Roberto Ive

ROBERTO IVE  29/09/1951 – gennaio 2022

SPELEOLOGO, ALPINISTA, GIORNALISTA

Roberto Ive nasce a Trieste il 29 set­tembre 1951. Negli anni ’60 frequenta il liceo Oberdan passando, dopo la matura, a studiare all’Università di Trieste. Durante gli studi liceali, siamo nel 1966, inizia a fare attività con la Commissione Grotte. Comincia a fare attività con la Commis­sione Grotte nel giungo 1966, a 15 anni, e la sua prima esperienza con il mondo sotterraneo la fa con la visita alla Grotta di San Lorenzo, 605 VG. È questa una cavità bella e non difficile, ma con alcuni aspetti che sovente scoraggiano i neofiti, ma non Roberto che rimane affascinato da quel mondo alieno per cui decide di tornarci. Nell’ambiente grottistico triestino di allora, piuttosto ‘ruvido’ ed in cui tutti parlano in dialetto, lui si esprime in un corretto italia­no; per questo motivo qualcuno lo ripren­de dicendogli di non parlare per “festivo”. Soprannome che lui accetta di buon grado (firmerà anche con quel nomignolo alcune delle sue relazioni sul libro sociale) e che lo caratterizzerà, nell’ambiente speleo, per sempre. Il cinque luglio, dopo aver visitato la Grotta Fantasma, 4061 VG, scrive la sua prima relazione sul libro sociale delle uscite firmandosi “Ive Roberto (Festivo)”.

L’attività escursionistica ipogea prosegue intensa, intervallata anche da battute di zo­na e da qualche scavo (partecipa anche ai lavori, nella Grotta Gigante, che porteranno alla scoperta della Galleria dell’Argilla), per tutto l’anno con la visita alle grotte più belle o interessanti del Carso. Fra le varie uscite si può ricordare quella del 28 agosto, una discesa nell’Abisso della Volpe, 155 VG. L’ulti­mo mese dell’anno lo vede presente in grotta ben cinque volte, fra cui anche il giorno 25, Natale, ed il 31, San Silvestro. Durante tutto il 1966 Roberto ha pure collaborato con i soci che nel magazzino di via Tigor costruisco­no le scale superleggere modello Marietto Gherbaz: negli archivi della Commissione c’è una ricevuta per Lire 500, da lui firmata e datata 29/10/1966 per: “acquisto di candele per il mag. (senza luce, per lavori) e carta gommata” (il magazzino sociale era ubicato nell’ex corpo di guardia del carcere di via Tigor, senza impianto luce). La sua presenza nell’ambiente grottisti­co prosegue anche negli anni successivi, ampliando l’areale di interesse: nel luglio 1967 visita in Jugoslavia la Krizna Jama e la Grotta Principe Ugo.

Nel decennio seguente la sua partecipa­zione alla attività speleologica viene dappri­ma condizionata ed infine ridotta dall’amore per la montagna e per l’arrampicata, nuova pratica cui si dedica anima e corpo, sino a diventare Istruttore alla Scuola di Roccia e poi anche Volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino. Frequenta comunque le grotte e nell’au-tunno-inverno 1973 fa la guida occasionale alla Grotta Gigante. L’anno successivo entra a far parte del Comitato pubblicazioni della Società Alpina delle Giulie, incarico che mantiene sino a tutto il  1979.  In questo periodo la sua collaborazione con la rivista Alpi Giulie si esplica anche con la pubbli­cazione di una serie di brevi articoli legati ai suoi viaggi sui monti della catena hima-laiana, e non solo. Abbiamo infatti nel 1974 Esperienze fotografiche e cinematografiche (pp. 53-54), nel 1975 Rochefort (pp. 66-67) e Ararat ’74 (pp. 71-72), nel 1976 Shagran (pp. 47-50), nel 1977 Viaggio alla Montagna Nera (pp. 68-70) e infine nel 1978 Tra i monti del piccolo Caucaso (pp. 23-25).

