VOLUME XXI – 1981

INDICE GENERALE VOLUME XXI – 1981

Trieste 1982

FRANCO CUCCHI – FURIO FINOCCHIARO: 01 – Note sul carsismo ipogeo dell’altopiano di Gerchia (pini)

La presenza di imponenti fenomeni carsici nell’area compresa fra il Rio Secco, il Torrente Cosa e le propaggini meridionali del Monte Cueste Relde ha suggerito di iniziare l’analisi statistico-strutturale delle cavità, onde definire i rapporti fra il loro andamento e gli elementi geologici per la maggior conoscenza del carsismo e del reticolo idrico ipogeo. L’area è un altopiano, limitato a Nord da alte pareti rocciose, a SE e SW dalle incisioni del R.Secco e del T.Cosa, incisioni che verso Sud assumono il ca­rattere di imponenti forre. La parte centro-meridionale è caratterizzata da un al­to grado di incarsimento, con numerose doline in genere allungate e non simmetriche, talvolta con bordi coalescenti, e con affioramenti a “strati e blocchi” ed a “banchi e blocchi”, rifacendosi per questa definizione morfologica alla “scala di carsificabilità epigea” proposta da Forti (1972). Il notevole sviluppo del carsismo in profondità è testimoniato dalla pre­senza di numerose cavità, alcune delle quali estese ed ad andamento complesso: si aprono infatti, in un’area di circa 1 km2, ben 47 cavità catastate che si svilup­pano per quasi 7 km.

FABIO FORTI: 02 – Il problema dell’energia morfologica nello studio del carsismo delle rocce carbonatiche (studi sul carso triestino)

Viene affrontato il problema dell’ “energia morfologica” nei terreni carsici, quale “creatrice del rilievo”. Le differenziazioni geolitologiche presenti nelle rocce carbonatiche portano a varia­zioni dissolutive e quindi a modificazioni di “classe di carsismo”. Una “bassa classe di carsismo” è dovuta ad una “bassa energia morfologica” il cui effetto saranno aree con prevalenti “culmina­zioni topografiche”. Un’ “alta classe di carsismo” è dovuta invece ad un’ “alta energia morfologi­ca” e conseguentemente si avranno delle aree caratterizzate da una prevalente “depressione topo­grafica”.

FABIO FORTI: 03 – il significato morfogenetico dei termini “energia” e “classe” applicati allo studio del carsismo delle rocce carbonatiche

Nello studio del carsismo del complesso roccioso interessato, vengono con­siderati vari parametri, ad esempio: litologici, stratigrafici, tettonici, climatici, ecc. I rapporti che intercorrono tra i parametri danno luogo alla variabilità delle fenomenologie carsiche sia epigee sia ipogee che, ovviamente non hanno in tutti i luoghi la stessa intensità. Per valutare l’incarsimento di una zolla rocciosa carbonatica si tratta dunque di definire una “quantificazione morfologica per tipi”.

FULVIO GASPARO: 04 – Relazione sugli esperimenti di marcatura delle acque finora effettuati nelle cavità del gruppo del monte canin (alpi giulie occidentali)

Vengono descritti i risultati degli esperimenti di marcatura delle acque dei torrenti interni degli abissi «E. Boegan», «M. Gortani» e «E. Davanzo», sull’altopiano del Monte Canin (Alpi Giu­lie Occidentali, Italia), effettuati negli anni 1968-1975. In tutti i casi è stato accertato che il punto principale di risorgenza è rappresentato dal Fonta-non di Goriuda, la principale risorgiva carsica del versante italiano del gruppo del Monte Canin.

FABIO FORTI: 05 – Risultati preliminari sull’accrescimento delle stalagmiti nella grotta gigante (carso triestino)

Vengono presentati i risultati preliminari su di uno studio triennale sull’accrescimento delie-stalagmiti alla Grotta Gigante. Il metodo consiste nella misura diretta con micrometro di precisione dell’innalzamento in mm di 4 stalagmiti prese a campione e rapportato con l’intensità dello stillicidio. È stato così accertato che mediamente le stalagmiti crescono di mm 0,17/anno. Tale dato corrisponde ad un innalzamento per metro in 5900 anni.

