PIETRO BIASUTTI 1925 – Pic Cjadenis 1948
Testo tratto da Speleologia Isontina, a. VI, n. 4, Gorizia giu. 1998
E’ stata dedicata allo speleologo udinese Pietro Biasutti, scomparso nel 1947, la sala riunioni del rifugio speleologico “Carlo Seppenhofer” di Loneriacco di Tarcento, struttura che il Centro Ricerche Carsiche “Seppenhofer” ha in uso da qualche anno per svolgere le proprie ricerche nella zona delle Valli del Torre.
La cerimonia, con o scoprimento di una targa alla memoria, si è tenuta domenica primo marzo, in presenza dei rappresentanti delle amministrazioni locali e dei gruppi speleologici, della sorella dello speleologo scomparso, Angela Maria, nonché del cugino Franco Dal Dan e di Piero Miani, questi ultimi fra i più affiatati compagni di Pietro Biasutti nelle varie esplorazioni in grotta. Nel corso della commemorazione, l’assessore alle associazioni del comune di Tarcento, ha consegnato un riconoscimento al gruppo speleologico goriziano che quest’anno festeggia il ventennale della fondazione con una serie di iniziative fra le quali rientra l’inaugurazione della sala Biasutti.
Il gruppo speleologico goriziano ha voluto così ricordare anche chi, tanti anni prima di loro, si dedicò con passione allo studio delle cavità del Cividalese e del Tarcentino, conseguendo allora dei risultati di tale livello da contribuire in maniera significativa alla conoscenza speleologica della nostra regione.
Pietro Biasutti, classe 1925, era uno degli elementi trascinatori di un gruppo di studenti friulani appassionati di speleologia e alpinismo che, negli anni tra il secondo conflitto mondiale e l’immediato dopoguerra, si dedicò all’esplorazione delle maggiori cavità delle Valli del Natisone e del Torre, allora solo parzialmente conosciute.
L’esperienza di Pietro Biasutti merita senz’altro un riconoscimento particolare da parte del mondo speleologico. La sistematicità e l’intraprendenza che lui e il suo gruppo misero nelle ricerche aprì diversi orizzonti alla conoscenza dell’affascinante zona carsica delle Valli del Torre, il cui valore, grazie anche a speleologi come il Biasutti continua tuttora a essere apprezzato.
Marco Meneghini
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L’undici settembre 1942 Pietro Biasutti tentò, con alcuni amici, l’esplorazione della Grotta di Viganti, riuscendo a raggiungere l’orlo del pozzo maggiore (cronaca dell’uscita si trova in Sello U., 2007, pp. 50-51); morì durante un’arrampicata sul Pic Cjadenis nel 1948. Nello stesso anno la grotta venne esplorata dagli speleologi del rinato CSIF che vollero battezzare con il suo nome il pozzo interno di 16 metri.
Ulteriori notizie su Pietro Biasutti si possono trovare in:
Sello U., 2007: Storia delle esplorazioni speleologiche, in “Viganti – Pre Oreak, sistema sotterraneo”, Comune di Nimis, 2007: 39-65