PROGETTO KRAS : LE ORIGINI
È stata una telefonata di Spartaco Savio nella ormai lontana tarda estate del 2005 a dare il via a quello che ora si chiama “Progetto Kras”, e che più semplicemente è una storia di amicizia a sfondo speleologico. Spartaco mi chiese se con Maurizio Glavina avrei potuto accompagnare alcuni sloveni a visitare la grotta Gualtiero Savi, visto che tutti gli altri erano impegnati in altre uscite.
E così, siccome né io né Glavu sappiamo dire di no – se non abbiamo altro da fare -, eccoci sabato 3 settembre ad aspettarli davanti al ristorante Mario a Draga Sant’Elia. Arrivano Davor Mesarec e Iztok Sturm assieme ad altri speleo provenienti da varie località della Slovenia. Ci facciamo la solita camminata lungo la ferrovia ed entriamo per la “Curta”.
L’entusiasmo degli sloveni e la reciproca simpatia ci portano a concludere la visita con una bicchierata e con l’invito di andare stavolta noi a visitare una loro “perla” carsica. Un mesetto dopo, precisamente – grazie agli appunti di Glavu – l’8 ottobre, iniziamo questo lungo rapporto “transfrontaliero” visitando la grotta Jazbina, e poi nel tempo altre ed altre grotte ancora.
La reciproca conoscenza si approfondisce, ci scambiamo impressioni e conoscenze sui metodi di scavo e di esplorazione, nonché numerosi rinfreschi innaffiati con l’ottima birra slovena. Tutto è nato quindi dalla disponibilità reciproca e dalla curiosità, che continuano ad accomunare noi, “vecchi esperti” triestini, e loro, giovani entusiasti sloveni in uno scambio vivificante per entrambe le parti.
In questi anni Davor, dopo aver sposato la sua Vesna, ha passato un brutto periodo per problemi di salute, ma finalmente ora finita una lunga convalescenza l’attività comune è ricominciata: e non solo quella comune visto che da poco è diventato papà di un bel maschietto di nome Rok. Davor è sempre pronto a darsi da fare, è assai esuberante e comunicativo e la sua espressione ricorrente è: ”Non c’è problema!”; Iztok da parte sua ha una disponibilità assoluta ma ha un carattere diverso e partecipa alle nostre attività immerso nei suoi pensosi silenzi.
Il 2009 ha visto nascere la nostra collaborazione in forma ufficiale: la CGEB e lo Jamarsko Drustvo Hrpelje-Kozina – di cui Davor è presidente – hanno stipulato un accordo denominato “Progetto Kras”, di cui Davor e il sottoscritto sono co-direttori. Come premio per tanta costanza Davor ha fatto di recente un colpo grosso: la grotta Davorjevo Brezno (in Slovenia si usa dare il proprio nome alle grotte che si scoprono) tra Rodik e Kacice, un vero “mostro” di cui leggerete a parte in questo numero. Posso qui dire che è una grotta la cui scoperta avrebbe galvanizzato anche dei vecchi lupi di grotta come noi ci sentiamo, ma che ha mandato alle stelle la gioia dei nostri amici sloveni.
Però anche Iztok non è da meno e nei suoi instancabili giri nel comune di Hrpelje-Kozina ha trovato da poco qualcosa di molto interessante: ma questa è una nuova storia che meriterà altri racconti.
Oltre a Davor Mesarec e Iztok Sturm, hanno partecipato alle numerosissime uscite:Franco Besenghi, Riccardo Corazzi, Davide Crevatin, Paolo de Curtis, Federico De Ponte, Gianluca De Pretis, Fabio Feresin, Luciano Filipas, Maurizio Glavina, Enrico Merlak, Umberto Mikolic, Spartaco Savio, Paolo Toffanin, Louis Torelli, Igor Zoch e il sottoscritto.
I nomi sono tanti, ma – con il lavoro che c’è da fare – mai abbastanza, per cui invito tutti a dare la propria disponibilità per esplorare e scoprire le meraviglie nascoste nel Carso oltre un confine che non c’è più.
