INDICE GENERALE VOLUME XVI – 1976
Trieste 1977
01 – FURIO ULCIGRAI: successione stratigrafica dell’abisso di Trebiciano
E’ stata studiata la successione stratigrafica delle Formazioni rocciose in cui si apre una delle cavità più profonde del Carso Triestino, l’abisso di Trebiciano (m 329), al fondo della quale scorrono le acque del F. Timavo. La successione ha inizio, dal basso, con la parte superiore del «complesso dolomitico» seguito dalle Formazioni dei «calcari nerastri e grigi», dal «calcare brecciato di Monrupino» e dalla parte basale del «calcare radiolitico principale», tutte unità litostratigrafiche non formali affioranti sul Carso Triestino. Dal punto di vista cronostratigrafico la successione va dal Cenomaniano al Turoniano medio-inferiore. Lo studio petrografico ha messo in evidenza, nel «complesso dolomitico», orizzonti intensamente dedolomitizzati e caratterizzati da fenomeni di paracarsismo. Ciò ha consentito, nel contesto dell’evoluzione degli ambienti di sedimentazione, di affermare che nel Cenomaniano si son avuti momenti di vera e propria emersione probabilmente legati a «pulsazioni tettoniche».
02 – FABIO FORTI: Il concetto del «momento carsico» nello studio del carsismo delle rocce carbonatiche
In base allo studio delle rocce carbonatiche e dei rapporti esistenti tra litologia e morfologia carsica, viene proposto il concetto del «momento carsico». Le diverse fenomenologie sia superficiali che sotterranee nelle rocce carbonatiche carsificabili, sono legate alle condizioni geolitologiche e deformative che determinano variazioni morfologiche nello spazio e nel tempo. Il carsismo segue infatti dei «modelli» dissolutivi strettamente legati ad una «classe o scala di carsificabilità» che rappresenta un «momento carsico» se, i fenomeni carsici sono considerati fenomeni che condizionano «morfologie in movimento» («cinetica morfologica»), anziché «morfologie in arresto».
03 – R. BONNES – M. MASOLI – F. ULCIGRAI: Il terziario carbonatico del carso
Sono state studiate 12 successioni stratigrafiche campionate nel Carso Triestino ed interessanti il Terziario Carbonatico. L’area oggetto della ricerca è compresa tra S. Giuseppe della Chiusa e Duino. La biofacies, ovunque abbondante, ha consentito attraverso lo studio del genere «Alveolina» di definire che i termini presenti sono compresi tra il Paleocene medio-superiore e l’Eocene medio. Le attribuzioni cronologiche hanno consentito correlazioni bio e cronostratigra-fiche che prescindono dalle divisioni formazionali adottate in precedenza dagli Autori.
04 – GIACCONE G. – MASOLI M. – PUGLIESE N.: Reperti di alghe fossili nei calcari del cretacico superiore del carso Triestino
Sono studiate le Alghe fossili rinvenute in dieci successioni stratigrafiche nel Carso Triestino. Oltre a darne un inquadramento sistematico preciso, è stata verificata l’importanza, quali indicatori paleoecologici, di Aeolisaccus kotori, Bacinella irregularis, Thaumatoporella parvovesiculifera e Charophyta. Ciò ha consentito di individuare un esteso episodio lagunare intertidale, caratterizzato da Aeolisaccus kotori, e altri episodi lagunari recitali, caratterizzati dalla presenza di Charophyta e dall’assenza di Dasycladaceae.
05 – MARIO MASOLI – GIULIANO SPANGHER: Alcuni aspetti geotettonici di dettaglio del carso Goriziano (Gorizia)
Sono state esaminate dal punto di vista strutturale e stratigrafico 4 aree del Carso Goriziano che si sono rivelate di particolare interesse in quanto mettono in luce, per la zona carsica, l’esistenza di numerosi disturbi tettonici, talora di ridotta entità, legati a 3 differenti sistemi. Di questi quello prevalente è il Dinarico, mentre l’Alpino e quello con andamento E – W rivestono carattere accessorio.
06 – FULVIO GASPARO: Note sulle morfologie di corrosione e di concrezionamento calcitico condizionate dalla presenza di depositi di riempimento nella grotta Azzurra di Samatorza (carso Triestino)
Viene data la descrizione geomorfologica della Grotta Azzurra di Samatorza (Carso Triestino), con particolare riferimento ad alcune forme di corrosione carsica osservate nella parte inferiore della cavità. Si tratta di canali di volta, karren inversi e fori di corrosione per miscela d’acque che si sono sviluppati quando quel tratto di grotta era occupato da sedimenti argillosi, con una circolazione idrica al livello della volta dei vani, al contatto fra la roccia calcarea ed i sedimenti stessi.
07 – ALFREDO BINI – SILVIO GORI: Patine di manganese in grotta: possibili origini e significato speleocronologico (osservazioni in grotte della provincia di Corno)
In alcune cavità sono presenti patine nere di ossidi di manganese. Abbiamo particolarmente esaminato la situazione di tre cavità comasche studiando la distribuzione delle patine, la loro composizione e la loro probabile origine. Tutte le cavità esaminate hanno nel loro bacino di assorbimento ampi pianori in cui, in particolari condizioni, durante il Quaternario si è avuto prima un accumulo di ferro e manganese nel suolo e poi la mobilizzazione del manganese e del ferro. Gli ioni in soluzione sono poi penetrati nei sistemi carsici depositandosi per variazioni di pH. Un’analisi palogeografica del territorio e della distribuzione delle patine mostra che in due cavità il fenomeno è avvenuto nell’interglaciale Riss-Wurm. Nella terza invece, in base ai manufatti umani trovati, la deposizione è da ritenersi post-Wùrmiana. L’eventuale conferma in altre regioni, del meccanismo da noi proposto, consentirebbe di utilizzare la patina come indice paleogeografico e speleocronologico
08 – RENATO GERDOL: Nuovi dati sull’epipaleolitico del carso Triestino. L’industria litica della cavernetta della trincea
Nel presente articolo viene presa in esame l’industria epipaleolitica della Cavernetta della Trincea, in Val Rosandra, presso Trieste. Lo studio tipologico dei manufatti consente di avvicinare l’industria a quelle della fase più recente della serie epipaleolitica del Carso triestino e della Valle Padana (complesso «tardenoide»).