoto. Superate le prime marmitte incontriamo il primo salto (P7) che con un armo Abarth finisce in un’ulteriore marmitta (evitata grazie ad un piccolo ballatoio); subito dopo un P6 – sempre con marmitta – e giù.
Qui, in teoria e stando alla relazione di uno speleo locale, la grotta dovrebbe finire con una strettoia che noi, perplessi, troviamo sostituita da un grande pozzo (P24); abbiamo ancora due corde a nostra disposizione, Tullio arma, con qualche difficoltà (roccia marcia) e si scende. Tutti giù, qualche foto e poi via, ma via dove? Alla faccia della grotta che finisce, davanti a noi si apre un baratro di notevoli dimensioni, nero da far paura, e fondo. Ci si guarda un po’ perplessi (abbiamo ancora 20 m di corda) e quindi piccola morra: Tullio vince ed esce a prendere altro materiale, io comincio ad armare il pozzone ed a fare qualche foto mentre Elio e Ramon rilevano la parte appena visitata.
A Tullio, giunto con due sacchi di materiale, chiedo una corda da 60 (per me il pozzo ha 50 m), lui me ne dà una da 70 – perché non ne avevamo di più corte – ed il pozzo, stupendo, grande, enorme, perfettamente circolare, risulta avere 63 metri di profondità. Scendendo urlo di gioia: il baratro è veramente stupendo; la sua base è ingombra di ciottoli levigati e sferici, cosa che dà a pensare alla notevole portata d’acqua in tempi di piena. Qui, dopo breve discussione, si decide che spetta ad Elio – per anzianità – il privilegio di guidare la spedizione. Questi, ancora un po’ intontito dal mescal accetta questo onore e ci conduce lungo una galleria diritta, viscida e sporca e interrotta da laghetti di un invitante fango liquido. Alla sua fine un enorme cumulo di tronchi occlude il passaggio (è la prima volta che vedo un sifone di tronchi, ma c’è sempre una prima volta…), ma noi si persevera e dopo un po’ di lavoro e qualche tronco in meno si riesce a passare.
Il paesaggio muta notevolmente: concrezioni, colate, laghetti e alla fine un bel P7 che Elio, ancora scoordinato dai postumi della notte brava, arma, parte, attraversa, fraziona, passa, prende velocità e piomba nell’acqua di una grossa marmitta. Imprecando. Ma anche questa è fatta e si continua con una galleria dalle pareti nere e traslucide, talmente lisce che è quasi impossibile arrampicare. Qualche laghetto, per restare in tema, e quindi un P10, grossa marmitta, prosecuzione della galleria interrotta da piccoli salti facilmente superabili, un altro P10, impostato su taglia, dove ci si arresta per esaurimento di materiali. Si torna indietro rilevando e fotografando. La mattina del giorno seguente, la squadra, leggermente cambiata (Tullio rimane al campo e viene con noi Guido), torna al Resumidero. Solito tuffo nelle prime marmitte, lunga corsa per pozzi e gallerie sino al punto «X» del giorno prima.
Armo il pozzo e scendiamo entusiasti: è molto bello, la faglia si allarga e con piccoli salti e tanti tagli di corda si prosegue la discesa. Ad un tratto la galleria muta direzione -una curva secca di 900 – abbandonando la faglia: le pareti cambiano colore (è tutto bianco, pare di essere sul Canin!) e stupende marmitte con acqua verdissima ci creano delle difficoltà (grossi rischi e piccoli bagni…). Si scende sempre, valutiamo di essere attorno ai 200 m di profondità; ancora un PIO, e quindi un P14, dopo di che pare che gli ambienti si allarghino notevolmente: piantati due spit scendiamo tutti con una velocità frenetica. Dopo 30 metri di galleria ed un passaggio in frana si arriva in una grande caverna. Ormai convinti che saremmo giunti in capo al mondo scendiamo il cono detritico, qualche piccolo salto tra i massi fermandoci sul bordo di un pozzo valutato profondo 8 m. Continua, continua, ma sino a dove?
Sigaretta per rilassarci e per scaramanzia, discutendo su chi sarebbe sceso per primo. Ramon vorrebbe avere lui l’onore della discesa: non l’avesse mai fatto (io lo dicevo che facciòn Ramon – porta sfiga), un enorme lago sifòn castra tutte le possibilità di prosecuzione. E a nulla sono valsi i miseri tentativi di arrampicata e le varie attraversate. Stoppa e basta. A questo punto, un po’ avviliti decidiamo di risalire rilevando e disarmando, fotografando tutto ciò che merita. Alla fine della stesura del rilievo sapremo di aver raggiunto la profondità di 245 metri, su una lunghezza di 470, cosa che fa del Resumidero de Ixtemalco uno dei maggiori inghiottitoi del Messico. l lavori comunque finiscono a notte inoltrata e paghi di come sono andate le esplorazioni festeggiamo con un brindisi a base di mescal. Il giorno seguente tutti ad Acapulco.
Hanno partecipato ad esplorazioni, rilievi e foto: Ramon Espinaza, Tullio Ferluga, Maurizio Glauína, Elio Padouan e Guido Sollazzi.
Maurizio Glavina