Lucio Comello
SCOPERTA DELLA GROTTA DAVOR – (Jamarsko Društvo Hrpelje-Kozina * Commissione grotte E. Boegan)
Dopo 10 anni di ricerche nella zona tra Rodik e Kacice siamo riusciti a trovare l’entrata di una grotta interrata, dove una volta si inabissavano/incavernavano i corsi d’acqua. Ci siamo casualmente imbattuti in una piccola apertura di circa 10cmx10cm dalla quale soffiava, forte come un uragano, aria fredda (8° C). Abbiamo capito subito dall’intervallo dei soffi intermittenti che la terra sotto di noi nascondeva qualcosa di grande e misterioso. Già il primo assaggio di scavo ha dimostrato che le rocce racchiudevano un abisso. Tra queste rocce soffiava un fortissimo vento che faceva volare via le foglie, le ragnatele all’entrata, l’erba, in poche parole tutto quello che si trovava nei dintorni. Abbiamo tolto molto materiale e piano piano abbiamo iniziato a vedere la grotta. Quando abbiamo sentito cadere il primo sasso nel vuoto, che abbiamo stimato profondo 30 metri, il nostro desiderio di esplorazione ci tormentava sempre di più, ma dovevamo pazientare ancora un po’.
Siccome i primi 6 m di parete sotto la superficie non erano compatti, e alcuni tratti sono ancora pericolosi a causa di pietre in movimento, li abbiamo attrezzati per poter entrare in sicurezza.
Poi ci siamo calati sul fondo del primo salto…qui l’abisso diventa sempre più largo e il suolo ha una forma allungata con pareti affilate di calcare scuro. Seguendo il ciglio meridionale, siamo arrivati al livello inferiore dopo un ulteriore saltino di 3m e ci siamo fermati davanti a un meandro dal quale soffia un vento a raffiche, fortissimo. Le dimensioni del meandro non erano affatto invitanti, misurava 8-10cmx0,5m, ciò nonostante abbiamo deciso di tentare di allargarlo in un momento successivo.
La seguente discesa nella grotta è durata tutto il giorno per riuscire a percorrere 6 m, con un allargamento orizzontale e relativo smaltimento del materiale, un passaggio che abbiamo chiamato Pandora. Dopo questa sfacchinata che ci ha demoralizzato molto, abbiamo riacquistato la speranza quando abbiamo visto che il meandro terminava con un salto verticale profondo 7m, che non sembrava chissà cosa, ma la galleria finalmente assumeva delle dimensioni sufficienti per poter passare.
Da qui abbiamo continuato attraverso 3 pozzetti poco profondi, collegati con dei meandri che ci hanno portato allo stretto accesso del successivo pozzo profondo 35m. Il suo fondo è ampio e sulla destra continua con un canale cieco di 20m, mentre sulla sinistra, con un traverso, siamo arrivati dall’altra parte dell’ambiente sotto ad una piccola risalita di 4m. Il meandro successivo qui diventa sempre più largo e dopo 20m di percorso raggiungiamo lo strapiombo con la parte verticale più profonda della grotta. Il pozzo qui è enorme e si apre a campana per 60m, totalmente verticali. Alla base, procediamo ancora per 15m in un meandro tortuoso dove l’abisso prende la forma di una piccola grotta piana. Usciti dal meandro, siamo ammutoliti davanti a una sala così grande, che misura 80x20x40m e ci da la sensazione di trovarci in un tunnel. Qui la grotta si divide in più direzioni e le più importanti in qualche modo ripercorrono i punti cardinali. Questa sala l’abbiamo chiamata Sala dell’Arco per il suo maestoso arco ivi presente. Il suolo è ricoperto in superficie di ghiaia, che viene sostituita nello strato medio da smottamenti (frane) concrezionati con meravigliose stalagmiti e stalattiti e termine a valle con una “spiaggia” di sabbia, flysch e ciottoli. Piccole formazioni calcaree/calcitiche decorano le pareti e sporgono come piccoli fulmini fuori dalle faccette e dalle lunghe canne. Inizieremo il nostro cammino dall’alto della sala, per incamminarci verso l’ampio meandro lontano 200m, dove ci ferma un largo camino. Circa a metà di questa galleria ci siamo arrampicati sopra una terrazza/cengia e qualche metro più in là ammiriamo una bellissima stalagmite che sembra stare di guardia. Dietro c’è