Edvino Vatta

Edvino VATTA, Rovigno 1943 – Trieste 2024

Edvino all’inaugurazione della mostra sui 120 anni della BOEGAN

A fine ottobre ci ha lasciato Edvino Vatta, pochi giorni prima di compiere ottantuno anni e dopo una militanza nella Commissione Grotte durata ben 35. Era nato a Rovigno d’Istria il 12 novembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, quando l’Istria era ancora italiana. Trasferitosi, assieme ai genitori, a Trieste nel pieno del grande esodo, ha completato gli studi diplomandosi presso la scuola di avviamento al lavoro Bergamas. trovando poi subito impiego presso un’officina meccanica. Poco dopo passa a lavorare, con la qualifica di tubista, nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico – CRDA, dai quali più tardi si allontana avendo partecipato – e vinto – un concorso per operaio presso le Ferrovie dello Stato. Nel nuovo posto di lavoro, a forza di concorsi caparbiamente affrontati e vinti, raggiunge la qualifica di Capotreno, ruolo con cui andrà in pensione. Nel 1968 mette su famiglia sposando Luciana, unione allietata poco dopo dall’arrivo di un figlio, Dario.

A Trieste gli anni giovani lo vedono frequentare l’oratorio dei Salesiani, ove diventa Aspirante nell’Azione Cattolica, partecipando a tutte le iniziative ludico-sportive attivate dallo stesso. Attorno ai vent’anni si avvicina al mondo delle grotte visitando, con alcuni coetanei, la Grotta del Bosco dei Pini. Subito dopo, per poter scendere anche in altre grotte, comperati alcuni metri di cavetto d’acciaio si auto costruisce delle scalette utilizzando per i pioli i manici delle scope recuperati un po’ dovunque (un classico di molti grottisti triestini, a cominciare, negli anni ’20 dell’altro secolo da Almarindo Brena – il futuro fondatore del Gruppo Grotte C. Debeljak –, per finire a Mario Bussani e allo scrivente tre decenni dopo).

Assolto il lungo servizio militare nella patria marina, pur rimanendo sempre attivo nelle attività sportive dei Salesiani – compatibilmente con il servizio ferroviario che non conosce domeniche e festività – torna a interessarsi alle grotte alla fine degli anni’70 e nei primi anni ’80 inizia a scendere in grotta con gli uomini della Commissione Grotte “Eugenio Boegan”. Pur essendo presente a varie uscite, soprattutto di scavo alle ricerca di nuove cavità (nell’83, ad esempio, con il gruppetto di quarantenni che operavano nei dintorni di Aurisina), entra nella Commissione soltanto nel 1989, facendosi notare per la sua intraprendenza e disponibilità. Caratteristiche che dal 1993 al 2014 lo vedono responsabile delle grotte sperimentali gestite dalla Commissione (per anni scndeva periodicamente nella Grotta Doria per alimentare il proteo) e nel 1999 curatore della Foresteria.

Edvino è stato presente in molti dei nostri cantieri di scavo, ma amo ricordare il contributo alla conclusione dei lavori alla Grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko. Presente più volte nel periodo 1997 – 1999 il suo apporto si è rivelato indispensabile dopo che ignota mano (non saprei definire se cretina, ignobile o semplicemente invidiosa …) ha bruciato il capanno acquistato dalla Commissione e attrezzato da Franco Gherbaz con tavolo da lavoro, panche, appendiabiti, cucinino ecc. Allora Edvino ha recuperato – non si sa dove – un minifabbricato in legno che per gli ultimi mesi dei lavori è stato lo spogliatoio e magazzino dei novelli grottenarbeiter.

Ma il suo apporto più notevole è stata l’ideazione dei corsi di speleologia “Over Anta”, corsi rivolti ad adulti (oltre i quaranta anni …) desiderosi di conoscere il mondo delle grotte da speleologi e non da meri turisti. Istruttore di speleologia ai normali corsi sezionali, ha avuto l’onore (e l’onere) di dirigerne, nel 1991, il primo. Corso coronato da ampio successo: una dozzina di allievi che hanno assistito a dieci lezioni teoriche intervallate da sei uscite in grotta.

Mente fervida, piena di interessi e di conoscere cose nuove, a metà degli anni ’80 partecipa a Campomorone al primo corso per calchi e riproduzione di reperti paleontologici, paleolitici, preistorici. Tecnica di riprodurre calchi che qualche tempo dopo lo vedrà dapprima istruttore e poi organizzatore di corsi specifici (a lui si deve, fra le tante, la riproduzione del coltellino di rame trovato nella Grotta Andreolotti e poi doverosamente consegnato alla locale Soprintendenza). Nell’esplicare questa attività Edvino era entrato in contatto con studiosi e ricercatori italiani e stranieri: il suo carattere aperto, sempre pronto alla battuta, la sua concretezza nell’affrontare i problemi, gli aprivano porte e amicizie. E questo non solo in Italia, ma anche all’estero, soprattutto in Francia, nazione più volte speleologicamente visitata e con i cui speleologi aveva stretto consolidati rapporti, esplicitati con scambio non solo di informazioni ma anche di visite. Nel settore calchi il suo ultimo intervento è stato la partecipazione  nel 2018, ad un corso a Costacciaro: all’età di 73 anni si era sobbarcato parecchie centinaia di chilometri in macchina per rivedere vecchi amici (e dare una mano agli istruttori presenti, come riferisce nella relazione pubblicata sul n. 64 di Progressione).

A tutta la sua multiforme attività di campagna e organizzativa deve andare sommata anche quella pubblicistica. Parte del suo operato nei suddetti settori Edvino lo ha voluto rendere noto pubblicando sulla rivista sociale Progressione una dozzina di ampie relazioni, distribuite lungo l’arco di un ventennio, e cioè fra il 1989 e il 2010.

Alla cerimonia funebre, il mattino del 5 novembre 2024, lo hanno accompagnato all’ultima dimora, assieme ai famigliari, amici provenienti dal mondo delle grotte, da quello del lavoro (compresa una rappresentanza della Polizia Ferroviaria), da quello dell’associazionismo in cui aveva generosamente dato opera ed entusiasmo: tante persone, a riprova delle tante amicizie che aveva fato e consolidato in tanti decenni. Dopo la cerimonia i famigliari con un gruppo di amici lo hanno voluto ricordare a Borgo Grotta Gigante, nel comprensorio della cavità turistica, con una bicchierata accompagnata da quei canti che avevano visto corista in tante occasioni.

Pino Guidi