MAURO SIRONICH (Trieste 1947-Genova 2023)
Malinconico addio a Mauro Sironich detto Plucia
Il mondo gira, ed i vecchi se ne vanno per lasciare posto ai giovani. Così è sempre stato, e così sempre sarà. Fra i vecchi, del nostro ambiente, che ci hanno lasciato dobbiamo ricordare un socio ben presente per alcuni decenni dell’altro secolo, Mauro Sironich, detto Plucia. Era nato a Trieste il 19 marzo 1947 ed è morto, dopo una vita quasi da girovago, a Genova i primi di febbraio 2023. Aveva cominciato ad andare in grotta nel 1965, anno in cui si era diplomato perito edile, con la Sezione Geospeleologica della Società Adriatica di Scienze. Se la speleologia per qualcuno è amore per l’ignoto e per l’avventura, quindi per l’ambiente fisico della grotta, per molti è anche – e soprattutto – un ambiente umano particolare in cui inserirsi. Per Mauro la speleologia era l’insieme di tutte e due le cose: amava le grotte (ci era andato sino a 64 anni, fermatosi a quell’età soltanto poi per motivi di salute) ed amava l’ambiente umano che la caratterizza: dapprima con gli uomini dell’Adriatica e successivamente con quelli dell’Alpina (così allora era in uso chiamare gli speleo della Commissione Grotte).
Dopo il rodaggio speleologico con l’Adriatica Mauro era passato all’Alpina delle Giulie iniziando a fare attività con gli uomini della sua Commissione Grotte – battute di zona, spedizione autunnale sul Canin ove partecipa all’esplorazione dell’Abisso Boegan, 555 Fr, a fine anno scavi nella Dolina dei Sette nani – entrandovi concretamente nel 1967. Sarà presente, ufficialmente, nei ruoli sino al 1974: dopo quella data, spostandosi per lavoro in varie parti d’Italia e non rinnovando alcuni anni il bollino del CAI, decadrà e non apparirà più negli elenchi dei soci pubblicati sugli Atti e Memorie. Cosa che non gli impedirà di sentirsi sempre membro di questa nostra grande (squinternata e, talvolta, litigiosa) famiglia. Comunque rientra nel CAI e quindi nella Commissione nel 2005 in occasione di un temporaneo rientro a Trieste, rimanendovi sino al 2010, anno in cui si allontana nuovamente dalla sua città. Gli otto anni del suo primo ingresso sono densi di attività, sia strettamente speleologica che come pure tecnico-amministrativa.
Nel primo campo si distingue per la costante presenza in tutte le uscite sociali, particolarmente in quelle dedicate agli scavi. Nel 1967 partecipa dapprima ai lavori che portano alla scoperta, esplorazione e rilievo di un nuovo, breve, ramo alla Grotta dei Colombi di Basovizza, 32 VG e quindi successivamente ai lavori di allargamento strettoie, molto faticosi, nella Grotta dell’Eco, 3476 VG. L’anno seguente si aggrega al gruppetto che aveva iniziato gli scavi volti a mettere in comunicazione la Grotta Doria, 3875 VG con la vicina Grotta delle Geodi, 21 VG. Scavi che continueranno con successo nel 1969 e dopo i quali si sposta in una dolina presso Percedol ove viene impiantato un cantiere di scavo che porterà alla scoperta della Grotta Lazzaro Jerko, 4737 VG. Sarà lui a organizzare e portare a termine la costruzione del pozzetto, con relativa botola, all’ingresso della cavità. Lo stesso anno inizia a operare con lo speleo sub Fabio Venchi nell’esplorazione dei sifoni che chiudono la normale percorrenza di parecchie grotte del Friuli. Operatività che sarà coronata nel 1970 con il superamento del secondo sifone del Fontanon di Goriuda, 1 Fr. Se è attivo sul Carso Mauro lo è ancor di più sul Canin. Dopo Goriuda torna sull’altopiano; sarà presente in quasi tutte le campagne organizzate dalla Commissione Grotte, e non soltanto nella veste di esploratore ma anche in quella di scopritore e rilevatore: saranno una ventina le grotte con i rilievi firmati da lui. Fra le grotte anche il Meandro de Plucia, 816 Fr, la grotta che porta il soprannome che gli era stato affibbiato e che ha sempre recato con orgoglio. Come anticipato dianzi Mauro è presente non solo nel settore esplorativo ma anche in quello tecnico-amministrativo. Sono anni in cui collabora con la gestione della Grotta Gigante sia facendo la guida occasionale, sia portando materiale pubblicitario nelle strutture alberghiere – soprattutto campeggi – lungo la costa adriatica.