una galleria più corta che ci toglie il fiato … imponenti cortine calcitiche trasparenti lunghe fino a 2m. Tutto intorno a noi l’ambiente luccica come un brillante, sulle pareti crescono cristalli che sembrano coralli e riempiono tutti gli anfratti, anche i più piccoli. Questo tratto è il più concrezionato e tra i più belli della grotta, l’abbiamo chiamato “Le piccole meraviglie”. Di fronte alla stalagmite ci arrampichiamo ancora 20m e arriviamo ad un pozzo profondo 15m, che è attualmente è ancora da scendere: non avevamo con noi corde per calarci, ma sicuramente prima o poi lo esploreremo. Siamo tornati nella Sala dell’Arco che prosegue ancora con molti camini e finestre sotto la volta principale. Come abbiamo accennato prima, alla fine della Sala con la “spiaggia” , nel suo angolo destro è ben visibile un piccolo sifone nel quale scola tutta l’acqua piovana della zona. Durante le prime due visite non avevamo notato la fessura sopra di esso, dalla quale soffiava il vento e soltanto quando siamo ritornati, dopo il maltempo che ha colpito la zona di Kozina, ci siamo accorti che il vento è diventato molto più forte. Non c’era alcun dubbio, si trattava di una continuazione della grotta! Subito abbiamo allargato il passaggio e dopo 4m siamo capitati in una galleria stretta e allagata a metà che prosegue ancora così per 7m fino ad uno slargo. Quando siamo usciti dall’acqua, sulla sabbia, siamo rimasti sorpresi da una stalagmite trasparente come il vetro che cresce in mezzo alla sabbia stessa. E’ una delle più belle stalagmiti del comune di Hrpelje-Kozina.
Il meandro che abbiamo da qui percorso è abbastanza ampio e sinuoso e ci porta dopo 100m all’incrocio di tre meandri percorsi da un torrente. Il canale di afflusso è un po’ più stretto ma sempre percorribile e dopo 150m si divide in più affluenti, alimentati da camini che bisognerà arrampicare.
Qui nel proseguire la galleria allagata è molto più larga e alta, cambia completamente il tipo di grotta e nonostante l’attività dell’acqua, il concrezionamento è ancora visibile, con la presenza di lunghe canne, stalattiti e stalagmiti. L’abbiamo chiamato “Meandro delle acque silenziose” e l’abbiamo percorso per 400m fino ad un pozzo di 7m, nel quale cade una cascata.
Nella seguente punta abbiamo attrezzato il saltino, sul fondo la galleria si abbassa per un paio di metri in un laminatoio allagato ma rimane comunque percorribile; dopo 200m siamo riusciti ad arrivare ad una zona di piccoli sifoni che sono collegati tra di loro. Questo meandro l’abbiamo chiamato “Venezia” in quanto è perlopiù allagato. Ci siamo fermati sopra un piccoo laghetto, profondo e blu scuro, dove si sente ancora la corrente d’aria fluire. Non è possibile esplorare le sue acque gelide e sconosciute senza le tute di neoprene, perciò abbiamo deciso di lasciare questo onore ai nostri sub. Noi ci accontenteremo di arrampicarci su per i camini e di salire fino alle finestre individuate lungo il percorso, che ci fanno ben sperare in ulteriori continuazioni e meandri: tali zone sono un “libro aperto” per le nostre ricerche.
La grotta Davor è una scoperta importante sia da un punto di vista speleologico che idrografico. È stato raccolto un campione di acqua e inviato all’Università di Trieste: le analisi hanno dimostrato che si tratta di acqua potabile microbiologicamente pura, il che è una rarità per questa zona della Slovenia: infatti, tutte le acque sotterranee sono purtroppo contaminate/inquinate.
La grotta si trova nel comune Hrpelje-Kozina, attualmente è la seconda per:
– profondità
– e nella quale è possibile entrare in un primario sistema fossile per poi arrivare ad un corso ipogeo attivo di acqua freatica/sotterranea purissima.
Quindi con la scoperta di questa grotta si è accesa per gli speleologi un’altra stella tra quelle che già splendono sul Carso di Kozina ….. il mondo sotterraneo è così imprevedibile e misterioso che ci vorrà ancora molto tempo per sapere dove portano tutti i meandri della grotta Davor.
