Rinaldo Saunig

RINALDO SAUNIG (14 luglio 1942 -2022)

RICORDO DI RINALDO

Il 7 settembre è venuto a mancare Rinaldo Saunig, ottantenne speleologo di Gorizia (vi era nato il 14 giugno 1942). Qui non voglio parlare dello speleologo – della sua vita ha scritto esaurientemente Maurizio Tavagnutti sul numero di settembre di Sopra e sotto il Carso – ma dell’amico. Rinaldo era un amico di antica data, par­liamo della seconda metà del secolo scorso. Il mio incontro con lui e con la sua fidan­zata, Laura Gregorig, avvenne per caso, la domenica 23 maggio 1963 sul Carso Duinate, ove ci si era recati – Dario Marini, Marino Vianello, Mario Escher ed io – per una battuta di zona e per rilevare alcune piccole cavità. Giunti nei pressi dei Pozzi dei Colombi, 226 e 227 VG, incontriamo – riporto dal mio diario di campagna – “alcuni strani tipi di Gorizia, appartenenti al GSA (Gruppo Speleologico Autonomo)” che accompagniamo all’Antro di Medeazza, 2324 VG. Tipi strani che si sono rivelati essere giovani neospeleo entusiasti, desiderosi di apprendere tutto sul nostro mondo. E che, diventati subito amici, nelle settimane seguenti hanno cominciato a fare attività con noi, introdotti nell’ambiente da Marino e Dario (i veterani della nostra com­pagine che suggerirono loro di chiamare il Gruppo – visto che era il primo a Gorizia – con il nome della loro città) e accolti a braccia aperte da tutti.

1965, Rinaldo Saunig alla Grotta presso il Palo 86 (4181 VG)

Ricordo il due giugno, Festa della Re­pubblica. Alla mattina con Rinaldo e Laura siamo scesi a scavare sul fondo della Grotta Nuova di Prosecco, 4053 VG; i due neofiti affrontano senza timore i 40 metri del se­condo pozzo (oggi sembra una banalità, ma allora, con le scalette, non era cosa da tutti i giorni); al pomeriggio poi siamo andati a visitare la Grotta Doria, 3875 VG. Un’altra uscita che è rimasta impressa nella mia memoria è stata quella del 30 dello stesso mese, la visita alla Gr. Plutone, 23 VG, una bella e ampia galleria in discesa il cui fondo sfiora i 200 metri di profondità ma a cui si perviene scendendo un pozzo di quasi 120 metri. Un’impresa non da poco, che Rinaldo e Laura hanno affrontato benissimo, senza titubanze. Un battesimo del fuoco per dei neofiti degli abissi. E che indusse la Com­missione Grotte a donare alcuni spezzoni di scalette al neonato Gruppo. I rapporti amicali instaurati alla fine della primavera di quell’anno si sono poi consoli­dati nell’estate seguente con altre escursioni in comune e hanno trovato il loro corollario nel settembre, allorché Rinaldo e Laura sono convolati a nozze – festeggiati da un nutrito gruppo di soci della Commissione Grotte -sul fondo della Grotta Gigante.

Rinaldo Saunig, giornalista

L’interesse precipuo di Rinaldo era però volto alla cinematografia e alle trasmissioni radio e radiotelevisive, attività tecnica che non lo aveva distolto dalle grotte, anzi, aveva cercato di portarci queste tecniche. Rinaldo oltre ad aver creato e mantenuto in vita un suo Gruppo Grotte – il primo di cui si abbiano notizie certe a Gorizia – è stato pure membro attivo del Soccorso Speleologico, della cui Squadra di Gorizia ha fatto parte dal 1973 ai primi anni ’80 e di cui ha immortalato alcune manovre, come alla Fessura del Vento, 4139 VG, ove aveva documentato alcune fasi delle operazioni. Avevamo avuto modo di incontrarci an­cora varie volte ma mi è rimasta impressa la sua partecipazione, nel 1973, alle operazioni di soccorso nell’abisso Davanzo, ove s’era infortunato gravemente lo speleologo triesti­no Roberto Borghesi. Durante l’intervento, protrattosi dall’11 al 13 agosto, il Volontario del CNSA Rinaldo e un altro socio del Grup­po Speleologico Goriziano “impiantarono un utilissimo ponte radio tra l’ingresso della grotta e il Rifugio Gilberti, in modo da poter disporre continuamente del telefono da e per il luogo dell’incidente” come è riportato nella relazione del recupero pubblicata sul numero 3 del Bollettino della Delegazione Speleologica del CNSA. Dopo questo in­tervento Rinaldo, con la collaborazione del suo Gruppo, ha sperimentato nella Grotta Cella, 3854 VG, l’utilizzo di una telecamera a circuito chiuso in operazioni di soccorso in cui un medico all’esterno possa essere in grado di monitorare il ferito.

Negli anni che seguirono le nostre strade si sono separate. Ci si incontrava – sempre più di rado, ma sempre con molto piacere – in occasione di congressi e convegni, momenti in cui si potevano rimembrare i vecchi tempi e rinsaldare la nostra amicizia.

Ora Rinaldo non c’è più. Se la vita di ogni essere vivente è parte di quel multiplo universo – un’isola nel cosmo – che è la vita di ognuno, ecco, un pezzetto del mio universo, della mia isola, è stato strappato dai marosi. E trasportato, rendendomi più piccolo, nell’infinito oceano dell’aldilà.