CUCCHI – F FORTI: 06 – la “cattura” del timavo superiore a Vreme

Nella notte fra il 14 ed il 15 settembre 1982 si apri un inghiottitoio nel greto del Timavo Superiore che catturò le acque, lasciando completamente a sec­co, complice una magra quasi eccezionale, gli ultimi 6 chilometri del tratto epi­geo del fiume. L’inghiottitoio (fig. 1) funzionò a pieno regime per una quindi­cina di giorni finché una piena interruppe il periodo di magra che aveva fino ad allora caratterizzato il regime idrico del fiume (‘); il trasporto di materiale allu­vionale provocò un parziale riempimento della cavità ed una diminuzione della capacità drenante, per cui l’acqua tornò a scorrere sul greto abbandonato, rien­trando spumeggiarne nella Caverna Michelangelo, atrio del grande complesso ipogeo delle Grotte di San Canziano rimaste per due settimane nel silenzio e quasi all’asciutto. La “cattura” ha riportato alla ribalta dei “mass media” il fiume carsico forse più famoso del mondo, per cui ci è sembrata opportuna una disanima dell’accaduto corredata da alcune considerazioni sul complesso sistema idrico Ti­mavo Superiore-Timavo Inferiore.

CARLO D’AMBROSI: 07 – Nuove precisazioni in merito all’antica idrografia subaerea del carso di Trieste e alla sua scomparsa, relativa all’evoluzione geologica regionale

L’Autore, presa in esame la costituzione geologica e la complessa genesi della anticlinale carbonatica peneplanata dell’altopiano del «Carso Triestino» ne precisa i limiti. Egli quindi passa a con­siderare la superficie di spianamento «cattiano-langhiana» di cui l’anticlinale triestina fece parte fi­no all’inizio del Tortoniano e afferma che sulla suddetta superficie si è « improntata» quella odier­na, ribassata però in media di alcune centinaia di metri rispetto la precedente e ciò ad opera della degradazione fluvio atmosferica. L’A. quindi fa osservare che a differenza dei corsi d’acqua istriani più importanti, i quali dopo aver inciso la potente copertura flyschoide, hanno pure inciso fino a 400-500 m circa, anche la sottostante compagine carbonatica, senza sprofondarsi in caverne, il Paleotimavo invece, raggiunta la compagine carbonatica vi divagava per molti milioni di anni e ciò evidentemente grazie alla tamponatura flyschoide semipermeabile che in origine circuiva in toto l’altopiano stesso e sosteneva l’acqua di fondo più o meno a contatto con la superficie dell’altopia­no. Interrotta detta tamponatura è di conseguenza, scesa rapidamente l’acqua di fondo, il Paleotimavo e i suoi affluenti, privi di sostegno, furono costretti a scendere altrettanto rapidamente nel sottosuolo adottando a tale scopo la Grotta di S. Canziano e i tanti altri inghiottitoi di cui l’alto­piano di Trieste è straordinariamente ricco. L’A. passa quindi a confrontare il comportamento del Paleotimavo con quello dei fiumi istriani e ne trae le conseguenze.

PINO GUIDI: 08 – Alcune note sul folklore di grotte dell’Iran

In questa breve nota, che integra quelle di Guidi-Tommasini e Guidi-Tommasini-Zorn ap­parse su Atti e Memorie 17, vengono riportate noie sul folkore di alcune delle grotte visitate e rile­vate nell’Iran nord orientale (Mazandaran, Semnan, Khorasan) nel corso di due campagne di ri­cerca effettuate dalla Commissione Grotte «E. Boegan» negli anni 1976-1977. I testi delle leggende, raccolti in loco grazie alla collaborazione dei funzionai del Diparti­mento Iraniano dell’Ambiente (il dr. Mohamed Farjadi ed i ranger dei vari Parchi visitati), sono raggruppati in tre capitoli — esseri soprannaturali, tesori e leggende storielle, fenomeni naturali — e sono preceduti da brevi cenni sulle cavità a cui si riferiscono.

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