Anche se non risulta inserito fra i Volontari del Soccorso nella pubblicazione commemorativa del Soccorso Speleo, pubblicata nel 2005 in occasione del 40° dalla sua costituzione, è presente alle manovre organizzate dallo stesso nella Gr. dell’Alce, 62 VG, e soprattutto a quella molto complessa, organizzata da Mario Gherbaz, nella Fessura del Vento, 4137 VG. Partecipa altresì ai primi due Convegni del Soccorso Speleologico (Trieste, nov. 1969; Trento, set. 1971); al Convegno di Trieste fa parte del Comitato Organizzatore come membro della Commissione addetta alle visite ed escursioni. Oltre che ai due Convegni del Soccorso Mauro partecipa, con una relazione, al XXI Congresso Nazionale di Speleologia (Trieste giugno 2011).
Nei primi anni del nuovo secolo Mauro Sironich torna ad essere presente in quest’angolo del Nord Est: nel 2007, lui e il sodale Fabio Venchi, festeggiano con un Likoff alla Grotta Caterina, 239 VG, il loro 60° compleanno e i 40 anni dall’ingresso nella Commissione Grotte. L’anno successivo lo vediamo attivo, arzillo sessantenne, sia sul campo che in quello organizzativo. Nell’aprile visita la Grotta Gualtiero, 5730 VG, in ottobre è all’Impossibile, 6300 VG, in primavera si presenta con una sua lista alle elezioni del nuovo Direttivo della Commissione. Nello stesso anno fa parte di quel ristretto gruppo di speleo che sostengono un ruolo impersonando gli antichi Grottenarbeiter per il “Promo” del documentario “Alla ricerca del fiume nascosto”. Uscito formalmente dalla Commissione nel 1974, allorquando, per impegni professionali, si sposta in giro per l’Italia (in Romagna, a Terni, a Roma, a Genova), rientra di quando in quando nella città natale, approfittando di queste occasioni per fare attività sul Carso o sul Canin. Torna nei ruolini della Commissione nel 2005, e vi rimane formalmente sino al 2010, ma sentimentalmente – nonostante il distacco dalla sua città – sino alla morte, che lo coglie a Genova nel mese più freddo di quest’anno. Cosa rimane del suo operato? Una ventina di grotte rilevate sul Canin e due – la Caverna III ad Est di Basovizza, 1146/3461 VG, e il Pozzo a Nord di Fernetti, 1397/4347 VG – sul Carso, due contributi scritti: uno del 1969, firmato con Angelo Zorn, e apparso su Rassegna Speleologica Italiana del 1969 e del 1970 ed uno pubblicato sugli Atti del XXI Congresso Nazionale di Speleologia (WEB – comunicazione attiva e passiva, Trieste giu. 2011, Trieste 2013, pagine 120-122) e numerosi comunicati sul sito Scintilena, sito con cui ha collaborato ininterrottamente dal 2007 firmandosi sempre “Mauro Sironich (Plucia) Comm. Grotte EUGENIO BOEGAN”. Durante la sua residenza a Roma, nel marzo 2011, nel corso di un’escursione nella Grotta dei Guardiani (Monti Lepini), un masso staccatosi improvvisamente dalla parete gli cade addosso schiacciandogli le gambe. Recuperato dal Soccorso Speleologico ne uscirà con una gamba plurifratturata e l’altra semiparalizzata. I postumi dell’incidente condizionano pesantemente la sua vita: la gamba insensibile gli crea problemi di stabilità ostacolandogli il deambulare. Problemi cardiaci nel 2011 lo fanno ricoverare nell’Ospedale di Cattinara di Trieste, ove gli viene applicato il Pacemaker. Ancorché claudicane due anni dopo è presente nell’area carsica di Pradis (Pordenone) per la cerimonia della dedica del complesso di grotte (La Val, Noglar, Mainarda) alla memoria di Carlo Finocchiaro nel 40° della scomparsa.
Gli ultimi suoi anni, come purtroppo si rileva esser accaduto a non pochi speleologi, sono per lui caratterizzati da difficoltà di ogni genere, appesantite dalla lontananza di amicizie e affetti.
Pino Guidi