Davor Mesarec
Traduzione a cura di Barbara Repnic
Testo in sloveno
Po 10-letnem raziskovanju terena med Rodikom in Kačičami smo uspeli najti prehod v zasute jame, kjer so nekoč ponikali potoki. Naleteli smo na manjšo odprtino približno 10cmx10cm iz katere je kot orkan pihal mrzel zrak (8º C). Interval izmeničnega pihanja je vnaprej naznanil, da tla pod nami skrivajo nekaj velikega in skrivnostnega. Začetni izkop zemlje je pokazal, da brezno zapirajo skale. Med njimi je divjal prepih, ki je premetaval listje, pajčevine ob vhodu, travo skratka vse kar se je nahajalo v bližini. Veliko materiala je bilo izvlečeno na površje in počasi se je jama začela odpirat. Ko je bil slišen prvi kamen padajoč med skalami v brezno, ki smo ga ocenili 30m globine nas je začela želja po raziskovanju vedno bolj mučiti, vendar je bilo treba malo potrpeti. Ker prvih 6m pod površjem stena ni kompaktna in nekateri deli so še vedno nevarni zaradi rušljivega kamenja smo jo v naslednji akciji podprli s stavbno konstrukcijo in tako si omogočili varen dostop. Sledil je spust do dna … brezno se postopoma širi in dno je podolgovate oblike z ostrimi stenami temnega apnenca. Na južnem robu nas pripelje do manjše stopnje 3m in ustavil nas je meander iz katerega je sunkovito močno pihalo. Njegova velikost ni bila ravno navdušujoča, meril je 8-10cmx0,5m pa vendar smo sklenili, da ga bomo drugič poskusili razširit. Naslednja akcija je terjala cel dan, da smo se po 6m horizontalnega širjenja prebili skozi in sproti odnašali material prehod smo poimenovali »Pandora«. Po tem garaškem delu, ki nam je že vsem presedalo smo spet dobili upanje, ko smo videli, da se meander konča z 7m globoko stopnjo, ki ni izgledala kdove kaj, vendar rov je končno pokazal dimenzije prehodne za človeka. Od tu dalje gremo skozi tri plitva brezna povezana z meandri in pridemo do ožine za katero dosežemo 35m globoko stopnjo. Njeno dno je prostorno in se iz desne strani nadaljuje z 20m slepim breznom iz leve pa nas vodi prečka na drugo stran do 4m visokega vzpona. Meander je bil vedno bolj širok in po 20m hoje dosežemo previs v najglobljo vertikalo v jami. Brezno je ogromno in se zvonasto odpre 60m skoraj popolne vertikale. Dalje gremo skozi vijugast rov še 15m, kjer se spremeni oblika v spodmol. Ko smo prišli iz rova smo onemeli ostali pred mogočno dvorano, prostor meri 200x30x40m in nam daje občutek kot bi bili v tunelu. Tukaj se jama »razstreli« v več smeri in glavni rovi potekajo nekako v smereh neba. Dvorano smo poimenovali »Arkadna dvorana« zaradi njenega veličastnega oboka. Z vrha so tla prekrita z gruščem, ki ga nekje na polovici zamenja zasigan podor z krasnimi stalagmiti in stalaktiti, konča pa se s »plažo« iz mivke in flišnate zemlje ter prodniki. Stene krasijo manjše kalcitne tvorbe, ki kot drobne strele štrlijo iz faset in dolgih cevk. Pot bomo začeli na vrhu dvorane in se odpravili po prostornem meandru 200m daleč, kjer nas ustavi širok kamin. Nekje na polovici smo preplezali 3m višje na polico in par metrov naprej stoji kot stražar pred rovom stalagmit občudovanja vreden. Za njim je krajši rov, ki nam je vzel sapo … veličastne prozorne zavese do 2m dolge, kamor pogledamo se vse lesketa kot briljant iz sten pa rastejo kristali v obliki koral in s tem zapolnjujejo še najmanjše prazne prostorčke. Ta del je najbolj zakapan in po svoje eden najlepših v jami. V nasprotno smer od stalagmita se dvignemo še 20m in pridemo do 15m globokega brezna, ki je zaenkrat eden od vprašajev v jami, ker nismo imeli s seboj vrvi za spust, vendar prej ko slej ga bomo raziskali. Vrnili smo se v Arkadno dvorano, ki ima še veliko nadaljevanj v kaminih in oknih