Pino Guidi

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Con lui scompare un pezzo della storia speleologica goriziana

Tratto dalla rivista Sopra e Sotto il Carso Anno XI N. 9 pag. 26-27

La notizia della sua morte mi ha colto impreparato, d’altronde si è sempre impreparati a questi eventi, e ricordandolo con un velo di tristezza ritorno agli anni giovanili del ’60 quando fu proprio lui ad insegnarmi ad andare in grotta. Ricordo ancora la prima discesa in cui lui volle farmi provare l’ebrezza dell’esplorazione sotterranea. Fu la Grotta Nemec (75/89VG) il mio primo banco di prova. All’epoca quel pozzo misterioso mi incuteva un certo timore e mentre srotolavamo le scalette metalliche avrei voluto essere da tutt’altra parte, fu lui che mi rassicurò e mi diede la necessaria fiducia per proseguire l’esplorazione. Quindi, se poi la mia vita da speleologo è proseguita lo devo proprio a lui. Rinaldo Saunig era nato a Gorizia il 14 luglio 1942 e senza dubbio si può dire che è stato un esploratore ed innovatore nel campo della speleologia. Nel 1960 l’interesse comune per la speleologia portò lui e la moglie ad avvicinarsi alla Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste. In quel periodo gli speleologi goriziani furono accolti con entusiasmo da un giovane Marino Vianello, Dario Marini, Pino Guidi e altri che li coinvolsero ad esplorare con loro diverse grotte del Carso triestino. Con l’esperienza acquisita fondarono poi il Gruppo Speleologico Goriziano dando di fatto il via alla speleologia organizzata a Gorizia. Inizialmente le finalità di questa nuova associazione furono di carattere prettamente speleo-archeologico (oggi diremo di speleologia urbana). Scopo principale di questo tipo di esplorazioni era la ricerca dell’ipotetico sistema di gallerie che anticamente collegava la città di Gorizia al suo Castello medioevale. L’interesse di queste ricerche era notevole per il fatto, che, data l’assenza di materiale storico-bibliografico sull’estendersi di questi sotterranei e sui punti di sbocco di essi fuori e dentro il Castello, sarebbero state utili in seguito per far conoscere alla città eventuali tesori storici e archeologici ancora nascosti. Tali lavori però trovarono notevoli difficoltà di realizza-zione, soprattutto per mancanza di mezzi adeguati, le gallerie, data la cedevolezza del terreno tendevano a franare creando situazioni di grande pericolo. Ciò nonostante, questa campagna di ricerche regalò agli speleologi goriziani grosse soddisfazioni, vennero raccolti numerosi dati e rilevati diversi ambienti sotterranei. In pratica era stato impostato un programma vero e proprio di speleologia urbana ante literam. Anni più tardi, nel periodo in cui io ero caposquadra della Stazione di Gorizia del soccorso speleologico del 2° Gruppo Friuli Venezia Giulia, Rinaldo era un valente collaboratore della squadra ed in quel periodo egli si era molto speso nella realizzazione di un sistema che, attraverso la radio ed un monitor, collegasse il medico all’esterno con i soccorritori all’interno della grotta che si trovavano vicino al ferito. Grazie alle immagini della telecamera il medico poteva quindi fornire indicazio-ni precise da eseguire in grotta. Su questo esperimento Saunig realizzò un filmato molto applaudito al secondo Convegno Nazionale sul Soccorso Speleologico organizzato a Trento nel 1973.

Grotta Gigante, 22 settembre 1963. I due sposi vengono festeggiati dai soci della Commissione Grotte “E. Boe-gan”. Primo a sinistra, con Rinaldo Saunig, si riconosce Marino Vianello.

Rinaldo Saunig aveva grandi idee che non sempre era riuscito a portare a termine ma erano pur sempre innovative e spettacolari come il suo matrimonio, celebrato nel 1963, in fondo alla Grotta Gigante alla presenza di un giovane don Ruggero Di Piazza e come testimone niente di meno che il famoso “speleonauta” Michel Siffre. In seguito le vicissitudini della vita lo hanno portato ad allontanarsi dalla speleologia attiva anche se quell’attività gli era rimasta nel cuore come ebbi più volte di percepire quando lo incontravo e parlavo con lui. Ovviamente, per limiti anagrafici, la speleologia l’aveva abbandonata da tempo ma qualcosa dell’uomo d’azione gli era sempre rimasto dentro. Rinaldo era anche un artista nel campo delle riprese televisive, per questo aveva creato lo Studio R2 films quando la televisione italiana era ancora concentrata a Roma. Egli durante la sua carriera di regista ha sempre voluto documentare con le immagini quello che succede nella vita, che si trattasse di arte, di lavoro, di natura o di pen-siero. A volte nelle sue opere si presentava come un interprete fedele della realtà, altre si rivelava più creativo. Un’attività che aveva iniziato tanti anni fa portando la sua cinepresa Super8 in grotta quando girare i filmati in quell’ambiente era una novità assoluta.

Mercoledì 14 settembre è venuto a mancare, all’età di 80 anni, l’amico Rinaldo Saunig. Gorizia perde così una figura storica della speleologia locale dal momento che lui assieme alla moglie Laura Gregorig avevano fondato il primo gruppo speleologico della nostra città. Senza dubbio Rinaldo è stato un pioniere della speleologia goriziana e, attraverso la frequentazione della Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste, a suo tempo aveva saputo dare un impulso innovativo all’esplorazione sotterranea.

di Maurizio Tavagnutti