Ndoc Dedë Mulaj

NDOC DEDË MULAJ (Albania 1968 – 2021)

SOCIO ONORARIO DELLA COMMISSIONE GROTTE E. BOEGAN

Ndoc, secondo da destra, e suo nipote Bledi, terzo da sinistra, con noi a Muggia nel 2018 – (foto M. Baxa)

Nel 2009, dopo una lunga interruzione ripresero le nostre spedizioni in Albania, precisamente in area Nikaj-Merturi. Per con­tiguità ed amicizia, queste, si svilupparono attraverso una proficua collaborazione con i nostri vicini di casa, gli amici speleologi sloveni. La meta era ed è principalmente Shpella Zeze (Grotta Nera), assieme ai pozzi e le doline ubicati sulle dorsali in alta quota. In Zeze si raggiunsero gli obiettivi sperati, con determinazione esplorativa ed impegno di tutti, dando negli anni prova di tenacia, risultati concretizzati negli oltre 5834 metri di sviluppo (la più lunga di Albania), ma queste poche righe servono solamente ad introdurre la persona di Ndoc Mulaj, figura umana di grande spessore, fondamentale per la buona riuscita delle nostre aspirazioni in Albania, e per parlare di Lui, e forse meno di speleologia.

Nel 2011 era già in embrione per “le montagne delle aquile” un’idea di speleologia “sostenibile” legata al territorio montano, un’idea che portasse la nostra attività non solo a quell’azione “di mordi e fuggi” legata alle tempistiche speditive ma un “modus operandi” che contribuisse ad accrescere la conoscenza del territorio, dei costumi delle genti, delle loro indoli e pensieri, e perché no, delle loro aspirazioni spirituali. Con la vicinanza di Ndoc, la sua speciale amicizia ed empatia, ebbe inizio un percorso accattivante, fatto si di grotte, di alpeggi, di boschi e di montagna anche in alta quota, ma senza mai distogliere lo sguardo dalle tradizioni delle genti della vallata, dai loro costumi, usanze e riti. Nel 2011 con Franco Cucchi, direttore dell’allora Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, ed il sindaco di Lekbibaj Gezim Meshi, il minuscolo comune, municipio della nostra zona esplorativa, fummo a Tirana per l’incontro che avrebbe dato origine a tutto questo. Nel suo splendido ufficio sito nel pieno centro della città, restammo per dieci ore filate a confrontarci su proposte, domande e modalità operative nelle valli, con scambi di libri e non senza qualche momento di imbarazzo, tipo, domanda: perché facevamo il bagno nudi nei torrenti di montagna, in quanto in Albania ci sono a volerlo, i campi nudisti. Questo primo con­tatto e le successive relazioni ci avrebbero nell’immediato successivo portato a firmare un accordo proprio presso il municipio di Lekbibaj, ultima stazione percorribile all’e­poca ed ora raggiunta dall’asfalto. Ndoc era presidente di “Quendra Alpe”, una neonata associazione, che si occupa di montagna con un indirizzo sicuramente rivolto alla conservazione dell’ambiente naturale,  in particolare a proteggere il Nikaj-Merturi.

La cerimonia commemorativa a Lekbibaj sotto la grande quercia (foto M. Baxa)

Con noi Ndoc ha sviluppato quell’atten­zione nella ricerca di nuove grotte sul terri­torio, tant’è che grazie al suo fondamentale apporto e contributo, alla sua conoscenza dell’ambiente e delle genti, abbiamo potuto meravigliarci delle splendide grotte di queste valli. In continuazione ci inviava foto e posi­zioni di nuove cavità, era un grande cammi­natore, ed attivo con i “social”. Mi raccontò che per andare a scuola dal minuscolo villag­gio di Mulaj, dove era nato, doveva scavallare una sella in quota con dislivelli di centinaia di metri, andata e ritorno, ogni giorno! Ndoc ha partecipato sempre fattivamente a tutte le nostre operazioni in grotta, nei limiti tecnici ed in base alle situazioni esplorative da risolvere; con noi è entrato in esplorazione sia in Zeze che in Kole Geges, come pure in parecchie altre grotte. La sua preparazione, la sua attenzione ai protocolli, la sua delica­tezza nei rapporti umani ci hanno riempito di commozione nel corso della spedizione del 2014. In quell’occasione, nonostante la valle fosse devastata dagli incendi, durante un mini-corso di speleologia per gli amici albanesi, Ndoc ed il sindaco di Lekbibaj ci insignirono tutti (italiani e sloveni), con un diploma di riconoscenza per la nostra attività e la divulgazione svolta presso le amministrazioni locali.

La nostra collaborazione proseguì per diversi anni, supportata da una sincera e rara amicizia: Ndoc è sempre stato disponibile e presente nelle nostre uscite albanesi, fonda­mentale per organizzare i mezzi di trasporto, o i cavalli per il raggiungimento dei campi base, i siti per i pernottamenti. Oltre alle innumerevoli esplorazioni e camminate nelle vallate e verso cime dimenticate, quasi sem­pre prive di sentieri, voglio ricordare quando nel 2016, dopo l’esplorazione di Shpella Kole Geges presso il monte “Suka e Mazit”, una splendida galleria chilometrica aperta tra la marna ed il calcare, percorremmo con la lancia fluviale il lago Koman e quindi il fiume Shales, suo immissario a nord-ovest, per poi risalire la valle fino a Blini dove, nel loro rifugio sulle rive del fiume, eravamo attesi dagli amici e paesani di Ndoc.