pod stropom. Kot smo prej omenili konec dvorane s »plažo« je na njenem desnem kotu pod steno bila lepo razvidna luža v katero se izteka vsa kapnica iz dvorane. Špranja nad njo iz katere je pihalo se v prvih dveh obiskih ni preveč opazilo in ob naslednjem obisku po močnih neurjih, ki so par dni nazaj prešla Kozinske kraje smo videli, da se je prepih močno povečal. Ni bilo dvomov, da gre za nadaljevanje! Takoj smo se lotili širjenja in po 4m se je odprl ozek rov do pol zalit z vodo in tako se še kakšnih 7m nadaljuje do razširitve. Ko se iz vode splazimo na mivčna tla nas je presenetil stalagmit, ki je popolnoma prozoren kot steklo in je zrasel na sami mivki. Lepotec velja za krasoto, enega najlepših stalagmitov v Hrpeljsko-Kozinski občini. Meander po katerem gremo naprej je precej prostoren, ima obliko tolmuna in nas vodi še kakšnih 100m do križišča treh meandrov skozi katere se pretaka potok. Pritočna smer je nekoliko ožja vendar še vedno lepo prehodna in se po 150m razcepi v več pritokov iz kaminov, ki jih bo potrebno preplezati. Odtočna smer je dosti širša in višja, popolnoma spremeni tip jame in kljub aktivnosti vode je še vedno kapniška, kjer je možnost videti dolge cevke, helektite in stalagmite. Poimenovali smo jo Meander Tihe vode, in po njem smo šli 400m daleč in pot nam je prekinilo 7m globoko brezno v katerega pada slap. V naslednji akciji smo opremili brezno in na njegovem dnu se rov za par metrov zniža a je vseeno prehoden in za njim smo uspeli priti še 200m daleč čez jezerca, ki jih kot verigo povezuje potok, ta del je poimenovan Meander Venezia, ker ga je po večini preplavila voda. Ustavili smo se pred globokim jezercem lepo obarvanim temno modre barve, kjer je še vedno čutiti prepih vendar ga je treba preplavati. Brez neoprena v ledeno mrzli vodi ga bi težje raziskali zato smo se dogovorili, da bomo čast odkrivanja v še nedotaknjenih in skritih lepotah Kozinskega podzemlja prepustili našim potapljačem, ki bodo v naslednjih akcijah dobro pregledali v celoti. Nam bo ostalo plezanje kaminov in vzponi do oken, kjer nam jama obetavno kaže nadaljevanja zato je ostala »odprta knjiga« našega raziskovanja. Skratka Davorjevo brezno je pomembno odkritje ne le iz vidika speleologije pač pa tudi hidrografskega pomena. Odvzet je bil vzorec vode in poslan na študijsko univerzo v trst, kjer je analiza pokazala da gre za čisto pitno vodo kar je v tem delu Slovenije velika redkost saj skoraj vsi podzemni vodni viri imajo vpliv onesnaženosti civilizacije iz površja in na žalost te sreče niso bili deležni. Jama je v občini Hrpelje-Kozina zaenkrat druga najgloblja in druga iz katere je možen dostop iz stare fosilne jame v jamo z aktivnim podzemnim vodotokom neoporečne podtalnice. Torej, s tem odkritjem je za jamarje zasijala še ena velika »zvezda«, ki se od mnogih lesketa na Kozinskem krasu … podzemni svet je tako nepredvidljiv in skrivnosten, da bo potrebno še veliko časa preden bomo ugotovili kam vodijo neznane poti veličastne Jame Davor.
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RELAZIONE SULL’ESPLORAZIONE DELLA GROTTA DAVOR

Da Kozina (Hrpelje) si prende la strada per Rodik costeggiando la linea ferroviaria per circa 1 chilometro e si prosegue fino ad una curva a sinistra; dopo ulteriori cento metri si possono posteggiare le macchine in un piccolo spiazzo vicino al sedime ferroviario.
Avanzando per una traccia che costeggia la linea ferroviaria si ritorna verso Rodik e dopo duecento metri circa, sulla destra, su di un leggero declivio si apre l’ingresso della cavità, oggi chiuso da una grata con chiavistello le cui chiavi sono in possesso del Jamarsko Drustvo Herpelje Kozina.