Gli anni ’70 sono, per lui, anni di intensa attività: nel 1978 si laurea all’Università di Trieste con una tesi sulla minoranza etnica dei Kurdi, partecipa a varie spedizioni alpi-nistiche (Albania, Ande, Groenlandia). Ma soprattutto inizia la sua attività come giorna­lista free lance costituendo, appoggiandosi all’Agenzia Albatros costituita da altri tre giovani giornalisti (Fausto Biloslavo, Almerigo Grilz, Gian Micalessin), specializzandosi nella documentazione delle situazioni politiche ed economiche di quello che veniva gene­ricamente chiamato il terzo mondo: Africa, America latina, medio ed estremo Oriente. Spirito avventuroso, nel 1985 lascia da parte per alcune settimane grotte e monta­gne per partecipare con la squadra italiana al Camel Trophy, esperienza però da cui ritorna amareggiato in quanto lì ha modo di cono­scere da vicino il falso senso di sportività di certi ambienti. Va molto meglio la spedizione speleologica, organizzata dal CSIF di Udine, nelle grotte di Santo Domingo, cui prende parte nella sua veste di giornalista. Martedì 10 dicembre dello stesso anno presenta al Circolo della Stampa di Trieste il suo primo libro, Click In, le più belle grotte del Carso Triestino, un viaggio fotografico fra gli incanti che l’altopiano alle spalle di Trieste custodisce. Relatori saranno Italo Soncini, Presidente del Consiglio regionale dell’Or­dine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Fabio Forti, Presidente della Commissione Grotte “Eugenio Boegan” e Mario Martini, Assessore ai Beni Ambientali e all’Ecologia della Provincia di Trieste.

La specializzazione acquisita come giornalista attento all’economia dei paesi emergenti gli tornerà utile sul piano lavo­rativo soprattutto quando, nel 1988, inizia ad operare in Mongolia ove si occupa, per conto dell’Unione Europea, di progetti di sviluppo. Nello stesso Paese, dal 1996, diventerà lettore di lingua italiana all’Univer­sità di Ulaan Bataar. La sua conoscenza di questa estesa nazione (su cui scriverà vari articoli illustrativi, la prima guida in italiano e altri quattro libri) lo porterà a promuovere viaggi alla scoperta di un mondo lontano, non solo geograficamente. Porta alla nostra conoscenza il deserto del Gobi, i monasteri buddisti delle montagne sacre: un mondo alieno per noi occidentali, fatto di magie e mistero. Per oltre un ventennio Roberto conduce una vita caratterizzata da continui trasfe­rimenti: dopo essersi sposato nel 2000 a Berlino con Christiane (da cui avrà una figlia, Ambra), vive spostandosi fra Ulaan Bataar, Berlino e Trieste (e per alcuni anni, con moglie e figlia, a Bologna). Rientrato in Italia nel 2011, si ferma definitivamente a Santa Croce, borgo carsico affacciato sul golfo di Trieste ove in precedenza aveva acquistato una casupola da lui trasformata in una graziosa casetta carsica, dedicandosi alla coltivazione degli olivi.

Nell’inverno 2019-2020, ormai sulla soglia della settantina, effettua un avventuroso viaggio in Sud America che lo vede risali­re – anche con mezzi di fortuna (piroghe) il Rio delle Amazzoni sino alle pendici del Nevado Mismi (in Perù) da cui il grande fiume ha origine. Nonostante abbia fatto attività sul Carso e nel Friuli (Canin compreso) con la Com­missione già dalla metà degli anni ’60, vi entra soltanto nel 1985 e vi rimane sino al 1997, anno in cui è ormai fisso per lavoro in Mongolia. Torna a farvi parte al suo ritorno a Trieste, rimanendovi socio affezionato sino alla morte, avvenuta a fine febbraio 2022.