La missione era esplorare un pozzo verti­cale, in cui la leggenda secolare diceva fosse sepolto il corpo del principe Lekë Dukagjini, alleato di Giorgio Castriota Skandeberg nel­la lotta e resistenza contro gli Ottomani. I giorni passati in questo splendido ambiente, una vallata montana tra i boschi centenari di castagni e le acque abbondanti di pesci furono memorabili; non trovammo i resti del principe Lekë Dukagjini, ma trovammo inaspettatamente la sua anima.

Fu grazie alla condivisione dei dati delle nostre ricerche e sulle basi di un’i­dea del 2010: “una speleologia rispettosa dell’ambiente umano e fisico”, sfociata poi nel progetto “NIKAJ-MERTURI”, che le esplo­razioni attivate con le genti delle vallate, ed il fondamentale impegno e coordinamento di Ndoc con le amministrazioni locali e centrali, si arrivò negli anni 2014-2015 alla costituzione del “Parku Rajonal Natyror Nikaj-Mertur”, parco regionale classificato da IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) in categoria IV, per l’importanza della varietà delle essenze conservate nei sui abbondanti 175 Kmq. Si tentò poi di accedere a dei finanziamenti della Comunità Europea attraverso il governo della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, con un progetto per avviare un turi­smo sostenibile di montagna, ed aiutare la comunità locale. Il progetto dell’Architetto Fabiana Pieri di Trieste, contenente anche tanta speleologia, venne redatto in parte-nariato con l’Università di Trieste, Società Alpina delle Giulie (C.G.E.B.) del Club Alpino Italiano, l’associazione Quendra Alpe ed il municipio di Lekbibaji, più tardi assorbito assieme ai comuni minori nella municipalità del distretto di Kukes.

Nel 2018 contro tutti i nostri buoni pro­positi venne ripreso dal governo albanese un vecchio progetto di costruzione di una serie di centrali idroelettriche procedendo alla costruzione di ben 11 invasi in Nikaj – Merturi. Contro tale iniziativa assieme a Ndoc e a Rok Stopar, noto speleologo slo­veno, presentammo assieme alla Jamarska zveza Slovenije, al Parku Rajonal Natyror Nikaj-Mertur e alla SAG un poster intitolato: Hydropower development in Nikaj-Merturi regional park (Albania): an attempt to over-exploitation carbonate aquifers and water caves, al convegno di Postumia: “27th IN-TERNATIONAL KARSTOLOGICAL SCHOOL “KARST HYDROGEOLOGY – RESEARCH TRENDS AND APPLICATIONS”. In questo poster furono espresse delle note su tale progetto, le perplessità sull’impatto delle opere sugli acquiferi montani, sul territorio in generale e sulle grotte dell’area, un poster molto significativo che tra le decine esposti, fu l’unico non a firma accademica ma asso-ciativa, un poster di notevole spessore per le chiare deduzioni sui criteri di valutazione poco approfonditi del progetto in fatto di impatto ambientale.

Con Ndoc, accompagnato da suo nipote Bledi Mulaj, passammo poi delle bellissime giornate, visitando le grotte di Postumia, Castel Lueghi di Predjama, la Grotta Gigante ed altri siti storici e turistici del nostro territo­rio di frontiera, giornate che resteranno nel più vivo dei ricordi assieme alle splendide serate nelle fresche vallate estive di Querec Mulaj. Poi è arrivato il tempo del Covid, con le disastrose conseguenze sui nostri rapporti umani e sociali. Sino all’incidente, fine del 2021, sul monte “Mali i Munellës”, distret­to di Pukë. Ndoc cadeva in un canalone ghiacciato mentre stava accompagnando per un servizio turistico una troupe televisiva albanese. Come uno schiaffo, la triste notizia arriva quasi subito a Trieste, ed oltre con­fine, trasportata con incredulità, sofferenza e stordimento dal tam-tam mediatico tra i regali e gli addobbi di Natale. A fine agosto di quest’anno a Lekbibaj abbiamo ricordato Ndoc con una targa commemorativa, sotto la grande e fresca quercia, nello stesso spiazzo davanti alla casa del municipio, là dove innumerevoli volte ci siamo abbracciati nei saluti di arrivi e partenze, scambiandoci doni, e grappe. Nella locanda con il caffè e la rakja di rito e sotto il maestoso albero, si sono aperti i nostri cuori nel suo ricor­do, presente tutta la famiglia, a cui è stata consegnato il gagliardetto della SAG, con la nostra dedica, ed assieme ai rappresentanti ed amministratori del territorio montano e della vicina cittadina di Bairn Curri, e tan­tissimi, tantissimi amici.

Ndoc lascia la moglie Viola, i figli Dejvi e Dea.

Grazie Ndoc,

Louis