CAMPAGNA DI SCAVI NELLA 87 VG (12A PUNTATA)

È dura, amici lettori, dura la stesura di que­sto scritto che l’amico Pino mi ha incaricato di preparare. Per ovvie ragioni, attinenti il mio stato di salute che ho esternato nell’ultimo nu­mero di Progressione, sono impedito di rag­giungere quel cunicolo finale, angusto, percor­so solitamente da un rivolo d’acqua e, come ogni fondo di grotta che si rispetti, fangoso. Laggiù le rocce, se non vado errato, sono rap­presentate da calcari poco fossiliferi, a volte ricoperti da calcite, con intrusioni di dolomia e fanghiglia. I lavori con il trapano demolitore, vuoi per cattiva qualità della roccia, vuoi per la strettezza dell’ambiente, sono oltremodo faticosi e per niente veloci. C’è poi il proble­ma dello smaltimento del materiale di risulta. Data la scarsità cronica della mano d’opera, il materiale stesso viene spostato a più riprese fino al posto ottimale, ossia all’inizio del cuni­colo in questione, dove si è già eretto un alto muro di contenimento con pietre di ogni di­mensione e fango. Grazie alle piene timaviche il punto in cui si lavora è sicuramente quello giusto, come ci viene confermato dall’aria ri­montante, uscente con violenza dagli interstizi del cunicolo stesso in occasione delle piene. Non mi è concesso di raggiungere quel luogo repulsivo, per cui i progressi (si fa per dire) dei lavori mi vengono comunicati telefonicamente verso la sera del giorno degli scavi da Pino e quindi dagli altri componenti della “Squadra Scavi” il successivo sabato mattina.

Per potermi facilitare la stesura di questo articolo, il bravo Pino mi ha consegnato un foglio ove ha segnato le fasi dei lavori svol­ti nella nostra 87 VG nell’arco di tempo di quasi un anno. Più che un foglio notizie, mi è sembrato di leggere un referto medico nel quale sono contemplati varie fitte del nervo sciatico, dolori al ginocchio, slogature del piede, dolenzie alla schiena, strappi musco­lari, inconvenienti alle vertebre lombari e chi più ne ha più ne metta (il tutto riferito agli scavatori, naturalmente). Ovviamente a fian­co di quelli fisici ci sono stati anche inconvenienti tecnici: il Makita si è guastato un paio di volte, con la necessità di issarlo in superfi­cie per la rimessa in sesto. Inconvenienti alla linea elettrica (in grotta ormai da troppi anni) che doveva essere ripristinata con il cam­biamento di tratti di cavo e la sostituzione di spine, prese e raccordi corrosi dall’umidità.

È stato rinforzato e messo in sicurezza il muro di contenimento alla base del R 22 (quota -230) con un’incastellatura di tubi In­nocenti (lavoro fatto dall’ottimo Spartaco, sceso in solitaria portandosi giù tutto il ma­teriale necessario). Il muro è salito durante l’anno, raggiungendo i cinque metri di altez­za, cosa che ha indotto a sistemare – sempre utilizzando i tubi Innocenti – un traliccio per il paranco. Al fine di rendere meno penosi i transiti – son comunque 240 metri di dislivel­lo da percorrere, non sempre comodi – si è provveduto ad allargare alcuni passaggi an­gusti fra quota -100 e quota -120; fra una tor­nata di lavoro e l’altra sono state effettuate ri­prese fotografiche (Roberto, Aldo) e video, in previsione di un futuro documentario (Aldo).

Nel corso delle 45 uscite dell’anno 2018 sono stati sollevati e sistemati (sul muro che cresce alla base del P.22) 1905 secchi di pie­tre e fango; il proseguimento degli scavi nel cunicolo finale hanno portato lo stesso dai 12 metri del 31 dicembre 2017ad oltre 30 metri di lunghezza. Infine è stata effettuata la poligo­nale con il DISTOX (Cristina e Giannetti): mi­sure sostanzialmente uguali, meno di mezzo metro di differenza dal rilievo effettuato con cordella metrica e bussola (Pino, sei grande).

Quanto riportato in queste righe è la sin­tesi dei lavori svolti nella 87 VG dal 17 gen­naio 2018 al 17 novembre 2018, 45 uscite che portano il totale a ben 616. Se il perso­nale addetto ai lavori fosse più numeroso (mi raccomando ai soci) le opere di progressio­ne sarebbero senza dubbio veloci e meno stancanti e forse in breve si raggiungerebbe l’agognata meta: il Timavo.

Bosco Natale Bone

LA NUOVA RICERCA DEL TIMAVO

Poemetto scritto versificando la cronaca di Pino Guidi degli scavi della grotta 87.“Potresti raccontare in versi la storia dello scavo?” Mi chiese Pino. “Ci proverò” Risposi. Avevo già scritto la Lazareide per celebrare la scoperta di un lungo tratto del Timavo sotto a Monrupino avvenuta il 21 novembre di giusti 20 anni fa, ma non ero sicuro di farcela ancora. Ma poi, verso dopo verso, sono arrivato ai meno 240 metri a cui son giunti finora gli eroici scava­tori.

Roberto Barocchi

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