Il pozzo d’accesso di m 20 si apre in un deposito di terra e massi per i primi otto metri; il passaggio è stato stabilizzato da una gabbia in tubi di ferro, utilizzati per affacciarsi sul sottostante allargamento dello stesso pozzo da dove prosegue l’armo.
Scesa la verticale fangosa e lievemente instabile si arriva su di un terrazzino dal quale si scende al fondo anche arrampicando.
Proseguendo a sinistra una piccola caverna si abbassa e apre sul fondo, scendere nuovamente in corda per alcuni metri. Giunti in una piccola stanzetta con alcune concrezioni, si trova una frattura discendente che nella parte terminale è stata allargata artificialmente per consentire un agevole passaggio. Qui il percorso, in frattura, è attrezzato con un passamano che termina in un pozzetto; il passaggio non è comunque agevole.
Sceso in libera il pozzetto di m 4,5 si arriva in una saletta caratterizzata da forte stillicidio e con vasca piena d’acqua; in periodi piovosi la grotta da questo punto diventa molto attiva. Avanzando a destra si imbocca un stretta apertura che conduce su di un altro piccolo pozzo (P. 5) con le pareti molto fangose e da qui si prosegue per un piccolo e tortuoso meandrino abbastanza comodamente transitabile e sul cui fondo scorrono le acque di stillicidio e di regime formando piccoli e stretti approfondimenti nel pavimento.
Alla fine del meandrino dopo si apre il primo ampio pozzo della grotta (P. 35); l’armo prevede alcuni frazionamenti ed un deviatore sotto al primo attacco; il pozzo si apre presso una colata calcitica con pareti pulite sane con alcune belle formazioni; sulla parete sono sistemati gli attacchi della corda. La discesa del pozzo si interrompe 15 metri prima del fondo, ci si sposta e si transita su di una comoda cengia che contorna il pozzo.
Da qui si procede verso sinistra imboccando una breve risalita, per facili appigli (corda di sicurezza), si percorre una frattura che porta sopra la successiva verticale (P. 60); fare attenzione all’imbocco: ampi sprofondamenti meandriformi in erosione si affacciano sul vuoto sottostante, con rischio di caduta materiali nel pozzo che possono colpire gli speleo impegnati nella discesa. Dall’ampia sala che sovrastata questo pozzo, e dopo un breve tratto di galleria di discrete dimensioni, si possono risalire alcuni “camini” sulla sinistra; ci si arrampica immettendosi in un piccolo ramo laterale che termina dopo una ventina di metri; il ramo presenta il fondo calcitico interessato da un velo d’acqua.
Tornati alla sala precedente, seguendo la grande frattura del pozzo da sessanta, curva da meandro stretta a destra e si sbuca nel vuoto: dopo un breve traverso e attacchi vari si affronta la discesa diretta, in corda, con quattro frazionamenti fino ad un ampio terrazzo. Nella parte iniziale, le pareti sono caratterizzate da grosse lame di roccia prodotte dall’erosione dell’acqua, bisogna dunque prestare attenzione alla caduta materiali. Subito sotto le pareti si fanno solide e abbastanza e pulite.
Raggiunta la cengia/terrazzo ci si sposta sempre verso sinistra dove il pozzo continua con un ulteriore salto di 20 metri, da affrontare ancora in corda con due frazionamenti.
Giunti alla base, ove ‘ è un intenso stillicidio, si affronta un meandro fangoso che si apre sulla destra. Siamo giunti a quota – 170,5 m dall’ingresso. Percorso il breve meandro che in più parti sprofonda per una decina di metri aprendosi in ampi vani sottostanti con laghetti, si giunge dopo 30 m circa di progressione in facili spaccate con buoni appoggi, nella caverna/galleria principale, dove in tempi piovosi scorre un ruscello, che altrimenti risulta secco.
Trattasi di ampia galleria sub orizzontale che arriva “da monte” dalla direzione SUD e prosegue “a valle” in direzione NORD raccogliendo tutte le acque di percolazione e scorrimento che giungono nella caverna-galleria e che a volte sono molto intense, tali da formare un vero torentello con vasche d’acqua.
