il M.A.O. o El Carrucolinio

 

METODO DI RECUPERO MEDIANTE M.A.O.

Pubblicato sul n. 4 di PROGRESSIONE – Anno 1979
Fin dalla sua presentazione ufficiale al convegno regionale di Gorizia, il metodo di progressione «minima azione operativa», per. fezionato e messo in pratica dagli speleologi perugini, scatenò una frana di polemiche e discussioni. A prima vista, speleologia sociale socializzante a parte, infatti sembrava impossibile che una semplice carrucola fissata sull’attrezzo bloccante superiore, nella quale scorre il cordino della staffa, avesse il potere di dimezzare lo sforzo di avanzamento sulle verticali. Le innumerevoli prove pratiche che seguirono, assieme a calcoli e formule as­sortite, confermarono che effettivamente lo sforzo di innalzamento sulla corda era, se non proprio dimezzato, molto inferiore alla norma, e questo metodo, sebbene lento per le normali condizioni di risalita, si rivelò di grande utilità nel trasporto di pesanti ca­richi. Il discorso non cambia (in termini di peso) se questi «pesanti carichi» hanno, me­ritatamente o meno, l’uso della parola e del­l’intelletto, per cui persone anche di stazza abbondante possono venire trasportate senza alcun problema anche per lunghi tratti ver­ticali.
Confrontandolo con il metodo di recu­pero tramite contrappeso (G. Badino – Me­todo di recupero mediante contrappeso – boll. C.N.S.A.S.S. N. 7/1978) credo che il M.A.O. presenti alcuni vantaggi in più che donano semplicità e snellezza (binomio es­senziale nelle attività sotterranee) alla ma­novra di soccorso: vengono a cadere infatti tutte quelle operazioni, non difficili, ma la­boriose che complicano la stretta logica del­la risalita; non occorre inoltre che la persona trasportata sia cosciente (requisito primo per l’attuazione del contrappeso).
Tutto ciò che bisogna fare è, innanzi­tutto, assicurarsi un più che buon ancorag­gio e quindi semplicemente risalire, con gli innumerevoli vantaggi che comporta l’avere il ferito letteralmente a portata di mano (e non appeso a decine di metri più in basso) nel caso che la corda sia vicina alla parete, o di un difficile, ma non impossibile, soccorso immediato volante (respirazione bocca-bocca, massaggio cardiaco).
Il passaggio del frazionamento non pre­senta alcuna difficoltà e può venire effettuato con l’ausilio di una comune longe, dato che un semplice caricamento della staffa sgrava immediatamente il trasportatore dal peso che sta recuperando.
Penso sia quasi inutile ricordare che la lunghezza della staffa mobile è di capitale importanza e va regolata con estrema cura, come particolare cura dovrà essere riservata alla sistemazione alla cintura del carico tra­sportato per non ledere con le leggere, ma dolorose, oscillazioni della risalita, parti del corpo da molti ritenute (non a torto) di al­trettanto capitale importanza.
                                                                                                    Sergio Serra

EL CARRUCOLINIO

Pubblicato sul n. 7 di PROGRESSIONE – Anno 1981
Il presente articolo illustrerà un piccolo ma molto utile accorgimento per la risalita. Scopritore è il buon Giampaolo Vascotto detto «Vasco»; il metodo è tuttora molto discusso tra noi, io l’ho provato in Carso, Corchia, Cucco, Gortani e per me va bene.
Volete salire un pozzo con il metodo vermo (Jumar) usando una sola mano, di­minuire la fatica, fare il passo della stessa lunghezza? Usate «El Carrucoliljo».
Apparentemente non sembra un granchè, bisogna provarlo un bel po’ e poi si vedono i risultati. Il sistema consiste in un nuovo tipo di staffa. Staffa che viene costruita nella seguente maniera: nel tratto di cordi­no (8 mm) che dalla maniglia va all’anello per i piedi viene inserita la carrucolina, la quale tramite una cinghietta regolabile viene fissata sopra il bloccante ventrale. Quali i vantaggi di una staffa fatta così?
Primo: lo sforzo delle gambe è tenuto quasi parallelo alla corda specialmente nella prima parte della pedalata, che altrimenti è otte­nibile tenendosi sotto con una mano.
Secondo: conseguenza del primo, minor la­voro di braccia, è possibile risalire senza alcuna difficoltà usando una sola mano sul­la maniglia.
Terzo: minor difficoltà (fatica) nel passare frazionamenti molto spostati dalla verticale; la carrucolina ti tiene attaccato alla corda e si possono usare le due mani per passare il ventrale.
Difetti: la staffa è un po’ più lunga, biso­gna alzarla di più per fare lo stesso passo, il sistema è ottimo nel pozzo nel vuoto, meno su quelli in parete (dipende dall’in­clinazione), per non rovinarsi il naso basta allentare la cinghietta della carrucolina e al limite toglierla. Essenziale è la regolazione della lunghezza della staffa che deve essere perfetta; con le gambe distese la carruco­lina deve essere a contatto con la maniglia.
                                                                                                Tullio Ferluga