La sua attività di scrittore è notevole. Alle centinaia di articoli pubblicati su varie rivi­ste (si possono ricordare Panorama, Gente Viaggi, Sette, Atlante, Itinerari del Friuli Ve­nezia Giulia, Corto Maltese, Moto Tre), vanno aggiunti anche i libri di viaggi (Mongolia: la storia e le storie, 1996; Mongolia: itinerari ai confini del nulla, 2002; Gobi, 2005; Mongolia: viaggio a Olgil e oltre, 2010; questo dopo aver pubblicato con A. Colleoni la guida Mongolia, 1993). Da non dimenticare, poi, i servizi per le reti RAI e Mediaset, le nume­rose conferenze, le interviste. Per quanto riguarda le sue esperienze speleologiche, queste sono narrate in una quindicina di scritti, apparsi per lo più su Progressione, la nostra rivista.

Il 25 febbraio 2022 un ictus ha ragione della sua forte fibra e lo toglie all’affetto dei famigliari e degli amici. Ora le sue ceneri riposano nel suo “pic­colo Paradiso”, su quei pastini del Carso, in fronte al mare, tra gli ulivi che con passione vi aveva piantato.

Pino Guidi

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Tratto dalla rivista Sopra e Sotto il Carso Anno XI N. 3 pag.51

Lo scorso mese purtroppo è mancato all’affetto dei suoi cari Roberto Ive. Lascia la mo­glie Christiane e la figlia Ambra, oltre alla sorella Gabriella. Se a molti il personaggio dice poco, non altrettanto nel settore del carsismo e delle grotte, del giornalismo anche fotografico. Ma non solo: è stato determinato alpinista, profondo speleologo, attenta gui­da alla scoperta di luoghi insoliti e di non facile approdo: un vero esploratore. Ive si è dilettato nella scrittura, noti sono i suoi diversi libri sulla Mongolia, vera sua passione che gli è valso pure il riconoscimento di titoli. Il primo contatto con il grande Paese data al 1988, area preclusa agli occidentali, diventando poi lettore di lingua italiana alla Mon-golian Arts an Culture University di Ulaanbaatar. Lascia un’eredità importante: i tanti ricordi e i fidati amici che lo definiscono un modello, uno spirito libero, coinvolgente e avventuroso. Infatti, quello che ha sempre ricordato in vita, sono i suoi compagni di “avventura”: fra questi Adelchi Casale, Elio Padovan, Toni Klingendrath e diversi altri. Con quest’ultimo, nel 1979, hanno raggiunto la cima della vetta più alta del Perù, il Nevado Huascaran a 6768 metri d’altezza. In quell’occasione a Roberto sorge il desiderio di attraversare l’America Latina nel luogo più ampio, congiungendo i due oceani, At­lantico e Pacifico, usando quale via di transito il Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo del mondo, con quasi 7000 chilometri di sviluppo e una portata d’acqua inimmaginabile. Questo sogno dura quarant’anni, cosicché a 68 anni Roberto lo realizza. Un percorso di tre mesi e mezzo nell’inverno del 2020, partendo da Belem (Brasile), sino alle pendici del Nevado Mismi (Perù) dove il fiume a 5140 metri sul livello del mare ha la sua sor­gente. Una strada indicata da Amerigo Vespucci, che per primo, a inizio XVI secolo, scoprì che quella non era l’e­strema estensione dell’Asia Orientale, ma parte di un con­tinente sconosciuto, che poi prese il suo nome. Questa è stata la sua ultima impresa, fra le molte, percorsa usando i mezzi di locomozio­ne di fortuna offerti nei diver­si luoghi. La via percorsa da Ive è stata quella fluviale e quindi navi, battelli, barche, piroghe. Sono questi i mezzi solitamente usati dagli indigeni per risalire e scendere il corso d’acqua, anche perché, molti dei posti attraversati non hanno connessione via strada. Ma questo a lui, abituato a aspetti ben più complicati, non gli fecero specie. Eppure, tornò da quei luoghi appesanti­to. Di fatto, per Roberto Ive, era abituale la frequentazione di posti insoliti, per nulla turistici: Ande, Afganistan, Cina, Mongolia, sono solo alcune delle aree da lui visitate. Ma cosa lo spingeva? La bramosia di conoscenza, la voglia di avventura. In una recente intervista, al quesito sulle motivazioni dichiarava: “Resta la delusione e la vergogna per non comprendere che siamo circondati da un favoloso ambiente naturale e che preservarlo, facciamo di tutto per annientarlo e distruggerlo. ” Da alcuni anni aveva individuato un terreno, nella locale zona triestina di via del che definiva il suo “paradiso”, un posto particolare dove, sui pastini, li aveva ti di piante di ulivi e dove orgogliosamente realizzava il proprio olio extra “oilive”.