Nel ramo a monte, a tratti inclinato ed a tratti orizzontale con piccoli salti di modesta entità, si giunge in prossimità di una frana che si supera insinuandosi tra i massi di crollo per arrivare poco dopo, attraverso una piccola finestra, nel seguito della galleria. Tutta la zona è ricca d’acqua e laghetti di stillicidio, questo tratto si può definire fossile, in quanto non interessato da scorrimenti idrici. Al di sopra della frana una frattura trasversale interseca la galleria continuando verso sinistra in una graziosa galleria ascendente completamente rivestita di calcite bianca e ricche e meravigliose concrezioni per poi chiudersi in un riempimento calcitico senza alcun alito d’aria. Verso sinistra la frattura invece sale tra rocce in erosione per 20-30 m circa, prendendo quota per una quindicina di metri e finire poi in un piccolo vano dove una liscia colata di concrezione restringe il passaggio, che rimane comunque transitabile. La frattura sprofonda per una decina di metri ancora da esplorare ma dal rilievo già posto in pianta appare probabile che si congiunga con la sottostante galleria principale.
Tornati nella galleria, questa a destra si dirama in un piccolo passaggio, che sfocia dopo alcune graziose salette piene d’acqua sopra il punto di partenza che si può raggiungere anche attraverso una strettoia soprastante. Sopra di noi alcuni camini si aprono verso l’alto mentre un poderoso riempimento occlude ulteriori prosecuzioni della galleria.
Tornati al meandro di arrivo, al suo innesto nella galleria principale, scendiamo tra grossi massi in un ambiente piuttosto vasto, e tenendoci a sinistra troviamo un piccolo salto, ora armato ma che si può scendere anche in arrampicata. Sempre dallo stesso lato si aprono alcune sale impreziosite da concrezionamento.
Sceso quest’ultimo salto di circa 6-7 metri si perviene al fondo della galleria, che girando verso destra si abbassa fino ad una strettoia con il fondo allagato: qui vengono drenate tutte le acque di questo ramo del complesso sotterraneo. La strettoia, che è stata allargata con lungo lavoro di disostruzione, obbliga comunque al contatto con l’acqua per alcuni metri; dopo una decina di metri percorsi sempre in ambiente un po’ umido si giunge davanti ad una caratteristica stalagmite bianchissima e inclinata come la torre di Pisa. Con il dreno a regime in questo punto l’acqua scorre lentamente in un letto fangoso sub-orizzontale per poi scomparire tra i massi. Si continua così la discesa percorrendo il fondo di una galleria di cospicue dimensioni: dopo un paio di saliscendi si imbocca una condotta dal fondo ingombro di massi seguito da una breve discesa fino all’innesto del ramo attivo (ometto di pietra). In questo punto della cavità,sempre di discrete dimensioni, si interseca una vera forra-meandro. Nella parte a monte, dopo aver saltato alcuni massi di crollo si entra in uno splendido meandro in salita, scavato nei calcari scuri. Superati alcuni brevi toboga si giunge sotto un camino dove (in regime di piena ) scende con fragore tutta l’acqua che alimenta il ruscello sotterraneo. Si attende di risalire questo camino che si trova dopo circa 153 metri di meandro in direzione SE.
A valle invece in direzione NW si percorre per circa 232 metri un bellissimo meandro/forra la cui condotta sommitale rimane mediamente ad una decina di metri dal fondo. Questo tratto è veramente magnifico, si superano varie marmitte e vasche colme d’acqua; con il ruscello a regime l’ambiente è splendido, verso la parte più lontana si scende un breve salto in corda (P. 10) non prima di aver superato una strettoia tra le concrezioni che funge da “by-pass”, quindi dal fondo piatto del salto si supera un laminatoio semi allagato e si procede in meandro. Anche questa parte è tuttora in esplorazione, in attesa di superare un lago con restringimento semi-sifonante. Lungo questo percorso si sono notati diversi camini e arrivi di rami secondari. Il sedime notato è composto da sabbia e ciottoli misti di calcare e di arenaria; sono stati prelevati alcuni campioni della sabbia al fine di una loro analisi granulometrica.
CARTA 1:25.000 SLO – Lat. 45° 38’ 15,5” N – Lon. 13° 58’ 17,9 E – Quota ingresso mt 511
prof. m 192; lungh. m 848; pozzo acc. m 23,00, int. m 4,60, 4,40, 4,50, 14,20+19,00 (32,20), 45,00
Stato: SLOVENIA (Kozina)
Paolo Toffanin e Louis Torelli