Gianni Pistrini

Grotte rilevate da Roberto Ive:

  • Pozzo del monte Concusso 1339/4292 VG, 29 ott. 1975
  • Grotta di Pala Fontana 4227/2363 Fr, 3 set. 1985
  • Pozzo di Pala Fontana 4228/2364 Fr, 9 ago. 1985
  • Caverna di Pala Fontana 4229/2365 Fr, 9 ago. 1985
  • Pozzo presso Bristie 4282/5362 VG, 23 mar. 1986
  • Pozzo di Casera Malpasso 4819/2687 Fr, 14 ott. 1989

Ulteriori notizie si possono trovare in:

  • – – , 2014: Roberto Ive, Cultura e misteri della Mongolia, Il Piccolo, Trieste 15 gen. 2014
  • Pistrini Gianni, 2022: Roberto Ive: un grande triestino conosciuto dall’Occidente, Sopra e Sotto il Carso, 3/2022: 51, Gorizia mar. 2022
  • Tercovich Tommaso, 2012: Fra Trieste e la Mongolia intervista a Roberto Ive, La Voce del Popolo, Fiume set. 2012

Scritti speleo:

  • 1984    – L’inquieta ebbrezza del sottosuolo,
  • Itinerari del Friuli Venezia Giulia, 3, 7: 37-40, Trieste 1984
  • 1985 – Click In. Le più belle grotte del Carso Triestino, L’Albero ed., Trieste 1985, pp. 95
  • 1985 – Alla Grotta di Amarnath, Progressione 14, 8 (2): 46-47, Trieste 1985
  • 1986 – Omaggio a Shiva, Corto Maltese, 1986 (5): 36-43
  • 1986 – Carso: mare, montagna e moto. Da vedere: la Grotta Gigante, Moto Tre, 6 /5): 63-75, ott. 1986
  • 1986 – Il fiume fantasma, Gente Viaggi, 8(8): 151-157
  • 1987 – Mammouth Cave: una storia americana, Progressione 17, 10 (1): 8-10, Trieste giu. 1987
  • 1992 – Note istriane, Progressione 27, 15(2): 76-77, Trieste dic. 1992
  • 1993 – Vinicio Potleca, uno speleologo istriano, Progressione 28, 16 (1): 56-58, Trieste giu. 1993
  • 1994    – Nel cuore dell’Istria sulle tracce di Emilio Comici, Progressione 31, 17 (2): 33-35, Trieste dic. 1994
  • 2004 – Tainai Kuguri: rinascita a nuova vita, Progressione 50, 27 (1): 69, Trieste giu. 2004
  • 2004 – Nel cuore dell’Istria sulle tracce di Emilio Comici, Progressione 50, 27 (1): 82-83, Trieste giu. 2004
  • 2007 – Grotte di Mongolia, Progressione 54, 30 (1-2): 58-62, Trieste gen.-dic. 2007
  • 2013 – Mongolia. Viaggio alla Caverna Ma­gica, Progressione 61: 45-50, Trie­ste ott. 2014
  • 2021 – Una risposta, Progressione 67: 23, Trieste gen-dic. 2021
  • 2021 – Tempi duri, Progressione 67: 109-112, Trieste gen-dic. 2021
  • 2021 – “I cinesi”, In “Oilè grotista!”, Prin-tandgraph, Ronchi dei Legionari (Gorizia) 2021: 55-58